COMUNICATO STAMPA | Notizie dalle Federazioni

News la Forza del Territorio del 20 aprile 2020

20 Aprile 2020
News la Forza del Territorio del 20 aprile 2020

Primo piano

 

EMILIA ROMAGNA

MALTEMPO: BENE RICHIESTA DEROGA PER CALAMITÀ. ORA FONDI

Le gelate si sono manifestate a più riprese. Alcune aziende hanno subito danni per oltre il 90% della produzione

 

“La richiesta di applicazione della deroga al decreto legislativo 102/2004 sulle calamità naturali, che prevede indennizzi e sostegni economici alle imprese agricole che hanno subito danni da avversità atmosferiche è un passo importante verso le aziende colpite dalle gelate che il mese scorso hanno messo a rischio la produzione di ortofrutta dell’Emilia-Romagna”. Commenta così il Presidente di Coldiretti regionale, Nicola Bertinelli, la lettera sottoscritta dall’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi e inviata oggi alla ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, con la richiesta di applicazione della deroga al decreto legislativo 102/2004 sulle calamità naturali. 

Le gelate, accompagnate in alcuni casi anche dalla neve, hanno colpito a più riprese il territorio regionale, causando danni per oltre 400 milioni di euro a oltre 9000 aziende, molte delle quali già messe a dura prova dagli attacchi della cimice asiatica degli scorsi anni e dall’emergenza sanitaria causata dal Coronavirus.

“L’assicurabilità delle aziende contro il gelo” ha detto il Presidente Bertinelli “risultava in parte vanificata dalle limitazioni progressive e sempre più restrittive agli spostamenti da parte degli agricoltori a seguito dell’epidemia di covid-19”.

“Adesso – ha concluso il Presidente di Coldiretti Emilia Romagna – auspichiamo dal Ministro un pronto accoglimento e lo stanziamento delle risorse necessarie sul Fondo di Solidarietà per procedere alla ristoro delle perdite subite delle aziende”.

 

Dal territorio

 

BASILICATA, CORONAVIRUS: FORESTALI AL LAVORO NELLE AZIENDE AGRICOLE

“Utilizzare gli operai idraulico forestali per coprire alla carenza di manodopera agricola, causata dal coronavirus, così da favorire la manodopera regionale ed evitare eventuali contagi dall’esterno”. E’ la richiesta avanzata dalla Coldiretti Basilicata in una lettera al presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi.  “Una delle emergenze che sta compromettendo sia le coltivazioni che i raccolti è proprio l’assenza di lavoratori,  in buon numero  extracomunitari – scrive il presidente di Coldiretti Basilicata, Antonio Pessolani – e l’impiego di  operai  idraulico forestali ex  mobilità, porterebbe non pochi benefici”. Se venisse accolta la proposta della confederazione agricola lucana “le aziende agricole avranno a disposizione la manodopera di cui necessitano – continua Pessolani  –  non solo per completare i cicli produttivi ma anche per evitare che le stesse possano perdere fette di mercato con ripercussioni deleterie che possono addirittura compromettere la stessa sopravvivenza delle aziende. Inoltre  i  lavoratori avrebbero la possibilità di ottenere da subito un reddito, nonché la concreta aspettativa del raggiungimento di un numero sufficiente di giornate lavorative annue che gli assicurino le tutele previdenziali ed assistenziali connesse”. I benefici ci sarebbero anche per la Regione Basilicata che “ ad emergenza sanitaria cessata, nel programmare le attività idraulico-forestali del 2020 – evidenzia il presidente della Coldiretti lucana – andrebbe a risparmiare in quanto le giornate lavorative che gli addetti andranno a svolgere in favore delle aziende agricole verrebbero computate per il raggiungimento, da parte dei singoli lavoratori, del numero di giornate assicurate nel 2019 e, quindi, con conseguente riduzione delle attività non essenziali dal progetto stesso e suo conseguente ridimensionamento anche in termini finanziari”. Ma non solo. “La Regione potrà destinare all’emergenza quanto andrà a risparmiare con il ridimensionamento, nei termini sopra esposti, delle attività di forestazione” aggiunge Pessolani.  Quanto alle modalità operative di reclutamento, “al fine di assicurare il massimo rispetto sia della normativa nazionale, “il personale verrebbe impegnato prioritariamente nello stesso comune di residenza attingendo agli elenchi degli idonei alle mansioni che il Consorzio di Bonifica della Basilicata potrà mettere a disposizione delle aziende interessate. Naturalmente, nel rappresentarle l’urgenza che le aziende hanno di disporre di manodopera, siamo a disposizione per eventualmente approfondire e meglio definire i termini di un accordo – conclude Pessolani – che potremmo condividere e sottoscrivere unitamente alla altre organizzazioni professionali semprechè, come riteniamo, favorevoli all’iniziativa”.

