Primo piano
LOMBARDIA, TURISMO: CON CARO ENERGIA SOS PER 1700 AGRITURISMI
Il caro energia mette a rischio il futuro degli oltre 1.700 agriturismi presenti in Lombardia con più di mezzo milione di presenze all’anno delle quali circa la metà di turisti stranieri. E’ quanto afferma la Coldiretti Lombardia nel sottolineare che l’aumento esponenziale dei costi compromette la sostenibilità economica dell’offerta turistica nelle campagne lombarde dove – sottolinea la Coldiretti regionale – l’alloggio (servizio offerto dal 55% del totale delle strutture) e la ristorazione (offerto dal 66% del totale) sono i due pilastri dell’agriturismo, secondo l’ultima analisi Istat.
“Nel corso degli ultimi anni – spiega Massimo Grignani, presidente Terranostra Lombardia – si è ampliata la gamma di servizi offerti e a quelli tradizionali, quali ristorazione e alloggio, se ne sono affiancati altri come degustazione, passeggiate a cavallo, escursioni, osservazioni naturalistiche, trekking, mountain bike, fattorie didattiche, corsi”. L’emergenza bollette – precisa la Coldiretti – colpisce ora un settore che mostrava segnali positivi dopo le difficoltà determinate dall’emergenza Covid.
“L’agriturismo svolge un ruolo centrale per la vacanza Made in Italy – conclude il presidente Terranostra Lombardia Massimo Grignani – perché contribuisce in modo determinante al turismo di prossimità nelle nostre campagne e nei piccoli borghi, alla scoperta delle tipicità agroalimentari Made in Italy e delle bellezze dei nostri territori”.
Dal Territorio
PUGLIA, NESSUN PROGETTO PRESENTATO DA CONSORZI DI BONIFICA COMMISSARIATI
Ennesima occasione persa in anno più siccitoso di sempre
La Puglia continua a perdere risorse vitali per le manutenzioni ordinarie e straordinarie, per innovare le reti, ammodernare e rendere più efficiente l’infrastrutturazione, completare le incompiute, nell’anno più siccitoso di sempre. E’ quanto denuncia Coldiretti Puglia, in relazione alla pubblicazione del Decreto di approvazione dei 42 progetti ammessi a finanziamento con 517 milioni di euro di fondi afferenti al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), destinati agli investimenti nella resilienza dell’agrosistema irriguo per una migliore gestione delle risorse idriche, per cui i consorzi di bonifica commissariati non hanno presentato alcun progetto.
Sono occasioni perdute – denuncia Coldiretti Puglia – per finanziare gli interventi idrici e di riassetto del territorio nei prossimi anni, così come è andata persa finora l’opportunità di ridisegnare la bonifica integrale in Puglia, dove sono drammatici gli effetti dell’incuria e delle mancate opere di bonifica sul territorio, tanto tangibili che siamo riusciti a documentarli. Si sono consolidate nel tempo nuove e inevitabili esigenze di manutenzioni straordinarie delle opere pubbliche di bonifica che non possono e non devono essere scaricate sull’incolpevole platea di utenti, i quali hanno, loro malgrado, già subito nell’ultimo ventennio innumerevoli danni per mancata manutenzione.
Serve una stretta per la gestione dell’acqua e della bonifica in Puglia, con uno sforzo straordinario in termini di progettualità e investimenti per modernizzazione il settore, nonché per la maggior sicurezza dei territori rispetto ai sempre più frequenti fenomeni climatici calamitosi. Lo stesso dicasi per le opere irrigue – aggiunge Coldiretti Puglia – di cui molte sono incomplete, spesso in stato precario, con perdite non più sostenibili e anche gli invasi realizzati hanno necessità di essere riqualificati, ampliati e resi idonei per una modera distribuzione sull’area regionale.
Bisogna ripartire dalle incompiute – segnala Coldiretti Puglia – come la diga del Pappadai in provincia di Taranto, un’opera idraulica mai utilizzata e di fatto abbandonata, utile a convogliare le acque del Sinni per 20 miliardi di litri di acqua da utilizzare per uso potabile e irriguo, che una volta ultimata andrebbe a servire l’Alto Salento, ancora oggi irrigato esclusivamente con pozzi e autobotti; 80 progetti finanziati e non ancora completati;
Il completamento delle opere di sistemazione idraulica e di conservazione del suolo nel bacino del torrente Vallona a protezione dell’area irrigua di San Nicandro garganico – ricorda Coldiretti Puglia – con inizio lavori a luglio 1991 interrotti a giugno 1993 e sul torrente Scarafone, con inizio lavori ad ottobre 1990 interrotti nel luglio 1992 in provincia di Foggia, Il completamento e la sistemazione del bacino Capo D’acqua ed utilizzo irriguo acque alte e del Serbatoio Tempa Bianca sul torrente Saglioccia, con lavori ultimati ma non collaudati perché difformi dal progetto. La definitiva concretizzazione di rapporti e accordi con la Regione Molise per la realizzazione di una condotta di 10 chilometri per drenare acqua dall’invaso del Liscione sul Biferno fino all’invaso di Occhito sul Fortore.
Coldiretti Puglia ritiene l’urgenza il cronoprogramma degli interventi, a partire dall’approvazione del Piano Generale di Bonifica, coinvolgendo le parti sociali, passando dalla realizzazione dei nuovi Piani di Classifica, con riparti degli oneri adeguatamente distribuiti su tutto il territorio e una più ampia platea di contribuenti, con una coerente applicazione dei tributi di bonifica connessi ai benefici che le opere di bonifica apportano agli immobili dei contribuenti, e che la regione vigili sulla loro corretta attribuzione, il superamento del peso debitorio sul sistema Consorzi commissariati e la risoluzione delle problematiche amministrative e finanziarie esistenti, la ripresa dei servizi di bonifica (lavori, investimenti) in modo da concretare e giustificare il pagamento degli oneri di bonifica, l’aggiornamento della classificazione e dei tributi per le imprese agricole presenti nelle aree colpite da Xylella, in cui dal 2014 persiste una permanete calamità che ha sconvolto gli assetti della produttività agricola, il completamento delle opere incompiute e la ripresa delle progettazioni idrauliche ed irrigue per mettere in sicurezza il nostro territorio per il prossimo futuro.
Si sono consolidate nel tempo nuove ed inevitabili esigenze di manutenzioni ordinarie straordinarie delle opere pubbliche di bonifica che non possono e non debbono essere scaricate sugli utenti i quali hanno, loro malgrado, subito nell’ultimo decennio innumerevoli danni per mancata manutenzione.
Accanto a misure immediate per garantire l’approvvigionamento alimentare della popolazione è necessario coordinare tutti i soggetti coinvolti, Regione Puglia, Autorità di bacino e Consorzi di bonifica per una gestione unitaria del bilancio idrico perché è evidente l’urgenza di completare le ‘incompiute’ e avviare un grande piano per gli invasi che Coldiretti propone da tempo visto che viene raccolto solo l’11% dell’acqua piovana e si potrebbe arrivare al 50% evitando così situazioni di crisi come quella che si sta verificando anche quest’anno.
I Consorzi pugliesi devono garantire lo scolo di una superficie di oltre un milione di ettari (1.014.545); gestiscono circa 500 chilometri di argini; 265 briglie e sbarramenti per laminazione delle piene; 23 impianti idrovori; oltre 1.000 chilometri di canali (1.126); 9.360 ettari di forestazione. Nel settore irriguo i Consorzi pugliesi gestiscono una superficie servita da opere di irrigazione di oltre 210 mila ettari; 102 invasi e vasche di compenso; 24 impianti di sollevamento delle acque a uso irriguo; 560 chilometri di canali irrigui; circa 10.000 chilometri di condotte tubate, conclude Coldiretti Puglia.
Il piano della Coldiretti sulle risorse idriche per il Recovery Plan punta alla transizione verde in modo da risparmiare il 30% di acqua per l’irrigazione, diminuire il rischio di alluvioni e frane, aumentare la sicurezza alimentare dell’Italia, garantire la disponibilità idrica in caso di incendi, migliorare il valore paesaggistico dei territori e garantire – conclude Coldiretti Puglia – adeguati stoccaggi per le produzioni idroelettriche green in linea con gli obiettivi di riduzione delle emissioni dell’UE per il 2030.
EMILIA ROMAGNA, AGRICOLTURA BIOLOGICA: POSITIVO AVVIO CORSI FORMAZIONE
Continua a crescere l’interesse con cui il mondo produttivo e quello del consumo guardano al biologico e una conferma arriva anche dalla partecipazione ai corsi di formazione organizzati da Coldiretti Emilia Romagna in collaborazione con FederBIO, Dinamica e il Centro Tadini.
I corsi, intitolati “Start up in agricoltura biologica”, sono stati avviati con l’obiettivo di fornire le importanti competenze di base nell’applicazione del metodo biologico nelle aziende agricole.
Durante le prime lezioni è stato prezioso l’intervento della dottoressa Matilde Fossati del Servizio Agricoltura sostenibile della Regione Emilia Romagna per un approfondimento sulla normativa del settore, l’andamento del mercato fino agli aspetti della futura programmazione della politica agricola comunitaria 2023-2027.
Proprio grazie al PSR 2014-2020 dell’Emilia Romagna i corsi sono finanziati al 100% nell’ambito del tipo di operazione 1.1.01 “Sostegno alla formazione professionale ed acquisizione di competenze” e rappresentano una grande opportunità per le imprese interessate.
“Proprio come i corsi per startup bio già avviati da Coldiretti ER a Maggio 2022 su tutte le province della nostra Regione – spiega il Direttore Regionale Coldiretti Marco Allaria Olivieri – abbiamo ricevuto numerose richieste che confermano l’interesse del settore da parte delle imprese”.
“Nelle prossime settimane – continua il Direttore Allaria Olivieri – Coldiretti Emilia Romagna rafforzerà la collaborazione con i partner per poter offrire ulteriori corsi specializzati sul settore Bio che vedranno focus specifici sul principali indirizzi produttivi, dalla zootecnia alla vitivinicoltura Bio, passando dalle coltivazioni di orticole alle colture industriali bio. È necessario accompagnare le imprese anche sulla conoscenza della materia per scaricare a terra concretamente tutte le opportunità del Biologico partendo dalle ingenti risorse garantite dalla futura programmazione PSR 2023-2027 della Regione Emilia Romagna”.
LIGURIA, SOS RISCALDAMENTI, CONTRO RINCARI ENERGIA IMPORTANZA FILIERA LEGNO
Con una crisi energetica sempre più opprimente e l’aumento esponenziale dei prezzi del gas, diventa più che mai evidente la necessità di adottare forme di riscaldamento alternative, fino a non molto tempo addietro spesso considerate vetuste e scomode ma che, in questo particolare momento storico, potrebbero davvero salvarci l’inverno. Stiamo parlando della filiera del legno, la stessa che già alla fine del 2021 è finita sotto i riflettori della cronaca locale per il raddoppio delle imprese ad essa legate.
In Liguria la filiera del legno dà lavoro a oltre un migliaio di persone. Un dato significativo, che rispecchia una caratteristica spesso dimenticata della nostra regione: la Liguria, infatti, con i suoi quasi 400mila ettari di boschi, è la regione italiana a più elevato indice di boscosità. Una filiera del legno importante, che conta al proprio interno circa 900 aziende, la maggior parte delle quali allocate nell’entroterra savonese, in Val Bormida e in Valle Erro. Va da sé, dunque, che la selvicoltura e il conseguente utilizzo a fini produttivi delle foreste potrebbero oggi divenire un vero e proprio traino per lo sviluppo sostenibile delle aree rurali della nostra regione, nonché un’ottima alternativa per il gas per quel che concerne i riscaldamenti.
