Primo piano
TOSCANA, SCATTA ALLARME SICCITA’ PER POMODORI, ULIVI E MIELE
Irrigazione di soccorso per salvare coltivazioni
Dopo Hannibal, ecco l’anticiclone africano Scipione. Si aggrava la situazione di insufficienza idrica per l’agricoltura toscana che torna a toccare lo spettro della siccità. La nuova ondata di caldo, che è pronta ad abbattersi nelle prossime ore sulla Toscana dove sono attese temperature ben al di sopra della media stagionale di 7-9° con punte fino a 37°, rischia di ridurre e compromettere le rese di produzione delle coltivazioni in campo come pomodori, girasole, mais, grano e degli altri cereali ma anche ulivi e foraggi per l’alimentazione degli animali, ortaggi e frutta che hanno bisogno di acqua per crescere. Una situazione pesante in un momento difficile a causa della guerra in Ucraina e dei forti rincari nel carrello della spesa con aumenti di prezzi degli alimentari che hanno raggiunto a maggio il +7,1%.
A lanciare l’allarme è Coldiretti Toscana sulla base dei dati dell’Osservatorio ANBI Nazionale secondo cui nel mese di maggio le piogge sono state irrisorie, addirittura inferiori ai 10 millimetri su alcune zone del Grossetano e dell’Aretino. “Il quadro si fa via via più critico con il caldo precoce che può provare danni considerevoli all’agricoltura e alla vegetazione forestale esponendola ad un elevato rischio incendi. – analizza Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana – Le temperature furi stagione, unite a piogge insufficienti se non addirittura assenti per lunghi periodi, aggravano la sete dei campi, compromettono la crescita dei frutti negli alberi, bruciano gli ortaggi, danneggiano i cereali e mandano in tilt gli allevamenti dove sono già accesi i ventilatori anti-afa con un ulteriore aggravio dei costi energetici. Osservati speciali sono gli ulivi che si trovano in una fase vegetativa molto delicata ma anche il settore dell’apicoltura con le api che limitano l’attività di raccolta del polline e non producono miele. In alcune aree della regione scarseggia il fieno. In molte aree è già stata attivata l’irrigazione di soccorso per salvare le coltivazioni in campo”.
Le situazioni che destano molto preoccupazione, secondo l’ANBI, riguardano il fiume Ombrone che registra una portata (1,86 metri cubi al secondo) addirittura inferiore al Deflusso Minimo Vitale (mc./sec. 2,00), segnando uno dei picchi più bassi dei recenti 20 anni. Analoga situazione di insufficienza idrica si segnala nel resto della regione dove l’Arno registra una “magra” pari a 11,20 metri cubi al secondo.
Per risparmiare acqua, aumentare la capacità di irrigazione e incrementare la disponibilità di cibo per le famiglie è stato elaborato e proposto da Coldiretti e Anbi un progetto immediatamente cantierabile per la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presente. L’idea è di realizzare laghetti, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per conservare l’acqua e distribuirla quando serve ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione. In questo senso la Regione Toscana si è già mossa destinando 1,2 milioni di euro per un fondo di rotazione finalizzato anche alla progettazione di opere irrigue da parte dei Consorzi di Bonifica nell’ambito del Bilancio 2022 della Regione Toscana sostenuto da Coldiretti. “Il potenziamento delle infrastrutture irrigue – conclude il Presidente Filippi – è fondamentale per sostenere l’agricoltura alla luce dell’emergenza climatica”.
Dal Territorio
PUGLIA, IN GU OK COLTIVARE ALTRI 100MILA ETTARI
Più grano con semine ottobre/novembre
Con gli interventi straordinari decisi dalla Commissione Ue per coltivare di più nel 2022, può essere garantita anche in Puglia la messa a coltura di oltre 100mila ettari di terreni a riposo, lasciati incolti per la insufficiente redditività, per gli attacchi della fauna selvatica e a causa della siccità per aumentare la produzione aggiuntiva di grano duro per la pasta, di tenero per fare il pane e di mais per gli allevamenti. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, in riferimento alla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del decreto del Ministero delle Politiche Agricole che dà attuazione alla decisione di esecuzione della Commissione europea sulla deroga per i terreni a riposo nel 2022.
Sarà possibile aumentare la coltivazione di grano duro – dice Coldiretti Puglia – con le semine di ottobre e novembre, ma intanto nella campagna in corso produrre grano è costato agli agricoltori pugliesi fino a 600 euro in più ad ettaro a causa dell’impennata dei costi energetici causata dall’effetto a valanga della guerra in Ucraina dopo la crisi generata dalla pandemia Covid, che si riflette a cascata dalle sementi al gasolio fino ai fertilizzanti, secondo l’analisi della Coldiretti Puglia, dalla quale si evidenzia il salasso a carico del Granaio d’Italia con la necessità di interventi per aiutare le imprese rispetto a rincari ormai insostenibili, a partire dal settore cerealicolo che rappresenta uno dei simboli della situazione di difficoltà in cui versa l’agricoltura regionale.
Le superfici seminate – aggiunge Coldiretti Puglia – potrebbero ulteriormente raddoppiare già a partire dalla prossima stagione, con la produzione di grano che deve puntare sull’aggregazione, essere sostenuta da servizi adeguati e tendere ad una sempre più alta qualità, scommettendo esclusivamente su varietà pregiate, riconosciute ormai a livello mondiale
Il trasferimento di grano in Russia è un duro colpo per l’economia che riguarda direttamente anche l’Unione Europea nel suo insieme dove – precisa la Coldiretti regionale – il livello di autosufficienza delle produzione comunitaria varia dall’ 82% per il grano duro destinato alla pasta al 93% per i mais destinato all’alimentazione animale fino al 142% per quello tenero destinato alla panificazione secondo l’analisi della Coldiretti sull’ultimo outlook della Commissione Europea che evidenzia l’importanza di investire sull’agricoltura per ridurre la dipendenza dall’estero e non sottostare ai ricatti alimentari.
L’Italia è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che sono stati costretti a ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni durante i quali è scomparso anche un campo di grano su cinque con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati perché molte industrie per miopia hanno preferito continuare ad acquistare per anni in modo speculativo sul mercato mondiale, approfittando dei bassi prezzi degli ultimi decenni. Per ogni euro speso dai consumatori in prodotti alimentari freschi e trasformati appena 15 centesimi vanno in media agli agricoltori ma se si considerano i soli prodotti trasformati la remunerazione nelle campagne scende in media addirittura ad appena 6 centesimi, secondo un’analisi Coldiretti su dati Ismea.
Ad essere più penalizzati con i maggiori incrementi percentuali di costi correnti – continua la Coldiretti Puglia – sono proprio le coltivazioni di cereali, dal grano al mais, che servono al Paese a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato.
Il taglio dei raccolti causato dall’incremento dei costi – sottolinea Coldiretti Puglia – rischia di aumentare la dipendenza dall’estero per gli approvvigionamenti agroalimentari con l’Italia che è già obbligata ad importare il 64% del grano per il pane, il 44% di quello necessario per la pasta, ma anche il 16% del latte consumato, il 49% della carne bovina e il 38% di quella di maiale, senza dimenticare che con i raccolti nazionali di mais e soia, fondamentali per l’alimentazione degli animali, si copre rispettivamente appena il 53% e il 27% del fabbisogno italiano secondo l’analisi del Centro Studi Divulga.
Le migliori varietà di grano duro selezionate – conclude Coldiretti Puglia – da Emilio Lepido a Furio Camillo, da Marco Aurelio a Massimo Meridio fino al Panoramix e al grano Maiorca, sono coltivate dagli agricoltori sul territorio pugliese che produce più di 1/4 di tutto il frumento duro italiano.
PUGLIA |
2020 |
2021 |
||
PRODUZIONE CEREALI |
superficie totale – ettari |
produzione totale – quintali |
superficie totale – ettari |
produzione totale – quintali |
frumento tenero |
15000 |
402800 |
7100 |
233000 |
frumento duro |
344300 |
9904500 |
343500 |
9718500 |
orzo |
22350 |
549000 |
22050 |
550000 |
avena |
24650 |
562400 |
24550 |
564400 |
mais |
840 |
52300 |
835 |
53500 |
sorgo |
100 |
4000 |
100 |
4000 |
altri cereali |
6040 |
126800 |
6090 |
133810 |
TOTALE |
413280 |
11601800 |
404225 |
11257210 |
- Elaborazione Coldiretti Puglia su fonte dati Istat
VENETO, GIORNATA LATTE: COSTI DI PRODUZIONE SUPERANO I RICAVI
Rischio chiusura per 1 stalla su 10
Non si festeggia nelle stalle da latte italiane dove quasi un allevamento su dieci (8%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività anche per effetto dell’aumento medio del 56% dei costi correnti di produzione che non vengono coperti dai ricavi. La situazione interessa direttamente il Veneto dove, con 10 milioni di quintali di latte si produce un patrimonio caseario di eccellenza per un valore della filiera pari a 500 mln di euro. Il 60% del latte munto da circa 3000 imprese zootecniche è impiegato per le pezze blasonate: per il Grana Padano si usano più di 4 milioni di quintali di latte, per l’Asiago quasi 2 milioni, altrettanto significativa è la quantità per il Montasio, il Piave, il Provolone Val Padana. Chiudono la classifica il Monte Veronese e la Casatella Trevigiana. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti per la giornata mondiale del latte voluta dalla Fao che si celebra in tutto il Pianeta per ricordare le proprietà di un alimento indispensabile per la salute. Con lo tsunami determinato dall’effetto congiunto dell’aumento dei costi energetici e dei mangimi, il settore dei bovini da latte in Italia – sottolinea la Coldiretti – si confronta con pesanti criticità secondo il Crea. Un rischio per l’economia, l’occupazione e l’ambiente ma anche per l’approvvigionamento alimentare del Paese in un settore in cui l’Italia – precisa la Coldiretti – è dipendente dall’estero per il 16% del proprio fabbisogno. A rischio c’è un sistema composto da 26mila stalle da latte italiane sopravvissute che garantiscono una produzione di 12 milioni di tonnellate all’anno che alimenta una filiera lattiero-casearia nazionale, che esprime un valore di oltre 16 miliardi di euro ed occupa oltre 100.000 persone con una ricaduta positiva in termini di reddito e coesione sociale” sostiene il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “la stabilità della rete zootecnica italiana ha un’importanza che non riguarda solo l’economia nazionale ma ha una rilevanza sociale e ambientale perché quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado dei territori soprattutto in zone svantaggiate.
LOMBARDIA, CALDO: EMERGENZA SICCITÀ NELLE CAMPAGNE
E’ emergenza siccità nelle campagne lombarde dove manca l’acqua per irrigare le coltivazioni dal mais alla soia, dal riso agli altri cereali e foraggi per gli animali fino a frutta e verdura. È l’allarme lanciato da Coldiretti Lombardia mentre ci si prepara a fare i conti con Scipione, l’anticiclone africano che fa impennare i termometri fino a 41 gradi.
Senza interventi immediati e senza nuove piogge significative – spiega la Coldiretti Lombardia – gli agricoltori si ritroveranno ben presto a non aver più alcuna possibilità di bagnare i propri campi, con la conseguente inevitabile perdita delle produzioni.
“Servono interventi immediati – afferma Paolo Carra, vicepresidente di Coldiretti Lombardia – Per cercare di far fronte a un 2022 che finora ha registrato precipitazioni praticamente dimezzate, insieme alle deroghe temporanee agli obblighi del deflusso minimo vitale è necessario rilasciare l’acqua dagli invasi montani indipendentemente dalle dinamiche della produzione di energia. E bisogna farlo ora”.
Senza acqua – continua la Coldiretti Lombardia – non è possibile garantire la produzione di cibo Made in Italy sulle tavole dei cittadini in un momento peraltro difficile a causa della guerra in Ucraina e dei forti rincari nel carrello della spesa con aumenti di prezzi degli alimentari che hanno raggiunto a maggio il +7,1%.
La siccità – spiega la Coldiretti Lombardia – è diventata la calamità più rilevante per l’agricoltura italiana con danni stimati in un miliardo di euro all’anno a livello nazionale, per effetto del calo dei raccolti che hanno bisogno dell’acqua per crescere. Ad essere colpito dalla siccità è l’intero territorio nazionale ma particolarmente grave è la situazione nella pianura padana dove per la mancanza di acqua – precisa la Coldiretti – è minacciata oltre il 30% della produzione agricola nazionale e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo.
Nonostante le ultime precipitazioni il livello del fiume Po – rileva la Coldiretti – è sceso al Ponte della Becca (Pavia) a -3,3 metri rispetto allo zero idrometrico, un livello più basso che a Ferragosto. Il 2022 – continua la Coldiretti Lombardia – finora ha fatto registrare precipitazioni dimezzate, con le riserve idriche regionali attualmente immagazzinate nei grandi laghi, negli invasi artificiali e sotto forma di neve che sono inferiori di oltre il 50% rispetto alla media del periodo 2006/2020.
Siamo di fronte – sottolinea la Coldiretti – alle conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con grandine di maggiori dimensioni, una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, che compromettono anche le coltivazioni nei campi con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.
PUGLIA, 2 GIUGNO: PER LUNGO PONTE TUTTO ESAURITO IN AGRITURISMO
Presenze turisti aprile/maggio +20% rispetto al 2019
Tutto esaurito negli agriturismi per il lungo ponte del 2 giugno in Puglia, dove nel periodo tra aprile e maggio è stato registrato un aumento del 20% delle presenze rispetto allo stesso periodo del 2019, con il ritorno dei turisti stranieri che stanno già invadendo le città, le campagne e le località marittime. E’ quanto afferma la Coldiretti Puglia, sulla base delle rilevazioni di Terranostra Puglia, l’associazione agrituristica di Coldiretti nel sottolineare che a beneficiarne sono i circa 20mila tra bar, mense, ristoranti, pizzerie e i 900 agriturismi in Puglia, ma anche a cascata le 5mila industrie alimentari e 100mila aziende agricole lungo la filiera.
Un settore in forte ripresa – sottolinea la Coldiretti Puglia – dopo le difficoltà degli ultimi 2 anni con locali svuotati, personale a riposo e prodotti invenduti. Nelle più gettonate località di mare, ma anche dalle città d’arte ai piccoli borghi si assiste – riferisce la Coldiretti Puglia – ad un vero boom sia per i pernotti che per la ristorazione anche grazie agli spazi all’esterno aggiuntivi concessi dalle amministrazioni pubbliche durante la pandemia. Secondo la Coldiretti sarà destinato alla tavola ben 1/3 della spesa turistica del 2022 che fa segnare il prepotente ritorno della convivialità con il superamento delle restrizioni anti Covid. Il consumo di pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche l’acquisto di cibi di strada, souvenir o specialità enogastronomiche è per molti turisti – sottolinea la Coldiretti – la principale motivazione del viaggio in un Paese come l’Italia che è l’unico al mondo che può contare sui primati nella qualità, nella sostenibilità ambientale e nella sicurezza della propria produzione agroalimentare.
“Se la tavola con la cucina a chilometri zero resta la qualità più apprezzata a far scegliere l’agriturismo è la spinta verso un turismo che privilegia l’ambiente, il paesaggio, la distintività e l’accoglienza familiare, calda ma professionale, che ha portato le strutture ad incrementare l’offerta di attività con servizi innovativi per sportivi, nostalgici, curiosi e ambientalisti, ma anche attività culturali come la visita di percorsi archeologici o naturalistici o wellness”, afferma Filippo De Miccolis, presidente di Terranostra Puglia.
La Puglia si rivela una delle mete più gettonate per le campagne e gli agriturismi di straordinaria bellezza, ma anche per i borghi con il 33% tra i più belli d’Italia, dove si conservano – spiega Coldiretti Puglia – le antiche tradizioni enogastronomiche rurali, incrementano la capacità di offrire un patrimonio naturale, paesaggistico, culturale e artistico senza eguali, dove Dop, Igp e i 311 prodotti pugliesi riconosciuti tradizionali dal Mipaaf vengono coltivati, allevati e trasformati, in quelli che rappresentano veri e propri presidi presìdi della biodiversità.
