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Novel foods, quali novità

29 Ottobre 2015
Novel foods, quali novità

La notizia è rimbalzata con clamore alle cronache: presto via libera per insetti e nanoparticelle nel cibo, praticamente un “liberi tutti” di portata colossale, con rischi nascosti per la salute dei cittadini europei, ignari di quanto le trame della euroburocrazia stiano andando avanti.
In realtà le cose vanno un po’ diversamente. Si trattava – e si tratta infatti- di normare un settore complesso, in un mondo sempre più globalizzato ed in evoluzione – dal vuoto del 1997. A circa 20 anni fa risale ormai infatti la prima normativa – una direttiva- sui Novel foods, ovvero tutti gli alimenti non consumati in modo significativo prima del maggio 1997 entro l’Unione europea.

Il Regolamento (CE) 258/97 in realtà a poco è servito- troppo complesso e barocco, si reggeva su una verifica assai lunga ed un iter di autorizzazione frammentato.
Da qui la necessità di intervenire sulla materia, rendendo finalmente disponibile una normativa che tenesse in considerazione le novità in ambito alimentare.

La risoluzione legislativa

Ieri il Parlamento europeo ha adottato con 359 voti a favore, 202 contrari e 127 astensioni la Risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo ai nuovi prodotti alimentari (Novel food).

Quindi, nessun novel food approvato, né tanto meno una norma bell’e fatta– ma semplicemente un dialogo tra le istituzioni UE per verificare l’adeguatezza di un regolamento al posto di una più elastica direttiva, e la necessità o meno di lasciare mani libere alla Commissione europea per i cosiddetti atti di esecuzione- su materie apparentemente solo tecniche.

Il Parlamento ha proprio rigettato tale parte, volendo mantenere le proprie prerogative in materia e per un controllo democratico maggiore.

Le nuove regole, soprattutto, dovrebbero sottoporre i nuovi prodotti alimentari (inclusi quelli che presentano processi produttivi nuovi, come le nanotecnologie- o che immettono sul mercato UE alimenti non consumati significativamente prima del 15 maggio 1997) alla valutazione della sicurezza e all’autorizzazione attraverso una procedura armonizzata a livello UE, al fine di ridurre gli oneri amministrativi.

Valutazione del rischio mantenuta a tutti gli effetti

Nell’ambito della procedura di autorizzazione di un nuovo alimento e di aggiornamento dell’elenco dell’Ue, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) valuterà i casi in cui un alimento sia responsabile di avere un effetto sulla salute umana, in particolare circa gruppi vulnerabili della popolazione come bambini e donne incinta. L’Autorità dovrebbe verificare poi che, in caso di nuovi alimenti che consistono di nanomateriali ingegnerizzati, siano utilizzate le metodologie di analisi più aggiornate per valutare la sicurezza di tali prodotti.

 

Le nuove regole dovrebbero anche facilitare l’accesso al mercato dell’UE per gli alimenti tradizionali provenienti dai paesi terzi che hanno una “storia di uso alimentare sicuro, ovvero tali alimenti dovrebbero essere stati consumati in almeno un paese terzo per almeno 25 anni nella dieta abituale di un numero significativo di persone.

Capitolo clonazione

Infine, in attesa dell’adozione di una legislazione ad hoc sulla clonazione, gli alimenti provenienti da animali clonati rientrerebbero nell’ambito di applicazione di questo regolamento come alimenti ottenuti mediante pratiche non tradizionali di riproduzione.

Ricordiamo che una forte battaglia tra Parlamento e Commissione europea si è consumata nel corso degli anni proprio sulla necessità di avere due atti normativi diversi per clonazione e novel foods- al fine di avere una esclusione totale e categorica della clonazione.

A livello procedurale, il testo adottato dal Parlamento europeo dovrà ora essere votato dal Consiglio dei Ministri dell’Ue. Nel caso in cui quest’ultimo intenda modificarlo, si aprirebbero ulteriori negoziati fra le due istituzioni.

In base ad una analisi Coldiretti/Iprmarketing divulgata in occasione dell’approvazione da parte del parlamento Europeo, sono appena l’8 per cento gli italiani che assaggerebbero gli insetti mentre il 7 per cento si farebbe tentate dai ragni fruiti mentre ben il 19 per cento non esiterebbe a mettere nel piatto la carne di coccodrillo.