“I nostri boschi – spiegano Gianluca Boeri, Presidente di Coldiretti Liguria, e Bruno Rivarossa, Delegato Confederale – rappresentano una risorsa fondamentale per l’intera Liguria. La selvicoltura ligure, con i suoi quasi 400mila ettari di terreno boschivo (vale a dire il 73,34% del territorio regionale), deve essere efficientata, rafforzata e valorizzata al meglio, soprattutto nelle aree collinari e montane della nostra regione, il cui spopolamento è ormai, ahinoi, tristemente noto. I boschi, però, potrebbero rappresentare un buon modo per contrastare anche il saldo demografico critico e il progressivo depopolamento dei nostri entroterra, ricreando opportunità e occasioni concrete anche per i giovani, per farli restare o tornare nelle aree interne della nostra regione. Dove la selvicoltura è sviluppata e ben radicata, sia l’economia che la demografia delle aree interessate vivono una nuova primavera. Dobbiamo darle spazio, per creare non solo più ricchezza e occupazione, ma anche per contrastare in modo efficace la crisi energetica, il cambiamento climatico e il dissesto idrogeologico”.
Nei giorni scorsi il Ministero della Transizione Ecologica ha firmato un decreto che, secondo le stime, quest’inverno permetterà di risparmiare fino a 260 euro a famiglia per il riscaldamento. Per la nostra regione (al cui interno sono comprese tre diverse zone di interesse), le nuove regole sui termosifoni prevedono la possibilità di accendere il riscaldamento, rispettivamente, 9 ore al giorno dal 22 novembre al 23 marzo in zona C (costa imperiese e parte di quella savonese e spezzina), 11 ore giornaliere dal 8 novembre al 7 aprile in zona D (primo entroterra imperiese, savonese e spezzino e tutto il territorio costiero del genovesato) e 13 ore al giorno dal 22 ottobre al 7 aprile in zona E (entroterra settentrionale di tutte le province liguri). Si tratta, però, di un semplice “tapullo”, che ovviamente non risolve i problemi derivati dalla crisi legata all’aumento esponenziale dei costi del gas, che continuano a ripercuotersi incessantemente su tutta la Penisola. È proprio qui che la riscoperta e la valorizzazione della filiera del legno potrebbe rappresentare una svolta concreta e importantissima per la nostra Liguria.
PUGLIA, UVA DA TAVOLA: CON +51% COSTI PRODUZIONE SUBITO EX MISURA 21
Tavolo crisi e defiscalizzazione; servono interventi strutturali per ortofrutta
Con la guerra in Ucraina e i rincari energetici che hanno spinto l’aumento dei costi di produzione fino al +51% con un impatto traumatico sulle aziende agricole, è deflazione nei campi con i prezzi dell’uva da tavola anche al di sotto dei 50 centesimi al chilogrammo, mentre al consumo salgono fino a 4 euro. E’ quanto denuncia Coldiretti Puglia che chiede la convocazione urgente di un tavolo di crisi in Assessorato regionale all’Agricoltura per sostenere il comparto dell’uva da tavola, stretto tra fenomeni speculativi, un’estate drammaticamente siccitosa e le grandinate che hanno danneggiato prodotto e tendoni.
“E’ urgente e vitale l’attivazione della ex misura 21, un intervento straordinario da cui il settore ortofrutticolo è stato escluso nel periodo Covid, per sostenere le aziende agricole in uno scenario preoccupante per il settore, con la siccità che ha arrecato un ulteriore danno, aggravato dalle grandinate e dagli eventi estremi”, afferma Pietro Piccioni, direttore di Coldiretti Puglia, sottolineando l’importanza in questo contesto “dell’apertura del Governo alla proposta di Coldiretti sulla defiscalizzazione del costo del lavoro”.
In campagna l’uva da tavola di Puglia nella migliore delle ipotesi è quotata 50 centesimi al chilo, con un mercato freddissimo e prezzi al ribasso anche rispetto a contratti già stipulati. Occorre lavorare per interventi strutturali per l’ortofrutta e accordi di filiera tra imprese agricole e trasformatori con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni, insiste coldiretti Puglia.
Per ogni euro speso dai consumatori meno di 15 centesimi vanno a remunerare il prodotto agricolo – spiega Coldiretti Puglia – per effetto delle distorsioni e delle speculazioni che si verificano lungo la filiera a causa degli evidenti squilibri di potere contrattuale.
“I nostri imprenditori hanno aumentato la qualità delle produzioni e al contempo – insiste Piccioni – è stato diminuito l’impatto ambientale e la percentuale di residui, la più bassa al mondo, con pratiche agronomiche mirate, come la potatura invernale agli interruttori di dormienza, la rimozione delle prime infiorescenze e le potature in verde per la formazione di infiorescenze ritardate, la copertura dei filari, la modulazione dell’irrigazione, i trattamenti antisalini e l’inerbimento controllato, con l’impiego di manodopera altamente specializzata”.
Tale sforzo viene vanificato dalle importazioni di uva da tavola che in Italia ammontano a circa 20 milioni di chilogrammi, mentre vanno aperti nuovi mercati esteri per creare sbocchi commerciali per l’ortofrutta della Puglia, dove si produce il 74% di uva da tavola a livello nazionale, oltre ad altri primati nei segmenti ortaggi e frutta. Per sostenere le esportazioni, la crescita e le nuove opportunità di lavoro occorre investire – conclude Coldiretti Puglia – sulla competitività del Made in Italy a partire dall’apertura a nuovi mercati esteri e dal superamento delle grandi difficoltà create dall’embargo russo, attraverso l’avvio e la promozione di un progetto “Ortofrutta italiana” attraverso il quale vengano sponsorizzati i prodotti a marchio Italia sui mercati europei e non, così come sta facendo la Spagna e la Francia.
MARCHE, POVERTÀ: A RISCHIO UNO SU CINQUE
Campagna Amica tra solidarietà e contenimento costi
Nelle Marche una persona su cinque è a rischio di povertà o di esclusione sociale e rispetto a prima della pandemia è aumentata la percentuale delle persone che vivono in condizione di grave deprivazione e quelle a bassa intensità lavorativa. E con l’aumento dei prezzi l’analisi di Coldiretti su dati Istat dopo la pubblicazione dell’indagine sulle “Condizioni di vita e reddito delle famiglie” rischia di peggiorare rispetto ai circa 60mila indigenti marchigiani indicati dai dati Fead. “Tra pandemia, guerra, inflazione e aumento delle materie prime la crisi ha morso soprattutto – spiegano da Coldiretti Marche – coloro che hanno perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, le persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività colpite dalle misure contro la pandemia e dalla crisi energetica. Contro la povertà è cresciuta anche la solidarietà che si è estesa dalle organizzazioni di volontariato alle imprese e ai singoli cittadini a partire dall’esperienza della Spesa sospesa di Campagna Amica grazie alla quale, nelle sole Marche, sono stati raccolti oltre 20mila chili di generi alimentari tra frutta, verdura, formaggi, salumi, pasta, conserve di pomodoro, farina, vino e olio 100% italiani, di alta qualità e a chilometri zero, donati ai più bisognosi, alle famiglie in condizioni di difficoltà indicate dai servizi sociali dei comuni o dall’associazionismo. Una responsabilità sociale che gli agricoltori hanno tradotto anche politica di contenimento dei prezzi al consumo. Mentre le stime indicano un 11,5% di rincari sui generi alimentari, nei mercati di Campagna Amica i costi dei prodotti dal campo alla tavola restano sostanzialmente inalterati grazie alla filiera corta. Secondo un’analisi di Coldiretti si sono registrati aumenti sul prezzo del latte uht (+24,5%), farina (+24,2%) e pasta (+21,6%) proprio nel momento in cui nelle campagne si registrano speculazioni sul prezzo del grano con forti e ingiustificati cali dei compensi riconosciuti agli agricoltori. Crescono anche del 18,4% e del 18,2% lo zucchero e i gelati, con la verdura fresca a chiudere la top ten degli aumenti a +16,7%.
TOSCANA, SCUOLA: IN CLASSE LA VITA DI CAMPAGNA
Per allenare i cinque sensi ed insegnare sana alimentazione, consumo consapevole e rispetto ambiente
Cartoons e lezioni interattive in classe per promuovere nelle scuole toscane la sana alimentazione e contrastare le cattive abitudini, il consumo consapevole, la stagionalità, la filiera corta, la sostenibilità, il rispetto per l’ambiente e l’importanza di salvaguardare la biodiversità ma anche visite guidate in fattoria ed incontri su tematiche di attualità.
E’ stato illustrato ai docenti delle scuole toscane, oltre 200 quelli che si sono connessi al webinair di presentazione, il progetto didattico rivolto agli studenti di ogni ordine e grado della regione nato dal protocollo tra Coldiretti Toscana e l’ufficio regionale scolastico della Regione Toscana con la collaborazione di Donne Impresa Coldiretti Toscana e Campagna Amica Toscana. “Coldiretti continua all’interno delle scuole il suo impegno nel favorire, soprattutto tra le nuove generazioni, abitudini alimentari più sane e consapevoli al fine di migliorare il loro stile di vita e prevenire l’aumento di peso che nella nostra regione riguarda un bambino su tre. – spiega Elena Bertini, responsabile di Donne Impresa Coldiretti Toscana – Lo faremo attraverso un percorso didattico stimolante ed interdisciplinare che le scuole potranno intraprendere anche in maniera autonoma grazie ad una serie di supporti didattici che metteremo a disposizione sulla nostra piattaforma gratuitamente. Con questo progetto, unico in Italia, portiamo in classe i ritmi della campagna e della vita contadina e mettiamo al servizio del sistema scolastico un nuovo modo di interagire con gli studenti”.
Il progetto di Coldiretti è rivolto alla scuola dell’infanzia, alla scuola primaria, alla scuola secondaria di primo grado e secondo grado. Per accompagnare i bambini dell’infanzia e delle primarie ci saranno quattro assistenti veramente speciali: la Mucca Mu, l’Oliva l’oliva, l’Ape chiacchierona e la Spiga Amica. Sono i protagonisti dei quattro cartoon dedicati al tema del latte, dell’olio extravergine, del miele e dei cereali creati per condurre per mano gli alunni alla scoperta del loro mondo con un linguaggio semplice e diretto. Il percorso formativo sarà corredato dall’opuscolo “Curiosi per natura” edito da Campagna Amica, schede tematiche, libricini da leggere e colorare per favorire la conoscenza e valutare il grado di attenzione fino ai compiti…in campo con le ricette da preparare anche a casa in famiglia e le degustazioni per sviluppare i cinque sensi. Per le scuole secondarie di primo e secondo grado il progetto prevede invece incontri su tematiche di grande attualità come il cibo sintetico, l’etichettatura e la tracciabilità, le agromafie ed il lavoro irregolare. Il materiale didattico potrà essere scaricato e fruibile in autonomia dalle scuole che decideranno di aderire entro il 15 ottobre mediante l’accesso ad un’area dedicata del sito di Coldiretti Toscana.
