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La crisi della baguette

31 Luglio 2013
La crisi della baguette

La scena è parte del repertorio turistico, o più propriamente, dell’immaginario collettivo: il cittadino medio francese (meglio ancora: parigino) che esce dalla boulangerie con la mitica baguette sotto braccio, a diretto contatto con la pelle, e per la verità, con ben pochi incarti. Un amore primordiale e senza filtri, che non va nascosto nemmeno di fronte a occhi indiscreti. Ma è una scena che potrebbe diventare repertorio storico: la disaffezione dei francesi per il pane ha da poco toccato nuovi abissi.

E allora è toccato alle autorità pubbliche inventarsi qualcosa: una vera campagna a sostegno della baguette. Più baguette per tutti.  E la notizia va in prima pagina su niente meno che il The New York Times.

Se negli anni ’70 il francese medio mangiava una baguette al giorno, oggi siamo alla metà. Erano 3 a inizi ‘900. Certo i modelli alimentari sono cambiati, nessuno pretende più che il pane sia la fonte principale del sostentamento: ma fa effetto vedere che in soli 10 anni i giovani consumano un buon 30% in meno del pane.

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Pane alla riscossa

Questo declino ha spinto l’Observatoire du Pain, la associazione dei panificatori, a promuovere una campagna pubblicitaria a sostegno…. del pane. “Coucou, tu as pris le pain?” è il messaggio, spiritoso: “cucù, hai preso tu il pane?” L’ispirazione è la campagna pubblicitaria a sostengno del latte, “Got milk?” e coinvolge 130 città, con la scritta che campeggia sui sacchetti del pane, oltre che su cartelloni vari. Ma il messaggio finale è emozionale: portare a casa il pane ai propri cari, è un gesto di amore come pochi.

Pane “vero”

Il pane in Francia è una istituzione. Qualcosa che- si legge sul sito dell’Obseravtorie- fa parte della tradizione e civiltà- non solo alimentare- francese.  Nel 1993 poi per decreto (sul pane non si scherza),  si è creato uno standard per designare la baguette tradizionale (“il pane della tradizione”): composta solo da farina, lievito, sale, e senza additivi. Il costo finale è un po’ più alto: 1 euro rispetto ai 75 centesimi, ma si sa cosa si mangia.

Pane: salubre ?

La campagna in realtà ha toni abbastanza spiccati: e si focalizza sul ruolo salutistico del pane. Se le persone sono troppo impegnate con il lavoro per andare in panetteria e se i giovani saltano la colazione, occorre fare rifletterle e ricordar loro di comprare il pane. Cucù.  Nei messaggi divulgati poi, si descrive il pane come salubre e utile per perdere peso: “è ricco di proteine vegetali, fibre e a basso contenuto di grassi, mentre i carboidrati sono fonte di energia”, si legge sul sito dedicato.  E senza fare differenza tra pane bianco e integrale (ricco di fibre, in ragione della crusca non separata), che secondo molti dietisti sarebbe invece fondamentale.  Nel pane bianco infatti,  si avrebbe un indice glicemico più elevato (ovvero, la velocità con cui si trasferiscono gli zuccheri nel sangue,  con relativa risposta insulinica “indesiderata” per fini di salute, e che alla lunga conduce a diabete di tipo II ). Il pane bianco tipo baguette avrebbe un indice glicemico pari a 100, mentre quello integrale circa 53 (stando ai dati ufficiali contenuti nell’ International table of glycemic index and glycemic load values (pubblicata sull’ American Journal of Clinical Nutrition 2003 Apr; 77(4): 994.).

Senza demonizzare il pane, che è un alimento di base e salubre nelle giuste quantità il messaggio è un po’ forte.

Il diabete e i dati OCSE

Parigi è però anche la sede dell’OCSE, la Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, che raccoglie i paesi più sviluppati del pianeta. E che funge da prezioso osservatorio su tutta una serie di fenomeni, tra cui lo stato di salute e il relativo trend delle popolazioni interessate.

In base ai suoi dati più recenti, proprio l’OCSE segnala che il diabete è una delle malattie in rapido e costante aumento, anche se si pensa che oltre alla alimentazione contribuiscano aspetti come gli stili di vita e la mancanza di esercizio fisico, o ancora, sostanze chimiche che interferiscono con il sistema immunitario (interferenti endocrini).  Mentre le malattie cardiovascolari e la mortalità in genere diminuiscono, il diabete continua a fare segnare dei picchi.

Cambio degli stili alimentari

Anche in Italia le giovani generazioni si confrontano con nuove tendenze in cucina, come dimostrato da uno studio cui abbiamo dato risalto, e condotto dal Dipartimento di Economia dell’Università di Firenze

E anche nel Belpaese il consumo dei cereali è calato: se pasta e pane sulle tavole degli italiani arrivavano a  mezzo kg nel 1961, la quantità nel 2009 è di circa un etto in meno, in base ai dati della FAO. Se una diminuzione dei carboidrati è magari fisiologica, in risposta a stili di vita e di pasto più complessi, e con maggiore ricorso ad una varietà alimentare  positiva, bisogna però tenere conto anche della crisi economica. L’Istat certifica un ritorno al “pane fatto in casa”, complice la crisi. Se nel 2004 (in epoca pre-crisi) oltre il 68% delle famiglie italiane non tagliavano né in quantità né in qualità il consumo di pane, nel 2011 tale cifra scendeva al 61,6%: e ben un 27,2% diminuiva la quantità mentre un 5,8% addirittura la qualità.