I piccoli comuni pugliesi, con popolazione inferiore ai 5mila abitanti sono 85 su 257 totali su una superficie territoriale di circa 2.792 km quadrati – ricorda Coldiretti Puglia – di cui 40 in provincia di Lecce, 38 in provincia di Foggia, 5 in provincia di Taranto e 2 in provincia di Bari e garantiscono il paesaggio fortemente segnato dalle produzioni agricole, dai vigneti agli ulivi secolari, con le masserie di straordinario pregio, i verdi pascoli, le distese di grano e i terrazzamenti fioriti, con la Puglia che risulta fortemente dipendente dall’estero per il flusso turistico con ben 1,5 milioni di arrivi dall’estero di viaggiatori stranieri e 3,8 milioni di pernottamenti internazionali.
LOMBARDIA, GIORNATA LATTE, RISCHIO CHIUSURA PER 1 STALLA SU 10
Non si festeggia nelle stalle da latte italiane dove quasi un allevamento su dieci (8%) rischia la chiusura anche per effetto dell’aumento medio del 56% dei costi correnti di produzione che non vengono coperti dai ricavi. Una situazione che riguarda anche la Lombardia dove nasce il 45% dell’oro bianco italiano grazie a una rete di circa cinquemila stalle che garantiscono una produzione di 5,8 milioni di tonnellate all’anno. E’ quanto afferma la Coldiretti regionale in occasione della giornata mondiale del latte voluta dalla Fao che si celebra in tutto il Pianeta per ricordare le proprietà di un alimento indispensabile per la salute.
Con lo tsunami determinato dall’effetto congiunto dell’aumento dei costi energetici e dei mangimi, il settore dei bovini da latte in Italia – sottolinea la Coldiretti – si confronta con pesanti criticità secondo il Crea. Un rischio per l’economia, l’occupazione e l’ambiente ma anche per l’approvvigionamento alimentare del Paese in un settore in cui l’Italia – precisa la Coldiretti – è dipendente dall’estero per il 16% del proprio fabbisogno.
La stabilità della rete zootecnica – conclude la Coldiretti Lombardia – ha un’importanza che non riguarda solo l’economia nazionale ma ha una rilevanza sociale e ambientale perché quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado dei territori soprattutto in zone svantaggiate.
TRENTO, LAVORO: MANCANO 100MILA STAGIONALI, SOS RACCOLTI
All`agricoltura italiana servono almeno centomila lavoratori stagionali per garantire le campagne di raccolta estive di frutta e verdura. E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che l’arrivo del grande caldo accelera la maturazione nei campi e rende ancora più urgente far fronte alla carenza di manodopera. Occorre – sottolinea Coldiretti Trentino Alto Adige – velocizzare il rilascio dei nulla osta necessari per consentire ai lavoratori extracomunitari, ammessi all’ingresso con il decreto flussi, di poter arrivare in Italia per lavorare nelle imprese agricole al più presto. Le imprese agricole – Coldiretti Trentino Alto Adige – hanno bisogno dei lavoratori richiesti ma, ad oggi, non sono stati ancora rilasciati i nulla osta da parte degli Sportelli Unici.
“La situazione -afferma il presidente di Coldiretti Trentino Alto Adige Gianluca Barbacovi- è molto seria con il rischio concreto di perdere tempo vitale per le imprese. Stamattina insieme al nostro direttore Enzo Bottos abbiamo incontrato il Prefetto a Trento che è a conoscenza della problematica e ha assicurato che si rapporterà con Roma per sbloccare la situazione in tempi brevi “.
Rispetto all`anno scorso – precisa Coldiretti Trentino Alto Adige – le quote di lavoratori extracomunitari ammessi per decreto in Italia è stato alzato a 69mila e di questi, la fetta riservata all`agricoltura è di 42mila posti, a fronte dei quali sono pero’ pervenute circa 100mila domande. La presenza di lavoratori stranieri è diventata strutturale nell’agricoltura italiana dove un prodotto agricolo su quattro viene raccolto in Italia da mani straniere che rappresentano piu’ del 29% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore, secondo il Dossier di Idos al quale ha collaborato la Coldiretti. Si tratta soprattutto – continua Coldiretti Trentino Alto Adige – di lavoratori dipendenti a tempo determinato che arrivano dall’estero e che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese, spesso stabilendo delle durature relazioni professionali oltre che di amicizia con gli imprenditori agricoli. Ma con strumenti concordati con i sindacati, occorre consentire anche ai percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani di poter collaborare temporaneamente alle attività nei campi” – conclude Coldiretti Trentino Alto Adige – che chiede “un piano per la formazione professionale e misure per ridurre la burocrazia e contenere il costo del lavoro con una radicale semplificazione che possa garantire flessibilità e tempestività di un lavoro legato all’andamento climatico sempre più bizzarro”.
PUGLIA, CARO GASOLIO FERMA IN BANCHINA FLOTTA MA STRANIERI 8 PESCI SU 10
Mentre il caro gasolio sta fermano in banchina la flotta dei pescherecci pugliesi costretti a navigare in perdita o a tagliare le uscite, quasi 8 pesci su 10 favorendo le importazioni di pesce straniero. E’ quanto denuncia Coldiretti ImpresaPesca, con i costi di gestione schizzati alle stelle per i pescatori che hanno spento i motori dei pescherecci contro i rincari che mettono in settore della pesca in Puglia.
L’effetto dell’incremento del prezzo medio del gasolio – spiega la Coldiretti regionale – si sta abbattendo come una tempesta sull’attività dei pescherecci già duramente colpiti dalla riduzione delle giornate di pesca. Fino ad oltre la metà dei costi che le aziende ittiche devono sostenere è rappresentata proprio dal carburante. Con gli attuali ricavi la maggior parte delle imprese di pesca – spiega Impresapesca Coldiretti Puglia – non riesce a coprire nemmeno i costi energetici oltre alle altre voci che gli armatori devono sostenere per la normale attività. Di questo passo uscire in mare non sarà economicamente sostenibile.
“Quasi 8 pesci su 10 che arrivano sulle tavole sono stranieri spesso senza che i consumatori lo sappiano, soprattutto a causa della mancanza dell’obbligo dell’indicazione di origine sui piatti consumati al ristorante che consente di spacciare per nostrani prodotti provenienti dall’estero che hanno meno garanzie rispetto a quello Made in Italy. Per questo abbiamo attivato nei Mercati di Campagna Amica eventi di informazione per far conoscere caratteristiche, qualità ed aiutare a fare scelte di acquisto consapevoli, soprattutto di pesce dei nostri mari a miglio0”, spiega Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.
Nei mari italiani si pescano ogni anno circa 180 milioni di chili di pesce cui vanno aggiunti gli oltre 140 milioni di kg prodotti in acquacoltura – spiega Coldiretti Impresapesca – mentre le importazioni dall’estero hanno ormai superato il miliardo di chili, secondo un’analisi su dati Istat relativi al 2018. Una situazione che lascia spazio agli inganni dal pangasio del Mekong venduto come cernia al filetto di brosme spacciato per baccalà, fino all’halibut o la lenguata senegalese commercializzati come sogliola. Una frode in agguato sui banchi di vendita in Italia e soprattutto nella ristorazione dove non è obbligatorio indicare la provenienza. Tra i trucchi nel piatto più diffusi in Italia ci sono anche – continua la Coldiretti Impresapesca – il polpo del Vietnam spacciato per nostrano, lo squalo smeriglio venduto come pesce spada, il pesce ghiaccio al posto del bianchetto, il pagro invece del dentice rosa o le vongole turche e i gamberetti targati Cina, Argentina o Vietnam, dove peraltro è permesso un trattamento con antibiotici che in Europa sono vietatissime in quanto pericolosi per la salute.
Un rischio confermato dai dati del Rassf, il sistema europeo di allerta rapido che, su un totale di 399 allarmi alimentari segnalati nel 2018 nel nostro Paese, ha visto ben 154 casi riguardare proprio il pesce (101) e i molluschi bivalvi (53), ovvero circa il 40% del totale secondo un’analisi Coldiretti. In testa alla black list ci sono le importazioni dalla Spagna – denuncia Coldiretti – da cui sono arrivati ben 51 allarmi, dal pesce con presenza eccessiva di metalli pesanti come il mercurio o contaminato con il parassita Anisakis ai molluschi infettati da escherichia coli e Salmonella, fino al cadmio nei cefalopodi come seppie e calamari. Al secondo posto si piazzano gli arrivi dalla Francia con 39 casi, di cui ben 26 riguardanti la presenza del batterio Norovirus nelle ostriche, ma anche dell’Anisakis nel pesce e dei crostaci con solfiti, mentre al terzo c’è l’Olanda, anche qui con pesce all’Anisakis e Norovirus sui molluschi.
E intanto la flotta peschereccia pugliese, denuncia Coldiretti Puglia, ha perso oltre 1/3 delle imprese e 18.000 posti di lavoro, con un contestuale aumento delle importazioni dal 27% al 33%. Di assoluto rilievo i numeri del settore in Puglia, segnala Coldiretti, il cui valore economico è pari all’1% del PIL pugliese e arriva fino al 3,5% se si considera l’intero indotto, conta 1500 imbarcazioni, 5000 addetti, 10 impianti di acquacoltura e mitilicoltura. Le aree vocate sono prioritariamente Manfredonia, Molfetta, sud Barese, Salento, dove il pescato più importante è costituito da gamberi, scampi, merluzzi.
Una crisi quella del settore ittico, che si trascina da 30 anni – rileva Coldiretti Puglia – in un mercato, quello del consumo del pesce, che aumenta, ma sempre più in mano alle importazioni. La produzione ittica derivante dall’attività della pesca è da anni in calo e quella dell’acquacoltura resta stabile, non riuscendo a compensare i vuoti di mercato creati dell’attività tradizionale di cattura. Una rinascita che passa per il mercato e sulla quale Coldiretti sta cercando di impegnarsi a fondo, facendo partire iniziative nei Mercati di Campagna Amica che hanno come obiettivo la vendita diretta, la semplificazione e la tracciabilità.
Il consiglio di Coldiretti Impresapesca è di verificare sul bancone l’etichetta, che per legge deve prevedere l’area di pesca (Gsa). Le provenienze da preferire sono quelle dalle Gsa 9 (Mar Ligure e Tirreno), 10 (Tirreno centro meridionale), 11 (mari di Sardegna), 16 (coste meridionali della Sicilia), 17 (Adriatico settentrionale), 18 (Adriatico meridionale), 19 (Jonio occidentale), oltre che dalle attigue 7 (Golfo del Leon), 8 (Corsica) e 15 (Malta). Per quanto riguarda il pesce congelato c’è l’obbligo di indicare la data di congelamento e nel caso di prodotti ittici congelati prima della vendita e successivamente venduti decongelati, la denominazione dell’alimento è accompagnata dalla designazione “decongelato”.
IL FALSO PESCE MADE IN ITALY
Nome vero del prodotto Spacciato per:
Pangasio del Mekong Cernia
Halibut Sogliola
Squalo smeriglio Pesce spada
Filetto di brosme Baccalà
Pesce ghiaccio Bianchetto
Pagro Dentice rosa
I SEGRETI PER SCEGLIERE IL PESCE FRESCO
Acquistarlo, laddove possibile, direttamente dal produttore che garantisce la freschezza del pescato;
Verificare sul bancone l’etichetta, che per legge deve prevedere la zona di pesca;
Verificare che la carne abbia una consistenza soda ed elastica, che le branchie abbiano un colore rosso o rosato e siano umide e gli occhi non siano secchi o opachi, mentre l’odore non deve essere forte e sgradevole;
Per molluschi e mitili, è essenziale che il guscio sia chiuso;
Per i gamberi verificare che non abbiano la testa annerita;
Meglio non scegliere i pesci già mutilati della testa e delle pinne.
* Fonte: Coldiretti – Impresapesca
UMBRIA, CONTRATTI FILIERA, PNRR, PRATICHE SLEALI: OPPORTUNITÀ E NUOVE SFIDE
“Contratti di filiera, PNRR, pratiche sleali: le opportunità e le nuove sfide per l’agricoltura umbra”. Questi i temi principali al centro dell’Assemblea della Coldiretti Umbria, svoltasi ieri a Todi presso la cantina Roccafiore, aperta anche ad Istituzioni e mondo economico. Un’occasione utile – spiega Coldiretti – per riflettere sugli argomenti più rilevanti del comparto alle prese con una congiuntura economica complessa e con i cambiamenti socio-politici generati dalle dinamiche internazionali, e per tracciare un bilancio sullo stato di salute e sulle prospettive del settore, con la difesa dei redditi agricoli in primo piano. Dopo i saluti iniziali del Sindaco di Todi Antonino Ruggiano, un’ampia e costruttiva serie di interventi che hanno tracciato le attuali evoluzioni per il mondo agricolo.
Di un’agricoltura centrale per l’intera società, segnata però da due anni di pandemia e ora dalle conseguenze della guerra in Ucraina, ha parlato il Presidente regionale Coldiretti Albano Agabiti. Stiamo vivendo una fase che ha messo in discussione tutti i vari modelli di riferimento – ha sostenuto Agabiti – ma bisogna saper cogliere i cambiamenti come opportunità. Nel definire fondamentale il raggiungimento di una giusta quantità e qualità di cibo da produrre, così come una sovranità alimentare che rispetti l’ambiente, Agabiti ha delineato quattro assi prioritari di lavoro. La “semplificazione”, su cui serve un deciso cambio di passo, per agevolare il lavoro delle imprese, con procedure più rapide. Le “filiere”, con quelle nazionali da collegare in ambito PNRR a quelle regionali, puntando in Umbria anche sullo sviluppo di quelle dei bovini e dei suini. Quest’ultima – ha ricordato – alle prese pure con la peste dei cinghiali, un’emergenza su cui occorre mettere in campo da subito ogni misura possibile e straordinaria, al fianco della modifica della Legge 157/92. Sulla “formazione””: il futuro del settore primario si baserà sull’innovazione, a cominciare dall’agricoltura di precisione – ha spiegato Agabiti – serve quindi investire su specifiche conoscenze e professionalità; sulle “pratiche sleali” infine – ha concluso Agabiti – occorre che organi preposti ed Istituzioni si schierino sempre di più a fianco degli imprenditori agricoli.
Un appuntamento importante, dunque per presentare pure le strategie e il progetto economico/sindacale di Coldiretti alla luce del nuovo contesto socio-economico che stiamo vivendo – come ha ricordato il Direttore Coldiretti Umbria Mario Rossi che ha coordinato i lavori. La stretta attualità – ha precisato – sta dimostrando come la globalizzazione spinta abbia fallito e come servano rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei, nazionali e regionali che assicurino la sovranità alimentare come cardine strategico per la sicurezza. Agire subito è l’imperativo di Coldiretti. Serve concretezza e rapidità nelle risposte – ha aggiunto Rossi – per ridare slancio alle imprese, ma anche per affrontare e superare le varie problematiche che osteggiano ancora le attività di tante aziende agricole. Il PNRR è uno strumento importante – ha concluso – ma va “messo a terra” rapidamente.
Un fondamentale contributo all’Assemblea, quello di Alessandro Apolito, Capo Servizio Tecnico Confederazione Nazionale Coldiretti. Nel ricordare il ruolo di Coldiretti “sempre più sindacato di filiera”, a favore di accordi tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi, Apolito ha sottolineato l’impegno dell’Organizzazione agricola, per agevolare percorsi brevi e non farraginosi per intercettare le risorse del PNRR e della PAC, da parte delle imprese. Il loro futuro passa da due grandi sfide – ha precisato – quelle del raggiungimento della sovranità alimentare ed energetica, due ambiti che Coldiretti ha “portato” e “concretizzato” proprio nell’ambito del PNRR, dove sono previsti, tra l’altro, 1,5 miliardi di euro per il Parco Agrisolare con un consumo di suolo “zero” per rendere indipendenti energeticamente migliaia di aziende e 1,2 miliardi di euro per i contratti di filiera, fortemente voluti da Coldiretti anche nel Decreto Legislativo contro le pratiche sleali, dove vengono citati come buone pratiche commerciali. Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza – ha rimarcato Apolito – è stata recepita quella strategia che da anni la Coldiretti porta avanti e che vede l’agricoltura e l’agroalimentare connessi con tutti gli altri settori produttivi e con le azioni di sviluppo del sistema Paese.