Non solo lezioni e didattica, il progetto introduce anche la novità della sperimentazione per il monitoraggio della qualità dell’aria in alcune aule-pilota dopo l’introduzione negli ambienti di alcune piante da interno mangia smog dando sostanza al protocollo siglato da Coldiretti Toscana e IBE-Cnr lo scorso novembre e coinvolgendo le aziende del settore. Le piante sono infatti filtri biologici che migliorano la qualità dell’aria ed il nostro benessere psicofisico, contribuiscono al nostro buonumore e danno un tocco green, in tutti i sensi, al quotidiano. Saranno dieci le classi coinvolte di tre differenti istituti.
PIEMONTE, DALLA FILIERA LEGNO L’ALTERNATIVA PER COMBATTERE CRISI ENERGETICA
Il Piemonte ha la più ampia superficie forestale arborea con circa 1 milione di ettari
Il conflitto russo-ucraino sta avendo importanti ripercussioni sulle bollette di luce e gas, con più di 4 milioni di famiglie in condizioni di povertà energetica e aziende in difficoltà per l’aumento dei costi di produzione e commercializzazione. Due gli effetti negativi che si stanno verificando negli ultimi mesi: la riduzione della capacità di acquisto dei cittadini, e l’aumento dei costi delle imprese particolarmente rilevanti per l’agroalimentare, con i rincari che si riversano su tutta la filiera, dalla produzione alla trasformazione e distribuzione. Il risultato è che più di 1 azienda agricola su 10 (11%) è costretta a cessare l’attività, mentre circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque obbligata a lavorare in una condizione di reddito negativo.
“Alla luce di questa situazione, sempre più critica dal punto di vita energetico, è necessario valorizzare la filiera del legno piemontese – affermano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – anche al fine di evitare un incremento della quota di materiale di importazione, soprattutto rispetto al pellet. La guerra ha messo sotto gli occhi di tutti la necessità di aumentare le risorse energetiche interne per questo puntare su fonti alternative garantirebbe maggiore sicurezza nell’approvvigionamento portando nello stesso tempo al vantaggio di uno sfruttamento responsabile e sostenibile del bosco con salvaguardia essenziale del territorio, oltre alla creazione di nuovi posti di lavoro. Per non parlare, poi, degli effetti positivi che si riverserebbero sulla questione inquinamento e cambiamenti climatici, fattori che al giorno d’oggi non si possono più ignorare”.
In Piemonte ci sono quasi 1 miliardo di alberi e sono presenti 52 specie arboree e 40 specie arbustive con una grande variabilità di composizione e struttura. E’ la regione, che a livello nazionale, ha la più ampia superficie forestale arborea con circa 1 milione di ettari, ovvero il 38% del territorio, di cui i boschi coprono 932 mila ettari.
“Solo i boschi gestiti in modo sostenibile assolvono al meglio funzioni importanti per la società come la prevenzione degli incendi, delle frane e delle alluvioni o l’assorbimento di CO2. Grazie al lavoro ed alla presenza costante delle nostre aziende, è possibile preservare i territori dall’abbandono, svolgendo un insostituibile presidio rispetto all’assetto idro-geologico dell’intera regione, e mantenere un patrimonio naturale che ha una grande valenza turistica ed ambientale”, concludono Moncalvo e Rivarossa.
VENETO, INNOVAZIONE: GIOVANI VENETI AL MAKER FAIRE DI ROMA
?L’agricoltura di nuova generazione protagonista al Maker Faire di Roma grazie alla presenza di due under 30 trevigiani: Giacomo Manera e Jhonny Moretto che con i loro progetti d’avanguardia hanno testimoniato l’intraprendenza dei neoimprenditori agricoli veneti. Ambasciatori per tre giorni dell’innovazione a kmzero alla decima edizione della manifestazione organizzata al Gazometro Ostiense i due ragazzi hanno dimostrato ai visitatori la loro creatività messa in campo per contrastare il cambiamento climatico e aumentare la competività aziendale.
Per la capitale è partito da Castelfranco Venero Giacomo Manera, classe 1986, con una laurea in “Viticoltura ed enologia” all’Università di Padova e una specializzazione in “Meccanica agraria e tecnologia di attrezzature/macchinari”. Ha partecipato proprio lo scorso anno agli Oscar Green 2021 nella categoria “Impresa digitale” con “Precisione e Passione”, l’app che cura le malattie del vigneto. Il progetto illustrato ai visitstori della fiera è un modello di intelligenza artificiale realizzato in collaborazione con l’ateneo patavino in grado di riconoscere le malattie nelle prime fasi di manifestazione. Lo strumento funziona anche offline e permette un rapido riscontro dei risultati. Necessita di uno smartphone con una fotocamera: attraverso l’applicazione ogni fotografia scattata alle foglie viene analizzata da un sistema di intelligenza artificiale, in grado di individuare fin dalle prime manifestazioni dei sintomi le malattie delle viti attraverso delle foto fatte alle foglie direttamente in vigna.
Giovanissimo anche Johnny Moretto che con la sua società agricola Moretto Farm a Ciano del Montello è leader Project del progetto “SmartAP – Acquaponica intelligente” e “ThermoBIO – l’Agricoltura che riscalda” dedicati alla “cooperazione e innovazione” del PSR Veneto. Con l’acquaponica intelligente l’acqua e la terra si combinano in modo simbiotico per garantire un raccolto sostenibile e produttivo. Il progetto “ThermoBio”, invece, mira al riutilizzo delle biomasse agricole e forestali, derivate principalmente da potature per le quali data la quantità o la non convenienza economica non vi è un utilizzo produttivo.
In Veneto la corsa agli investimenti per ammodernare il settore è continua, merito delle nuove generazioni dei campi che dopo l’insediamento attingono ai fondi europei per ristrutturare le aziende – spiega Marco De Zotti Delegato regionale deglinunder 30 di Coldiretti – Lo conferma l’ultimo bando della misura del Programma di Sviluppo Rurale. Le imprese agricole finanziate – rivela De Zotti – sono in totale 566 di cui 116 in zona Montana e 450 in altre zone. Il contributo totale è di 48.012.435 euro di cui 11.016.306 per le aziende in zona Montana (50% della spesa) e 36.996.129 per le altre zone (40% della spesa). Per accedere ai benefici i neoimprenditori sosterranno complessivamente circa 115 milioni di euro. In totale dall’inizio della programmazione comunitaria sono 2mila i ragazzi che hanno optato per la campagna come luogo ideale dove esprimere al meglio fantasia e creatività. Un numero che tenderà sicuramente ad aumentare con una proiezione di 350 nuovi agricoltori all’anno per il futuro quinquennio del nuovo PSR. Nonostante il contesto difficile –conclude De Zotti – il Veneto fa da apripista a progetti poi esportati e replicati in tutta Italia. Con la responsabilità di chi è al timone di un’impresa i giovani agricoltori veneti sono pronti a sostenere un modello di sviluppo ecosostenibile per il Paese.
PUGLIA, 4 CONSUMATORI SU 10 A CACCIA DI CIBO A KM0
Oltre 650mln euro valore vendita diretta
La crisi scatenata dalla guerra in Ucraina porta quasi 4 consumatori su 10 (37%) a caccia di prodotti locali e a km zero, che risultano al primo posto della classifica sulle intenzioni di spesa per i prossimi mesi, trainati anche dalla volontà di contribuire alla riduzione dei consumi energetici e di sostenere l’economia locale. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti sulla base del rapporto Coop 2022, diffusa in occasione dei mercati di Campagna Amica al Porto Vecchio a Monopoli e in Piazza Bottazzi a Lecce, che fotografa gli effetti sul carrello della spesa della difficilissima situazione internazionale, con l’inflazione su valori record e la crisi degli approvvigionamenti di gas.
Oltre a garantire la maggiore freschezza dei prodotti e tagliare gli sprechi – spiega Coldiretti regionale – la filiera corta riduce anche i tempi di trasporto e, con essi, il consumo di carburanti e le emissioni in atmosfera, tagliando le intermediazioni con un rapporto diretto che avvantaggia dal punto di vista economico agricoltori e consumatori. Al secondo posto tra le intenzioni di acquisto degli italiani per i prossimi mesi – continua Coldiretti – ci sono peraltro i cibi 100% italiani, che precedono gli alimenti con packaging sostenibile e quelli che garantiscono il rispetto dell’ambiente, per un netto aumento complessivo della spesa green.
Nel carrello sembrano, invece, destinati a calare i prodotti pronti, l’etnico, anche perché più energivoro a causa dei lunghi trasporti, e quelli premium a causa delle esigenze di risparmio per la riduzione del potere di acquisto. Strategie rese necessarie da un balzo dell’inflazione che, secondo una stima Coldiretti, ha fatto salite il conto della spesa a tavola ad 1 miliardo di euro in più a carico delle famiglie pugliesi durante l’anno – denuncia Coldiretti Puglia – a causa dell’esplosivo aumento dei costi energetici, trainato dalle bollette del gas.
Il risultato è che il valore della vendita diretta dagli agricoltori è salito in Puglia ad oltre 650 milioni di euro e coinvolge ormai oltre un’azienda agricola su cinque. Un fenomeno reso possibile dal fatto che l’Italia – spiega Coldiretti – è il Paese della Ue con la più estesa rete organizzata di mercati contadini con 12.000 agricoltori coinvolti in circa 1.200 farmers market di Campagna Amica. Grazie al progetto economico di filiera corta di ‘Campagna Amica’, in Puglia è stata data una risposta alla grande attenzione dei consumatori alla tutela della salute e dell’ambiente attraverso scelte agroalimentari consapevoli, testimoniata quotidianamente dall’affluenza nei mercati contadini che contano 1.500 giornate di apertura e circa 750 produttori coinvolti.
Il km0 è divenuto anche uno strumento ‘salva tasche’ per i consumatori perché – aggiunge Coldiretti Puglia – i prodotti provengono dal territorio regionale e non subiscono eccesivi rincari per il trasporto a causa del caro gasolio (36%), per il rapporto qualità prezzo (28%), perché la stagionalità e la biodiversità garantiscono che i prodotti non siano importati con l’effetto a valanga del caro prezzi a causa della guerra in Ucraina.
I cittadini scelgono la vendita diretta perché questo modello risponde in pieno alle loro esigenze di sicurezza alimentare, di gusto e di contatto con la realtà. Ciò che guida la spesa del consumatore – insiste Coldiretti Puglia – non è soltantanto il prezzo quanto piuttosto fattori qualitativi, come ad esempio la trasparenza su provenienza e ingredienti, la tutela della salute (94%), l’eticità (83%). I prodotti a Km zero sono considerati una garanzia di cibo fresco e sicuro oltre che una soluzione per sostenere l’economia e lo sviluppo locale. Inoltre, rappresentano una scelta sostenibile dal punto di vista ambientale, dove lo spreco alimentare per gli acquisti fatti direttamente dal produttore agricolo è del 15-20% contro uno spreco del 40-60% per i sistemi alimentari della grande distribuzione. Questo perché i cibi in vendita sono più freschi, durano di più e percorrono distanze più brevi per arrivare al consumatore finale, inquinando meno.