 

LIGURIA, DL IMPRESE: SERVE IMMEDIATA LIQUIDITA’ PER AFFRONTARE LA CRISI 

Stop dei commerci per molti settori, riduzione delle entrate, rischio perdita di competitività sui mercati esteri e burocrazia che paralizza la ripartenza: ecco alcune delle principali problematiche che stanno affliggendo, da quasi due mesi, le imprese agricole ed ittiche liguri, problematiche accompagnate dalle incognite legate al “dopo emergenza” che rischiano di trovare le aziende impreparate  a riprendere la loro attività. Per far fronte a tutto questo e permettere la ripresa futura dei comparti cardine dell’economia regionale ligure, serve subito liquidità per le imprese che hanno subito una diminuzione, o addirittura, il totale stop delle attività a causa della pandemia Coronavirus.

È come commenta Coldiretti Liguria l’analisi di Coldiretti in riferimento all’erogazione di finanziamenti da parte delle banche alle aziende in difficoltà a causa dell’emergenza Coronavirus, con le opportunità previste dal cosiddetto Dl Liquidità (decreto legge 8 aprile 2020), attraverso cui lo Stato si fa garante. Il provvedimento interessa sia le aziende agricole che presentano il bilancio sia quelle che presentano la semplice dichiarazione Iva, e prevede diversi canali, per l’attivazione dei quali è possibile rivolgersi alla Rete Agricorporatefinance, promossa da Coldiretti che aiuta ad evitare pericolose file alle filiali delle banche e a ridurre la burocrazia.

“Anche in Liguria – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – l’impatto della pandemia Covid-19  ha avuto pesanti ripercussioni, in misura variabile, su tutti i settori agricoli, in special modo per quello florovivaistico, vitivinicolo, olivicolo, che già arrivava da una crisi precedente, e agrituristico, mentre non è stato risparmiato neanche il settore della pesca.  L’allarme globale provocato dal Coronavirus se, da un lato,  ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo di qualità prodotto dai nostri imprenditori, sta, allo stesso tempo, mettendo a nudo tutte le fragilità dei vari comparti. L’agricoltura e la pesca ligure hanno bisogno di una robusta iniezione di liquidità per permettere a tutte le imprese locali di poter continuare a svolgere quei ruoli fondamentali di fornitura di prodotti di qualità al Paese, tutela del territorio e valorizzazione delle nostre eccellenze. Un evento di dimensioni epiche come quello che stiamo vivendo non può essere affrontato con interventi normali e per questo riteniamo necessario che si intervenga, inoltre, a livello nazionale con il “piano Marshall” proposto dalla Coldiretti per l’agroalimentare: le nostre imprese devono essere sostenute, rappresentando cardini dell’economia dei territori e possedendo quel valore strategico fondamentale che può aiutare la nostra società ad uscire dalla crisi”.

