Difendere l’italianità di Parmalat deve anche significare “latte e agricoltura italiani”, diversamente “l’operazione” avrebbe poco di strategico, si rischierebbe di difendere marchi italiani che trasformano e vendono latte straniero e questo non sarebbe per noi condivisibile né come agricoltori né come cittadini. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel corso dell’audizione alla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale presieduta da Giovanni Fava. Sia chiaro – ha continuato Marini – tutti siamo pronti a difendere l’italianità del nostro settore alimentare e, anche se con incolmabile ritardo, meno male che ci siamo accorti del suo valore strategico, ma deve essere però altrettanto chiaro che strategici per un Paese sono il cibo e l’agricoltura e, soltanto dopo, il marchio e la trasformazione. L’italianità va difesa dalla stalla alla borsa e per questo è prioritario un progetto industriale che valorizzi veramente il latte e i quasi 40mila allevamenti italiani e si impegni su un Made in Italy che, oltre al marchio, contenga materie prime nazionali. Oggi – ha ricordato Marini – tre litri di latte a lunga conservazione sui quattro venduti in Italia con marchi del Made in Italy sono in realtà stranieri senza indicazioni per il consumatore come pure il latte impiegato in quasi la metà delle mozzarelle sugli scaffali. Il presidente della Coldiretti ha chiesto di rendere pubbliche le informazioni sulle importazioni di materie prime dall’estero destinate ad essere trasformate in Italia che attualmente sono coperte da segreto d’ufficio. Viene infatti dall’estero – ha concluso Marini – ben un terzo della materia prima utilizzata nei prodotti alimentari realizzati in Italia.
13 Aprile 2011
PARMALAT – Marini: la difesa del marchio significhi italianità del latte (13-04-2011)