Un’esperienza che ha fatto da base alla nascita della prima Coalizione Mondiale dei Farmers Market, promossa proprio per rispondere alla richiesta di cibi sani e locali da parte dei consumatori e alla necessità di garantire gli approvvigionamenti alimentari in tutto il mondo A livello globale già un Paese su cinque (20%) può contare su sistemi di vendita diretta che possono trovare nella nuova “World Farmers Market Coalition” un punto di riferimento per crescere. “Tra i promotori della Coalizione Mondiale dei Farmers Markets, insieme all’Italia ci sono – ha spiegato Carmelo Troccoli, direttore Fondazione Campagna Amica – Usa, Norvegia, Australia, Danimarca, Giappone, Canada, Cile, Ghana, Sud Africa, Georgia, Inghilterra e altri hanno già dichiarato il loro interesse ad aderire. Supportata dalla Fao, la coalizione è uno strumento per la diffusione dei mercati contadini nel mondo con particolare riguardo ai Paesi in via di sviluppo, accompagnando da una parte i governi verso l’adozione di un quadro normativo specifico e dall’altra assistendo le associazioni locali degli agricoltori nello sviluppo di reti come quella di Campagna Amica in Italia, della Farmers Market Coalition negli Stati Uniti o in Canada, con supporto a livello tecnico-legale, di comunicazione e di formazione per manager e agricoltori”, ha concluso Troccoli.
L’affermazione dei mercati degli agricoltori nelle città capoluogo della Puglia ha consentito di ridurre la distanza tra produttore e consumatore rafforzando il legame tra aree rurali e aree urbane con un importante patrimonio di biodiversità che dalle campagne si trasferisce in città. Anche nei pesanti tempi del Covid e della guerra in Ucraina i mercati contadini – conclude Coldiretti Puglia – hanno offerto un contributo fondamentale, garantendo alla popolazione cibo sicuro e approvvigionamenti costanti nonostante le difficoltà legate alla pandemia riuscendo anche a rendere più trasparente per il consumatore il prodotto acquistato, tutelando la biodiversità, le specificità locali e valorizzando la custodia dei territori.
Se i prezzi per le famiglie corrono, l’aumento dei costi colpisce duramente l’intera filiera agroalimentare che dal campo alla tavola vale 575 miliardi di euro, quasi un quarto del Pil nazionale e vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio. Nelle campagne italiane – denuncia la Coldiretti – ben 1/3 delle aziende agricole sta lavorando in perdita a causa di rincari dei costi che – evidenzia Coldiretti – vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio fino al +300% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti.
Ma aumenti riguardano l’intera filiera alimentare con il vetro che costa oltre il 50% in più rispetto allo scorso anno, ma si registra un incremento del 15% per il tetrapack, del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al 70% per la plastica, secondo l’analisi Coldiretti, per cui non c’è tempo da perdere e bisogna intervenire subito perché questa situazione drammatica minaccia direttamente la disponibilità di prodotti per le forniture di cibo alle famiglie italiane con uno shock dal punto di vista alimentare, economico e occupazionale a livello nazionale.
LAZIO, A MAKER FAIRE ROMA CON AGRICOLTURA 4.0
Esordio di Coldiretti Lazio alla Maker Faire di Roma, la manifestazione dedicata alle innovazioni che ha preso il via ieri in via del Commercio a Roma con la sua decima edizione. Protagonista con il progetto “Agricoltura 4.0 dalla razionalizzazione delle risorse alla tracciabilità end to end”, Sara Di Girolamo, giovane imprenditrice agricola di Coldiretti Lazio, che partecipa insieme ad altri tre collegi di Coldiretti Giovani Impresa provenienti da tutta Italia, come Johnny Moretto, Giacomo Manera e Roberto Arrigucci. I progetti dei giovani di Coldiretti resteranno esposti fino a domani al settore L.S.10 e L.S.13.
Risparmio idrico, riduzione degli sprechi, maggior tutela dell’ambiente attraverso la riduzione dell’inquinamento, oltre alla riduzione dell’erosione del suolo e una migliore qualità delle produzioni. Tutti questi obiettivi sono stati realizzati nel progetto di Agricoltura 4.0 nato da un sodalizio tra due realtà totalmente diverse, l’azienda agricola di Sara Di Girolamo di Sabaudia a Latina ?e la FEED Srl, di Emanuele Tosti.
“Grazie a nuove soluzioni e all’applicazione delle tecnologie digitali, dall’IoT all’intelligenza artificiale – spiegano Sara Di Girolamo ed Emanuele Tosti – e dall’analisi di grandi quantità di dati, le aziende agricole possono aumentare la sostenibilità economica, ambientale e sociale della propria attività, ma anche i profitti. Tutto questo attraverso l’automatizzazione della raccolta, l’integrazione e l’analisi dei dati, che provengono direttamente dai campi con l’utilizzo dei diversi sensori utilizzati per la gestione dei processi nelle diverse fasi della catena agroalimentare”.
Sensori che consentono ad esempio di rilevare l’umidità del terreno. La Feed Srl ha sviluppato software e hardware specifici per essere utilizzati in Agricoltura 4.0. In particolare, quella utilizzata in questo caso è una piattaforma cloud e i diversi sensori IoT, necessari per la gestione dei processi nelle diverse fasi della catena agroalimentare. La piattaforma raccoglie i dati li analizza e attraverso un’app su telefono o sul pc, permettendo agli operatori e alle varie macchine collegate di prendere decisioni operative immediate e più efficaci.
“La mia azienda – spiega Sara Di Girolamo – al momento applica tali innovazioni per la produzione di coltivazioni orticole al fine di raccogliere i dati di coltivazione durante la coltura, insieme ai relativi dati ambientali, riscontrati dai sensori in modo continuo e costante per migliorare la qualità dei prodotti e tutelare l’abiente”.
Questa gestione innovativa consente all’azienda di risparmiare l’acqua grazie ad una corretta gestione dell’irrigazione dovuta proprio all’evoluzione dei sistemi di irrigazione, che permette di distribuire l’acqua solamente in base all’effettivo fabbisogno idrico. Al tempo stesso permette all’agricoltore di utilizzare i prodotti adeguati solamente nei momenti idonei, aumentando l’efficacia e diminuendo la lisciviazione, evitando così sprechi di fertilizzanti e fitofarmaci. Tra le innovazioni del progetto c’è, inoltre, la riduzione dell’inquinamento e dei costi, grazie alla diminuzione degli sprechi. Al tempo stesso si ottiene una riduzione dell’effetto di erosione del suolo, grazie ai sensori ambientali che favoriscono lavorazioni del terreno solamente in caso di condizioni idonee dello stesso. Tutto questo consente di migliorare la qualità delle produzioni e aumentare il guadagno.
“Siamo orgogliosi di poter partecipare ad una manifestazione così importante nel campo dell’innovazione – spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – è motivo di soddisfazione esordire proprio con una giovane imprenditrice agricola che, come tutti i nostri giovani, rappresenta il futuro di questo settore. L’apporto dell’agricoltura 4.0 è fondamentale per le nostre aziende e sempre più diffuso. Consente di ottimizzare le operazioni colturali come in questo caso e molto altro. Nuovi strumenti che ci permettono di affrontare anche le sfide dei cambiamenti climatici”.
PUGLIA, GIORNATA PESCA TRASPARENTE PER PROMUOVERE MIGLIO0; STRANIERI 8 SU 10
Il caro carburanti con il prezzo medio del gasolio che è praticamente raddoppiato rispetto allo scorso anno ha costretto i pescherecci tricolore a navigare in perdita o a tagliare le uscite, favorendo le importazioni di pesce straniero, considerato che fino ad oltre la metà dei costi che le aziende ittiche devono sostenere è rappresentata proprio dal carburante. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, in occasione della giornata della Pesca Trasparente a Torre a Mare, promossa da Coldiretti ImpresaPesca e MIPAAF, per far conoscere caratteristiche del pesce a miglio0, qualità ed aiutare a fare scelte di acquisto, dove sono arrivati i pescatori con il pesce fresco mentre è entrato in azione il tutor del mare che ha svelato i trucchi per riconoscere il vero pesce pescato nei nostri mari dagli inganni a tavola.
Una occasione unica per imparare a riconoscere dal vivo il pesce fresco e difendersi dall’inganno del falso Made in Italy con gli Agrichef e i FisherChef di Campagna Amica Piero Ligorio e Vito Tafuni che hanno fatto conoscere le antiche ricette della tradizione marinara pugliese.
Positivo il rinnovo del CCNL per gli addetti imbarcati su natanti esercenti la pesca marittima che riguarda circa 27.000 lavoratori e svolgono il proprio lavoro su circa 12.000 imbarcazioni, sottoscritto da Fedepesca e Coldiretti che, insieme a Fai-Cisl, Uila Pesca e Flai-Cgil hanno rinnovato il contratto collettivo di lavoro proprio alla vigilia della ripresa in molte marinerie delle attività di pesca dopo il fermo obbligatorio. Si tratta – sottolinea ImpresaPesca Coldiretti – di un importante segnale di responsabilità di imprese e lavoratori del settore ittico nazionale di fronte ad una emergenza mondiale in un momento di grande incertezza a livello internazionale con un aumento dei costi di produzione, in particolare il gasolio, insostenibili ed un’inflazione che si avvicina alle due cifre e che pesa in maniera importante sulle famiglie e sui lavoratori.
In Puglia l’effetto dell’incremento del prezzo medio del gasolio – spiega la Coldiretti regionale – si è abbattuta come una tempesta sull’attività dei pescherecci già duramente colpiti dalla riduzione delle giornate di pesca. Fino ad oltre la metà dei costi che le aziende ittiche devono sostenere è rappresentata proprio dal carburante. Con gli attuali ricavi la maggior parte delle imprese di pesca – spiega Impresapesca Coldiretti Puglia – non riesce a coprire nemmeno i costi energetici oltre alle altre voci che gli armatori devono sostenere per la normale attività. Di questo passo uscire in mare non sarà economicamente sostenibile.
Quasi 8 pesci su 10 che arrivano sulle tavole sono stranieri spesso senza che i consumatori lo sappiano, soprattutto a causa della mancanza dell’obbligo dell’indicazione di origine – denuncia Coldiretti Puglia – sui piatti consumati al ristorante che consente di spacciare per nostrani prodotti provenienti dall’estero che hanno meno garanzie rispetto a quello Made in Italy.
Gli effetti combinati dei cambiamenti climatici, delle importazioni selvagge di prodotto straniero e di una burocrazia sempre più asfissiante impattano sulla sopravvivenza delle 1.500 imbarcazioni pugliesi – ricorda Coldiretti Puglia – ma anche sulla salute dei cittadini poiché con la riduzione delle attività di pesca viene meno anche la possibilità di portare in tavola pesce Made in Italy, favorendo le importazioni dall’estero di prodotti ittici che non hanno le stesse garanzie di sicurezza di quelle tricolori.
Nei mari italiani si pescano ogni anno circa 180 milioni di chili di pesce cui vanno aggiunti gli oltre 140 milioni di kg prodotti in acquacoltura – spiega Coldiretti Impresapesca – mentre le importazioni dall’estero hanno ormai superato il miliardo di chili. Una situazione che lascia spazio agli inganni dal pangasio del Mekong venduto come cernia al filetto di brosme spacciato per baccalà, fino all’halibut o la lenguata senegalese commercializzati come sogliola. Una frode in agguato sui banchi di vendita in Italia e soprattutto nella ristorazione dove non è obbligatorio indicare la provenienza. Tra i trucchi nel piatto più diffusi in Italia ci sono anche – continua la Coldiretti Impresapesca – il polpo del Vietnam spacciato per nostrano, lo squalo smeriglio venduto come pesce spada, il pesce ghiaccio al posto del bianchetto, il pagro invece del dentice rosa o le vongole turche e i gamberetti targati Cina, Argentina o Vietnam, dove peraltro è permesso un trattamento con antibiotici che in Europa sono vietatissime in quanto pericolosi per la salute.