 

VENETO, SOS ANIMALI AFFAMATI: LE DONNE DI COLDIRETTI PORTANO IL FIENO NEI RANCH

Per asini, pony e cavalli affamati nei maneggi scendono in campo le donne di Coldiretti Veneto per consegnare 75 quintali di fieno per gli animali bloccati nei ranch impegnati solitamente in ippoterapia per grandi e piccini e lezioni di equitazione per appassionati di ogni età. Le imprenditrici agricole hanno raccolto l’appello della Fise (Federazione Italiana Sport Equestri)  dimostrando prontezza di intervento recuperando un quantitativo adeguato di fieno maggengo tra l’altro introvabile anche dagli agricoltori a causa delle intensa pioggia della scorsa stagione che ha di fatto dimezzato la produzione.

“In questi giorni – spiega Valentina Galesso vice presidente regionale di Donne Impresa e provinciale di Padova – nei circoli accreditati si sarebbe dovuta tenere la giornata aperta al pubblico. L’emergenza sanitaria ha annullato non solo questo tipo di eventi ma ogni manifestazione e rassegne internazionali di settore.  Anche se le scuderie sono chiuse i capi vanno curati e nutriti. La razione alimentare quotidiana salva un patrimonio zootecnico di più di 52mila esemplari molti dei quali di razze salvate dall’estinzione grazie al lavoro degli allevatori che hanno custodito la genetica”.

Un carico di rotoballe partirà nella mattinata di DOMANI 21 APRILE dall’Alta Padovana, precisamente da San Pietro in Gù, alla volta di Breganze in provincia di Vicenza per raggiungere il ranch della famiglia Maina “Asd Arriba”. Una realtà a gestione familiare animata da Paola con Pierluigi e la figlia Sarah dal 2003. Tutti istruttori Fise specializzati in equitazione di campagna e turismo equestre per i più piccoli, in particolare per i diversamente abili.

“La vocazione alla didattica e al sociale dell’agricoltura – conclude Chiara Bortolas responsabile regionale e vice nazionale di Donne Impresa – risponde alle necessità di genitori, figli, insegnanti e associazioni che si occupano di persone portatori di handicap.  Un servizio impagabile se si considera il valore aggiunto offerto dalle famiglie contadine che oltre alla predisposizione naturale aggiungono capacità professionali e abilità teorico pratico come la pet therapy. Questo gesto è  d’attenzione verso chi opera per il bene della collettività affinchè  queste realtà siano considerate strategiche per la ripresa e l’avvio della fase2.  L’organizzazione di stage, settimane verdi e centri estivi con l’applicazione di misure di sicurezza sarà un’offerta alle nuove generazioni per dare spazio e nuove dimensioni alla vita all’aria aperta”

 

SICILIA, DL IMPRESE: PESANTE CRISI DI LIQUIDITÀ  DELLE  AZIENDE DELL’ISOLA 

Perdita del 100 per cento di fatturato delle aziende agrituristiche e delle fattorie didattiche, cancellazioni di commesse per aziende che esportano e che lavorano con la ristorazione rappresentano ormai una costante dell’economia siciliana e per questo serve subito liquidità. Lo afferma Coldiretti Sicilia con riferimento all’analisi nazionale   Coldiretti/Ixe’ in riferimento all’erogazione di finanziamenti da parte delle banche alle aziende in difficoltà a causa dell’emergenza Coronavirus, con le opportunità previste dal cosiddetto Dl Liquidità (decreto legge 8 aprile 2020), attraverso cui lo Stato si fa garante.

Il provvedimento che interessa sia le aziende agricole che presentano il bilancio sia quelle che presentano la semplice dichiarazione Iva prevede diversi canali per l’attivazione dei quali è possibile rivolgersi alla Rete Agricorporatefinance (www.agricorporatefinance.it) promossa da Coldiretti che aiuta ad evitare le file alle filiali delle banche e a ridurre la burocrazia.

