Coldiretti ha incontrato i rappresentanti della Commissione Ue in occasione della visita in Italia per verificare lo stato di attuazione del Piano d’Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (scarica la presentazione). Un’occasione per illustrare luci ed ombre relative agli obblighi introdotti dal Pan a carico delle imprese agricole.
Coldiretti, dopo aver evidenziato che l’Italia ha anticipato di molti anni la direttiva sull’uso sostenibile dei fitofarmaci avendo posto a carico delle imprese agricole un sistema di formazione obbligatorio per il rilascio dell’autorizzazione all’acquisto dei fitofarmaci (patentino), ha evidenziato il percorso virtuoso dell’agricoltura italiana nel garantire una gestione sostenibili di tali mezzi di produzione.
E’ stato inoltre sottolineato come i Limiti Massimi di residui negli alimenti siano drasticamente diminuiti nell’arco di dieci anni per cui i casi di irregolarità sono diminuiti passando dal 2,3% nel 1995 a 0,5 % in 2014. Oggi, il 99,5% dell’ortofrutta presenta limiti al di sotto delle soglie stabilite dalla legge per cui il 56.5% è a residuo zero, mentre il 43,0% è sotto i limiti.
Inoltre, è decisamente aumentata la superficie investita ad agricoltura biologica che quest’anno ha raggiunto i 1.492.579 ha, segnando un +7,5% se confrontata con il 2014. L’Italia è, infatti, il primo paese europeo per numero di operatori biologici ed il secondo per superficie investita a bio.
Anche la produzione integrata ha una lunga tradizione nell’agricoltura italiana: oggi il Sistema di qualità Nazionale di Produzione Integrata riguarda 800.000 ha ai quali deve aggiungersi un numero imprecisato di ettari delle imprese agricole che hanno contratti con la Grande Distribuzione Organizzata che richiede l’adesione al medesimo disciplinare di produzione del Sqnpi.
Coldiretti ha, inoltre, evidenziato come l’Italia sia dotata anche di un sistema nazionale di sorveglianza sanitaria sui casi di intossicazione da fitofarmaci coordinato dall’ospedale Niguarda di Milano. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, i casi di intossicazione da fitofarmaci riguardano solo il 6% del numero totale di intossicazioni da sostanze chimiche. Inoltre l’Italia è uno dei pochissimi paesi dell’Ue ad aver introdotto la tassa sui fitofarmaci con la quale si finanzia la ricerca in agricoltura biologica.
Rispetto alle criticità emerse nell’applicazione della direttiva sull’uso sostenibile dei fitofarmaci, Coldiretti ha detto ai rappresentanti della Commissione che le imprese agricole chiedono un approccio basato sulla mitigazione del rischio e non tanto sulla riduzione dei prodotti fitosanitari che può essere una conseguenza, ma non l’obiettivo in quanto la sostenibilità nell’uso di fitofarmaci non si valuta sul piano scientifico dal punto di vista della quantità dei prodotti impiegati, ma in base all’abbattimento dell’impatto sulla salute e sull’ambiente tramite l’adozione di Dispositivi di Protezione Individuali, irroratrici rispondenti agli standard di sicurezza e l’adozione di pratiche agronomiche a basso impatto ambientale.
L’agricoltura italiana e quella mediterranea a differenza di quella nord europea sono caratterizzate dalla grande presenza di colture ortofrutticole che sono le più esposte ad attacchi di parassiti e avversità. Inoltre, studi scientifici dimostrano come i cambiamenti climatici in atto e l’innalzarsi delle temperature sia provocando in Italia un aumento delle patologie fitosanitarie e la presenza di nuovi parassiti che trovano un habitat adatto e l’assenza di insetti inibitori. Scendere al di sotto di un certo quantitativo di prodotti fitosanitari non garantisce i consumatori rispetto alla qualità delle produzioni e non consente alla filiera agroalimentare italiana di affrontare la concorrenza.
A tale proposito, la Commissione Ue ha evidenziato che l’approccio è esattamente quello di privilegiare la mitigazione del rischio e, quindi, è il Pan che deve essere reimpostato sulla base di tale principio individuando soluzioni che siano anche economicamente sostenibili. Inoltre, secondo l’esecutivo Ue, non è corretto interpretare la direttiva 2009/128CE sull’uso sostenibile solo in termini di riduzione dei fitofarmaci in quanto essa stessa prevede che obiettivo prioritario sia la mitigazione del rischio ed ha evidenziato come la sostenibilità debba essere intesa non solo sul piano ambientale ma anche sotto il profilo economico.