Un rischio confermato dai dati del Rassf, il sistema europeo di allerta rapido che, su un totale di 399 allarmi alimentari segnalati nel 2018 nel nostro Paese, ha visto ben 154 casi riguardare proprio il pesce (101) e i molluschi bivalvi (53), ovvero circa il 40% del totale secondo un’analisi Coldiretti. In testa alla black list ci sono le importazioni dalla Spagna – denuncia Coldiretti – da cui sono arrivati ben 51 allarmi, dal pesce con presenza eccessiva di metalli pesanti come il mercurio o contaminato con il parassita Anisakis ai molluschi infettati da escherichia coli e Salmonella, fino al cadmio nei cefalopodi come seppie e calamari. Al secondo posto si piazzano gli arrivi dalla Francia con 39 casi, di cui ben 26 riguardanti la presenza del batterio Norovirus nelle ostriche, ma anche dell’Anisakis nel pesce e dei crostaci con solfiti, mentre al terzo c’è l’Olanda, anche qui con pesce all’Anisakis e Norovirus sui molluschi.
E intanto la flotta peschereccia pugliese, denuncia Coldiretti Puglia, ha perso oltre 1/3 delle imprese e 18.000 posti di lavoro, con un contestuale aumento delle importazioni dal 27% al 33%. Di assoluto rilievo i numeri del settore in Puglia, segnala Coldiretti, il cui valore economico è pari all’1% del PIL pugliese e arriva fino al 3,5% se si considera l’intero indotto, conta 1500 imbarcazioni, 5000 addetti, 10 impianti di acquacoltura e mitilicoltura. Le aree vocate sono prioritariamente Manfredonia, Molfetta, sud Barese, Salento, dove il pescato più importante è costituito da gamberi, scampi, merluzzi.
Una crisi quella del settore ittico, che si trascina da 30 anni – rileva Coldiretti Puglia – in un mercato, quello del consumo del pesce, che aumenta, ma sempre più in mano alle importazioni. La produzione ittica derivante dall’attività della pesca è da anni in calo e quella dell’acquacoltura resta stabile, non riuscendo a compensare i vuoti di mercato creati dell’attività tradizionale di cattura. Una rinascita che passa per il mercato e sulla quale Coldiretti sta cercando di impegnarsi a fondo, facendo partire iniziative nei Mercati di Campagna Amica che hanno come obiettivo la vendita diretta, la semplificazione e la tracciabilità.
Il consiglio di Coldiretti Impresapesca è di verificare sul bancone l’etichetta, che per legge deve prevedere l’area di pesca (Gsa). Le provenienze da preferire sono quelle dalle Gsa 9 (Mar Ligure e Tirreno), 10 (Tirreno centro meridionale), 11 (mari di Sardegna), 16 (coste meridionali della Sicilia), 17 (Adriatico settentrionale), 18 (Adriatico meridionale), 19 (Jonio occidentale), oltre che dalle attigue 7 (Golfo del Leon), 8 (Corsica) e 15 (Malta). Per quanto riguarda il pesce congelato c’è l’obbligo di indicare la data di congelamento e nel caso di prodotti ittici congelati prima della vendita e successivamente venduti decongelati, la denominazione dell’alimento è accompagnata dalla designazione “decongelato”.
PIEMONTE, COMMERCIO: ITALIANI TAGLIANO CIBO NEL CARRELLO
Volano acquisti low cost, intervenire subito sui rincari energia
Il caro bollette taglia del 3,2% gli acquisti alimentari degli italiani nel 2022 che sono però costretti a spendere il 4% in più a causa dei rincari determinato dalla crisi energetica e delle materie prime mentre in Europa. E’ quanto emerge dall’analisi Coldiretti nei primi otto mesi dell’anno su dati Istat relativi al commercio al dettaglio ad agosto che, rispetto allo stesso periodo del 2021, fanno registrare una diminuzione delle quantità di beni alimentari acquistate, in controtendenza rispetto ai beni non alimentari che crescono in volume del 4,6%.
“L’impatto dell’inflazione è evidente dal fatto che volano gli acquisti di cibo low cost con i discount alimentari che fanno segnare nei primi otto mesi un balzo del + 9,5% nelle vendite in valore, il più elevato nel dettaglio. Il risultato dei discount evidenzia la difficoltà in cui si trovano le famiglie italiane che, spinte dai rincari, orientano le proprie spese su canali a basso prezzo rinunciando anche alla qualità. Il rischio è quello, infatti, di un pericoloso abbassamento degli standard di sicurezza alimentare – fanno notare Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Se i prezzi per le famiglie corrono, l’aumento dei costi colpisce duramente l’intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne dove più di 1 azienda agricola su 10 (13%) è in una situazione così critica. In agricoltura si registrano infatti aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi, dal +129% per il gasolio fino al +500% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti. Ma aumenti riguardano anche il vetro che costa oltre il 50% in più rispetto allo scorso anno, il 15% il tetrapack, il 35% le etichette, il 45% il cartone, il 60% i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al +70% per la plastica, secondo l’analisi Coldiretti. Bisogna intervenire –concludono – subito sui rincari dell’energia che mettono a rischio imprese e famiglie in settori vitali per il Paese. Rischiamo un crack alimentare, economico e occupazionale visto che proprio in questi mesi si concentrano le produzioni agricole tipiche del Made in Piemonte e della Dieta Mediterranea”.
VERONA, MELA DI VERONA: AL VIA IL PROGETTO PER LA VALORIZZAZIONE
Consensi da parte del settore produttivo, cooperativistico nonché commerciale e della grande distribuzione organizzata per il progetto di valorizzazione della mela di Verona. Al convegno organizzato da Coldiretti Verona e dal Comune di Zevio, nei giorni scorsi, sono intervenuti un centinaio tra agricoltori e commercianti.
Il percorso di valorizzazione della mela di Verona è iniziato nel 2020 con la richiesta della denominazione di origine protetta diventata poi richiesta di Indicazione geografica protetta al Ministero per le politiche agricole e forestali. La coltura melicola scaligera è importante rappresentando l’80% di quella regionale con oltre 4400 ettari. Seconda regione in Italia dopo il Trentino Alto Adige, il Veneto, grazie alla provincia di Verona, produce le principali varietà in commercio: dalle Golden alle Gala, dalle Red Delicious, alle Fuji fino alle Granny Smith. Quest’anno nella provincia di Verona la produzione di mele rispetto all’anno precedente si attesta in crescita del +47% a 172.457 tonnellate (in Veneto sono 215.571 tonnellate).
Dopo i saluti di apertura del sindaco del Comune di Zevio Paola Conti, dell’assessore all’agricoltura del Comune di Zevio e del presidente di Ortofrutta Veneta Stefano Faedo, capofila titolare del “Progetto mela” è intervenuto Salvo Garipoli di SG Marketing Agroalimentare Srl che ha presentato il progetto di marketing per la valorizzazione della mela di Verona. I prossimi passi sono quelli di uniformare il modo in cui presentare la mela di Verona attraverso un’identità di prodotto (nome e packaging) tale da differenziarlo sul mercato ed enfatizzare il legame con il territorio di Verona.
Antonio Troiani commerciale del supermercato Rossetto e Loredano Brentegani CEO di B&B Frutta hanno apprezzato il progetto ritenendolo significativo e necessario per il mercato. Anche Andrea Sordo della cooperativa Lungadige Veneta ha sottolineato la necessità di trovare accordi commerciali per la filiera.
Il presidente di Coldiretti Verona Alex Vantini nelle conclusioni ha detto: “Il progetto ha l’obiettivo di valorizzare il prodotto fortemente legato al territorio con una lunga tradizione per commercializzarlo in modo coordinato ed entrare compatti nel mercato. Allo stesso tempo è necessario incentivare un accompagnamento da parte della Regione Veneto con il PSR e piani operativi per la ristrutturazione dei vecchi impianti troppo sbilanciati verso l’industria”.
PIACENZA, FORMAZIONE SUL BIOLOGICO: POSITIVO L’AVVIO DEL CORSO
Continua a crescere l’interesse con cui il mondo produttivo e quello del consumo guardano il biologico e una conferma arriva anche dalla partecipazione ai corsi di formazione organizzati da Coldiretti Emilia Romagna in collaborazione con FederBIO e intitolati “Start up in agricoltura biologica”. Nel Piacentino il corso è partito giovedì 6 ottobre, in collaborazione con il Centro di formazione Tadini di Gariga di Podenzano con l’obiettivo di fornire le importanti competenze di base nell’applicazione del metodo biologico nelle aziende agricole. A impreziosire la prima lezione è stato l’intervento della dottoressa Matilde Fossati del Servizio Agricoltura sostenibile della Regione Emilia Romagna, che ha definito “lodevole l’attività di Coldiretti nel fare formazione e nel saper cogliere le opportunità del Piano di Sviluppo Rurale, con uno sguardo attento ai cambiamenti in atto”.
Questi corsi sono finanziati nell’ambito del PSR 2014-2020 dell’Emilia Romagna dal tipo di operazione 1.1.01 “Sostegno alla formazione professionale ed acquisizione di competenze” e si distinguono, rispetto agli anni passati, per la gratuità: la percentuale di finanziamento, infatti, è stata aumentata al 100% e non è quindi previsto alcun costo per l’azienda iscritta.
“Proprio come già successo con il corso di maggio, a Piacenza – spiega la responsabile del Servizio Agroambiente di Coldiretti Piacenza Enrica Gobbi – abbiamo ricevuto tantissime richieste, raggiungendo subito il numero di venti posti disponibili. Al riguardo – assicura – ci tengo a sottolineare che attiveremo altri corsi nei prossimi mesi.
Attraverso il corso – prosegue Gobbi – l’imprenditore agricolo può conoscere le principali normative che regolano il settore, approcciarsi alle pratiche agronomiche biologiche spaziando dalla preparazione e gestione del suolo alla raccolta, così come conoscere le diverse varietà per la scelta, la preparazione e la gestione del piano agronomico aziendale”.
Destinatari di queste lezioni sono gli agricoltori titolari di impresa agricola dotata di CUAA, i loro dipendenti e i collaboratori familiari correttamente registrati nell’“Anagrafe delle imprese agricole” dell’Emilia-Romagna.
Il percorso, della durata di 29 ore, prevede sei lezioni online e una lezione in campo. La prima lezione si è svolta quindi il 6 di ottobre, in modalità webinar.
Grazie all’intervento di Fossati, sono stati così approfonditi temi di forte interesse e di assoluta importanza quali l’andamento del settore, la normativa vigente, il nuovo Regolamento, gli obiettivi Bio al 2030 e il biologico nella nuova PAC 2023 – 2027 (1° e 2° pilastro). Partendo dal mercato in costante crescita, la dottoressa Fossati ha analizzato con precisione le opportunità legate alla produzione biologica, le misure di sostegno, l’architettura verde della nuova Pac e tutti gli scenari attesi nei prossimi anni.
“Ringraziamo la Regione e la dottoressa Fossati – commenta Gobbi – per aver sviluppato questi argomenti, fotografando la situazione del settore bio a livello locale, ma anche nel contesto nazionale ed europeo”.
