E’ prioritario un progetto industriale che valorizzi veramente il latte e gli allevamenti italiani e si impegni su un Made in Italy che oltre al marchio contenga materie prime nazionali, cosa che purtroppo non è avvenuta nel passato. E quanto ha affermato il Presidente della Coldiretti Sergio Marini che, in riferimento al lancio di un’opa su Parmalat da parte di Lactalis, ha sottolineato l’importanza di garantire l’acquisto di latte italiano e di valorizzarne le qualità. C’è bisogno di mettere un po’ di Italia vera dentro i marchi del Made in Italy soprattutto se – ha sostenuto Marini – si chiamano Parmalat e fanno esplicito riferimento ad un territorio che esprime una realtà produttiva gastronomica famosa nel mondo. E la discriminante dell’italianità parte dalla valorizzazione del latte italiano. Questo fino ad ora non è avvenuto in Parmalat, ma ci auguriamo che – continua Marini – dietro la sfida finanziaria per la sua conquista, ci sia veramente la volontà di valorizzare con il marchio il valore aggiunto del latte italiano, del vero Made in Italy e il lavoro necessario per realizzarlo. Complessivamente in Italia – rileva la Coldiretti – sono arrivati in un anno 9 miliardi di chili in equivalente latte (fra latte liquido, panna, cagliate, polveri, formaggi, yogurt e altro) utilizzati in latte a lunga conservazione, latticini e formaggi all’insaputa dei consumatori italiani e a danno degli allevatori perché non è obbligatorio indicare la provenienza in etichetta. In altre parole tre litri di latte a lunga conservazione sui quattro venduti in Italia con marchi del Made in Italy sono in realtà già stranieri senza indicazioni per il consumatore come pure il latte impiegato in quasi la metà delle mozzarelle sugli scaffali, secondo l’analisi della Coldiretti. Servono dunque un progetto industriale che si impegni su un Made in Italy che, oltre al marchio, acquisti materie prime nazionali, ma è anche determinante – conclude la Coldiretti – rendere obbligatoria l’indicazione in etichetta dell’origine territoriale del latte a lunga conservazione e di quello impiegato per le produzioni casearie, come peraltro previsto dalla legge approvata all’unanimità dal Parlamento all’inizio dell’anno.