 

PUGLIA, CORONAVIRUS: AL MACERO RAPE SEDANO E CICORIE; APPELLO A SUPERMERCATI

Ai tempi dell’emergenza Coronavirus si è ulteriormente allargata la forbice dei prezzi dal campo alla tavola, con l’aumento dei prezzi per i consumatori ad un tasso superiore di 40 volte quello dell’inflazione, un pericoloso segnale di allarme sullo sconvolgimento in atto sul mercato di frutta e verdura con le difficoltà nelle esportazioni, la chiusura delle mense e dei ristoranti e la mancanza di lavoratori stranieri che alimentano anche speculazioni con compensi che in molti casi non coprono neanche i costi di produzione degli agricoltori. Torna a denunciare Coldiretti Puglia quanto accade nei campi, dove per la mancanza degli ordini, situazione aggravata dalla carenza di manodopera, gli agricoltori stanno mandando al macero ortaggi e verdure, mentre sono schizzati sui banchi di vendita i prezzi degli stessi prodotti.

“In queste settimane abbiamo assistito a rincari clamorosi dei prezzi di broccoletti e cime di rape, solo per fare alcuni esempi, mentre nei campi i nostri agricoli stanno mandando al macero rape, sedano, finocchi, cicorie rimasti invenduti, proprio quando i consumatori sono in fila davanti ai centri commerciali per acquistare i prodotti della dieta. E’ evidente quanto in questo momento serva rivedere il modello distributivo dal campo alla tavola, che con tante intermediazioni rischia di danneggiare gli anelli più deboli della filiera, i coltivatori e i consumatori. Per questo lanciamo ancora l’appello a supermercati e ipermercati ad approvvigionarsi di prodotti pugliesi stagionali, perché anche l’acquisto di prodotti fuori stagione condanna all’approvvigionamento da altre regioni o peggio dall’estero, con il prevedibile aumento dei costi”, dice Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.Per affrontare l’emergenza Coronavirus e costruire il futuro è nata “l’alleanza salva spesa Made in Italy con agricoltori, industrie alimentari e distribuzione commerciale che si impegnano a garantire regolarità delle forniture alimentari agli italiani e a combattere qualsiasi forma di speculazione sul cibo dai campi alle tavole” promossa da Coldiretti e Filiera Italia insieme ai grandi gruppi della distirbuzione commerciale Conad, Coop, Auchan, Bennet, Cadoro, Carrefour, Decò, Despar, Esselunga, Famila, Iper, Italmark, Metro, Gabrielli, Tigre, Oasi, Pam, Panorama, Penny, Prix, Selex, Superconti, Unes, Vegè. Nell’appello ai cittadini e alle Istituzioni si legge in particolare: “Anche in questi momenti di emergenza la catena produttiva, logistica e distributiva è riuscita a garantire i beni necessari per tutte le famiglie italiane. Il modo per ringraziare tutte queste persone del loro sacrificio e forte senso di responsabilità è uno solo: ogni volta che puoi chiedi e compra prodotti italiani. Noi dal canto nostro faremo la nostra parte. Vigilando insieme che lungo tutta la filiera sia premiato e valorizzato chi adotta pratiche commerciali corrette e trasparenti”.

“E’ deflazione nei campi dove agli agricoltori si vedono pagare dall’ortofrutta all’olio oltre il 30% in meno rispetto allo scorso anno e al di sotto dei costi di produzione – insite il presidente Muraglia – per colpa delle distorsioni lungo la filiera che provoca pesanti squilibri, mentre i consumatori pagano peperoni a 3,40 euro al chilo, fragole a 5 euro al chilo, zucchine a 3,50 euro al chilo, prezzi che triplicano dal campo alla tavola. È necessario investire sul futuro competitivo delle imprese agricole, minacciato e indebolito dalle distorsioni lungo la filiera, dalla distribuzione all’industria fino alle campagne, dove i prodotti agricoli sono pagati sottocosto pochi centesimi. Serve una grande azione di responsabilizzazione dal campo allo scaffale per garantire che dietro tutti i prodotti agricoli e agroalimentari in vendita, italiani e stranieri, ci sia un percorso di qualità che riguardi l’ambiente, la salute e il lavoro, con una equa distribuzione del valore”, conclude il presidente Muraglia.