Ai partecipanti del corso viene rilasciato l’attestato di frequenza al termine dell’attività. Il rilascio dell’attestato è subordinato al raggiungimento della frequenza ad almeno il 70% del monte ore. Per ulteriori informazioni, è possibile contattare Enrica Gobbi scrivendo all’indirizzo e-mail enrica.gobbi@coldiretti.it oppure telefonando allo 0523-596508.
“Nelle prossime settimane – afferma il Direttore di Coldiretti Emilia Romagna Marco Allaria Olivieri, delegato confederale di Coldiretti Piacenza – Coldiretti Emilia Romagna rafforzerà la collaborazione con i partner per poter offrire ulteriori corsi specializzati sul settore Bio che vedranno focus specifici sul principali indirizzi produttivi, dalla zootecnia alla vitivinicoltura Bio, passando dalle coltivazioni di orticole alle colture industriali bio. È necessario accompagnare le imprese anche sulla conoscenza della materia per scaricare a terra concretamente tutte le opportunità del Biologico partendo dalle risorse garantite dalla futura programmazione PSR 2023-2027 della Regione Emilia Romagna”.
FORLÌ-CESENA, FEDERPENSIONATI RINNOVA LA CENTRALITA’ DELLA FAMIGLIA
“Dopo 2 anni di stop, causati dalla pandemia che ci ha costretti a sospendere tutti gli appuntamenti in presenza – racconta Cesare Garavini Presidente di Federpensionati Coldiretti Forlì – Cesena – a Gennaio 2022 abbiamo finalmente ripreso le tante attività che animano la vita della nostra associazione. Prima la settimana bianca, l’uscita ad Acqualagna e Marotta la tradizionale festa della famiglia e per concludere con la gita ad Ischia di metà ottobre; proponiamo iniziative che permettono ai nostri coetanei, ma anche a chiunque desideri unirsi a noi, di viaggiare, scoprire nuovi territori ed apprezzare l’autenticità del Made in Italy anche in zone diverse da quelle dove siamo abituati a vivere”. “Il momento conviviale che abbiamo trascorso questa domenica a Longiano, la Santa Messa tutti insieme, la visita al bellissimo borgo per concludere con il tradizionale pranzo; ha visto la partecipazione di quasi duecento persone per un totale di circa 60 nuclei familiari comprensivi di nonni figli e nipotini. Questo ci conferma ancora una volta il desiderio della “famiglia Coldiretti” di riunirsi, ritrovarsi e confrontarsi sui temi comuni, coinvolgendo Donne Impresa, Giovani Impresa e Coldiretti Senior attorno ad un unico tavolo per una giornata all’insegna dello “stare bene insieme”. Federpensionati Coldiretti Forlì-Cesena può contare su 6.000 associati e si occupa di difendere e rivendicare i diritti dei propri iscritti nell’ambito del sistema Coldiretti di Forlì – Cesena.
Daniele di Pierro Direttore Epaca Forlì-Cesena commenta: “I senior Coldiretti rappresentano le nostre radici e ci rammentano, in un momento così controverso come quello che stiamo vivendo oggi, quali siano i veri valori da tenere a ben saldo punto di riferimento”. In collaborazione con Epaca Forlì – Cesena il Patronato della Coldiretti che assiste e tutela i cittadini per il conseguimento di benefici previdenziali, sociali, assistenziali, Federpensionati rappresenta presso gli istituti preposti le istanze dei propri associati in tema di pensioni e assistenza sociale, dando così voce e mettendo al centro della propria attività il bisogno di servizi alle persone.
Alla giornata della famiglia oltre al Presidente Cesare Garavini e il Direttore Daniele di Pierro, erano presenti il Direttore di Coldiretti Forlì-Cesena Alessandro Corsini, il Presidente di Coldiretti Forlì-Cesena Massimiliano Bernabini, il Delegato di Giovani Impresa Forlì-Cesena Rimini Andrea Alessandri e la Responsabile di Donne Impresa Forlì-Cesena Rimini Lisa Paganelli, con le rispettive famiglie.
BRESCIA, TURISMO: CON CARO ENERGIA SOS PER 370 AGRITURISMI BRESCIANI
Il caro energia mette a rischio il futuro degli oltre 1.700 agriturismi presenti in Lombardia di cui 370 bresciani, con più di mezzo milione di presenze all’anno delle quali circa la metà di turisti stranieri. E’ quanto afferma la Coldiretti Brescia nel sottolineare che l’aumento esponenziale dei costi compromette la sostenibilità economica dell’offerta turistica nelle campagne lombarde dove – sottolinea Coldiretti in base ai dati Istat – sono oltre 250 gli agriturismi che offrono servizio di ristorazione per un totale di oltre 9000 mila posti a tavola, mentre più di 230 strutture hanno attività di alloggio per un totale di circa 4700 posti letto.
“In vista dei prossimi mesi invernali – spiega Tiziana Porteri, presidente Terranostra Brescia – molti agriturismi manifestano preoccupazione per l’arrivo degli annunciati rincari in bolletta. Qualche azienda potrebbe scegliere di ridurre la propria attività, o di sospenderla temporaneamente, per contenere i costi energetici troppo alti”. L’emergenza bollette – precisa Coldiretti Brescia – colpisce ora un settore che mostrava segnali positivi dopo le difficoltà determinate dall’emergenza Covid.
Coldiretti Brescia sottolinea che l’agriturismo svolge un ruolo centrale per la vacanza Made in Italy, perché contribuisce in modo determinante al turismo di prossimità nelle campagne e nei piccoli borghi, alla scoperta delle tipicità agroalimentari Made in Italy e delle bellezze dei nostri territori. L’alloggio (servizio offerto dal 55% del totale delle strutture) e la ristorazione (offerto dal 66% del totale) sono i due pilastri dell’agriturismo, secondo l’ultima analisi Istat.
MANTOVA, TURISMO, SOS AGRITURISMI. L’ALLARME DI TERRANOSTRA E COLDIRETTI
“Ad agosto, pur consumando 1.000 kilowatt in meno rispetto a luglio, la bolletta è passata da 1.000 euro a quasi 4.000 euro. E non so ancora quali saranno le spese da sostenere per settembre, lo scoprirò fra una decina di giorni”. Parole allarmate quelle di Giuseppe Groppelli, imprenditore agricolo di Castellaro Lagusello, agriturista e presidente di Terranostra Mantova.
Uno scenario, che preoccupa gli oltre 220 agriturismi della provincia, sottolinea Coldiretti Mantova.
Il boom energetico espone a incognite profonde. “Temo che qualche collega sul territorio decida di chiudere ora per riaprire alla volta di Pasqua, altri saranno costretti a rivedere le tariffe con rialzi anche del 30-50% per fronteggiare aumenti di spesa che non sono paragonabili alla stagione 2021 e che mettono in ginocchio le strutture ricettive mantovane, costituite quasi esclusivamente da piccole realtà agricole – prosegue Groppelli -. In pratica, senza lo sbocco dell’ospitalità rurale molte famiglie si ritroveranno in estrema difficoltà, con un crollo dei redditi vertiginoso. Non dimentichiamo che sono ormai due anni che fra il Covid e i rincari delle materie prime e dell’energia le imprese agrituristiche attraversano momenti particolarmente complessi”.
L’emergenza non è solo mantovana, purtroppo. Il caro energia mette a rischio il futuro degli oltre 1.700 agriturismi presenti in Lombardia con più di mezzo milione di presenze all’anno delle quali circa la metà di turisti stranieri. È quanto afferma la Coldiretti Lombardia nel sottolineare che l’aumento esponenziale dei costi compromette la sostenibilità economica dell’offerta turistica nelle campagne lombarde dove – sottolinea la Coldiretti regionale – l’alloggio (servizio offerto dal 55% del totale delle strutture) e la ristorazione (offerto dal 66% del totale) sono i due pilastri dell’agriturismo, secondo l’ultima analisi Istat.
“Nel corso degli ultimi anni – spiega Massimo Grignani, presidente Terranostra Lombardia – si è ampliata la gamma di servizi offerti e a quelli tradizionali, quali ristorazione e alloggio, se ne sono affiancati altri come degustazione, passeggiate a cavallo, escursioni, osservazioni naturalistiche, trekking, mountain bike, fattorie didattiche, corsi”. L’emergenza bollette – precisa la Coldiretti – colpisce ora un settore che mostrava segnali positivi dopo le difficoltà determinate dall’emergenza Covid.
“L’agriturismo svolge un ruolo centrale per la vacanza Made in Italy – conclude il presidente Terranostra Lombardia Massimo Grignani – perché contribuisce in modo determinante al turismo di prossimità nelle nostre campagne e nei piccoli borghi, alla scoperta delle tipicità agroalimentari Made in Italy e delle bellezze dei nostri territori”.
ALESSANDRIA, GAS: CONTRO IL CARO BOLLETTE 1 SU 5 HA GIÀ RINUNCIATO AI FORNELLI
Consigli antispreco
Con la crisi energetica e i rincari in bolletta quasi un alessandrino su cinque (19%) per risparmiare ha già rinunciato ai fornelli, cucinando di meno e indirizzandosi verso pietanze che non necessitano di essere cotte. E’ quanto emerge da un sondaggio Coldiretti sull’impatto del caro energia i cucina dove un altro 53% ha adottato comunque accorgimenti per coniugare la voglia di continuare a portare in tavola cibi cotti con la necessità di ridurre l’impiego dei fornelli, contribuendo alla campagna per il risparmio energetico lanciata dal Governo con il decreto del ministro Cingolani. Solo il 27% dei cittadini dichiara di non aver cambiato le proprie abitudini di consumo in cucina.
Per sostenere l’impegno dei cittadini per il risparmio i cuochi contadini di Campagna Amica hanno preparato un vademecum che va dal fare attenzione all’uso delle stoviglie al modificare tempi e modalità di cottura.
“Meglio usare pentole che consentono il risparmio di energia come quella a pressione o per cotture plurime (bollitura e vapore) e utilizzare il coperchio quando è possibile. Importante anche utilizzare il fornello adeguato alle dimensioni della pentola che si sta utilizzando e verificare che la fiamma del fornello sia di colore blu, che indica efficienza nella combustione – ha affermato Stefania Grandinetti, cuoco contadino di Campagna Amica e presidente provinciale Terranostra -. Ridurre la cottura dei cibi per gustare bocconi più croccanti, al dente, leggermente al sangue vuol dire ingerire cibi con un più alto contenuto di nutrienti, assaporarne gli aromi originari degli ingredienti e soprattutto masticare di più aiutando moltissimo la digestione. Per gli alimenti che, per sicurezza alimentare, è meglio servire ben cotti, come pollo e uova, preferire ricette che permettano cotture veloci. Quando si utilizza il forno si possono pianificare più infornate, cuocendo contemporaneamente più pietanze facendo attenzione ai vari gradi di cottura, oppure infornare di seguito piatti diversi sfruttando la temperatura già raggiunta dal forno”.
Ma è possibile risparmiare anche l’energia elettrica, magari scegliendo di scongelare i cibi togliendoli qualche ora prima dal congelatore invece di utilizzare il forno a microonde o usando per la preparazione dei cibi gli attrezzi manuali come frusta e cucchiai invece del frullino elettrico.
Consigli pratici per fronteggiare una situazione che necessita però di un intervento a livello nazionale ed europeo per sostenere i cittadini e le aziende.
