L’arsenico, presente sia in natura (carbonio organico) che come risultato delle attività antropiche (inorganico), è un metallo pesante altamente tossico: e l’esposizione alimentare rappresenta la prima fonte di contaminazione umana.
L’arsenico risulta inoltre presente nelle falde acquifere ed è di origine geologica più che legata ad attività umane. E’ questo ad esempio il caso di alcuni siti particolarmente a rischio in Italia, come il viterbese.
… In Europa
Efsa ha appena pubblicato una relazione circa l’arsenico. In particolare EFSA tramite il suo Panel Contaminanti, ha rivalutato in profondità la presenza di arsenico negli alimenti in Europa, alla luce delle quantità necessarie per generare problemi di salute. Ed emergono dati preoccupanti: le soglie di assunzione sono molto vicine a quelle tossiche. Con rischi per diverse fasce della popolazione. Di conseguenza EFSA ha consigliato di abbassare le soglie dell’arsenico inorganico, che rappresenta la forma maggiormente tossica, nel tentativo di proteggere meglio la popolazione. Questo anche perché vi sarebbero diversi gap nei dati che non consentono una profilatura completa delle assunzioni reali.
Se EFSA ritiene che le principali matrici alimentari in grado di cedere arsenico tramite la dieta siano cereali, prodotti per usi speciali (alghe), l’acqua in bottiglia, il caffè, la birra, il riso, il pesce e le verdure; gli effetti principali dal punto di vista della salute risiedono in danni ai reni, in diverse forme di cancro, malattie cardiovascolari e della pelle. Il 98% dell’acqua potabile analizzata da EFSA risulta a norma, in ogni caso.
Efsa di conseguenza ha ritenuto di abbassare i valori del Codex Alimentarius (Jefca), attualmente fissati a 0.15 microgrammi per kilogrammo di peso corporeo (pari a 0,015 miligrammi). Si è infatti notato, a partire da studi sulla popolazione, che diverse tipologie di cancro correlate alla esposizione di arsenico si generano anche a livelli molto più bassi.
Uno dei problemi principali è che in Europa non sussistono ancora valori massimi di riferimento comuni per l’arsenico armonizzati sulle matrici alimentari.
E l’altro problema chiave è che non si distingue tra arsenico organico ed inorganico, nonostante il diverso valore tossicologico che ciascuno ha.
Efsa ha concluso che dosi comprese tra 0,3 ed 8 microgrammi di assunzione per ogni kg di peso corporeo sono in grado di aumentare la incidenza dell’1% di cancro nella popolazione. I cereali sembrano la categoria maggiormente responsabile dell’esposizione alimentare.
E l’Italia….
In base ad un rapporto appena pubblicato di Legambiente, l’Italia sarebbe ai vertici delle classifiche europee per emissioni industriali di arsenico, cadmio e mercurio e nickel: tutti metalli pesanti con profilo tossicologico chiaro. I dati sono estrapolati dall’ European pollutant release and transfer register relativo soltanto alle emissioni industriali. E mancherebbero all’appello tutti i fenomeni illegali e apertamente criminali. Il registro funziona con le industrie che dichiarano le quantità immesse nell’ambiente di sostanze tossiche. Ovviamente sono aspetti che collidono con le scelte che l’Italia dovrebbe fare per ripartire sui mercati internazionali dando un forte segnale di credibilità, a partire dai propri alimenti ed eccellenza. Facendo semmai scelte strategiche chiare su settori davvero competi viti (come il food). A confronto con gli altri maggiori paesi industrializzati l’Italia “emette” Arsenico per 4,8 tonnellate,. contro le 2,63 del Regno Unito,le 1,92 della Francia e le 1,46 della Germania.
Se poi tutte le regioni che avevano superato limiti di arsenico per la gestione delle acque sono "rientrate", diversi comuni del Lazio- dal 2004 – risultano ancora con valori eccessivi, e nonostante diversi richiami della Commissione Europea.