Proprio del provvedimento sulle pratiche sleali, per garantire un equo valore al lavoro dell’imprenditore agricolo lungo la filiera, ha trattato l’intervento di Paola Aceto, Responsabile Area Legislativa Coldiretti Umbria. Tra i “dossier” aperti a livello locale – ha ricordato inoltre Aceto – quelli sulla semplificazione, con le proposte Coldiretti che mirano ad accorciare i tempi di attesa delle imprese per le procedure amministrative, per facilitare l’organizzazione aziendale, e sull’agricoltura sociale, una straordinaria opportunità a vantaggio delle imprese multifunzionali ma anche per l’intera collettività.
L’Assessore regionale all’Agricoltura Roberto Morroni ha evidenziato, tra l’altro, come occorra muoversi in tempo per cogliere i cambiamenti in atto, ma servirà sempre più innovazione e ricerca, ambiti che richiedono solidità finanziaria e organizzativa. Serve – secondo Morroni – un forte rafforzamento della capacità imprenditoriale, per questo è necessario intraprendere con molto più vigore un processo di aggregazione tra le imprese.
Per l’Assessore regionale allo Sviluppo Economico Michele Fioroni, è chiaro il cambiamento dell’attività imprenditoriale agricola rispetto al passato, con un tasso di innovazione nel settore molto alto. La digitalizzazione – ha sottolineato – sarà sempre più fondamentale, con le filiere che vengono messe in connessione tra loro anche con lo scambio di dati. Fioroni ha pure rimarcato il grande compito e ruolo della formazione professionale: occorre in quest’ambito orientare sempre di più e meglio le famiglie, anche alla conoscenza di un mestiere in cui le giovani generazioni sono sempre più protagoniste.
Tra i vari interventi anche quelli di Filippo Gallinella, Presidente Commissione Agricoltura Camera dei Deputati e di Angelo Frascarelli Presidente di Ismea. L’agricoltura – ha sostenuto Gallinella – è al centro dell’agenda politica; tra i nostri compiti quelli di garantire la sicurezza alimentare ed un’equa distribuzione del valore lungo la filiera. Nel ricordare il lavoro di Ismea per lo sviluppo delle aziende agricole, Frascarelli ha evidenziato come occorra dare certezze agli imprenditori, cui vanno messe a disposizione le informazioni per fare impresa.
PIEMONTE, 2 GIUGNO: BOOM PER AGRITURISMI
Caldo e prove generali per l’estate: al via il ponte del 2 giugno per la festa della Repubblica che vede 1 italiano su 2 trascorrere alcuni giorni fuori casa tra agriturismi, picnic e gite. E’ quanto afferma Coldiretti Piemonte nel commentare l’indagine sul sito www.coldiretti.it da cui risulta che il meteo favorevole spinge la campagna con i piccoli borghi, scelta dal 28% degli italiani, tanto che gli agriturismi si avvicinano al sold out, secondo una stima di Terranostra Campagna Amica.
“Nonostante le preoccupazioni per l’impennata dei prezzi con la crescita record dell’inflazione – spiega Stefania Grandinetti presidente degli Agriturismi di Campagna Amica del Piemonte -, non manca la voglia dei turisti di visitare i nostri territori e vivere le esperienze nella natura che i nostri agriturismi propongono. Se la cucina a chilometri zero resta la qualità più apprezzata, a far scegliere uno dei circa 300 agriturismi piemontesi è anche la spinta verso un turismo di prossimità, con la riscoperta dei piccoli borghi e dei centri minori con servizi innovativi per sportivi, nostalgici, curiosi e ambientalisti, oltre ad attività culturali come la visita di percorsi archeologici o naturalistici o wellness”.
“Il 2 Giugno rappresenta un appuntamento molto atteso per il settore turistico nazionale dopo due anni difficili in cui a mancare all’appello sono stati soprattutto i turisti stranieri bloccati alle frontiere dall’avanzare dei contagi e dalle misure di restrizione adottate per far fronte alla pandemia – fanno notare Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale. La nostra Regione, poi, ha il maggior numero di piccoli comuni: ne conta 1.046, cioè il 18,99% del totale nazionale, che sono il luogo ideale dove trascorrere momenti di relax lontani dalle città. Il consiglio è di rivolgersi a siti come www.campagnamica.it che permette di scegliere le strutture dove poter soggiornare nei più bei paesaggi del Piemonte con l’indicazione dei servizi offerti”.
TOSCANA, 2 GIUGNO: 70 MILA IN AGRITURISMO. PER VACANZE ESTIVE TANTI STRANIERI
In 70 mila negli agriturismi toscani per il ponte del 2 giugno. E per le vacanze estive si rivedono turisti e famiglie straniere con 7 prenotazioni su 10 nelle strutture. E’ quanto stimano Coldiretti Toscana e Terranostra Toscana, la principale associazione degli agriturismi, nel sottolineare che si conferma il ritorno ai viaggi degli italiani dopo due anni segnati dal Covid e dalle necessarie misure di restrizione per la pandemia. Con 5.424 strutture agrituristiche la Toscana è infatti la regina del turismo rurale nel Bel Paese intercettando da sola un turista su cinque e con la più alta presenza di imprese femminile alla guida aziendale; 4.962 le strutture che offrono alloggio per oltre 85 mila posti letto, 1.880 ristorazione, 1.679 degustazione, 165 campeggio, 758 altre attività.
Se la cucina a chilometri zero resta la qualità più apprezzata, a far scegliere l’agriturismo – sottolineano Coldiretti Toscana e Terranostra Coldiretti – è la spinta verso un turismo di prossimità, con la riscoperta dei piccoli borghi e dei centri minori nelle campagne italiane che ha portato le strutture ad incrementare anche l’offerta di attività con servizi innovativi per sportivi, nostalgici, curiosi e ambientalisti, oltre ad attività culturali come la visita di percorsi naturalistici o wellness.
Il ponte del 2 Giungo rappresenta un appuntamento molto atteso dal settore agrituristico con le aziende che secondo Terranostra hanno perso nel solo mese di giugno ben il 30% degli arrivi rispetto a prima della pandemia nel 2019, soprattutto per effetto del crollo degli stranieri ma anche degli italiani. “Gli stranieri stanno tornando: e questa è una bellissima notizia. – commenta Luca Serafini, Presidente Terranostra Coldiretti Toscana – I primi segnali di ripartenza vera li abbiamo iniziati ad intravedere subito dopo la fine dello stato di emergenza e di pari passo con il graduale allentamento delle misure. Lo scorso anno, in questo periodo, le prenotazioni erano ancora molto incerte ed il rischio di cancellazione altissimo. Uno scenario fortunatamente molto diverso da quello di oggi”.
I turisti stranieri – rilevano Coldiretti e Terranostra – sono strategici per l’ospitalità soprattutto nelle mete più gettonate anche perché hanno tradizionalmente una elevata capacità di spesa per alloggio, alimentazione, trasporti, divertimenti, shopping e souvenir. La loro assenza ha pesato enormemente sui conti delle aziende agrituristiche con un crollo dei fatturati stimato in 350 milioni di euro e delle presenze del 67% nel 2020 e del 31,8% nel 2021.
Il consiglio è di rivolgersi – conclude la Coldiretti – a siti come www.campagnamica.it che permette di scegliere le strutture dove poter soggiornare nei più bei paesaggi della campagna italiana con l’indicazione dei servizi offerti.
LAZIO, PESTE SUINA: A RIETI AL VIA SUBITO INTERVENTI DI CONTENIMENTO DEI CONTAGI
“Al via subito gli abbattimenti dei cinghiali. Non possiamo permetterci di aspettare ancora, davanti alla velocità di diffusione della peste suina”. E’ l’appello del presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri. “Ad una settimana dal primo caso di peste suina a Rieti – prosegue – ancora non sono stati presi provvedimenti per il contenimento del virus dei cinghiali, che si tramette ai suini e rischiano di essere abbattuti anche se sani. La situazione è già fuori controllo nella Capitale ed era prevedibile che i casi aumentassero. Così come è prevedibile che a breve ne conteremo molti altri nella regione. E questo anche perché chi doveva manutenere e controllare, non lo ha fatto e ora il futuro delle nostre aziende, è messo a rischio anche dall’inefficienza di alcune strutture ed Enti Parco, come ad esempio Roma Natura, che non sono riuscite a rispettare un Piano di contenimento”.
In questi giorni si sono susseguiti incontri tra la prefettura, la Asl, i sindaci del territorio di Rieti, il ministero della Salute e il commissario per l’emergenza della peste suina, Angelo Ferrari, per valutare gli strumenti da adottare. La zona rossa potrebbe scattare in queste ore in diversi comuni da Antrodoco a Cittaducale, da Micigliano a Castel Sant’Angelo, oltre a Borgo Velino, dove giovedì scorso è stata trovata la carcassa del primo cinghiale risultato infetto.
“E’ in pericolo l’intero pa?trimonio suinicolo della nostra regione – prosegue Granieri – dove rischiano di essere abbattetti anche maiali sani con un impatto sulla filiera devastante e conseguenze economiche che ricadranno sull’intero settore. Un settore che nel lazio fa registrare un giro di affari di oltre un milione di euro. E se questo accadrà a Rieti, andranno sprecati anche i soldi già stanziati dalla Regione Lazio e spesi dalle aziende del territorio per incrementare la presenza di suini nelle aziende dell’area del cratere ad Amatrice”.
La velocità con cui si diffonde la peste suina, basti pensare che un solo cinghiale riesce a percorrere in un solo giorno anche 80 chilometri, mette a rischio gli allevamenti della zona. Solo a Rieti le aziende suinicole sono oltre 370 per un totale di oltre 5 mila capi e rappresenta la seconda provincia nel Lazio, dopo Frosinone, in ordine di importanza per numerosità aziendale.
“Ad essere esposti ai rischi maggiori sono soprattutto gli allevamenti suincoli di maiale nero reatino – spiega il presidente di Coldiretti Rieti, Alan Risolo – con razze autoctone allevate allo stato brado o semibrado, quindi allevate necessariamente in spazi aperti. Aziende che realizzano prodotti tipici di pregio e rappresentano una distintività per il nostro territorio. Non possiamo permetterci di perdere una delle nostre eccellenze. E a questo si aggiungono anche le ripercussioni su altre fiere, come quella zootecnica, che subirà altri danni a casa del prevedibile blocco della movimentazione del fieno e della paglia, come è già accaduto nella zona rossa a Roma, in un momento storico come questo in cui il loro prezzo è aumentato e i costi delle materie prime continuano a lievitare”.
LIGURIA, TURISMO: AGRITURISMI PRONTI PER IL PONTE DEL 2 GIUGNO
Caldo e prove generali per l’estate: al via il ponte del 2 giugno per la festa della Repubblica che vede 1 italiano su 2 trascorrere alcuni giorni fuori casa tra agriturismi, mare, picnic e gite. E’ quanto afferma Coldiretti Liguria nel commentare l’indagine sul sito www.coldiretti.it da cui vince la spiaggia con gli stabilimenti pronti ad accogliere quel 31% dei viaggiatori in cerca di refrigerio e della prima tintarella.
“La Liguria con i suoi circa 600 agriturismi ed ittiturismi è pronta ad accogliere i turisti per un’anticipazione estiva – spiega Marcello Grenna, presidente Terranostra Liguria– poiché, nonostante le preoccupazioni per l’impennata dei prezzi con la crescita record dell’inflazione, non manca la voglia dei cittadini di visitare i nostri territori e vivere le esperienze che i nostri agriturismi propongono. Se la cucina a chilometri zero resta la qualità più apprezzata, a far scegliere gli agriturismi liguri è anche la spinta verso un turismo di prossimità, con la riscoperta dei piccoli borghi e dei centri minori con servizi innovativi per sportivi, nostalgici, curiosi e ambientalisti, oltre ad attività culturali come la visita di percorsi archeologici o naturalistici o wellness”.
“Il 2 Giugno rappresenta un appuntamento molto atteso per il settore turistico nazionale dopo due anni difficili in cui a mancare all’appello sono stati soprattutto i turisti stranieri bloccati alle frontiere dall’avanzare dei contagi e dalle misure di restrizione adottate per far fronte alla pandemia – spiegano Gianluca Boeri presidente di Coldiretti Liguria e Bruno Rivarossa Delegato confederale -. Nell’ultimo anno si è registrata una tendenza alla riscoperta dei piccoli borghi che ci auguriamo possa portare sempre più persone a visitare le strutture della Liguria, dove si possono ammirare fantastici paesaggi, riscoprire le tradizioni del territorio e gustare i piatti tipici della cucina ligure, dai mandilli al pesto alla focaccia, dall’olio alle olive fino al vino. Il consiglio è di rivolgersi a siti come www.campagnamica.it che permette di scegliere le strutture dove poter soggiornare nei più bei paesaggi del Piemonte con l’indicazione dei servizi offerti”.
MARCHE, NUOVE DISPOSIZIONI REGIONALI SU SFALCI E RAMAGLIE
Gli sfalci, le ramaglie e le potature non sono un rifiuto speciale ma un prodotto agricolo che può essere recuperato e riutilizzato. Può sembrare una banalità ma così non era nella giungla della burocrazia all’italiana per la quale foglie secche, sfalci d’erba, potature erano ritenuti rifiuti speciali e per questo trattati e smaltiti come tali. C’è voluto l’intervento di Coldiretti per chiedere una nuova interpretazione normativa atta a riconoscere il tutto come sottoprodotto agricolo che può essere riutilizzato anziché smaltito come rifiuto speciale. Una rivoluzione per tutte le aziende del florovivaismo e per quelle che si dedicano all’arboricoltura e alla cura del verde visto che si tratta di una forte semplificazione dal punto di vista della tenuta dei registri oltre che un risparmio significativo. “Pensiamo a quanto costa ai cittadini lo smaltimento dei rifiuti – spiega Alberto Frau, direttore di Coldiretti Marche – e a quante campagne per tagliare la quota di indifferenziata. In questo caso viene riconosciuto il verde, ovviamente recuperato correttamente, come materia organica da reimmettere in ottica di economia circolare”. Un’interpretazione che Coldiretti aveva caldeggiato attraverso i propri uffici un’interpretazione estensiva della norma. Ora tutto il verde può trovare una seconda vita come concime e ammendante, andando a generare, potenzialmente, anche un sottoprodotto vendibile. Nelle Marche ci sono circa 790 aziende agricole che si occupano di florovivaismo, arboricoltura o di gestione delle aree verdi. Senza contare tutte le realtà che si occupano, nella loro multifunzionalità, di potature del verde urbano per conto dei Comuni. “Con questa precisazione che chiedevamo da tempo – aggiunge Frau – diamo anche un segnale che va verso la sostenibilità. Una buona pratica agricola sostenibile e che semplifica la normativa”.
LAZIO, GIORNATA LATTE: STALLE NON FESTEGGIANO, UNA SU DIECI RISCHIA DI CHIUDERE
Oggi è la g?iornata mondiale del latte, ma le stalle del Lazio non hanno nulla da festeggiare. Un allevamento su dieci, pari a circa l’8%, infatti, rischia di chiudere a causa di una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività, anche per effetto dell’aumento medio del 56% dei costi correnti di produzione, che non vengono coperti dai ricavi.
E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti per la giornata mondiale del latte voluta dalla Fao, che si celebra in tutto il Pianeta, per ricordare le proprietà di un alimento indispensabile per la salute.
E come se non bastasse 1/3 degli allevamenti del totale nazionale (30%) si trovano comunque costretti in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi, secondo il Crea, a cui si aggiunge il -4,8% dei campi coltivati a mais nel 2022.
“Sulla zootecnia pesano anche le ripercussioni del conflitto in Ucraina – spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – ma non solo. Le aziende fanno fatica a risollevarsi dopo la crisi determinata prima dalla pandemia e poi dall’aumento dei costi delle materie prime”.
Solo negli ultimi cinque anni nel Lazio sono circa 200 le aziende che sono state costrette a chiudere, passando così da più di mille aziende a poco più di 800 tra quelle ad orientamento latte.
Uno tsunami determinato dall’effetto congiunto dell’aumento dei costi energetici e dei mangimi, il settore dei bovini da latte si confronta con pesanti criticità secondo il Crea. Un rischio per l’economia, l’occupazione e l’ambiente ma anche per l’approvvigionamento alimentare del Paese in un settore in cui l’Italia è dipendente dall’estero per il 16% del proprio fabbisogno.
