Il 15% dell’intero territorio dell’Unione Europea è in allerta arancione per la siccità e per un altro 1% siamo all’allarme rosso, anche a causa delle temperature record registrate a febbraio nel vecchio continente, superiori di 3,3 gradi rispetto alla media storica 1991-2020 del periodo. E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti su dati dell’Osservatorio europeo sulla siccità relativi alla prima decade di marzo diffusi in occasione della Giornata mondiale dell’Acqua che si celebra il 22 marzo. Gli effetti dei cambiamenti climatici stravolgono il normale andamento delle stagioni, con la mancanza di pioggia e neve che ha mandato sotto stress territori e coltivazioni, con una situazione difficile che non risparmia il nostro Paese, nonostante il maltempo delle scorse settimane.
La mappa della “sete”. La situazione è difficile nel Sud Italia, dove negli invasi pugliesi mancano 107 milioni di metri cubi d’acqua rispetto all’anno scorso, secondo i dati dell’Osservatorio Anbi sulle riserve idriche. A farne le spese, secondo l’analisi Coldiretti, sono le clementine, finite al macero dopo essere state compromesse dalla mancanza di acqua che ne ha inibito l’accrescimento, con i costi di produzione anche per l’irrigazione di soccorso schizzati alle stelle.
Ma la crisi idrica sta determinando anche un calo drastico di foraggio verde nei pascoli e a rischio sono le piante di grano e legumi soprattutto nelle ‘terre bianche’ ricche di argilla e creta. Drammatica la situazione in Sicilia dove – denuncia Coldiretti – non c’è acqua per irrigare, tra dighe che quando si riempiono devono essere svuotate perché non collaudate, strutture fatiscenti e un commissariamento dei consorzi di bonifica che dura da oltre 30 anni, mentre i raccolti vengono bruciati dalla mancanza di pioggia.
La “sete” non risparmia neppure la Sardegna, soprattutto nel sud dell’isola, dove la siccità colpisce carciofi, pomodoro da industria, frutta e foraggi, con ripercussioni sull’allevamento. Ma si teme anche per vitivinicolo, riso, mais e medicali. Anche in Basilicata la situazione è abbastanza compromessa nonostante le piogge degli ultimi giorni. In alcune zone dell’area nord della regione non c’è vegetazione e crescita, in particolare di cereali, foraggi e proteiche.
Una rete di invasi per il Paese. Il paradosso è che un Paese piovoso come l’Italia perda ogni anno l’89% dell’acqua che cade, la quale potrebbe essere conservata per esser messa a disposizione degli agricoltori e dei cittadini quando serve. A tale scopo Coldiretti chiede di dare attuazione al progetto di una rete di invasi, promossa assieme ad Anbi. I laghetti sarebbero realizzati senza cemento, con pietra locale e con le stesse terre di scavo con cui sono stati preparati, per raccogliere l’acqua piovana e utilizzarla in caso di necessità. L’obiettivo è arrivare a raccogliere il 50% dell’acqua piovana – conclude Coldiretti – che potrebbe essere utilizzate per una molteplicità di altri utilizzi, riducendo il prelievo di quella potabile.
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