Con l’ondata di profughi dalla Tunisia attualmente in corso, vi sarebbe il rischio di introduzione nel nostro paese di malattie a carattere esotico e non presenti sul nostro territorio, quali a titolo esemplificativo l’afta epizootica e altre zoonosi. Ieri, 31 marzo il Ministero della salute tramite il Dipartimento di Sanità Pubblica e Veterinaria, la Nutrizione e la Sicurezza degli Alimenti ha infatti diramato una informativa al riguardo. Il motivo riguarda la provenienza dei profughi da aree territoriali in cui sono radicate zoonosi altamente diffusive, e che rappresentano pertanto un pericolo per il nostro territorio ed i nostri allevatori. A gennaio 2011 sono state riportati due epicentri di afta O vicino a Tripoli, in Libia.Stante la situazione di emergenza interna, si può facilmente immaginare come il controllo degli agenti infettivi nel Nord Africa non rappresenti al momento una priorità per le autorità, né sia spesso fattibile in ragione della guerra in corso. La nota del Ministero sottolinea inoltre che nonostante l’emergenza del Nord Africa rivesta per l’Italia una sfida in particolare sul versante umanitario, non ci si possa esimere dal proteggere il patrimonio zootecnico nazionale e quindi europeo dall’ingresso nel continente di nuove zoonosi.
Gli aspetti a maggiore rischio contaminazione e diffusione di zoonosi nel nostro paese stando ad indicazioni preliminari dell’Istituto Zooprofilattico Provinciale di Brescia, riguarderebbero:
– Alimenti non cotti da animali infetti, in particolare latte crudo e derivati
– Parti edibili di animali che non hanno raggiunto l’acidificazione sufficiente ad inattivare il virus dell’afta (pH inferiore a 6)
– Materiali contaminati in superficie di contatto con ambienti infetti
– Persone che sono state a contatto con animali infetti e che possono trasportare passivamente ma anche albergare il virus in cavità nasali, e gola, per un periodo di 3 giorni (le norme di sicurezza richiedono che coloro che sono stati a contatto con animali infetti si astengano dal contatto con animali sensibili per almeno 5 giorni)
Si invitano pertanto i servizi sanitari veterinari a mantenere alta la guardia ed in particolare ad adottare misure tese alla salvaguardia del patrimonio zootecnico nazionale, quali:
– L’attivazione di misure di sorveglianza su materiali di rischio (latte, carne, prodotti caseari)trasportati dai profughi e smaltimento degli stessi;
– Maggiore vigilanza delle aree di arrivo dei profughi, evitando il contatto delle persone sbarcate con gli animali locali per almeno 5 giorni dal loro arrivo.
– Aumentare la sorveglianza clinica su animali sensibili nelle zone oggetto di arrivo, considerando che non è possibile escludere in modo assoluto forme di contatto con le persone arrivate.
Tali disposizioni sono peraltro contenuto nel Reg . Ce 206/2009 (relativo all’introduzione di scorte personali di prodotti di origine animale) e non rappresentano pertanto una iniziativa autonoma dell’Italia, ma risultano codificate a livello europeo.