In questo momento di difficoltà per aiutare il Made in Italy, il consiglio della Coldiretti è quello di comperare direttamente dagli agricoltori nelle fattorie e nei mercati di Campagna Amica che in molte città ha organizzato anche servizi di consegna a domicilio ma anche nei negozi e nei centri della grande distribuzione privilegiando l’acquisto di frutta e verdura nazionali riconoscibile dall’obbligo di indicare l’origine su etichette e cartellini.

 

TOSCANA, DL IMPRESE: CRISI LIQUIDITA’ PER 6 AZIENDE AGRICOLE SU 10

Serve subito liquidità per il 57% delle imprese agricole anche in Toscana che hanno avuto una diminuzione delle attività a causa della pandemia Coronavirus che ha sconvolto i mercati con difficoltà per le esportazioni, lo stop forzato al canale ristorazione e la chiusura di alcune attività. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti/Ixe’ in riferimento all’erogazione di finanziamenti da parte delle banche alle aziende in difficoltà a causa dell’emergenza Coronavirus, con le opportunità previste dal cosiddetto Dl Liquidità (decreto legge 8 aprile 2020), attraverso cui lo Stato si fa garante.

Il provvedimento che interessa sia le aziende agricole che presentano il bilancio sia quelle che presentano la semplice dichiarazione Iva e prevede diversi canali per l’attivazione dei quali è possibile rivolgersi alla Rete Agricorporatefinance (www.agricorporatefinance.it) promossa da Coldiretti che aiuta ad evitare pericolose file alle filiali delle banche e a ridurre la burocrazia.

L’impatto della pandemia Covid-19 per l’agricoltura varia da comparto a comparto con picchi anche del 100% per l’agriturismo dove in Toscana sono chiuse per le misure anti contagio tutte le 4.500 strutture che contano 31mila posti letto e 700 piazzole che accolgono oltre 60mila persone, mentre tra le aziende agricole che esportano il 70% sta subendo cancellazioni di commesse anche per le difficoltà alle frontiere e si registra anche il crollo dei servizi forniti a bar e ristoranti chiusi per l’emergenza. In molti casi i compensi riconosciuti agli agricoltori sono scesi sono i costi di produzione secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’ dalla quale emerge che a pagare il conto più pesante all’estero sono stati il settore del vino e del florovivaismo, ma difficoltà sono segnalate sui mercati anche per ortofrutta, formaggi, salumi, pesca e conserve.

“Per questo abbiamo chiesto alla Regione Toscana una ricognizione delle risorse disponibili per valutare le possibilità di intervento diretto e semplificato a favore delle imprese, perché servono tutte le risorse e gli strumenti disponibili a far ripartire il settore agricolo. L’agricoltura toscana ha bisogno di una robusta iniezione di liquidità perché l’emergenza Covid-19, che pure sta confermando il valore strategico del settore agroalimentare, ne sta però mettendo a nudo tutte le fragilità”, afferma il presidente di Coldiretti Toscana, Fabrizio Filippi.

Nei mesi scorsi come Coldiretti sono stati denunciati i ritardi che rischiavano di rispedire a Bruxelles fondi preziosi per sostenere gli investimenti e il ricambio generazionale. “Ora quelle risorse potrebbero essere impegnate nell’annualità 2020. Rastrellare risorse è possibile. Ci sono, per esempio, in Toscana quasi 120 milioni di euro di risorse dello Sviluppo Rurale, il secondo pilastro della Politica agricola comune che si affianca agli aiuti diretti.  Si tratta di fondi ancora non spesi per una quota dei quali si rischia addirittura il disimpegno”, conclude il presidente Filippi.