“Con i rincari energetici che stanno facendo esplodere le bollette di famiglie e imprese, occorre innanzitutto mettere un tetto al prezzo di tutto il gas che entra in Europa, non solo a quello proveniente dalla Russia – ha aggiunto il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Come Coldiretti abbiamo già chiesto al Governo di dare risposte ai bisogni delle nostre imprese ma queste risposte devono venire anche dall’Europa perché non è accettabile in un momento di gravissima crisi prevalgano gli egoismi. Con la beffa che le nostre aziende si trovino a subire, oltre all’aumento dei costi, anche la concorrenza sleale da parte di Paesi come l’Olanda o la Germania, che ha annunciato un piano nazionale di sostegno al proprio sistema economico”.
“Ma occorre lavorare anche per l’autosufficienza energetica, incentivando l’installazione dei pannelli fotovoltaici sui tetti per stimolare la produzione di energia rinnovabile nelle aziende agricole, superando a livello europeo il limite dell’autoconsumo come barriera agli investimenti agevolati – ha concluso il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. Ed è importante anche supportare la produzione di biogas e biometano, arrivando ad immettere nella rete fino a 6,5 miliardi di metri cubi di gas “verde” da qui al 2030, e potenziare la capacità estrattiva che nel nostro paese si è ridotta dei 3/4 negli ultimi decenni. E possiamo fare anche a meno dei fertilizzanti prodotti proprio a partire dal gas, puntando su quelli organici e, in particolare, sul digestato, facendo chiarezza sulla possibilità di utilizzo ed eliminando la soglia dei 170 chilogrammi di azoto per ettaro all’anno”.
L’attività di trasformatori “fai da te”, comunque comporta l’osservanza di precise regole in quanto la sicurezza degli alimenti conservati parte dalla qualità e sanità dei prodotti utilizzati, ma non può prescindere da precise norme di lavorazione che valgono per il settore agroindustriale, ma che devono valere anche per i consumatori casalinghi, soprattutto nella fase della sterilizzazione.
BRESCIA, FAUNA SELVATICA: BENE L’INIZIATIVA DI REGIONE LOMBARDIA
“Apprezziamo l’iniziativa dell’assessore di regione Lombardia Fabio Rolfi che, come sempre, dimostra attenzione e sensibilità alle tematiche agricole con azioni concrete, che in questo caso aiutano il contenimento della fauna selvatica che sta proliferando in maniera eccessiva causando gravi danni alle imprese agricole”.
Questo, in sintesi, il pensiero di Valter Giacomelli, presidente di Coldiretti Brescia a commento dell’iniziativa dell’assessore Fabio Rolfi volta a riqualificare i centri di lavorazione della selvaggina e i centri di sosta della fauna selvatica abbattuta. Lo stanziamento di 380 mila euro da parte di Regione Lombardia permette, da una parte contenere il problema della eccessiva proliferazione di fauna selvatica che sta creando enormi danni al comparto agricolo e dall’altra ottenere risorse per ristorare i danni provocati alle aziende.
Nello specifico – aggiunge Coldiretti Brescia – per ora si tratta di un finanziamento di 128.376,84 euro al comune di Tremosine per la realizzazione di un centro di sosta selvaggina presso l’ex caseificio di Voltino in Comune di Tremosine sul Garda e di 62.000 auro per il comune di Vezza d’Oglio per interventi di ristrutturazione per realizzazione centro di lavorazione selvaggina.
“Più volte abbiamo denunciato i pericoli della proliferazione e diffusione senza freni di questi ungulati – afferma Valter Giacomelli, presidente Coldiretti Brescia – che oltre a provocare danni nelle campagne e incidenti, rappresentano un pericoloso veicolo per la peste suina che rappresenta una grave minaccia per i nostri allevamenti. Il rischio dell’espandersi del contagio dentro alle stalle costituirebbe un danno importante in provincia di Brescia dove sono allevati oltre 1,3 milioni di suini”.
I branchi di cinghiali – evidenzia Coldiretti – sono diventati il principale vettore della peste suina e mettono a rischio un settore di punta dell’agroalimentare Made in Italy che garantisce lavoro a circa centomila persone tra allevamento, trasformazione, trasporto e distribuzione con un fatturato da 20 miliardi di euro. L’invasione dei cinghiali viene considerata una vera e propria emergenza tanto che oltre otto italiani su 10 (81%) – secondo l’indagine Coldiretti/Ixè – pensano che vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero anche perché un italiano adulto su quattro (26%) si è trovato faccia a faccia con questi animali.
VARESE, CON CARO ENERGIA SOS PER GLI AGRITURISMI LOMBARDI E DEL VARESOTTO
Il caro energia mette a rischio il futuro degli oltre 1.700 agriturismi presenti in Lombardia con più di mezzo milione di presenze all’anno delle quali circa la metà di turisti stranieri. E’ quanto afferma Coldiretti nel sottolineare che l’aumento esponenziale dei costi compromette la sostenibilità economica dell’offerta turistica nelle campagne lombarde dove l’alloggio (servizio offerto dal 55% del totale delle strutture) e la ristorazione (offerto dal 66% del totale) sono i due pilastri dell’agriturismo, secondo l’ultima analisi Istat.
“Nel corso degli ultimi anni – spiega Massimo Grignani, presidente Terranostra Lombardia e Varese – si è ampliata la gamma di servizi offerti e a quelli tradizionali, quali ristorazione e alloggio, se ne sono affiancati altri come degustazione, passeggiate a cavallo, escursioni, osservazioni naturalistiche, trekking, mountain bike, fattorie didattiche, corsi”.
L’emergenza bollette – precisa Coldiretti Varese – colpisce ora un settore che mostrava segnali positivi dopo le difficoltà determinate dall’emergenza Covid.
“L’agriturismo svolge un ruolo centrale per la vacanza Made in Italy – conclude Grignani – perché contribuisce in modo determinante al turismo di prossimità nelle nostre campagne e nei piccoli borghi, alla scoperta delle tipicità agroalimentari Made in Italy e delle bellezze dei nostri territori”.
ALESSANDRIA, FILIERA DEL LEGNO: RISORSA NATURALE E RINNOVABILE
L’alternativa per combattere la crisi energetica
Il conflitto russo-ucraino sta avendo importanti ripercussioni sulle bollette di luce e gas, con più di 4 milioni di famiglie in condizioni di povertà energetica e aziende in difficoltà per l’aumento dei costi di produzione e commercializzazione.
Due gli effetti negativi che si stanno verificando negli ultimi mesi: la riduzione della capacità di acquisto dei cittadini, e l’aumento dei costi delle imprese particolarmente rilevanti per l’agroalimentare, con i rincari che si riversano su tutta la filiera, dalla produzione alla trasformazione e distribuzione. Il risultato è che più di 1 azienda agricola su 10 (11%) è costretta a cessare l’attività, mentre circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque obbligata a lavorare in una condizione di reddito negativo.
“Alla luce di questa situazione, sempre più critica dal punto di vita energetico, è necessario valorizzare la filiera del legno a livello territoriale – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco – anche al fine di evitare un incremento della quota di materiale di importazione, soprattutto rispetto al pellet. La guerra ha messo sotto gli occhi di tutti la necessità di aumentare le risorse energetiche interne per questo puntare su fonti alternative garantirebbe maggiore sicurezza nell’approvvigionamento portando nello stesso tempo al vantaggio di uno sfruttamento responsabile e sostenibile del bosco con salvaguardia essenziale del territorio, oltre alla creazione di nuovi posti di lavoro. Per non parlare, poi, degli effetti positivi che si riverserebbero sulla questione inquinamento e cambiamenti climatici, fattori che al giorno d’oggi non si possono più ignorare”.
In Piemonte ci sono quasi 1 miliardo di alberi e sono presenti 52 specie arboree e 40 specie arbustive con una grande variabilità di composizione e struttura. E’ la regione, che a livello nazionale, ha la più ampia superficie forestale arborea con circa 1 milione di ettari, ovvero il 38% del territorio, di cui i boschi coprono 932 mila ettari.
La provincia di Alessandria ha una superficie forestale pari a 123.607 ettari suddivisa tra 114.711 di bosco e 8.896 ettari di arboricoltura da legno.
“E’ essenziale trovare soluzioni per aumentare l’approvvigionamento interno di energia riducendo la dipendenza dalle importazioni – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. La guerra ha messo sotto gli occhi di tutti la necessità di aumentare le risorse energetiche interne. Puntare su fonti alternative come la filiera del legno, naturale e rinnovabile, garantirebbe maggiore sicurezza nell’approvvigionamento portando nello stesso tempo al vantaggio di uno sfruttamento responsabile e sostenibile del bosco con salvaguardia essenziale del territorio. Solo i boschi gestiti in modo sostenibile assolvono al meglio funzioni importanti per la società come la prevenzione degli incendi, delle frane e delle alluvioni o l’assorbimento di CO2. Grazie al lavoro ed alla presenza costante delle nostre aziende, è possibile preservare i territori dall’abbandono, svolgendo un insostituibile presidio rispetto all’assetto idro-geologico del territorio, e mantenere un patrimonio naturale che ha una grande valenza turistica ed ambientale”.
COMO-LECCO, CON CARO ENERGIA SOS PER GLI AGRITURISMI LOMBARDI E LARIANI
Il caro energia mette a rischio il futuro degli oltre 1.700 agriturismi presenti in Lombardia con più di mezzo milione di presenze all’anno delle quali circa la metà di turisti stranieri. E’ quanto afferma Coldiretti nel sottolineare che l’aumento esponenziale dei costi compromette la sostenibilità economica dell’offerta turistica nelle campagne lombarde dove l’alloggio (servizio offerto dal 55% del totale delle strutture) e la ristorazione (offerto dal 66% del totale) sono i due pilastri dell’agriturismo, secondo l’ultima analisi Istat.
“Nel corso degli ultimi anni – spiega Emanuele Bonfiglio, presidente Terranostra Como Lecco – si è ampliata la gamma di servizi offerti e a quelli tradizionali, quali ristorazione e alloggio, se ne sono affiancati altri come degustazione, passeggiate a cavallo, escursioni, osservazioni naturalistiche, trekking, mountain bike, fattorie didattiche, corsi”.
L’emergenza bollette – precisa Coldiretti Como Lecco – colpisce ora un settore che mostrava segnali positivi dopo le difficoltà determinate dall’emergenza Covid.
“L’agriturismo svolge un ruolo centrale per la vacanza Made in Italy – conclude Bonfiglio – perché contribuisce in modo determinante al turismo di prossimità nelle nostre campagne e nei piccoli borghi, alla scoperta delle tipicità agroalimentari Made in Italy e delle bellezze dei nostri territori”.
Appuntamenti
TOSCANA, AL VIA LE DOMANDE ONLINE PER IL BONUS DA 200 € PER LE PARTITE IVA
Dal 26 settembre, e fino al 30 novembre, sono aperte le domande per gli autonomi e i professionisti che vogliono richiedere l’indennità una tantum da 200 euro prevista dal decreto Aiuti. La richiesta, per gli autonomi iscritti alla gestione speciale come artigiani, commerciali e coltivatori diretti, liberi professionisti e lavoratori iscritti in qualità di coadiuvanti e coadiutori alle gestioni previdenziali degli artigiani, esercenti attività commerciali, coltivatori diretti coloni e mezzadri, dovrà essere presentata online sul sito INPS. A chiarirlo è Epaca Toscana, secondo cui il bonus raggiungerà una platea potenziale di quasi 10 mila coltivatori diretti.
