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Salumi italiani: riconosciuta la sicurezza alimentare negli USA

27 Maggio 2015
Salumi italiani: riconosciuta la sicurezza alimentare negli USA

Il prosciutto italiano non è più tabù negli USA. Questa la svolta annunciata dalle Autorità statunitensi hanno finalmente rimosso una serie di misure che limitavano fortemente l’export dei prodotti a base di carne cruda, operanti dal settembre del 2013 a seguito del ritrovamento della  Lysteria monocytogenes in alcuni prosciutti esportati negli USA. Nel settembre 2013, in lotti di prosciutto crudo italiano, le autorità americane avevano riscontrato il batterio Listeria monocytogenes, presente in quantità adeguate rispetto alla normativa europea, ma non per gli Usa. Aspetto curioso: la positività su diverse migliaia di partite esportate, era di 8 campioni, con una prevalenza pari alla prevalenza della malattia presente negli Usa. Tanto per far pensare a una barrier tecnica insomma.

Prodotti “sdoganati”

Il Ministero della Salute rende noto che in particolare, i prodotti interessati sono prosciutti con stagionatura superiore a 400 giorni e prodotti a base di carne sottoposti ad adeguato trattamento termico (almeno 69°C), come mortadelle, zamponi, cotechini, coppe, per i quali le misure restrittive consistevano nel blocco di nuove iscrizioni alle liste degli impianti autorizzati ad esportare negli Stati Uniti e nel controllo totale ai punti di ingresso sul mercato Americano. Entro 45 giorni, se nel frattempo non si verificheranno casi di positività, i controlli verranno dimezzati e riportati alla campionatura standard- pre-crisi.

Audit del Food Safety Ispection Service (FSIS)

E’ stato così autorizzato uno sblocco degli impianti autorizzati a esportare prodotti negli USA; con una riduzione dei controlli presso i punti di ingresso negli USA, riportando i numeri allo stato precedente alla crisi del 2013. Tale sblocco deriva da un audit del Food Safety Inspection Service (FSIS) degli USA che ha certificato la conformità dei produttori italiani.

Sarà quindi possibile riprendere a pieno ritmo ad esportare i prosciutti con stagionatura superiore a 400 giorni e prodotti a base di carne sottoposti ad adeguato trattamento termico, come mortadelle, zamponi, cotechini, coppe, mentre per i salumi  a bassa stagionatura  non ci sono al momento stabilimenti autorizzati in Italia.

Il superamento del blocco consentirà all’Italia di aumentare le esportazioni anche grazie al tasso di cambio favorevole, che ha già fatto impennare l’export Made in Italy negli Usa del 40% nel primo trimestre del 2015. Con il venir meno delle restrizioni, sarà dunque più facile esportare salami, pancette, culatello e coppe in Usa, dove sul mercato prevalgono le imitazioni.

La perdita dovuta alle restrizioni tecniche su base sanitaria ammontavano a circa 30 milioni di euro all’anno in base a stime della produzione.

Negli USA, inoltre, in base al Code of federal regulation (Codice di regolamentazione federale)- l’Italia è considerata non immune da due patologie animali, la peste suina africana (Sardegna), e la malattia vescicolare suina  (Campania e Calabria). Un caso sui generis: altri paesi UE non hanno particolari difficoltà ad esportare. Ma dal 28 maggio 2013 è stato raggiunto uno sblocco del divieto di esportazione di salumi (durato ben 15 anni).

 Le autorita’ americane (FSIS-APHIS dell’USDA) hanno così ufficialmente riconosciuto l’indennità dalla malattia vescicolare del suino (mvs) di Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte e delle province autonome di Trento e Bolzano. Queste regioni rappresentano l’85% della produzione nazionale di salumi e si vanno ad aggiungere ad altre regioni del Nord.   Il divieto legato alla Mvs resta per le altre regioni, ma è anche vero che l’unica altre regione ad esportare salumi negli usa e la calabria. Circa la Peste Suina Africana (PSA), ad oggi persiste soltanto in Sardegna.