 

VENETO, FORMAZIONE: AGRICOLTORI IN AULE VIRTUALI CON LEZIONI ON LINE

I centri di formazione di Coldiretti Veneto sono operativi con lezioni on line per i corsi in programma, dal conseguimento del patentino per i prodotti fitosanitari alla qualifica di imprenditore agricolo.  E’ la risposta concreta delle S.r.l. Impresa Verde accreditate di Padova, Rovigo, Treviso-Belluno, Venezia, Verona e Vicenza agli obblighi imposti dall’emergenza sanitaria. Le sedi provinciali deputate al servizio stanno organizzando ed erogando videolezioni, consentendo agli allievi dei corsi di fruire delle proposte formative da pc e smartphone.

Coldiretti Veneto è in grado di gestire gruppi di utenti con forme innovative d’aula virtuale. Un’opportunità che interessa 62 mila imprese agricole venete in termini di aggiornamento e istruzione. “La contingenza, specie con la possibilità data la scorsa settimana dalla Regione del Veneto per il riavvio della misura di formazione del Programma di Sviluppo Rurale, ha imposto un’accelerazione della proposta, che sta trovando consenso presso gli operatori a cui è rivolta” – spiega Coldiretti Veneto.

“Le nuove modalità condurranno certamente – anche dopo il rientro legato ad una auspicata normalizzazione delle condizioni operative – a nuove soluzioni per i soggetti interessati alla costruzione della conoscenza, sia sul fronte di chi la propone, sia da parte di coloro che la richiedono” – conclude Coldiretti.

 

SALERNO, CONTRO LA CRISI DEL SETTORE BUFALINO NASCONO I “CACIOBOND” DA 11 KG 

Nasce in provincia di Salerno il caciocavallo di bufala da 11 kg prodotto interamente con latte di bufala. Il nome del caciocavallo è la risposta alla crisi coronavirus del comparto zootecnico: “Caciobond”. In soldoni, l’enorme caciocavallo – ideato dal caseificio Giuseppe Morese e da Coldiretti Salerno – si acquista oggi e si consuma tra due anni. Una sorta di pagamento anticipato in grado di sostenere economicamente il settore bufalino alle prese con una forte crisi della domanda. Per produrre il “Caciobond” da 11 chilogrammi servono 60 litri di latte di bufala e due anni di stagionatura. Il cacio ha riscosso già un notevole successo: molte coppie lo hanno prenotato per i matrimoni – in molti casi rinviati quest’anno – al 2022 come simbolo di “buon augurio”. “La crisi dell’export, il blocco del canale ho.re.ca., il calo della domanda hanno comportato una crisi improvvisa del settore bufalino della regione Campania e della provincia di Salerno, dove insistono la maggior parte degli allevamenti bufalini – spiega il direttore di Coldiretti Enzo Tropiano – di qui l’idea di trasformare il latte in eccedenza in caciocavalli di bufala, con l’obiettivo di salvaguardare l’intero comparto zootecnico, che non può fermarsi. Con il “Caciobond” supportiamo la ripresa delle imprese zootecniche.I consumatori acquistano il prodotto e lo ritirano due anni dopo, a stagionatura completata consentendo agli imprenditori di ricevere, subito, la liquidità per fronteggiare il dopo emergenza. Tutte le entrate derivanti dai Caciobond saranno defiscalizzate, in modo da garantire un supporto al settore”. I caciocavalli possono essere ordinati “con dedica” già da adesso e saranno consegnati dopo il periodo di stagionatura. A differenza della “Zizzona”, che è fresca, i caciocavalli “bond” potranno diventare regali unici e dal sapore originale.