“Bisogna intervenire per contenere il caro energia – aggiunge Granieri – ed i costi di produzione invertendo la tendenza e contenendo gli aumenti con interventi che da un lato siano immediati per salvare le aziende e dall’altro strutturali, per programmare il futuro del sistema agricolo nazionale.
Servono investimenti per aumentare la produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità, ma bisogna anche sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica a supporto delle produzioni, della biodiversità e come strumento di risposta ai cambiamenti climatici”.
L’Italia è deficitaria in molte materie prime e produce appena il 36% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci, il 53% del mais per l’alimentazione delle stalle, il 56% del grano duro per la pasta e il 73% dell’orzo.
“Non possiamo permetterci di perdere le eccellenze del nostro territorio come il latte fresco, di cui Roma e il Lazio sono tra i maggiori consumatori in Italia, insieme ai prodotti che con il latte è possibile realizzare e rappresentano una distintività della nostra regione. Consumarlo aiuta a fronteggiare i costi e a salvare il Made in Lazio. A rischio c’è un sistema composto da 26mila stalle da latte italiane sopravvissute che garantiscono una produzione di 12 milioni di tonnellate all’anno che alimenta una filiera lattiero-casearia nazionale, che esprime un valore di oltre 16 miliardi di euro ed occupa oltre 100.000 persone con una ricaduta positiva in termini di reddito e coesione sociale” conclude Granieri nel sottolineare che “la stabilità della rete zootecnica italiana ha un’importanza che non riguarda solo l’economia nazionale ma ha una rilevanza sociale e ambientale perché quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado dei territori soprattutto in zone svantaggiate”.
MOLISE, EMERGENZA CINGHIALI: AVVIO CORSI PER SELECONTROLLO
Al via i corsi di abilitazione per proprietari o conduttori di fondi agricoli miranti al contenimento del numero di cinghiali sul territorio regionale. L’annuncio è stato dato oggi (1 giugno) nel corso di una conferenza stampa tenutasi nella Sala riunioni di Coldiretti Molise a Campobasso, dal Delegato Confederale, Giuseppe Spinelli, e dal Direttore regionale, Aniello Ascolese. Presente anche l’Assessore regionale all’Agricoltura, Nicola Cavaliere, che lo scorso anno ha presentato in Giunta una proposta di delibera, approvata all’unanimità, con cui si disciplina il controllo delle popolazioni del cinghiale in Regione.
“Il corso – ha spiegato Spinelli – avrà una durata di 25 ore, da suddividere in più giorni, al termine del quale il candidato che avrà frequentato almeno l’80% delle ore di formazione previste dovrà sostenere un esame scritto ed una prova orale, il cui superamento darà diritto alla prova finale abilitativa di tiro”. Potranno essere ammessi a frequentare i corsi i titolari di aziende agricole e zootecniche o conduttori dei fondi sui quali si vorrà attuare l’intervento di controllo purché: residenti nella regione Molise da almeno 5 anni, muniti di regolare licenza di Caccia in corso di validità ed in possesso, o in procinto di munirsi, di un’apposita carabina a canna rigata atta a tale uso.
L’avvio dei corsi, fortemente voluti da Coldiretti, fornisce una concreta risposta agli agricoltori, che in tal modo potranno difendere i loro terreni dall’invasione dei cinghiali che stanno portando sull’orlo del fallimento centinaia di aziende. “Il Selecontrollo – ha aggiunto Spinelli – è solo un ulteriore passo verso la risoluzione del problema che, lo ribadiamo, potrà essere risolto solo con la modifica della Legge 157/92 sulla fauna selvatica”.
Lo scorso venerdì 27 maggio oltre 400 imprenditori agricoli molisani aderenti a Coldiretti si sono uniti ad allevatori e agricoltori provenienti da tutta Italia dando vita, in piazza Santi Apostoli, ad una grande manifestazione organizzata da Coldiretti per chiedere al Governo di intervenire subito contro questa emergenza che ormai non riguarda solo le aziende agricole ma l’intera cittadinanza visto che gli ungulati, oltre a provocare incidenti stradali, anche mortali, ormai girano incontrastati anche nelle città e nei paesi del Molise.
Ma il problema non si “esaurisce” con le devastazioni dei campi e la distruzione di interi raccolti. Adesso a preoccupare c’è anche la Peste suina africana (PSA), una malattia non contagiosa per l’uomo ma che po’ trasferirsi dai cinghiali ai maiali. Ciò costituisce un grande pericolo per le aziende zootecniche che allevano maiali (in Molise ve ne sono circa 300) in quanto i cinghiali sono il principale veicolo di diffusione del virus che può risultare letale sia per i cinghiali che per i suini. Il grave pericolo per gli allevatori di suini sta nel fatto che in caso anche di un solo contagio all’intero dell’allevamento verrebbero abbattuti tutti i capi. L’invito di Coldiretti è quello di segnalare tempestivamente il ritrovamento di carcasse di cinghiali morti al competente servizio veterinario che procederà a compiere le necessarie verifiche del caso. Tutti gli interessati a seguire il corso possono rivolgersi alle ATC di Campobasso ed Isernia ed a tutti gli uffici di Coldiretti Molise dislocati sull’intero territorio regionale.
ASTI, INFLAZIONE: RIDURRE SPRECHI E FARE LISTA SPESA AIUTA A CONTRASTARE CRISI
ISTAT: L’inflazione sale al 6,9%, mai così alta dal 1986
Di fronte agli aumenti dei prezzi del carrello 7 famiglie su 10 riducono gli sprechi a tavola, quasi la metà taglia il superfluo e in 4 famiglie su 10 torna la lista della spesa (38%). Questi sono solo alcuni dei comportamenti virtuosi che le famiglie italiane stanno adottando per contrastare l’impatto degli aumenti sul bilancio familiare. In molti vanno a caccia di promozioni (38%), spesso a discapito della qualità, circa 1 famiglia su 2 guarda con più attenzione al rapporto prezzo/kg di prodotto degli alimenti (47%) e soprattutto taglia il superfluo (48%) a tavola. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti relativa alle strategie adottate dagli italiani secondo Ismea di fronte all’aumento dell’inflazione che a maggio per l’Istat sale al 6,9%, il massimo dal 1986.
“Sulle tavole degli italiani – sottolinea il presidente di Coldiretti Asti Marco Reggio – sono così tornati i piatti del giorno dopo come polpette, frittate, pizze farcite, ratatouille e macedonia. Ricette che non sono solo un’ottima soluzione per non gettare nella spazzatura gli avanzi, ma aiutano anche a non far sparire tradizioni culinarie del passato secondo un’usanza molto diffusa che ha dato origine a piatti diventati simbolo della cultura enogastronomica del nostro territorio”.
La propensione al risparmio, in ogni caso, non sembra intaccare l’attenzione verso la qualità di ciò che si porta a tavola con il 70% degli italiani che – continua la Coldiretti – non intende rinunciare al prodotto 100% italiano anche per sostenere l’economia e l’occupazione nel proprio Paese.
“Per garantirsi prodotti freschi e di qualità, ma anche per sostenere il sistema produttivo territoriale, non cadere negli inganni e risparmiare, il nostro consiglio è di acquistare prodotti locali comprando direttamente dagli agricoltori o nei mercati di Campagna Amica, in questo modo si riducono gli spostamenti, gli intermediari, e si riduce notevolmente l’impatto sull’ambiente” sottolinea Diego Furia direttore di Coldiretti Asti.
Se i prezzi per le famiglie corrono l’aumento dei costi colpisce duramente – precisa la Coldiretti – l’intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne dove più di 1 azienda agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività, secondo il Crea. In agricoltura si registrano infatti aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio.
“Occorre lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni” – concludono Reggio e Furia – “nell’immediato bisogna intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con rapide azioni per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro”
LE STRATEGIE DEGLI ITALIANI PER RISPARMIARE
Ridurre gli sprechi alimentari 68%
Ridurre l’acquisto di beni superflui 48%
Prestare attenzione al prezzo Euro/Kg 47%
Cercare le promozioni 38%
Fare la lista della spesa ?37%
Fonte. Elaborazioni Coldiretti su dati Ismea/Nielsen
MANTOVA, MAIALI: COSTI ELEVATI METTONO IN GINOCCHIO GLI ALLEVAMENTI
Costi elevati e consumi stanchi. La suinicoltura mantovana cammina a un passo dal baratro, con spese in allevamento più alte rispetto agli incassi e spera in una ripresa dei listini, che potrebbe arrivare a breve, qualora la ripresa del turismo portasse ad avere una congiuntura di domanda superiore all’offerta. Secondo le stime di Coldiretti Mantova su dati di Teseo.Clal.it, il costo del maiale per il periodo dell’ingrasso si aggira intorno ai 2,10 euro al chilogrammo, mentre le quotazioni in Cun, la Commissione unica nazionale che ha sede nel capoluogo virgiliano, sono diminuite a 1,57/kg, mettendo fortemente sotto pressione i produttori.
“Siamo stritolati dal costo dell’alimentazione, che pesa per circa il 63% del costo totale dell’ingrasso e dell’energia”, spiega Claudio Veronesi, allevatore di Sustinente e rappresentante in Cun designato da Coldiretti Mantova.
Due i fattori che hanno sostanzialmente mandato in tilt i costi della razione alimentare. in una prima fase, già nel corso della scorsa estate, furono gli acquisti massicci di cereali e semi oleosi da parte della Cina, interessata a rafforzare le proprie scorte interne, in seguito alla riorganizzazione interna della zootecnia. “I cinesi hanno da un lato ripristinato la filiera suinicola – puntualizza Veronesi – e allo stesso tempo stanno accelerando anche sulla produzioni interne di latte e per alimentare le mandrie di suini e bovini necessitano di ingenti quantità di materie prime, dal mais al grano, dall’orzo dalla soia”.
A sommarsi accanto al fattore import cinese, anche l’emergenza guerra, che sta innescando una vera e propria emergenza alimentare, dal momento che Russia e Ucraina erano responsabili dell’export di circa un terzo dei cereali su scala mondiale.
In particolare – rileva Coldiretti Mantova – il costo del granoturco per uso zootecnico è salito di oltre il 33% nel mese di marzo rispetto al mese precedente, assestandosi oggi su valori superiori ai 380 euro alla tonnellata, con un’accelerazione del 40,3% rispetto allo stesso periodo del 2021.
La soia di importazione è passata da una quotazione media mensile di 608 euro alla tonnellata a febbraio a 682 euro a maggio (+12,1%), mentre l’orzo, con listini attuali che superano i 376 euro alla tonnellata, si trova su valori più alti del 77% rispetto a maggio 2021.
“L’altro elemento che pesa sui bilanci aziendali è il costo dell’energia – prosegue Veronesi –. Le esigenze di garantire il benessere animale stanno comportando un consumo elevato di gas e di elettricità, per far funzionare le ventole e gli impianti di raffrescamento”. Dinamiche che indubbiamente pesano sugli allevamenti, tenuto conto che i prezzi dell’energia elettrica sono passati dai 149,4 €/MWh dello scorso 24 febbraio, data dell’invasione russa dell’Ucraina, agli attuali 216,4 euro, con picchi che hanno sfiorato a marzo anche i 450 euro per MegaWatt/ora.
Il prezzo del gas alla Borsa di Amsterdam, riferimento europeo, quotava esattamente un anno fa 17,8 €/MWh. Oggi – rileva Coldiretti Mantova su dati Teseo.Clal.it – è vicino ai 90 euro, dopo aver registrato un picco di 210 euro lo scorso 7 marzo.
“Pesano anche i consumi, in questo periodo addormentati su una fase di stanca, che non invoglia i listini della Cun a rialzarsi”, riconosce Veronesi. La situazione però potrebbe sbloccarsi grazie alla ripartenza dei consumi legati al turismo.
Cominciano a rallentare le consegne, anche per una diminuzione delle produzioni di suini a livello europeo – osserva Coldiretti Mantova – e questo potrebbe rappresentare un segnale positivo per i mercati e compensare un export di carni suine e salumi che nei primi due mesi del 2022 hanno tirato il freno (-14,32% rispetto a gennaio-febbraio 2021).
Il commento di Anas. Sulla situazione è intervenuto anche Thomas Ronconi, allevatore di Coldiretti a Marmirolo e presidente dell’Associazione nazionale allevatori di suini (Anas). “Siamo nel baratro più totale, con allevatori che chiudono l’azienda, altri che sono passati in soccida e allevatori che non fecondano le scrofe per rallentare le produzioni”, dice Thomas Ronconi, presidente di Anas.
Sull’andamento del mercato, invece, Anas è più ottimista sulla ripresa. “Salvo passi salvi, la situazione è favorevole per gli allevatori e mi aspetto già oggi un aumento dei listini – sostiene -. I cali che abbiamo subito in queste ultime settimane sono stati di fatto imposti, ma ora mi attendo un atteggiamento costruttivo per non mettere definitivamente in ginocchio un segmento importante della zootecnia italiana”.
TORINO, LAVORO: “SOS RACCOLTI SENZA LAVORATORI STAGIONALI”
TORINO SOS per la raccolta di frutta e verdura poiché all’agricoltura italiana servono almeno centomila lavoratori stagionali. Questo denuncia la Coldiretti nel sottolineare che l’arrivo del grande caldo accelera la maturazione nei campi e rende ancora più urgente far fronte alla carenza di manodopera.
«Occorre velocizzare il rilascio dei nulla osta necessari per consentire ai lavoratori extracomunitari, ammessi all’ingresso con il decreto flussi, di poter arrivare in Italia per lavorare nelle imprese agricole al più presto – evidenzia Sergio Barone presidente di Coldiretti Torino –. Il caldo dei giorni scorsi e le temperature nuovamente in rialzo fanno sì che la frutta e la verdura Made in Piemonte maturino a vista d’occhio. È già partita la raccolta dei piccoli frutti cui seguiranno le ciliegie e le operazioni di dirado nei frutteti, essenziali per produzioni estive di qualità».
Il presidente Sergio Barone aggiunge: «Siamo già oltre tempo massimo, per questo chiediamo con forza di accelerare anche sulla decontribuzione del lavoro stagionale e sui voucher, semplificando le regole di assunzione. Da anni ormai, si è consolidato un meccanismo virtuoso, organizzato soprattutto nel distretto frutticolo del pinerolese e del saluzzese, che non possiamo pensare di fermare. Per questo serve agire in fretta per recuperare il tempo perso e consentire ai frutticoltori di salvare una campagna di raccolta che si preannuncia abbondante, dopo la penuria dello scorso anno legata alla terribile gelata dell’aprile 2021 che ha fortemente ridimensionato le produzioni frutticole. Bisogna consentire anche ai percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani di poter collaborare temporaneamente alle attività nei campi prevedendo un piano per la formazione professionale e misure per ridurre la burocrazia e contenere il costo del lavoro con una radicale semplificazione che possa garantire flessibilità e tempestività».
Nel 2019 gli occupati agricoli extracomunitari a tempo determinato in Piemonte sono stati 16.380 con un totale di 1.307.458 giornate lavorate. A Torino, sempre nel 2019, gli occupati agricoli extracomunitari a tempo determinato sono stati 1.748, con 131.879 giornate lavorate (Fonte: Inps, elaborazioni Crea). Nell’anno 2020 le procedure di assunzione di cittadini stranieri in Piemonte nel settore agricolo sono state 34.288, di cui 27.384 maschi e 6.904 femmine (Fonte: Piemonte in cifre).
PADOVA, L’AGRICOLTURA IN CLASSE PER 4 MILA STUDENTI DI 30 ISTITUTI PADOVANI
Oltre quattromila studenti, dalla scuola dell’infanzia alla secondaria, centinaia di ore di lezione in 220 classi di almeno 30 istituti padovani, dalla città alla provincia, dall’Alta alla Bassa: l’educazione alimentare arricchisce l’ora di educazione civica a scuola con la proposta che Coldiretti Padova ha portato in aula per l’intero anno scolastico.
Nelle scuole primarie sono stati impegnati oltre 2.600 alunni di 137 classi, 850 gli studenti delle medie e 420 quelli degli istituti superiori, a cui si aggiungono anche 170 bambini della scuola dell’infanzia.