Coldiretti ha, inoltre, evidenziato come la direttiva 2009/128/CE sia a livello comunitario che nazionale abbia il grande limite di non essere accompagnata da un piano di sostegno della ricerca mirante ad individuare nuove sostanze attive e tecniche di difesa a minor impatto per la salute umana e l’ambiente che possano sostituire quelle ormai escluse o in via di esclusione dal mercato. Dal momento che la selezione delle molecole operata dall’Ue è stata più veloce della capacità delle case produttrici di immettere sul mercato nuove sostanze attive più sostenibili, il risultato è che per molte colture non ci sono mezzi di difesa per controllare parassiti ed avversità per cui è stato chiesto un maggior impegno comunitario a supporto della ricerca per l’individuazione anche di prodotti fitosanitari bio based.
Le imprese agricole italiane stanno subendo uno svantaggio concorrenziale rispetto ai Paesi terzi in cui sono impiegate sostanze attive vietate o sottoposte a limitazioni d’uso nell’Ue. A tale proposito, la Commissione ha detto di aver provveduto ad innalzare la soglia di attenzione verso le importazioni rafforzando la vigilanza sui Paesi che risultano a maggior rischio per quanto riguarda la presenza di residui di fitofarmaci vietati nell’Unione.
Coldiretti ha poi sollevato il problema della mancata applicazione delle norme sull’uso non professionale dei fitofarmaci ed ha evidenziato come si stia trascurando l’impatto in termini ambientali e di tutela della salute umana derivante dall’impiego di fitofarmaci da parte di soggetti che esercitano l’attività agricola a titolo non professionale o hobbistico e, soprattutto, da parte di soggetti che utilizzano tali prodotti per fini diversi ( ad es. usi extra –agricoli per il diserbo delle rotaie dei treni). Da un lato, il decreto ministeriale, dopo essere stato notificato a Bruxelles come prevede la procedura è ancora fermo per alcune osservazioni da parte della Commissione Ue, dall’altro lato nel rapporto dell’Ispra sulla presenza di residui di fitosanitari nelle acque non è operata alcuna distinzione, rispetto all’individuazione della fonte di contaminazione, tra fitofarmaci impiegati per uso professionale e non professionale.
In sintesi Coldiretti ha chiesto: una revisione delle norme sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e della normativa comunitaria relativa all’immissione in commercio dei fitofarmaci alla luce delle criticità emerse nel corso di questi anni di applicazione, un investimento significativo nella ricerca per individuare sostanze attive alternative che abbiano la medesima efficacia di quelle escluse dal mercato, a minor impatto ambientale e sulla salute umana con una specifica attenzione ai prodotti c.d. biobased, una maggiore operatività della piattaforma istituita per le colture minori nell’ambito della quale deve essere garantita un’adeguata rappresentanza dei Paesi dell’area mediterranea, verificare che gli Stati membri stiano applicando il principio del mutuo riconoscimento dei fitofarmaci secondo il sistema zonale, l’introduzione di procedure semplificate per l’autorizzazione all’immissione in commercio delle sostanze a basso rischio, il finanziamento di campagna istituzionali dirette ai consumatori in cui si spiega come viene garantito dalle imprese agricole l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari.
La Commissione Ue ha poi chiesto un approfondimento specifico sul settore vitivinicolo (scarica la presentazione) rispetto all’uso di pratiche agronomiche sostenibili rispetto alla lotta fitopatologica. Coldiretti ha illustrato in un documento consegnato alle rappresentanti della Commissione come il cambiamento climatico stia comportando una modifica nelle fasi fenologiche della vite incidendo negativamente su alcuni parassiti ed avversità specifici della coltura (la presenza della Peronospora, ad esempio, è aumentata nelle prime fasi vegetative della pianta, la Flavescenza dorata si è aggravata) costringendo i viticoltori a modificare le pratiche di lotta fitosanitaria adottate fino ad alcuni anni fa. Attualmente, infatti, le alte temperature stanno determinando un aumento delle generazioni con cui si riproducono i parassiti e, quindi, è necessario prevedere un aumento del numero dei trattamenti impiegando prodotti fitosanitari che siano meno tossici per rispettare i principi della direttiva 2009/128/CE. Si ricorre quindi a fitoregolatori e all’uso di prodotti chitino inibitori.
La modifica delle fasi fenologiche della vite dovuta al cambiamento climatico sta, inoltre, rendendo necessario praticare trattamenti vicini alla fase di raccolta delle uve e ciò non si concilia con i tempi di carenza che devono essere rispettati come da etichetta dei prodotti fitosanitari, per cui occorre che la ricerca individui delle soluzioni alternative a tale problema. Attualmente secondo i dati Istat il totale della superficie coltivata a vite, è di 697.899 ha. Di questa, la superficie oggetto di trattamenti fitosanitari, è pari a 671.968 ha, a fronte di 25.931 ha non trattati. La superficie trattata è diminuita rispetto al 2010 in cui si registravano 717.851 ha. Coldiretti ha poi illustrato alcuni esempi di pratiche sostenibili in viticoltura quale, ad esempio, il progetto the Green Experience realizzato dalla Federazione Coldiretti di Cuneo.