 

PADOVA, SOS RACCOLTI: NEI CAMPI PIU’ ANIMALI SELVATICI CHE LAVORATORI

Continuano sui Colli Euganei le scorribande dei cinghiali, liberi di distruggere coltivazioni, vigneti e terrazzamenti, mentre nel resto della regione si segnalano incontri ravvicinati con l’orso, incursioni di lupi affamati negli allevamenti, cervi in passeggiata nei centri urbani. E’ questa la fotografia scattata da Coldiretti Veneto in piena emergenza sanitaria: gli animali selvatici prendono possesso del territorio spingendosi  fino alle case abitate mettendo in pericolo non solo la campagna ma pure la cittadinanza. “Solo sui Colli Euganei un’intera comunità di oltre 10mila esemplari di cinghiali danneggia vigneti e coltivazioni – commenta Coldiretti Veneto che ne conta circa 50mila in tutto il territorio regionale. Oltre ai danni alle colture e al sistema idrogeologico, vanno considerati i rischi per la salute provocati dalla diffusione di malattie come la peste suina. Un pericolo denunciato recentemente dalla stessa virologa Ilaria Capua che ha parlato dell’effetto domino se oltre al coronavirus la peste suina passasse in Italia dagli animali selvatici a quelli allevati. La proliferazione senza freni dei cinghiali – aggiunge la Coldiretti – sta mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale anche in aree di elevato pregio naturalistico. Oltre che sui Colli Euganei dove imperversano da più di due decenni i cinghiali si spingono anche in pianura, e non solo nelle aree pedecollinari. Sono stati avvistati anche a decine di chilometri di distanza. I branchi si spostano seguendo il corso dei fiumi, arrivando fino nella Bassa Padovana. La ricomparsa dell’orso segnalata nel veronese e del lupo sulla pedemontana, inoltre,  non lascia dubbi in merito alla difficoltà degli agricoltori che registrano più bestie selvatiche che manodopera stagionale impegnata nella raccolta di frutta e verdura”.

A fronte di migliaia di incidenti denunciati i rimborsi ai cittadini coinvolti nei sinistri non coprono neppure le spese delle pratiche presentate. Ma ciò che preoccupa la Coldiretti regionale – afferma il Presidente Daniele Salvagno – è che il numero delle bestie in giro per i campi è superiore ai lavoratori stagionali che in questo periodo dovrebbero garantire le forniture alimentari raccogliendo frutta e verdura nelle serre e nelle aziende agricole del territorio. E mentre le iscrizioni sul portale di Coldiretti “JobInCoutry” aumentano ogni giorno, sulla mancanza di stagionali in agricoltura, continua il pressing diplomatico di Coldiretti per sbloccare la manodopera straniera ferma nei Paesi d’origine a causa dell’emergenza sanitaria. In particolare per la disponibilità di personale rumeno che in Veneto è la comunità più numerosa delle circa 70mila unità presenti stagionalmente sul territorio.  “Dopo aver registrato la collaborazione con l’Ambasciata della Romania– spiega Daniele Salvagno presidente di Coldiretti Veneto – sottolineiamo, per il tramite del Presidente Luca Zaia,  la disponibilità del Consolato Generale della Repubblica di Moldova a Milano per l’impiego nei campi della comunità moldava costretta a rimanere in Italia. Si tratta di gesti importanti che mettono in luce una certa attenzione alle problematiche delle imprese agricole venete”. “Daremo avvio immediato ai colloqui per trovare una soluzione visto – commenta Salvagno che ricorda inoltre quanto sia determinante stabilire la forma dei voucher semplificati per poter mettere gli imprenditori agricoli nella condizione di assumere con sicurezza come collaboratori aziendali cassaintegrati, studenti e pensionati.

 

UMBRIA, NON SOLO CORONAVIRUS, CINGHIALI SEMPRE PIÙ DEVASTANTI

Con gli spostamenti limitati dall’emergenza coronavirus, il problema cinghiali sta assumendo in Umbria una dimensione ancora più grave con razzie e devastazioni nei campi in aumento e presenze dei selvatici a ridosso dei centri abitati. È l’allarme lanciato dalla Coldiretti Umbria, con il Presidente Albano Agabiti che ha scritto all’Assessore regionale all’agricoltura Roberto Morroni, per richiedere il ripristino delle attività di controllo e contenimento della fauna selvatica bloccate causa coronavirus. Una forte preoccupazione della quale sono stati messi a conoscenza anche la Presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, il Prefetto di Perugia Claudio Sgaraglia e il Prefetto di Terni Emilio Dario Sensi, per trovare soluzione utili a imprese e comunità.