Prima a distanza e on line, nel rispetto delle disposizioni sanitarie, poi in presenza, il progetto “Semi’insegni” ha permesso ad oltre 4 mila ragazzi di scoprire l’origine e la stagionalità dei prodotti, di sapere da dove viene ciò che trovano a tavola, di conoscere un po’ meglio il loro paese, il loro territorio, di cimentarsi con la cura di un giardino e di un orto. Tutto questo sotto gli occhi esperti delle tutor di Coldiretti Donne Impresa, le agricoltrici capitanate dalla responsabile nazionale Sara Bortolas, bellunese ma ben conosciuta nel padovano per le numerose attività didattiche tenute nelle scuole della nostra provincia.
Le ultime lezioni hanno coinvolto i ragazzi delle scuole primarie di Montagnana con le lezioni sull’economia circolare e la sostenibilità ambientale, con laboratori coinvolgenti nei quali i bambini hanno potuto cimentarsi con i temi del riciclo, dell’uso responsabile delle risorse, del risparmio energetico, dell’attenzione verso la biodiversità e molto altro. Particolarmente coinvolgenti i laboratori all’aperto, nei quali i ragazzi hanno potuto prendersi cura dell’orto o del giardino, o dell’albero piantato nei mesi scorsi.
“Ringrazio gli insegnanti e i dirigenti scolastici che ci invitano in aula e le famiglie per la disponibilità ad accogliere le operatrici didattiche di Coldiretti – afferma Chiara Bortolas – un lavoro che ci consegna fiducia e soprattutto una grande responsabilità verso le nuove generazioni e la loro crescita. Incrociare gli occhi dei bambini incantati dai prodotti agroalimentari di stagione è sempre una sorpresa. I piccoli studenti sono curiosi e motivati, reattivi seppur provati da una situazione d’emergenza. Quello che gli operatori agricoli offrono con questa iniziativa oltre alla formazione alimentare, ambientale e civica, è soprattutto un rapporto di fiducia con le nuove generazioni e il corpo insegnante trattando temi legati all’agricoltura che abbracciano varie discipline dalle scienze alla geografia, anche matematica e storia ad esempio. Ora siamo già al lavoro per la nuova edizione del progetto che con il nuovo anno scolastico coinvolgerà altre scuole. Grazie alla collaborazione con decine di scuole il prossimo anno scolastico proseguiremo l’attività con nuove proposte e tante avventure da vivere anche all’aperto”.
L’iniziativa di “Semi’nsegni”, rivolta a tutte le scuole dell’obbligo, fa riferimento al Protocollo d’Intesa del luglio del 2019 “Per la promozione delle competenze connesse alla sostenibilità nell’alimentazione, per lo sviluppo dell’economia circolare, della green economy e dell’agricoltura di precisione e digitale” firmato dal il Miur e la confederazione nazionale Coldiretti.
VENEZIA, GITA PREMIO A PELLESTRINA
Un’intera giornata a Pellestrina per conoscere da vicino il lavoro dei pescatori vedendo diverse realtà del comparto, è stata la gita premio per i vincitori del Concorso organizzato da Coldiretti Venezia Semi’nsegni a pescare. Ad aggiudicarsi questa esperienza è stata la classe 5B della scuola primaria G-Pascoli di Campalto: 19 ragazzi e 4 maestre hanno vissuto una giornata del tutto speciale, accompagnati da Raffaella Veronese responsabile di Donne Impresa Venezia che coordina il gruppo di imprenditrici agricole promotrici del concorso scuola. “Nel corso di questi ultimi anni abbiamo visto grandi risultati dal nostro lavoro rivolto alle scuole con progetti di educazione alimentare o ambientale per avvicinare grandi e piccini al mondo agricolo- spiega Raffaella Veronese – A settembre scorso abbiamo avuto l’idea di creare maggiore sensibilità verso il lavoro dei pescatori, verso la fauna ittica che popola il nostro mare e la nostra laguna di Venezia. Il progetto non ha avuto tutte le adesioni che immaginavamo a causa delle restrizioni covid, ma le classi che hanno aderito, in tutto 500 bambini nel veneziano, sono stati entusiasti del progetto.” Prima gli insegnanti sono stati coinvolti in un webinar incentrato sul tema pesca con una lezione tenuta da un esperto biologo Giovanni Marchese e il responsabile di Impresa pesca Coldiretti Alessandro Faccioli che ha illustrato il mondo della pesca veneta con le sue regole e peculiarità. In seconda battuta i bambini hanno ricevuto la visita in classe della pescatrice Katiuscia Bellan che hanno letteralmente inondato di domande sui pesci, sulle tipologie di pesca, sulla sua giornata tipo. “E’ stato entusiasmante vedere quanto erano interessati i bambini a questo argomento” – sottolinea Giovanni Pasquali direttore di Coldiretti Venezia-, “abbiamo raggiunto l’obiettivo di portare a conoscere quindi speriamo a valorizzare e rispettare un settore come quello della pesca che mai come in questo periodo necessita di attenzione.” L’entusiasmo dei bambini si è potuto toccare con mano ieri, e l’hanno appurato anche il presidente della municipalità di Lido e Pellestrina Emilio Guberti e la consigliera Antonietta Busetto che hanno accolto i ragazzi in isola e assistito alla consegna dei diplomi. I ragazzi nel corso della giornata hanno visitato il Piccolo Museo della Laguna Sud, ma anche ascoltato con attenzione gli aneddoti del pescatore Francesco Ballarin che con una passione unica e coinvolgente ha raccontato la sua storia e fatto vedere il suo tesoro, un magazzino colmo di reti da pesca che lui stesso rammenda, crea e ricrea, un’arte vera e propria di cui lui è prezioso custode. “Vorrei poter insegnare ai ragazzi questo mestiere, vivo a Pellestrina e sono pescatore da sempre e vedere che c’è poco interesse verso questo settore mi intristisce. Chi terrà vivo questo mondo se non c’è ricambio generazionale? Le istituzioni devono aiutarci in questo compito.” Ha affermato ieri Francesco Ballarin. I ragazzi sono saliti sul peschereccio di Papà Giannino, altro pescatore di Coldiretti che si è reso disponibile in questa giornata e questa volta i ragazzi hanno provato con le loro mani a preparare una rete con il novellame di cozze pronta per essere posizionata in laguna. “E’ stata un’esperienza unica- ha raccontato la maestra Cinzia Penzo- i ragazzi si sono impegnanti sin dall’inizio con ricerche sui pesci e la produzione di un plastico realizzato con materiale riciclato riproducendo particolari minuziosi sulla stagionalità dei pesci e su quanto imparato durante la visita della pescatrice”. “In un momento così difficile per i nostri pescatori – conclude Alessandro Faccioli- è importante che si crei consapevolezza in cosa consista il lavoro del pescatore, un’attività che non possiamo permetterci di abbandonare, peculiarità preziosa del nostro territorio”.
NUORO OGLIASTRA, 500 BAMBINI A LEZIONE DI EDUCAZIONE ALIMENTARE E SOSTENIBILITA’
La campagna ha colorato e profumato piazza vittorio Emanuele, per l’occasione invasa da oltre 500 bambini delle scuole materne e primarie.
La festa provinciale dell’educazione alimentare e della sostenibilità promossa da Coldiretti e Donne Impresa Nuoro Ogliastra in collaborazione con Campagna Amica e il Comune di Nuoro è stata un successo all’insegna del contatto con la terra e la tradizione.
Le fattorie didattiche e sociali e le aziende agricole di Campagna Amica hanno scoperto insieme ai bambini oltre che il valore dei prodotti a km0 anche i segreti del mondo rurale attraverso una serie di laboratori: quello sulla biodiversità con l’agriturismo Camisadu; del bosco con l’agriturismo Donnortei; della filiera del pane con l’azienda agricola Kentos; delle lumache con l’azienda agricola Krokka; delle api e del miele con l’azienda agricola Mieleggiando e con quella di Samuele Usala; della stagionalità con l’azienda agricola Raffaela Piras; sulla piramide alimentare con la società agricola Adelaide; del mare e dei pesci con il pescatore Sergio Avellino e la fattoria degli animali con l’azienda agricola Antonio Cossu. Si è trattato dell’atto conclusivo del tour nelle scuole della provincia, di Coldiretti Donne Impresa che da febbraio ad oggi ha coinvolti 15 Comuni, 15 istituti scolastici, 3000 bambini delle scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado, 19 aziende agricole di Coldiretti – Campagna Amica, 39 lezioni in aula in presenza e 3 a distanza, 6 visite aziendali.
Si tratta di un progetto di educazione alimentare che si sta svolgendo in tutto il territorio nazionale all’interno del protocollo di Intesa sottoscritto tra il Ministero dell’Istruzione e la Confederazione Nazionale della Coldiretti per la promozione delle competenze connesse alla sostenibilità nell’alimentazione, per lo sviluppo dell’economia circolare, della green economy e dell’agricoltura di precisione e digitale”.
Il tour della Federazione di Coldiretti Nuoro Ogliastra si è svolto nei Comuni di Macomer, Orosei, Sorgono, Orgosolo, Fonni, Mamoiada, Gavoi, Ollolai, Olzai, Ovodda, Irgoli, Dorgali, Siniscola, Nuoro, Tortolì attraverso dei laboratori realizzati dalla coordinatrice di Coldiretti Donne Impresa Nu-Og Sivana Sedda in collaborazione con le aziende agricole Campagna Amica Fossada di Escalaplano, Krokka di Nuoro, gli agriturismi Camisadu di Oliena e Donnortei di Fonni, la cooperativa sociale Istiporro di Dorgali, la cooperativa Apos di Sassari, l’azienda agricola Kentos di Orroli, La Fungaia di Monica Arzu di Barisardo, Tramas de seda di Orgosolo, Nuraghe Murtarba di Villagrande, Ortoflower di Tortolì Mielegiando di Dualchi, l’azienda agricola Raffaela Piras di Fonni e Marilena Senette di Dorgali, Lollovers di Lollove, la cooperativa pastori di Dorgali, la società agricola Adelaide di Morgongiori, Sedilesu di Mamoiada e Samuele Usala di Escalaplano.
“Sono state delle giornate proficue – afferma Marianna Fancello, responsabile di Coldiretti Donne Impresa Nuoro Ogliastra che insieme alla coordinatrice delle Donne Silvana Sedda ha promosso il progetto – che contribuiscono a trasmettere ai bambini il valore del km0, della stagionalità e quindi della conoscenza e del rispetto dell’ambiente oltre che accrescere in loro la consapevolezza e valore del cibo sano. Quella di oggi è stata una giornata speciale, il culmine di un bellissimo progetto a contatto diretto con la campagna”.
PIACENZA, IL VALORE DEL CIBO E DELL’ACQUA: SUCCESSO PER LA FESTA FINALE
Grande successo nell’oratorio del centro parrocchiale Corpus Domini di Piacenza per la festa finale del progetto di “Educazione alla Campagna Amica” e della proposta didattica del Consorzio di Bonifica nelle scuole piacentine.
L’evento è tornato finalmente in presenza: questa mattina, mercoledì primo giugno, una rappresentanza degli studenti coinvolti dalle lezioni in classe, si è ritrovata per le premiazioni degli elaborati finali e per trascorrere alcune ore all’aperto con iniziative e laboratori, finalizzati alla valorizzazione dei corretti stili di vita e di una sana alimentazione, consapevole dell’importanza della stagionalità e della territorialità del cibo.
Ad arricchire la mattinata è stata inoltre la visita guidata al Mercato Coperto, aperto straordinariamente a tutti per l’occasione, i cui produttori hanno preparato ai gruppi di bambini la merenda a chilometro zero, raccontando loro il legame diretto dal campo alla tavola.
La festa ha dato quindi conclusione ai progetti didattici che Coldiretti porta nelle scuole da più di vent’anni insieme a Campagna Amica, Coldiretti Donne Impresa e Coldidattica e – come da tradizione – si è svolta in collaborazione con il Consorzio di Bonifica, impegnato nelle scuole con attività didattiche legate alla valorizzazione del ciclo dell’acqua, ai cambiamenti climatici, all’educazione ambientale e alla gestione del territorio.
Il progetto di Coldiretti quest’anno era intitolato “Lo sviluppo sostenibile e l’educazione alimentare” e attraverso le dispense fornite dall’associazione, gli studenti – circa 800 quelli che hanno seguito le lezioni in aula per un totale di 25 classi – hanno approfondito uno tra questi contenuti, a scelta: l’agricoltura di precisione e l’innovazione, la biodiversità e le api, il biologico e i metodi di coltivazione sostenibile, il consumo sostenibile e Campagna Amica, la dieta mediterranea e la corretta alimentazione, l’etichettatura e la sicurezza alimentare, il valore dell’acqua e il paesaggio, i prodotti e le filiere, lo spreco alimentare e l’impronta ambientale, le tradizioni agricole e i musei a tema e infine le video interviste.
Come ogni anno, anche il Consorzio di Bonifica di Piacenza ha proposto alle scuole di Piacenza e provincia un’ampia proposta didattica che ha compreso incontri in classe, visite alle dighe di Molato (Alta val Tidone) e Mignano (Vernasca) e all’impianto idrovoro della Finarda (Piacenza), approfondimenti congiunti con Coldiretti Piacenza e la Protezione Civile. Complessivamente sono stati raggiunti 1.500 studenti dalla materna alle secondarie di secondo grado.
Il direttore di Coldiretti Piacenza Roberto Gallizioli ha ricordato come purtroppo in Italia- secondo l’analisi della Coldiretti sul Rapporto 2022 dell’ufficio europeo dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) – il 42% dei bambini tra i 5 e i 9 anni è obeso o in sovrappeso, con un risultato che è il peggiore dell’Unione Europea, dove la media è del 29,5%, e un impatto potenzialmente devastante sulla salute delle giovani generazioni. Un dato su cui ha negativamente influito la pandemia, per questo – ha affermato il direttore- occorre creare le condizioni per una crescita qualitativa nell’alimentazione dei nostri figli. L’educazione alimentare delle nuove generazioni – ha quindi ribadito – è fondamentale, così come lo è la valorizzazione dell’offerta delle mense scolastiche con cibi locali a km 0 a favore delle nostre realtà produttive e a garanzia di genuinità e freschezza”.
Anche Luigi Bisi, presidente del Consorzio di Bonifica di Piacenza, ha sottolineato l’importanza della giornata: “Con una rappresentanza degli studenti che hanno partecipato alla didattica proposta dal Consorzio, chiudiamo un anno scolastico importante dove abbiamo ricominciato ad incontrarci in presenza. I ragazzi sono la fetta più ricettiva della nostra società e rappresentano il nostro futuro. A loro abbiamo cercato di trasmettere temi legati alla sicurezza idraulica e alla gestione efficiente dell’acqua senza tralasciare sostenibilità e ambiente. Per i giovani e per le loro famiglie, oggi come domani, lavoriamo per contribuire alla sicurezza idraulica del territorio piacentino. Questo evento – prosegue Bisi – rientra anche nel centenario dei consorzi di bonifica e di ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue). Anniversario che per noi di Piacenza ha un significato ancora più forte perché 100 anni fa, era in costruzione la diga del Molato, sbarramento che è diventato il simbolo della vallata con la quale si è armonizzato. Una sorta di posa della prima pietra”.
Durante la mattinata i bambini hanno svolto iniziative e laboratori organizzati in collaborazione con i partner del progetto, dai piccoli cuochi di Master Kids Italia al fascino delle due ruote con le iniziative della Fiab, ma anche le arnie didattiche degli apicoltori dell’Apap, con cui scoprire l’importanza della biodiversità e il ruolo delle api. E poi con il “Sentiero del Tidone” ai più piccoli è stato spiegato il sentiero che per 69 Km affianca il torrente Tidone dalla sorgente alla foce ed è percorribile a piedi, in bici e a cavallo, Progetto Vita ha illustrato con un linguaggio adeguato ai bambini come comportarsi in caso di malore mentre la Protezione Civile ha parlato loro – sempre con un linguaggio adatto – degli eventi estremi.
Cinque le classi premiate, si tratta della IA e della IIIA della scuola primaria Alberoni, della IIB della scuola d’infanzia “Caduti sul Lavoro”, della scuola d’infanzia di Lugagnano e della IIE della scuola primaria di Vernasca.
