La richiesta proveniente dalla Commissione Europea ha avuto risposta: il Panel di EFSA sulla Nutrizione, Prodotti dietetici e allergie ha prodotto una Opinione scientifica sui limiti ammissibili di lattosio in caso di intolleranza allo stesso. Il lattosio è un disaccaride del glucosio e galattosio, nonché il primo zucchero del latte dei mammiferi, che viene trasformato dal lattasi, enzima specifico. Se tale enzima ha una attività ridotta o assente, il lattosio non digerito genera problemi e sintomi di intolleranza (come diarrea, crampi addominali, vomito). I soggetti che sviluppano galattosemia, non tollerano ugualmente il lattosio, ma con sintomi più gravi ancora.
L’intolleranza al lattosio comincia a svilupparsi dopo i 2 anni di età, colpisce in eguale misura entrambi i sessi, e ha una incidenza diversa nell’Europa del Nord (5% circa della popolazione), del Sud (70%), in America del Nord (22% ). E’ quindi un fenomeno determinato geneticamente, come un processo normale dello sviluppo in seguito allo svezzamento.
Il lattosio sarebbe associato comunque ad una migliore assimilazione di calcio, zinco e altre sostanze nutritive, nonché alla capacità di favorire lo sviluppo di bifiidobatteri nell’intestino (colon). Il test più comunemente usato per valutare l’intolleranza è il Breath Test all’idrogeno: il parziale assorbimento dello zucchero provoca fermentazione batterica intestinale che produce idrogeno, il quale viene passato nel sangue e da qui nei polmoni. Altri metodi sono la biopsia della mucosa dell’intestino tenue. L’unico trattamento soddisfacente per l’intolleranza al lattosio è una dieta con un ridotto contenuto dello stesso.
Il Panel di EFSA conferma che anche soggetti intolleranti al lattosio possano tranquillamente assumere una dose pari a 240 ml di latte al giorno (pari a 12 grammi di lattosio) senza sviluppare sintomi (in particolare se l’assunzione avviene con altri cibi). Una dose doppia (24 grammi) invece provoca sintomi rilevanti.
Alcuni studi evidenzierebbero come alcuni soggetti intolleranti al lattosio possono tollerare dosi di 20-24 grammi (quasi mezzolitro di latte) al giorno, se distribuiti nel corso della giornata e consumati insieme a altri alimenti. Altri studi evidenziano che in una piccola parte dei soggetti con cattiva digestione del lattosio si sono verificati sintomi al di sotto dei 12 grammi per singola dose.
Il Panel in ragione della alta variabilità individuale della risposta al lattosio conclude che non può essere fissata una dose di riferimento per i lattosio.
In presenza della più severa disposizione della galattosemia, malattia rara causata da difetti in 3 diversi enzimi deputati al metabolismo del galattosio, si correrebbe invece il rischio di morte dovuta a danno epatico e renale. In ogni caso EFSA indica che non può essere fornita una dose di riferimento per il galattosio al di sotto della quale non si verifichino sintomi.
Il principale criterio di gestione della galattosemia, è l’eliminazione di tutte le fonti di galattosio, a partire dal latte umano. Nei bambini oltre i primi mesi e negli adulti, la dose giornaliera non dovrebbe superare i 25 mg di lattosio per 100 kilocalorie. Per i neonati, il massimo è di 10 mg di lattosio per 100 kilocalorie di alimenti. Attualmente vige l’indicazione in etichetta di “privo di lattosio”, pari ad almeno una quantità di < 10 mg di lattosio per 100 kilocalorie di alimento nei prodotti per l’infanzia. Tale indicazione viene giudicata dal Panel sufficiente
Tecnologia e riformulazione dei prodotti
EFSA chiarisce che i miglioramenti tecnologici che conducono alla rimozione del lattosio dai prodotti non forniscono al momento informazioni sufficienti; in ogni caso non ci si dovrebbero aspettare aspetti negativi dal punto di vista dell’assorbimento nutrizionale (calcio e altri minerali) dovuti all’eliminazione del lattosio.
In ogni caso, la riduzione di latticini senza una integrazione o adattamento delle pratiche dietetiche può produrre mancanze di calico, vitamina D e riboflavina.
Ricordiamo che i formaggi a pasta dura, di cui il patrimonio gastronomico italiano è assai dotato (dal Parmigiano Reggiano, al Grana Padano, al pecorino) possono essere consumati tranquillamente dai portatori di intolleranza al lattosio per supplire a tali carenze, nell’ambito di una dieta varia ed equilibrata e nel rispetto dei criteri espressi dalla Piramide Alimentare Italiana.
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