Quando si parla di agricoltura biologica raramente si affrontano le problematiche del settore zootecnico che, invece, dovrebbe costituire uno dei comparti sui quali investire con maggiore interesse. Sono, quindi, molto interessanti, i risultati del progetto Attività di sostegno della zootecnia biologica, realizzato dal CRA – PCM di Monterotondo, illustrati dal Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura ed il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali in occasione di un recente convegno. Il progetto ha approfondito quattro temi:
– il fabbisogno e la disponibilità di alimenti concentrati per le esigenze dei sistemi di allevamento biologico in Italia;
– i polli biologici da carne a diverso ritmo di accrescimento: performance e qualità della carne
– studio e scelta delle razze bovine e suine per la produzione zootecnica biologica
– comunicare la qualità dei prodotti biologici: dal web all’iPhone.
Il progetto evidenzia come un aspetto di prioritaria importanza per lo sviluppo della zootecnia biologica sia quello dell’alimentazione animale. Il bilancio complessivo delle produzioni agricole necessarie per garantire una composizione dei mangimi in grado di soddisfare i bisogni nutritivi delle specie allevate rispetto alle disponibilità derivanti dalla produzione nazionale in regime di agricoltura biologica, evidenzia un deficit sia per quanto riguarda i cerali che i concentrati proteici risultando particolarmente grave soprattutto per questi ultimi.
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Quantità disponibili in Italia |
Esigenze |
Grado di approvvigionamento |
Concentrati |
287.614 |
514.294 |
– 226.679 |
cereali |
273.057 |
330.632 |
– 57.575 |
proteoleaginose |
14.558 |
183.662 |
– 169.104 |
L’importanza dell’alimentazione animale nello sviluppo della zootecnia biologica e allo stesso tempo la difficoltà a recuperare mais e soia ogm-free, rende indispensabile aumentare la produzione nazionale di fonti energetiche e proteiche sostitutive quali, ad es., le leguminose (cece, lupino, pisello proteico, favino …) e le proteaginose da granella che rappresentano un’importante fonte di energia ed aminoaicidi per l’alimentazione animale soprattutto dei monogastrici.
Nell’ambito dell’avicoltura biologica sono state individuate razze a lento accrescimento maggiormente idonee a tale metodo di produzione che forniscono carni qualitativamente pregevoli, ma che presentano maggiori costi di produzione perché necessitano di un periodo di allevamento più lungo per ottenere un peso corporeo adeguato alla macellazione. Gli studi hanno dimostrato che i polli elevati con metodo biologico hanno una percentuale di omega 3 superiore a quella dei polli allevati con metodo convenzionale con effetti benefici sulla salute.
Per quanto concerne, invece, le razze di bovini e suini più adatte al metodo biologico il progetto riguardo ai bovini da carne si è concentrato sulle razze marchigiana, romagnola, e maremmana ritenute preferibili rispetto ad es. alla Chianina ed alla Piemontese per le quali, tra l’altro, il consumatore non sarebbe disposto a pagare quel sovrappiù di prezzo dovuto ai maggiori costi di produzione derivanti dal metodo biologico, trattandosi già di per sé di razze pregiate aventi un loro valore di mercato ben preciso, in considerazione dei già elevati standard qualitativi delle carni da esse ottenuti. In merito alle razze di bovini da latte più adatte al biologico si consigliano quelle che pur mostrando una buona capacità produttiva richiedono minori fabbisogni nutritivi come la Pezzata Rossa e la Reggiana, caratteristiche dovute al fatto che questi animali hanno avuto una spinta selettiva più moderata nel corso degli anni
Per quanto concerne i suini biologici si evidenzia che tale tipologia di allevamento non è molto diffuso in Italia. Questo non tanto perché manchi una domanda di mercato, ma perché in genere gli allevamenti suinicoli sono a carattere intensivo e difficilmente il sistema di allevamento che si è andato consolidando nel convenzionale può avvicinarsi alle regole del metodo di produzione biologico. Tra le razze italiane ritenute più idonee al metodo di produzione biologico il progetto indica la cinta senese e la Mora romagnola.
Infine, molto innovativi sono i risultati del progetto in materia di comunicazione, destinato ai consumatori di alimenti derivati dalla zootecnia biologia.
Al fine di garantire al consumatore un’ informazione scientificamente corretta, ma anche coinvolgente raggiungendolo nelle situazioni in cui più facilmente si trova ( a casa, in auto, nel punto di acquisto) il progetto propone di avvalersi delle nuove tecnologie multimediali e di rete che possono raggiungere l’utente dovunque e comunque. Pertanto, il Dipartimento di Elettronica ed Informazione del Politecnico di Milano ha realizzato una brochure multimediale che può essere ascoltata o vista tramite l’iPOD , un PC o un iPHONE. Alcuni dei messaggi realizzati dall’HOC-LAB del Politecnico di Milano di informazione sul pollo biologico sono visibili in Internet su Youtube (http://www.youtube.com/watch?v=7p08gROmUIA&NR=). Il messaggio multimediale può essere consultato dai consumatori direttamente nei supermercati o nei punti vendita e può essere scaricato, ad es., su un iPOD per poterlo ascoltare in un secondo tempo con calma ed avere tutte le informazioni sul pollo biologico che hanno acquistato o intendono acquistare.
Il progetto realizzato dal CRA-PCM offre un contributo interessante e innovativo per la promozione della zootecnia biologica che in Italia stenta a trovare un suo percorso di sviluppo, mentre in realtà rappresenta la filiera che insieme all’ortofrutta dovrebbe costituire l’asse portante dell’agricoltura biologica nazionale in quanto entrambe sono quelle che possono garantire un maggiore valore aggiunto in termini economici del comparto.
Parimenti, sul piano delle strutture si riscontrano delle inefficienze, in quanto la distribuzione di mangimifici biologici sul territorio nazionale non è uniforme: su un totale di 52, ben 13 sono ubicati in Emilia Romagna, mentre in altre Regioni se ne riscontra soltanto 1. Allo stesso tempo, si rende necessaria la creazione di macelli dedicati al biologico, al fine di evitare che gli animali siano trasportati lontano vanificando le misure di benessere animale attuate nella fase di allevamento.
Di tali indicazioni si dovrebbe tener conto per garantire uno sviluppo del settore che segua una logica di filiera e non si limiti al solo sostegno alla produzione così come avviene nella maggior parte dei Piani di Sviluppo Rurale.
Inoltre, come evidenziato da uno studio di R. Polidori (2002) “nelle aree rurali marginali, caratterizzate da mercati imperfetti e/o incompleti, da elevati costi di transazione e dalla scarsa presenza di infrastrutture, il sistema di allevamento biologico si è spesso rivelato l’unica possibilità per attivare processi di sviluppo rurale, attraverso la valorizzazione delle risorse locali (produzioni tipiche, turismo, ecc.) che altrimenti non sarebbero sfruttabili con i metodi di allevamento convenzionali”.
La zootecnia biologica italiana in cifre (Sinab 2007)