?Coldiretti: prezzi stabili tra 1,5 e 2,5 euro/chilo per le mille tonnellate consumate nel ponte
Produzione di fave in lieve calo, ma prezzi stabili al dettaglio, tra gli 1,5 e i 2,5 euro al chilo, nell’anno (bisestile) della crisi economica. E’ quanto rileva la Coldiretti in occasione della Festa del primo maggio nel corso della quale spariranno quasi mille tonnellate di fave fresche consumate soprattutto nelle regioni del Centro Italia, spesso nel tradizionale abbinamento con il pecorino. Per le fave non è un anno particolarmente favorevole – sottolinea la Coldiretti – dal momento che – tra leggenda e climatologia – l’anno bisestile determina un attaccamento al contrario del seme all’interno del baccello, con il filetto rivolto verso il basso, che si traduce in campagna in una resa produttiva inferiore rispetto al solito. Sembra che anche le fasi lunari abbiano una qualche influenza nel determinare questa particolarità sull’immancabile compagno delle gite fuori porta che non sembrano frenate dal tempo incerto: quasi un italiano su due trascorrera’ la ricorrenza del primo maggio facendo una passeggiata, una gita fuori porta o un picnic all’aria aperta, secondo un sondaggio on line sul sito ww.coldiretti.it.
Le fave sono presenti nei meni di molti agriturismi dove durante il ponte si conteranno 300mila presenze ma per gli acquisti la Coldiretti consiglia, per garantirsi un prodotto di qualità, di accertarsi al momento dell’acquisto che il baccello delle fave sia turgido, di colore brillante e senza macchie, lucido e di forma regolare. Ad autenticarne la qualità e, in particolar modo, la freschezza, è – rileva la Coldiretti – lo schiocco che deve fare il baccello quando lo si spezza. Le fave sono ricche di proteine, fibre, vitamine (A, B, C, K, E, PP) e sali minerali, hanno una riconosciuta azione di drenaggio dell’apparato urinario e tra i legumi sono i meno calorici: per 100 grammi di fave fresche l’apporto energetico è di sole 37 chilocalorie. Gli unici a dover stare lontani dalle fave – ricorda la Coldiretti – sono gli affetti da favismo, una malattia genetica ereditaria dovuta alla mancanza dell’enzima G6PD (glucosio-6-fosfato deidrogenasi) con manifestazioni a carico dei globuli rossi.
L’abbinamento fava-pecorino unisce – sottolinea la Coldiretti – due prodotti della tradizione agroalimentare nazionale conosciuti entrambi fin dal tempo degli antichi romani ed è irrinunciabile in molte regioni come Lazio, Marche, Umbria, Abruzzo e Molise. Per i pecorini, Sardo e Romano, i prezzi sono sostanzialmente stabili, ma la qualità del prodotto, soprattutto di quello più fresco è sicuramente ottima. La risposta dei pastori alla crisi e alla scarsa redditività del latte, infatti – conclude la Coldiretti – è stata quella di un miglioramento della qualità del latte che sta consentendo l’ottenimento di un prodotto dalle elevate caratteristiche organolettiche e sanitarie.