All’interno del Salone dell’Oratorio è stata allestita una mostra con il percorso didattico della Bonifica e l’esposizione degli elaborati preparati dalle scuole, a conclusione del progetto educativo.
TREVISO, OGGI LA GIORNATA DEL LATTE, DOMANI DELLA CHIUSURA DELLE STALLE
“Oggi è la giornata del latte e domani potrebbe essere quella della chiusura delle nostre stalle”. Coldiretti Treviso denuncia l’insostenibilità della situazione per il comparto zootecnico da latte dove i costi per i produttori superano i ricavi. Non si festeggia nelle stalle da latte la giornata dedicata ad uno degli alimenti più importanti in quanto quasi un allevamento su dieci (8%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività anche per effetto dell’aumento medio del 56% dei costi correnti di produzione che non vengono coperti dai ricavi. La situazione interessa direttamente il Veneto dove, con 10 milioni di quintali di latte si produce un patrimonio caseario di eccellenza per un valore della filiera pari a 500 mln di euro. Il 60% del latte munto da circa 3000 imprese zootecniche è impiegato per le pezze blasonate: per il Grana Padano si usano più di 4 milioni di quintali di latte, per l’Asiago quasi 2 milioni, altrettanto significativa è la quantità per il Montasio, il Piave, il Provolone Val Padana. Chiudono la classifica il Monte Veronese e la Casatella Trevigiana. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti per la giornata mondiale del latte voluta dalla Fao che si celebra in tutto il Pianeta per ricordare le proprietà di un alimento indispensabile per la salute. Con lo tsunami determinato dall’effetto congiunto dell’aumento dei costi energetici e dei mangimi, il settore dei bovini da latte in Italia – sottolinea la Coldiretti – si confronta con pesanti criticità secondo il Crea. Un rischio per l’economia, l’occupazione e l’ambiente ma anche per l’approvvigionamento alimentare del Paese in un settore in cui l’Italia – precisa la Coldiretti – è dipendente dall’estero per il 16% del proprio fabbisogno. A rischio c’è un sistema composto da 26mila stalle da latte italiane sopravvissute che garantiscono una produzione di 12 milioni di tonnellate all’anno che alimenta una filiera lattiero-casearia nazionale, che esprime un valore di oltre 16 miliardi di euro ed occupa oltre 100.000 persone con una ricaduta positiva in termini di reddito e coesione sociale” sostiene il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “la stabilità della rete zootecnica italiana ha un’importanza che non riguarda solo l’economia nazionale ma ha una rilevanza sociale e ambientale perché quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado dei territori soprattutto in zone svantaggiate.
FORLÌ-CESENA, LAVORO: MANCANO 100MILA STAGIONALI, SOS RACCOLTI
All`agricoltura italiana servono almeno centomila lavoratori stagionali per garantire le campagne di raccolta estive di frutta e verdura. E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che l’arrivo del grande caldo accelera la maturazione nei campi e rende ancora più urgente far fronte alla carenza di manodopera. Rispetto all`anno scorso – precisa la Coldiretti – le quote di lavoratori extracomunitari ammessi per decreto in Italia è stato alzato a 69mila e di questi, la fetta riservata all`agricoltura è di 42mila posti, a fronte dei quali sono pero’ pervenute circa 100mila domande. La presenza di lavoratori stranieri è diventata strutturale nell’agricoltura italiana dove un prodotto agricolo su quattro viene raccolto in Italia da mani straniere che rappresentano piu’ del 29% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore, secondo il Dossier di Idos al quale ha collaborato la Coldiretti. “Si tratta soprattutto – spiega Massimiliano Bernabini Presidente di Coldiretti Forlì-Cesena – di lavoratori dipendenti a tempo determinato che arrivano dall’estero e che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese, spesso stabilendo delle durature relazioni professionali oltre che di amicizia con gli imprenditori agricoli. Ma con strumenti concordati con i sindacati, occorre consentire anche ai percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani di poter collaborare temporaneamente alle attività nei campi” – conclude Bernabini – che chiede “un piano per la formazione professionale e misure per ridurre la burocrazia e contenere il costo del lavoro con una radicale semplificazione che possa garantire flessibilità e tempestività di un lavoro legato all’andamento climatico sempre più bizzarro”.
E’ stato rinnovato il Ccnl degli operai agricoli che interessa 1,2 milioni di lavoratori impegnati nelle campagne a garantire l’approvvigionamento alimentare delle famiglie italiane in un momento di grande incertezza a livello internazionale con accaparramenti, blocchi, speculazioni e rincari sui prodotti agroalimentari a causa della guerra in Ucraina. Lo rende noto la Coldiretti che, insieme alle altre organizzazioni datoriali, ha rinnovato con Fai-Cisl, Uila-Uil e Flai-Cgil il contratto collettivo di lavoro proprio alla vigilia delle più importanti campagne di raccolta dei prodotti agricoli. “Si tratta – spiega Alessandro Corsini Direttore di Coldiretti Forlì-Cesena – di un importante segnale di responsabilità di imprese e lavoratori del settore agricolo nazionale di fronte ad una emergenza mondiale”. Un riconoscimento è stato riservato al versante delle prestazioni di sostegno sociale ai lavoratori, erogate dal sistema nazionale della bilateralita’ mantenendo comunque gli incrementi salariali nei limiti dell’inflazione reale. “Una particolare attenzione – continua Corsini – è stata rivolta alle attività di agriturismo, della vendita diretta e delle fattorie sociali e didattiche creando le condizioni affinché alla contrattazione provinciale sia data la possibilità di prevedere forme aggiuntive di flessibilità”. Rivisto – precisa la Coldiretti – anche il regime di classificazione degli operai florovivaisti con l’inserimento di nuovi e importanti profili professionali e l’integrazione di figure già esistenti che necessitavano di un aggiornamento. La dinamica salariale concordata – conclude la Coldiretti – prevede una prima tranche di aumento al 1 giugno 2022 del 3% una seconda al 1 gennaio 2023 del 1,2% ed una terza al 1 giugno 2023 del 0,5%.
NOVARA-VCO, PROGETTO SCUOLE PER INCENTIVARE AD ADOTTARE CORRETTI STILI DI VITA
Accompagnare le nuove generazioni a comprendere la complessità dei fenomeni della natura e ad agire per il percorso di transizione ecologica e culturale, oltre che fare apprezzare loro tutte le sfumature del mondo agroalimentare come la stagionalità e il km zero. Questo l’obiettivo dell’incontro, avvenuto ieri martedì 31 maggio alla scuola Don G. Ferrari di Pombia: nella prima parte la referente Agenda ONU 2030 Ambito Territoriale di Novara, dottoressa Gabriella Colla, ha esposto i concetti della “Carta per l’educazione alla biodiversità”, voluta dalla Presidenza della Repubblica e sostenuta dai Ministeri dell’Istruzione e della Transizione Ecologica, sottoscritta settimana scorsa a Roma alla presenza del Presidente di Coldiretti Ettore Prandini. Il documento testimonia la volontà del mondo della scuola e della società civile di promuovere percorsi formativi innovativi e l’impegno a diffondere una cultura della sostenibilità orientata ai principi di equità, accessibilità e inclusione insieme all’educazione al rispetto della natura e a un uso consapevole delle risorse del pianeta.
“L’incontro è stato estremamente interessante e ha fatto capire come i piccoli siano attenti alla sostenibilità e ai temi ambientali grazie ai loro interventi sempre precisi e inerenti alle tematiche affrontate con i loro insegnanti – commenta Gabriella Colla – Ovviamente vogliamo che questo sia solo l’inizio di un lungo percorso che ci porterà ad arricchirlo con altri appuntamenti che stiamo già organizzando per l’anno prossimo, non solo sul territorio ma anche con altre regioni d’Italia: stiamo infatti pensando ad un gemellaggio con la Sicilia”.
Successivamente il presidente di Coldiretti Novara-Vco Sara Baudo e la Referente Campagna Amica e segreteria Donne Impresa Piemonte Orientale Valentina Fichelett, hanno ufficialmente concluso il progetto Coldiretti Donne Impresa “Lo Sviluppo Sostenibile e l’Educazione Alimentare” che nelle scorse settimane ha toccato numerosi istituti elementari delle province di Novara, Vercelli, Biella e Verbania, consegnando un attestato di partecipazione agli alunni che sono stati coinvolti nell’iniziativa. I temi della sostenibilità, della tutela dell’ambiente e della legalità sviluppati attraverso il cibo Made in Italy hanno fatto da filo conduttore. “Questi ottimi risultati si ottengono solamente quando c’è la piena collaborazione e disponibilità di tutti – spiega Sara Baudo – Per questo vogliamo ringraziare la dottoressa Colla, il dirigente scolastico Andrea Camilleri di Pombia Linda Franchini e la referente educazione civica Maria Rosa Mercurio. I bambini hanno dimostrato il loro apprezzamento e oltre ad aver iniziato ad avere un approccio con i temi della stagionalità, del km zero e della biodiversità, sono stati particolarmente attratti dall’attività dell’agricoltore, affascinati dalla multifunzionalità delle aziende agricole. Siamo sicuramente convinti che questo possa essere solamente un punto di partenza e che il progetto possa proseguire anche in futuro, visto il grande successo”.
ALESSANDRIA, 2 GIUGNO: GITA FUORI PORTA E AGRITURISMO
Spinto dalle previsioni incoraggianti quasi uno su due (48%) ha scelto di trascorrere fuori casa la festa del 2 Giugno, tra quanti ne approfitteranno per fare gite fuori porta e picnic e chi farà una vera e propria vacanza di più giorni.
Il dato emerge da un’indagine Coldiretti con la ricorrenza della Festa della Repubblica che rappresenta la prima vera prova d’estate 2022, nonostante le preoccupazioni per la guerra in Ucraina e per la crisi legata all’aumento dei prezzi, con la crescita record dell’inflazione.
Nella scelta delle mete, tra gli alessandrini che trascorreranno la giornata fuori, vince la spiaggia, dove è scattata la stagione balneare con gli stabilimenti pronti ad accogliere quel 31% dei viaggiatori in cerca di refrigerio e della prima tintarella.
Ma, il grande caldo, spinge anche la campagna con i piccoli borghi scelta dal 28%, tanto che gli agriturismi si avvicinano al sold out, secondo una stima di Terranostra Campagna Amica.
Al terzo posto tra le destinazioni più gettonate si piazza la montagna (25%), ma c’è anche un 6% che approfitterà per andare a trovare parenti e amici, dopo le limitazioni legate alla pandemia, mentre un 10% farà altro.
“Se la cucina a chilometri zero resta la qualità più apprezzata, a far scegliere uno dei 25mila agriturismi italiani, è anche la spinta verso un turismo di prossimità, con la riscoperta dei piccoli borghi e dei centri minori nelle campagne italiane che ha portato le nostre strutture ad incrementare anche l’offerta di attività con servizi innovativi per sportivi, nostalgici, curiosi e ambientalisti, oltre ad attività culturali come la visita di percorsi archeologici o naturalistici o wellness. Si tratta di una scelta strategica importante per promuovere nuovi flussi turistici nelle campagne offrendo allo sguardo del visitatore la bellezza del paesaggio, delle tradizioni e la cultura di un’agricoltura in armonia con la storia e l’ambiente”, ha affermato Stefania Grandinetti, Presidente regionale e provinciale Terranostra.
Il consiglio è di rivolgersi a siti come www.campagnamica.it che permette di scegliere le strutture dove poter soggiornare nei più bei paesaggi della campagna italiana con l’indicazione dei servizi offerti.
“Il 2 Giugno rappresenta un appuntamento molto atteso per il settore turistico nazionale dopo due anni difficili in cui a mancare all’appello sono stati soprattutto i turisti stranieri bloccati alle frontiere dall’avanzare dei contagi e dalle misure di restrizione adottate per far fronte alla pandemia. La riduzione della spesa in alloggi e nella ristorazione ha travolto a valanga interi comparti dell’agroalimentare Made in Italy, con vino e cibi invenduti che hanno messo in ginocchio l’intera filiera dei consumi fuori casa che vale 1/3 della spesa alimentare degli italiani fuori casa”, ha aggiunto il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco.
Il cibo, infatti, è diventato la voce principale del budget delle famiglie in vacanza in Italia con circa un terzo della spesa di italiani e stranieri destinato alla tavola per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per cibo di strada o specialità enogastronomiche.
“La campagna è diventata così la seconda meta delle vacanze subito dopo il mare – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco. Tutti gli sforzi fatti negli ultimi due anni e il grande lavoro quotidiano dei nostri imprenditori agricoli, che non si sono mai fermati neanche durante la pandemia, sono alla base per far crescere le enormi risorse che il territorio può offrire per il rilancio dell’economia. Si tratta di una scelta strategica importante per promuovere nuovi flussi turistici nelle campagne offrendo allo sguardo del visitatore la bellezza del paesaggio, delle tradizioni e la cultura di un’agricoltura in armonia con la storia e l’ambiente. E’ necessario investire sulla distintività per valorizzare le produzioni e affrontare così il mercato globalizzato salvaguardando, difendendo e creando sistemi economici locali attorno al valore di ciò che si porta in tavola”.
GROSSETO, OLEOTURISMO: FRANTOI COME CANTINE PER SPINGERE TURISMO
Frantoi ed uliveti aperti al pubblico e agli eventi così come già avviene per cantine e vigneti ma anche agriturismi più competitivi sul mercato nazionale. Con l’approvazione della legge sull’oleoturismo e sull’ospitalità agrituristica da parte del consiglio regionale il turismo rurale fa un altro essenziale passo verso una proposta sempre più multifunzionale e completa. C’è molta Coldiretti nella nuova legge sull’oleoturismo regionale destinata a spingere i flussi turistici in tutta la maremma.
“Con questa legge la Toscana abbraccia le nuove opportunità dell’oleoturismo, potenzia la sua offerta turistico ricreativa e assicura pari dignità tra cantine e frantoi facendoli diventare luoghi di cultura, conoscenza ed esperienza ma anche di educazione al turista e presidio del territorio. Siamo molto soddisfatti che la seconda commissioni abbia analizzato e compreso le osservazioni che abbiamo presentato che sono il frutto del confronto con le aziende. – spiega Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana e Delegato Confederale Coldiretti – Le modifiche apportate alla legge regionale 30/2003 sono significative. Tra le più importanti ci sono sicuramente la possibilità di effettuare alcune tipologie di trasferimenti di volumetrie all’interno del medesimo territorio comunale o all’interno della proprietà aziendale la cui superficie sia senza soluzione di continuità e ricada parzialmente in territori di comuni confinanti così come l’aggiunta, su richiesta del cliente, di un secondo letto supplementare per i figli minori di 12 anni all’interno delle strutture fermo restando il rispetto dei requisiti igienico-sanitari”. Infine la legge consente ora alle aziende agrituristiche di organizzare eventi promozionali anche all’esterno dei beni fondiari nella disponibilità dell’azienda.
Per Coldiretti Grosseto si tratta “di una grande opportunità per un territorio che può vantare una delle cinque certificazioni regionali per gli extravergini, quella per l’olio di Seggiano DOP, 80 prodotti tipici tradizionali, paesaggi straordinari e 80 mila ettari di terreni coltivati ad ulivi. Nella nostra provincia ogni azienda, piccola o grande che sia, produce extravergine di qualità. Appartiene alla storia del nostro territorio. – conclude il Direttore di Coldiretti Grosseto, Milena Sanna – Il turismo enogastronomico è la principale motivazione di viaggio e questo la dice lunga sull’importanza di diversificare ed adeguare l’accoglienza rurale alle nuove frontiere del turismo nell’era post-Covid”.
Coldiretti è a disposizione delle imprese per chiarimenti ed informazioni relative alla nuova legge.
VICENZA, GIORNATA LATTE: COSTI PRODUZIONE SUPERANO RICAVI
Situazione critica per le stalle da latte, dove almeno un allevamento su dieci è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività anche per effetto dell’aumento medio del 56% dei costi correnti di produzione, che non vengono coperti dai ricavi.