Per beneficiare della prestazione – spiega Epaca – i richiedenti dovranno avere percepito un reddito complessivo lordo non superiore a 35 mila euro nel periodo d’imposta 2021 e non devono aver fruito del Bonus 200 euro disciplinato dagli articoli 31 e 32 del decreto Aiuti. Il bonus sale fino a 350 euro nel caso in cui il richiedente, nello stesso periodo d’imposta, abbia percepito e quindi dichiarino un reddito complessivo lordo non superiore a 20mila euro.
È possibile trasmettere la domanda tramite l’Epaca in una delle sedi presenti sul territorio.
Per saperne di più contatta l’ufficio Epaca più vicino a te. Trovi tutti i recapiti su www.epaca.it
Per informazioni www.toscana.coldiretti.it, pagina ufficiale Facebook @coldiretti.toscana e canale ufficiale YouTube “Coldiretti Toscana”
GROSSETO, UN CORSO PER DIVENTARE IMPRENDITORI AGRICOLI (IAP)
Un corso in presenza per ottenere il riconoscimento della qualità di imprenditore agricolo professionale. Sono aperte le iscrizioni al corso di formazione online promosso dal Centro Assistenza Imprese di Coldiretti Toscana per l’ottenimento delle conoscenze e competenze relative alla capacità professionale come previsto dalla L.R. 45/2007 relativa a “Norme in materia di imprenditore ed imprenditrice agricoli e di impresa agricola”. Il corso si terrà presso la sede di Coldiretti Grosseto in via Roccastrada, 2 a Grosseto.
Il corso, della durata di 140 ore, di cui 100 di teoria e 40 di attività laboratoriale, pratica ed esperienziale in presenza, consentirà ai partecipanti acquisire le conoscenze e competenze professionali necessarie a coloro che non sono in possesso di titolo di studio ad indirizzo agrario, per acquisire il titolo di imprenditore agricolo professionale e avere accesso così alle agevolazioni e contributi comunitari, nazionali e regionali. “Il percorso formativo per diventare imprenditore professionale è un elemento indispensabile anche per partecipare a bandi ed ottenere diverse ed importanti agevolazioni. – spiega Milena Sanna, Direttore Coldiretti Grosseto – Il corso nasce dalla forte esigenza manifestata sui territori che ha un significato molto chiaro e preciso: la volontà di alzare il livello della nostra agricoltura da una parte, e la voglia dei giovani di investire in agricoltura. Due segnali incoraggianti in un momento di grande incertezza”.
Al termine del percorso, che prevede oltre alla frequenza obbligatoria una prova finale, sarà rilasciata la certificazione di frequenza con la specifica dei contenuti e delle ore del percorso formativo. Il corso, che partirà nel mese di marzo, è a pagamento, e c’è tempo fino ad esaurimento posti per iscriversi (25 posti disponibili).
Gli interessati possono aderire richiedendo la scheda di adesione a CAICT SRL Formazione e Sviluppo Viale Fratelli Rosselli, 20 scrivendo acaict.toscana.formazione@coldiretti.it o al 055.32357212 oppure ad Andrea Masini ad andrea.masini@coldiretti.it allo 0564.438911.
Per informazioni consulta il sito www.caict.coldirettitoscana.it
Per informazioni https://grosseto.coldiretti.it/, pagina ufficiale Facebook @cdGrosseto, Instagram @Coldiretti_Toscana, Twitter @coldirettitosca e canale ufficiale YouTube “Coldiretti Toscana”.
MASSA CARRARA, BONUS: AL VIA DOMANDE ONLINE PER BONUS DA 200 € PER PARTITE IVA
Interessati 500 coltivatori diretti
Dal 26 settembre, e fino al 30 novembre, sono aperte le domande per gli autonomi e i professionisti che vogliono richiedere l’indennità una tantum da 200 euro prevista dal decreto Aiuti. La richiesta, per gli autonomi iscritti alla gestione speciale come artigiani, commerciali e coltivatori diretti, liberi professionisti e lavoratori iscritti in qualità di coadiuvanti e coadiutori alle gestioni previdenziali degli artigiani, esercenti attività commerciali, coltivatori diretti coloni e mezzadri, dovrà essere presentata online sul sito INPS. A chiarirlo è Epaca Toscana, secondo cui il bonus raggiungerà una platea potenziale di 500 coltivatori diretti nella sola provincia di Massa Carrara.
Per beneficiare della prestazione – spiega Epaca – i richiedenti dovranno avere percepito un reddito complessivo lordo non superiore a 35 mila euro nel periodo d’imposta 2021 e non devono aver fruito del Bonus 200 euro disciplinato dagli articoli 31 e 32 del decreto Aiuti. Il bonus sale fino a 350 euro nel caso in cui il richiedente, nello stesso periodo d’imposta, abbia percepito e quindi dichiarino un reddito complessivo lordo non superiore a 20mila euro.
È possibile trasmettere la domanda tramite l’Epaca in una delle sedi presenti sul territorio. Per informazioni contatta il 0585.43852. Trovi tutti i recapiti su www.epaca.it
CUNEO, IL MONDO CONTADINO SI GUSTA ALLA FIERA NAZIONALE DEL MARRONE
Sulla griglia di partenza la 23esima edizione della Fiera nazionale del Marrone a Cuneo, appuntamento irrinunciabile dell’autunno cuneese, che farà luce sulle eccellenze agroalimentari della Granda, a cominciare dalla Castagna Cuneo IGP, fra colori, profumi e gusti di stagione. Anche quest’anno la Fiera vedrà protagonisti i produttori di Coldiretti Campagna Amica con una ricca proposta di attività ed esperienze per grandi e piccini.
Da venerdì 14 a domenica 16 ottobre andrà in scena, come da tradizione, il mercato Campagna Amica in piazza Galimberti con una quarantina di aziende agricole del circuito, provenienti da tutto il Piemonte ma anche dalla Liguria, dalla Lombardia e dall’Emilia-Romagna, che proporranno il meglio delle loro produzioni agricole, fresche e trasformate.
Nel suo stand istituzionale in piazza Galimberti Coldiretti ribadirà il forte “no” al cibo sintetico, a cominciare dalla carne finta, smontando una dietro l’altra le bugie che si celano dietro la presunta “bistecca green”.
Sempre in piazza Galimberti il padiglione della ristorazione curato da Coldiretti e Confartigianato ospiterà le eccellenze del territorio trasformate in piatti da gustare per un’irresistibile full immersion nei sapori autunnali a base di tipicità della Granda, espressione della biodiversità che gli agricoltori Campagna Amica ogni giorno si impegnano a preservare.
Ai Giardini Fresia (ex zoo Cuneo) Coldiretti allestirà la fattoria degli animali, a fianco del mercato contadino di Campagna Amica. Mercato che, per l’occasione, sarà aperto in via straordinaria sabato 14 ottobre dalle ore 8 alle 19 e domenica 15 ottobre dalle ore 10 alle 19.
Nella giornata di venerdì 14 ottobre i laboratori delle fattorie didattiche di Campagna Amica ai Giardini Fresia ospiteranno i bambini delle scuole cuneesi, mentre durante il weekend, dalle 15.30 alle 17.30, saranno aperti a tutta la cittadinanza con attività di sensibilizzazione ed esperienze pratiche per conoscere il mondo dei cereali dal chicco al biscotto, il mondo dei formaggi, delle erbe officinali e delle api.
Non mancheranno le proposte per gli adulti, con degustazioni guidate nei locali del mercato contadino di Campagna Amica. Sabato 15 ottobre, dalle ore 17 alle 18, andrà in scena il “re” dei formaggi, il Castelmagno DOP, in un percorso guidato da un produttore e un maestro assaggiatore ONAF. Domenica, dalle ore 17 alle 18, sarà la volta dei vini piemontesi che incontreranno i salumi del territorio in una degustazione realizzata in collaborazione con i sommelier AISP e l’Associazione nazionale assaggiatori di salumi.
Per partecipare ai laboratori didattici e alle degustazioni guidate è richiesta la prenotazione, fino ad esaurimento posti (telefono: 366 5752531, e-mail: eca.cn@coldiretti.it).
“Alla Fiera del Marrone porteremo nel cuore della città di Cuneo uno spaccato di mondo contadino fatto di tenacia e orgoglio, di valori e storie, un mondo attento alla qualità, alla salute e all’ambiente, oggi minacciato dalle grandi lobby del cibo sintetico. Cuneesi e visitatori potranno apprezzare da vicino la sapienza di chi coltiva la terra e produce eccellenze che rendono grande il Made in Cuneo e non solo” dichiara Enrico Nada, Presidente di Coldiretti Cuneo.
“C’è un interesse sempre più diffuso tra i consumatori per un’agricoltura che si racconta, si confronta con i consumatori e svela i volti dietro i prodotti. Siamo pronti a portare un po’ di campagna nella nostra città e a lanciare un messaggio di positività che nasce dal rapporto diretto e privilegiato tra chi produce e chi compra” evidenzia Fabiano Porcu, Direttore di Coldiretti Cuneo.
ROVIGO, SERVE UNA PAC CHE TENGA CONTO DEI CAMBIAMENTI DI QUESTI ULTIMI 2 ANNI
Come sarà la nuova Pac e cosa cambierà per gli agricoltori? A due mesi dall’entrata in vigore della nuova politica agricola, Coldiretti torna a incontrare i soci in presenza, dopo due anni di formazione via webinar. “La nuova Pac 2023-2027: opportunità e criticità”: questo il titolo del convegno organizzato da Coldiretti Rovigo per approfondire i temi legati alla nuova politica agricola comune e l’impatto che la stessa avrà sull’agricoltura del territorio polesano. Appuntamento al Cen.Ser. nella sala Bisaglia alle 16:15 del 12 ottobre.
L’incontro vedrà la partecipazione di Angelo Frascarelli, professore associato dell’Università di Perugia al Dipartimento di Scienze agrarie, alimentari ed ambientali, presidente di Ismea, tra i massimi esperti di Pac in Italia il quale illustrerà il percorso e i cambiamenti rispetto all’attuale programmazione.
“Come è avvenuto in passato, alla vigilia dei cambiamenti che trasformeranno il sostegno europeo all’agricoltura – spiega il direttore provinciale Silvio Parizzi – riserviamo ai nostri associati un approfondimento qualificato sulle nuove politiche, ma soprattutto sulle nuove sfide che le nostre aziende potrebbero trovarsi ad affrontare in un futuro non troppo lontano”. Sarà proprio Parizzi a introdurre l’incontro. Seguirà la relazione di Frascarelli e chiuderà il presidente provinciale Carlo Salvan. “La Pac è uno strumento delicato e articolato – commenta Salvan -, il suo filo logico deve tenere conto che ci sono 27 paesi con sistemi agricoli diversi anche al loro interno: pensiamo solo all’Italia come cambia da Nord a Sud. Il panorama che va considerato è più grande di noi e dobbiamo tenere la visuale sempre più aperta. Vista la ritrovata centralità del settore primario con la pandemia e le tensioni internazionali sia politiche che economiche, oggi più che mai l’agricoltore deve essere messo nelle condizioni di avere le informazioni e gli strumenti per essere operativo, con a fianco la propria associazione di riferimento come Coldiretti, consapevole però di lavorare in uno scenario ormai mondiale”.