La situazione interessa direttamente il Veneto, con in testa la provincia di Vicenza, dove, con 10 milioni di quintali di latte, si produce un patrimonio caseario di eccellenza per un valore della filiera pari a 500 milioni di euro. Il 60% del latte munto da circa 3000 imprese zootecniche, infatti, è impiegato per le pezze blasonate: per il Grana Padano si usano più di 4 milioni di quintali di latte, per l’Asiago quasi 2 milioni, altrettanto significativa è la quantità per il Montasio, il Piave, il Provolone Val Padana. Chiudono la classifica il Monte Veronese e la Casatella Trevigiana. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti per la giornata mondiale del latte voluta dalla Fao che si celebra in tutto il Pianeta per ricordare le proprietà di un alimento indispensabile per la salute.
“Con lo tsunami determinato dall’effetto congiunto dell’aumento dei costi energetici e dei mangimi, il settore dei bovini da latte in Italia – commenta Coldiretti Vicenza – si confronta con pesanti criticità secondo il Crea”.
Un rischio per l’economia, l’occupazione e l’ambiente, ma anche per l’approvvigionamento alimentare del Paese, in un settore in cui l’Italia è dipendente dall’estero per il 16% del proprio fabbisogno. “A rischio c’è un sistema composto da 26mila stalle da latte italiane sopravvissute – sostiene il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – che garantiscono una produzione di 12 milioni di tonnellate all’anno, che alimenta una filiera lattiero-casearia nazionale che esprime un valore di oltre 16 miliardi di euro ed occupa oltre 100.000 persone con una ricaduta positiva in termini di reddito e coesione sociale. La stabilità della rete zootecnica italiana ha un’importanza che non riguarda solo l’economia nazionale, ma ha una rilevanza sociale e ambientale, perché quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado dei territori soprattutto in zone svantaggiate”.
VENEZIA, GIORNATA LATTE: COSTI DI PRODUZIONE SUPERANO I RICAVI
Non si festeggia nelle stalle da ùitaliane dove quasi un allevamento su dieci (8%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività anche per effetto dell’aumento medio del 56% dei costi correnti di produzione che non vengono coperti dai ricavi. La situazione riguarda il veneziano dove già il comparto è messo a dura prova con aziende zootecniche specializzate in produzione di latte che sono rimaste poco meno che un centinaio, ma interessa in generale la nostra regione Veneto dove, con 10 milioni di quintali di latte si produce un patrimonio caseario di eccellenza per un valore della filiera pari a 500 mln di euro. Il 60% del latte munto da circa 3000 imprese zootecniche è impiegato per le pezze blasonate: per il Grana Padano si usano più di 4 milioni di quintali di latte, per l’Asiago quasi 2 milioni, altrettanto significativa è la quantità per il Montasio, il Piave, il Provolone Val Padana. Chiudono la classifica il Monte Veronese e la Casatella Trevigiana. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti per la giornata mondiale del latte voluta dalla Fao che si celebra in tutto il Pianeta per ricordare le proprietà di un alimento indispensabile per la salute. Con lo tsunami determinato dall’effetto congiunto dell’aumento dei costi energetici e dei mangimi, il settore dei bovini da latte in Italia – sottolinea la Coldiretti – si confronta con pesanti criticità secondo il Crea. Un rischio per l’economia, l’occupazione e l’ambiente ma anche per l’approvvigionamento alimentare del Paese in un settore in cui l’Italia – precisa la Coldiretti – è dipendente dall’estero per il 16% del proprio fabbisogno. A rischio c’è un sistema composto da 26mila stalle da latte italiane sopravvissute che garantiscono una produzione di 12 milioni di tonnellate all’anno che alimenta una filiera lattiero-casearia nazionale, che esprime un valore di oltre 16 miliardi di euro ed occupa oltre 100.000 persone con una ricaduta positiva in termini di reddito e coesione sociale” sostiene il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “la stabilità della rete zootecnica italiana ha un’importanza che non riguarda solo l’economia nazionale ma ha una rilevanza sociale e ambientale perché quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado dei territori soprattutto in zone svantaggiate.
CREMONA, CALDO, EMERGENZA SICCITÀ NELLE CAMPAGNE LOMBARDE
E’ emergenza siccità nelle campagne lombarde dove manca l’acqua per irrigare le coltivazioni dal mais alla soia, dal riso agli altri cereali e foraggi per gli animali fino a frutta e verdura. È l’allarme lanciato da Coldiretti Lombardia mentre ci si prepara a fare i conti con Scipione, l’anticiclone africano che fa impennare i termometri fino a 41 gradi. Senza interventi immediati e senza nuove piogge significative – spiega la Coldiretti Lombardia – gli agricoltori si ritroveranno ben presto a non aver più alcuna possibilità di bagnare i propri campi, con la conseguente inevitabile perdita delle produzioni. Senza acqua – continua la Coldiretti Lombardia – non è possibile garantire la produzione di cibo Made in Italy sulle tavole dei cittadini in un momento peraltro difficile a causa della guerra in Ucraina e dei forti rincari nel carrello della spesa con aumenti di prezzi degli alimentari che hanno raggiunto a maggio il +7,1%.
La siccità – spiega la Coldiretti Lombardia – è diventata la calamità più rilevante per l’agricoltura italiana con danni stimati in un miliardo di euro all’anno a livello nazionale, per effetto del calo dei raccolti che hanno bisogno dell’acqua per crescere. Ad essere colpito dalla siccità è l’intero territorio nazionale ma particolarmente grave è la situazione nella pianura padana dove per la mancanza di acqua – precisa la Coldiretti – è minacciata oltre il 30% della produzione agricola nazionale e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo.
Nonostante le ultime precipitazioni il livello del fiume Po – rileva la Coldiretti – è sceso al Ponte della Becca (Pavia) a -3,3 metri rispetto allo zero idrometrico, un livello più basso che a Ferragosto.
“Siamo di fronte ad una vera emergenza. E’ necessario mettere in campo, senza indugiare oltre, tutte le azioni possibili. Per le aziende agricole la situazione è ormai insostenibile. Tutte le colture sono in sofferenza a causa della crisi idrica. Se non si agisce con determinazione, il rischio è di perdere anche i raccolti che potrebbero essere messi in sicurezza grazie a interventi rapidi e incisivi – evidenzia Coldiretti Cremona -. Nei grandi fiumi l’acqua è scarsissima, insufficiente per alimentare l’irrigazione delle colture, ormai indispensabile. Rogge e canali sono asciutti, totalmente privi d’acqua”.
Soffrono i prati, i cereali autunno vernini (con il frumento che, per l’assenza di acqua, presente pianticelle che non completano il proprio ciclo, non arrivando a chicchi ricchi e abbondanti), ma ormai anche il mais, che ha iniziato la sua crescita, è al limite. “E’ vitale avere acqua per irrigare il mais – sottolinea Coldiretti Cremona –. In campo le pianticelle bruciano sotto i colpi del sole. Fortemente stressata dall’assenza di acqua, la crescita della pianta di mais si blocca. Se si prosegue così, è certa una drastica riduzione del raccolto”. Questo per quanto concerne le prime semine. Si aggiunga il tema della riprogrammazione delle semine di secondo raccolto. Molte aziende stanno modificando i piani colturali rinunciando alla programmazione di semine di secondo raccolto perché la scarsità di risorsa idrica non consentirebbe una coltivazione economicamente sostenibile. Questo comporterà anche una minore disponibilità di materie prime come mais e insilati con gravi ripercussioni anche sul settore dell’allevamento, già messo in ginocchio dall’aumento dei costi di produzione.
“È una situazione pesantissima che stiamo seguendo quotidianamente al fianco delle nostre imprese, interfacciandoci con i gestori dei Consorzi irrigui, con le Istituzioni – conclude Coldiretti Cremona –. Di fronte a circostanze eccezionali, servono interventi immediati ed altrettanto eccezionali. E’ essenziale disporre in tempi brevi di deroghe temporanee agli obblighi del deflusso minimo vitale, oltre che la possibilità di rilasciare acqua dai bacini alpini, indipendentemente dalle dinamiche della produzione di energia.
CUNEO, 2 GIUGNO: 1 SU 2 FUORI CASA, BOOM PER GLI AGRITURISMI
Al via il ponte del 2 giugno per la Festa della Repubblica che vede quasi 1 italiano su 2 (48%) trascorrere alcuni giorni fuori casa tra agriturismi, picnic e gite fuori porta. È quanto afferma Coldiretti Cuneo nel commentare l’indagine sul sito www.coldiretti.it da cui risulta che il meteo favorevole spinge il turismo outdoor fra valli, colline, campagne e piccoli borghi, tanto che secondo una stima di Terranostra Campagna Amica gli agriturismi si avvicinano al sold out.
“Nonostante le preoccupazioni per l’impennata dei prezzi con la crescita record dell’inflazione – spiega Giuseppe Buttieri, Presidente di Terranostra Cuneo – non manca la voglia dei turisti di visitare i nostri territori e vivere le esperienze che i nostri agriturismi propongono fra buon gusto, natura e relax. Se la cucina stagionale a Km zero resta la qualità più apprezzata, a far scegliere uno dei nostri agriturismi è anche l’offerta sempre più ampia e variegata di esperienze, dai percorsi naturalistici al wellness, dalle visite culturali alle attività sportive, dalle degustazioni ai laboratori di cucina”.
“Il 2 giugno è un appuntamento molto atteso per il comparto turistico dopo due anni difficili in cui a mancare all’appello sono stati soprattutto i turisti stranieri, negli anni precedenti particolarmente presenti nell’Albese, bloccati alle frontiere dalle misure anti Covid. I 300 agriturismi della Granda sono pronti ad una stagione di rilancio e promozione del territorio per offrire ai visitatori la bellezza del paesaggio, le tradizioni e la cultura di un’agricoltura in armonia con la storia e l’ambiente” dichiara Enrico Nada, Presidente di Coldiretti Cuneo.
Il consiglio è di scegliere sul sito www.campagnamica.it le strutture in cui soggiornare sul nostro territorio e le esperienze uniche per viverlo al meglio.
REGGIO EMILIA, EDUCAZIONE ALIMENTARE, SVILUPPO SOSTENIBILE. SCUOLA IN FATTORIA
Anche quest’anno siamo arrivati al termine dell’anno scolastico durante il quale numerose classi della provincia hanno seguito progetti sullo sviluppo sostenibile e l’educazione alimentare, patrocinato gratuitamente dall’ Ufficio scolastico regionale e portato nelle scuole dall’infanzia alla secondaria di secondo grado anche attraverso il contributo delle Fattorie di Coldidattica Emilia Romagna.
Oggi a Reggio Emilia si è celebrato il momento conclusivo del progetto insieme alle classi 2 e 3 della Scuola Primaria Calvino di Calerno Sant’Ilario d’Enza nella fattoria Campagna Amica e Coldidattica Api Libere.
«I protagonisti del progetto sono state le aziende agricole e fattorie didattiche Campagna Amica e Coldidattica, gli alunni, insegnanti e genitori – commenta Luciana Pedroni, responsabile Coldiretti Donne Impresa di Reggio Emilia – in una condivisione di esperienze con l’intento di avvicinare bambini e ragazzi alla conoscenza del mondo agricolo, del valore e cultura del cibo, ed educarli a corretti stili di vita per la loro salute e per il benessere dell’ambiente».
«Grazie alla preziosa collaborazione di Incia Soc Coop di Bibbiano, che si occupa di educazione ambientale, abbiamo portato il nostro progetto alla scuola primaria Calvino – commentano Annalisa e Veronica di Api Libere. Il percorso è iniziato proprio dalle nostre api, preziose sentinelle dell’ambiente con cui avviciniamo ogni anno bimbi di tutte le età alla conoscenza della biodiversità, della stagionalità e dell’agricoltura sostenibile».
Le classi 2 e 3 della primaria Calvino e loro insegnanti hanno ricevuto in dono, oltre ad una merenda a tema “pane e miele”, gli atlanti della biodiversità e il passaporto Coldidattica che permette di raccogliere timbri e punti ogni volta che si visita una fattoria potendo così partire alla scoperta delle esperienze in fattoria proposte all’interno del circuito “Grand Tour Emilia Romagna”. Per approfondimenti è possibile visitare il sito di coldidattica.it
GROSSETO, LUPI: UN ALLEVAMENTO SU TRE CHIUSO IN DIECI ANNI A CAUSA PREDAZIONI
Occorre salvare le centinaia di pecore e capre, mucche e asinelli in pericolo nelle campagne della maremma dove la presenza del lupo si è moltiplicata negli ultimi anni con il ripetersi di stragi negli allevamenti che hanno costretto alla chiusura molte attività e all’abbandono della montagna. E’ quanto afferma la Coldiretti Grosseto in merito all’ennesima mattanza in maremma a danno ancora una volta degli allevatori di Manciano Simone Masala e Carmelo Masala nei confronti del quale la principale organizzazione agricola esprimere vicinanza e solidarietà.
“I numeri diffusi da Ispra nelle scorse settimane – spiega Milena Sanna, Direttore Coldiretti Grosseto – confermano che il lupo ormai, non è più in pericolo. A rischio estinzione ora ci sono gli allevamenti che oggi le leggi nazionali non tutelano affatto. Solo nel comune di Manciano, in un decennio, hanno chiuso 66 allevamenti, uno su tre, con tutto ciò che ne consegue dal punto di vista economico, sociale e di tutela delle tradizioni e del paesaggio. Serve un vero e serio impegno delle Istituzioni per arrivare alla definizione di un Piano nazionale che guardi a quello che hanno fatto altri Paesi UE come Francia e Svizzera per la difesa dal lupo degli agricoltori e degli animali allevati. Il rischio vero oggi è – spiega il Direttore Sanna – la scomparsa della presenza dell’uomo delle montagne e delle aree interne per l’abbandono di tantissime famiglie ma anche di tanti giovani che faticosamente sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze italiane di mucche, capre e pecore”.
La maremma con 1.270 allevamenti, 147 mila capi tra ovini e caprini, è la provincia più colpita dal fenomeno delle predazioni secondo una recente rapporto. Secondo il rapporto Ispra sono 3.300 esemplari di cui quasi 2.400 lungo nelle regioni della zona peninsulare con una probabilità di presenza molto elevata in Toscana dove ha colonizzato quasi la totalità degli ambienti idonei.
“Il ritardo nell’affrontare il tema – spiega il Direttore Sanna – pregiudica la soluzione del problema dopo che i risultati dell’indagine hanno fornito elementi utili ad una revisione delle politiche di conservazione. Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare le montagne e a garantire la bellezza del paesaggio. Senza i pascoli – conclude il Direttore di Coldiretti Grosseto – le montagne muoiono, l’ambiente si degrada e frane e alluvioni minacciano le città”.
VARESE, PREZZI ALIMENTARI IN CRESCITA (+14%), IMPRESE AGRICOLE IN DIFFICOLTÀ
Aumentano del 14% i prezzi di produzione dell’industria alimentare sul mercato interno in Italia per effetto dei rincari energetici e del balzo delle quotazioni delle materie prime provenienti dall’estero.
E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sui dati Istat relativi al mese di aprile rispetto allo stesso mese dell’anno precedente: ben circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione. Uno tsunami che si è abbattuto sulle aziende agricole con rincari per gli acquisti di concimi, imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari che stanno mettendo in crisi i bilanci.
Nelle campagne – continua la Coldiretti – si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio con incrementi dei costi correnti di oltre 15.700 euro in media ma con punte oltre 47mila euro per le stalle da latte e picchi fino a 99mila euro per gli allevamenti di polli, secondo lo studio del Crea. L’impatto dell’impennata dei costi per l’insieme delle aziende agricole – precisa la Coldiretti supera i 9 miliardi di euro. In difficoltà è però l’intera filiera che si è trovata a fronteggiare aumenti unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi come il vetro, che costa oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, ma si registra un incremento del 15% per il tetrapack, del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al 70% per la plastica, secondo l’analisi Coldiretti.
Ma i prezzi degli ordini cambiano – aggiunge Coldiretti – ormai di settimana in settimana, rendendo peraltro impossibile una normale programmazione economica nei costi aziendali. Rincarato anche il trasporto su gomma del 25% al quale si aggiunge la preoccupante situazione dei costi di container e noli marittimi, con aumenti che vanno dal 400% al 1000%.
In generale, secondo il global index Freightos, importante indice nel mercato delle spedizioni, l’attuale quotazione di un container è pari a 9.700 dollari contro 1.400 dollari di un anno fa. “Serve responsabilità da parte dell’intera filiera alimentare con accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore anche combattendo le pratiche sleali nel rispetto della legge che vieta di acquistare il cibo sotto i costi di produzione” afferma il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori nel sottolineare “la necessità di risorse per sostenere il settore in un momento in cui si è aperto uno scenario di accaparramenti, speculazioni e incertezza che deve spingere il Paese a difendere la propria sovranità alimentare”.
CATANZARO, REPORT INCONTRI CON I CANDIDATI SINDACO DELLA CITTÀ
Agricoltura, agroalimentare, cibo, multifunzionalità, aziende agricole irrompono nel confronto elettorale
E’ stato un confronto ampio e stringente con ogni singolo candidato sindaco, un “testa a testa” ricco di spunti tenuto dalla Coldiretti di Catanzaro che con un programma ha voluto ribadire come il settore primario, abbia un ruolo significativo nel contesto della città capoluogo di regione e di come si può rafforzare il sistema agricolo e agroalimentare a servizio della città sia in termini produttivi che ambientali nonchè di servizi che può svolgere. Introdotti dal direttore di Coldiretti Catanzaro Pietro Bozzo, il Presidente Fabio Borrello ha illustrato ad ogni candidato le proposte e la visione di Coldiretti. La città di Catanzaro e il settore Primario solo apparentemente possono essere considerati inconciliabili: è accaduto poco che nel confronto politico ci sia stato qualcuno che ritiene di soffermarsi sulla agricoltura della città, perché da sempre è considerato il luogo dove si concentrano le attività del terziario burocratico e amministrative. Invece, si può perseguire – per Coldiretti – un suo possibile protagonismo produttivo a partire dalle potenzialità agricole ed agroalimentari quali possibili fattori di crescita e occasione di sviluppo sostenibile. Le aziende agricole attive sono 911di queste 55 praticano l’agricoltura biologica; la superficie agricola totale è di 6.500 ettari, la superficie agricola utilizzata è pari a 4.220 ettari;i coltivatori diretti sono 904; gli addetti alle varie attività agricole stagionali 228; i familiari coadiuvanti sono 1.541; il 42% della SAU è olivicola, il 14% produzione di cereali, il 6% agrumi, il 26% è destinata alle produzioni connesse all’attività zootecnica (pascoli, prati e erbai) svolta in 57 aziende agro-zootecniche, nelle quali vengono allevate: circa 1000 bovini, 3000 ovi-caprini. I punti salienti del programma: Sburocratizzazione e semplificazione amministrativa, confronto permanente con l’istituzione di un assessorato/delega dedicata; cibo e ristorazione pubblica; multifunzionalità; mecati vendita diretta; rifiuti e tari, Consorzio di Bonifica e tutela del territorio; fauna selvatica.
Talerico: Ha condiviso il programma illustrando una visione di città verde ed intelligente collegata al benessere e alla salute e l’agricoltura e l’agroalimentare di qualità è settore collegato. Investire sugli spazi verdi e orti sociali e welfare con fattorie didattiche. Eventi di livello nazionale per le produzioni agricole. Collaborazione con il Consorzio di Bonifica sulla risorsa idrica e aspetti idrogeologici. Si ad un assessorato all’agricoltura. Cibo di qualità nelle mense. Impegno a fare la differenza.
Fiorita: Sintonia totale anche per le collaborazioni passate con slow—food: La sua coalizione si pone non come speranza ma certezza di cambiamento. Confronto permanente con un assessorato al “futuro” che comprende Trismo-Agricoltura e Cibo. Mettere ordine nei mercati destinando alla vendita diretta. Si a comunità energetiche con le rinnovabili e valorizzazione delle tradizioni legate al’agricoltura. Bandi mense scolastiche non al massimo ribasso. Il centro storico non è più il luogo degli uffici ma deve essere dei giovani, della cultura e del buon cibo.
Ferro: Ha intersecato la conoscenza e l’impegno di problematiche nazionali, cinghiali e PNRR con quelle locali. Deleghe assessorili di qualità con persone di qualità. Valorizzazione dei Parchi cittadini e attenzione alle risorse del PNRR: Mercati nei vari spazi della città. La Regione deve rapportarsi con i Consorzi con deleghe e funzioni chiare assegnando compiti anche nuovi perché non sono enti inutili. Costruzione di una città moderna e diversa imperniata sui valori e potenzialità che esprime anche l’agricoltura. Un grande gioco di squadra.
Donato:L’agricoltura contribuisce in modo determinante alla mia idea di città. Si alla partecipazione strutturata con consulte e comitati di quartiere. L’agricoltura crea coesione, ha un riconoscimento pubblico con la multifunzionalità, occorre rilanciare il contratto di fiume sulla fiumarella, arricchendo il percorso con piste ciclabili, orti e fattorie didattiche perché questo unisce la città. Mercati qualificati, gestone idrica, digitalizzazione P.A., centro formazione del food e valorizzazione dei parchi cittadini.
Campo: Agricoltura punto di forza con infinite potenzialità. Etichettatura e no all’assistenzialismo spinto. Alleanza tra cittadini-consumatori e imprese agricole. Valorizzazione delle produzioni agricole, ad esempio la carne da vacca podolica ribadendo chee il KMzero è una risorsa. Ha illustrato varie iniziative di marketing per la città insistendo in particolare sul recupero della memoria storica e poi l’accessibilità della itta con la valorizzazione della Fiumarella.
Di Lieto: Ha auspicato di fare rete con iniziative in comune sull’educazione alimentare nelle scuole. Ha denunciato i sistemi di etichettatura che permettono le triangolazioni e apprezzato le azioni di Coldiretti con il blocco al Brennero e le politiche tese ad accorciare la filiera. Aumentare le produzioni UE certificate e fare leva sulla salubrità delle nostre produzioni in una regione dove non c’è il registro dei tumori. Riscrittura dei regolamenti sui tributi comunali e consumo suolo zero con un no alla cementificazione.
COMO-LECCO, SCUOLE, MATTINATA DI FESTA CON “AGRICOLTURA IN CLASSE”
E’ toccato a Erba accogliere la grande festa di fine anno delle scuole di Como Lecco: “Amore per (la) Natura” è stata promossa dalla Coldiretti interprovinciale a suggello del progetto didattico “Lo sviluppo sostenibile e l’educazione alimentare” che quest’anno ha coinvolto migliaia di ragazzi nelle scuole delle due province, attraverso laboratori in presenza e videolezioni che hanno riportato le esperienze dirette degli imprenditori agricoli su più temi, consentendo all’agricoltura di entrare fisicamente in classe. Centinaia, quindi, gli studenti presenti alle attività nella mattinata di oggi, mercoledì 1 giugno, presso il parco Majnoni nella città a baricentro tra il comprensorio comasco e quello lecchese.
“Anche quest’anno abbiamo portato avanti con impegno ed entusiasmo un progetto importante, che ha coinvolto le scuole delle due province con attività educative e divertenti in tema di cibo sano e agricoltura. Il nostro scopo è rendere le nuove generazioni più consapevoli della realtà che le circonda, della bellezza e della varietà del mondo agricolo, delle eccellenze realizzate sul territorio e del grande lavoro che c’è dietro ognuna di esse. E anche trasmettere ai ragazzi la bontà dei nostri cibi, che hanno il profumo della tradizione ma vengono prodotti in modo sempre più innovativo, smart e sostenibile”. Questo il messaggio lanciato oggi da Fortunato Trezzi, presidente di Coldiretti Como Lecco a commento dell’iniziativa, accolta con favore anche dall’amministrazione comunale di Erba.
Una mattinata di attività: giochi, laboratori e la formazione della bandiera tricolore con il canto dell’Inno Nazionale alla vigilia della Festa della Repubblica: l’iniziativa si è sviluppata attraverso percorsi formativi, video e supporti didattici dedicati agli studenti: con essa l’organizzazione agricola, in accordo con gli enti territoriali, tra cui la Camera di Commercio di Como e Lecco, che ha contribuito al progetto, ha inteso promuovere la conoscenza e l’approfondimento in materia di sviluppo sostenibile e di educazione alimentare.
Il percorso ha accompagnato per buona parte dell’anno scolastico gli studenti del comprensorio interprovinciale, offrendo a tutte le scuole la possibilità di aderire in modo assolutamente gratuito.
Il progetto di educazione civica, ambientale fa riferimento al Protocollo d’Intesa del luglio 2019 – “Per la promozione delle competenze connesse alla sostenibilità nell’alimentazione, per lo sviluppo dell’economia circolare, della green economy e dell’agricoltura di precisione e digitale” firmato dal il M.I.U.R e dalla Coldiretti nazionale.
“Oggi parlare di cibo è normale ma è frutto di un lungo lavoro fatto da Coldiretti per trasformare ciò che veniva chiamato ‘materia prima agricola’ in ‘cibo’ costruendo un rapporto, ormai consolidato, fra produttori e consumatori” commentano il presidente Trezzi e Francesca Biffi, presidente dell’Associazione AgriMercato per Como e Lecco e responsabile di Coldiretti Donne Impresa.
“In questo anno di complessità il progetto di formazione didattica nelle scuole è proseguito innovandosi anche nella multimedialità e facendo ancora una volta la differenza. Sapere cosa mangiamo, qual è il rapporto con il territorio e quali aziende lavorano per garantirci una sana e corretta alimentazione è un percorso educativo davvero arricchente. I ragazzi fanno esperienza, incontrano i produttori e conoscono anche le possibilità professionali che questo settore offre. Poter parlare di cibo ed educazione dei ragazzi è un onore che supera ogni aspettativa”.
Appuntamenti
FERRARA, TORNA “COLDIRETTI IN CAMPO”, CON VIDEO SU GESTIONE RISORSA IDRICA
Venerdì 3 giugno torna “Coldiretti in campo”, la serie di video on line di Coldiretti Ferrara nata lo scorso anno per dare voce ai problemi degli agricoltori e cercare di fornire indicazioni utili a risolverli con i consigli di tecnici esperti.
Dopo le prime uscite di ottobre e novembre 2021 dedicate alla frutticoltura, nel prossimo video, che sarà disponibile sul sito www.ferrara.coldiretti.it e sul canale youtube Coldiretti Ferrara, si parlerà di gestione della risorsa idrica, un tema molto sentito data la carenza di precipitazioni registrata in questa prima parte dell’anno.
Protagonisti saranno sempre i giovani imprenditori agricoli: in questo filmato Sofia Ricci che coltiva grano, erba medica, pomodoro e soia a Dogato e Nicolò Billo che ha la sua azienda di mais, grano, soia, pomodoro, asparagi e arachidi nelle Valli del Mezzano. Introdotti da Loris Braga, consigliere Coldiretti del Consorzio di Bonifica Pianura Ferrara, racconteranno la loro esperienza con la siccità e i cambiamenti climatici che si sono verificati negli ultimi anni. Saranno i tecnici e gli esperti del Canale Emiliano Romagnolo a proporre consigli per gestire al meglio l’utilizzo dell’acqua, con indicazioni su irrigazione, metodi per favorire il deflusso dell’acqua nei terreni dove ristagna, cuneo salino e sistemi di informazione che aiutano a intervenire in maniera puntuale e contenere gli alti costi del carburante.
RAVENNA, “A S AVDÈN OGNI TANT?!!?” NUOVO VENERDÌ CON LA BELLA ESTATE
Venerdì 3 giugno dalle 18.30 in piazzetta dei Carabinieri (via Bovini angolo via Canalazzo, Ravenna) Kid’s Ranch con agri-laboratorio per i più piccoli e aperitivo contadino per i più grandicelli
Prosegue la bella estate del Mercato Contadino di Campagna Amica con la rassegna “A s avdèn ogni tant?!!?”, i venerdì all’insegna del cibo giusto per grandi e piccoli nella piazzetta dei Carabinieri (via Bovini angolo via Canalazzo, Ravenna).
Venerdì 3 giugno, dalle 18.30 alle 20, agri-laboratorio gratuito ‘La macedonia dei colori’ per bimbi dai 3 ai 12 anni (prenotabile sul portale www.kidlights.it) e aperitivi contadini all’insegna del cibo a metro zero e di stagione.
Ogni venerdì, a due passi dal centro città, una colorata arena di balle di paglia accoglie i bambini curiosi per accompagnarli alla scoperta della campagna, dei suoi prodotti alimentari, dei suoi valori e delle sue emozioni.
L’agri-lab di questo venerdì, 3 giugno, consentirà ai bimbi di sperimentare i colori caldi e freddi, i contrasti e le armonie dei colori naturali attraverso i prodotti agricoli di stagione.
Il laboratorio rientra nel progetto “Ravenna, Comunità del cibo giusto e consapevole” promosso da Coldiretti Ravenna e Campagna Amica.
Durante il laboratorio, i genitori potranno rilassarsi con l’aperitivo di Campagna Amica: gustoso e rispettoso dell’ambiente!
Per l’aperitivo gradita la prenotazione al numero WhatsApp 353 4176457.
Si ricorda che, come ogni venerdì, il Mercato è aperto fin dalle 14.30 per consentire a tutti i cittadini-consumatori di fare in tranquillità una spesa buona, sana e locale.
VERONA, MELONE: CRESCE LA PRODUZIONE +5,3%
Mostra e concorso al mercato al coperto di campagna amica
Annata positiva per i meloni coltivati nella provincia di Verona. Ottima la qualità e in crescita la produzione, che si attesta sulle oltre 30mila tonnellate coltivate su 860 ettari (+5,3%) rispetto al 2020. Nel complesso, a livello regionale secondo i dati di Veneto Agricoltura, la superficie coltivata a melone nel 2021 è leggermente aumentata a circa 1.180 ettari (+2,7%) con una crescita anche per gli investimenti in coltura protetta (680 ettari, +5%). Le superfici sono per lo più concentrate nella provincia di Verona.
“Al momento – spiega Giorgio Girardi, responsabile del settore ortofrutticolo di Coldiretti Verona – per i meloni veronesi sono positivi i prezzi alla produzione, soprattutto per i frutti di buona pezzatura. Il melone è un frutto che viene consumato con il caldo per cui questi ultimi giorni a causa delle temperature più basse si è registrato un leggero rallentamento nelle vendite. Attualmente non si verifica un accavallamento con le produzioni del Sud Italia per cui ci auguriamo che i prezzi ai produttori possano ancora crescere. Resta il dubbio che si possa ottenere il giusto prezzo, in considerazione dell’aumento dei costi di produzione dalle piantine ai fertilizzanti fino al gasolio per i mezzi in campo”.
Al melone veronese e alle sue varietà è dedicata la 27 °mostra concorso il 4 e 5 giugno che si svolgerà come lo scorso anno al Mercato Coperto di Campagna Amica Coldiretti Verona in Galleria Filippini Verona dalle 8.30 alle 12.30 con le premiazioni domenica alle 11.
Una giuria di esperti valuterà, attraverso una degustazione, circa 40 campioni di meloni di tre categorie delle varietà Macigno, Talento e Miste di oltre 20 aziende agricole del territorio scaligero, premiandone tre nella mattinata di domenica. I consumatori potranno assistere alla mostra, ricevere indicazioni sulle varietà e acquistare i meloni veronesi.
“La mostra del melone veronese ha lo scopo di valorizzare un prodotto di eccellenza della nostra provincia e allo stesso tempo vuole promuovere il territorio in cui viene coltivato. I nostri frutti – sottolinea Franca Castellani, presidente del Consorzio Veronatura che gestisce i mercati di Campagna Amica-Coldiretti Verona – rappresentano la cultura e la tradizione agricola veronese con un occhio di riguardo alla sostenibilità: essendo a “Km Zero” non sono soggetti a lunghe percorrenze, durano di più e scongiurano così gli sprechi dovuti soprattutto alla deperibilità”.
Il melone è un frutto adatto al periodo estivo poiché è ricco di acqua (oltre 90%), di vitamine C e A, antiossidanti che aiutano l’organismo nella prevenzione delle malattie. Il frutto è altresì ricco di betacarotene, che è un valido alleato dell’abbronzatura. Il melone ha poche calorie (30 kcal per 100 gr) e pochissimi grassi ma è ricco di zucchero. Possiede una buona percentuale di vitamina B9 che fa bene ai bambini.