Con un territorio meno presidiato crescono i danni nelle campagne – afferma Agabiti – specialmente per le colture primaverili appena seminate come mais e girasole che diventano un ottimo pasto per i cinghiali. È necessario quindi, nel rispetto delle misure di sicurezza che l’emergenza richiede, attivarsi al più presto per tornare a porre un freno alle devastazioni dei cinghiali su tutto il territorio regionale. Per questo – spiega Agabiti – chiediamo che gli enti competenti adottino tempestivamente quelle azioni volte a tutelare l’attività degli imprenditori e l’incolumità pubblica. Occorre ora più che mai, infatti, difendere le produzioni agroalimentari del territorio, diventate ancora più preziose in questo momento di emergenza sanitaria, insieme alla sicurezza e alla salute dei cittadini, tutelando così un comparto alle prese già con molte difficoltà.

Sono quotidiane – ricorda Agabiti – le segnalazioni che riceviamo da imprenditori agricoli e cittadini, tanto che circolano vari filmati che riportano i “saccheggi” dei cinghiali nei campi, ma anche la loro pericolosa presenza sulle vie di comunicazione.

La conferma arriva direttamente da Gabriele Giovannini, imprenditore agricolo di Narni. “Solo qualche giorno fa mentre stavo seminando il mais – riferisce Gabriele – dietro di me circolavano liberamente una decina di cinghiali che in massima tranquillità lo raccoglievano, distruggendo e mandando in fumo i lavori appena effettuati”.

A livello nazionale – sottolinea il Direttore regionale Coldiretti Mario Rossi – con l’emergenza coronavirus sono saliti a oltre due milioni i cinghiali che circolano senza freni per campagne e città danneggiando i raccolti e mettendo a rischio la sicurezza stradale e l’Umbria è sicuramente tra le realtà più colpite. In pericolo – denuncia Rossi – non ci sono solo le produzioni agricole necessarie per soddisfare la domanda alimentare dei cittadini ma anche la sicurezza delle persone. A preoccupare sono anche i rischi per la salute provocati dalla diffusione di malattie come la peste suina.

Occorre quindi – prosegue Rossi – il massimo impegno da parte di tutti gli organi ed attori interessati al problema, per evitare che il comparto agricolo locale, già in grave sofferenza economica per le conseguenze del coronavirus, subisca un’ennesima batosta da cui difficilmente riuscirebbe a risollevarsi. Un settore – conclude Rossi – alle prese tra l’altro con le ormai sempre più consuete anomalie climatiche, che influiranno sui prossimi raccolti sui quali pesa quest’anno pure l’incognita della disponibilità di manodopera come forza lavoro nelle campagne.

 

PIEMONTE, CORONAVIRUS: SERVE SUBITO LIQUIDITÀ PER IMPRESE IN CRISI

Serve subito liquidità al 57% delle imprese agricole italiane che hanno avuto una diminuzione delle attività a causa della pandemia Coronavirus che ha sconvolto i mercati con difficoltà per le esportazioni, lo stop forzato al canale ristorazione e la chiusura di alcune attività. E’ quanto emerge da un’analisi Coldiretti/Ixe’ in riferimento all’erogazione di finanziamenti da parte delle banche alle aziende in difficoltà con le opportunità previste dal cosiddetto Dl Liquidità (decreto legge 8 aprile 2020), attraverso cui lo Stato si fa garante.

Il provvedimento che interessa sia le aziende agricole che presentano il bilancio sia quelle che presentano la semplice dichiarazione Iva e prevede diversi canali per l’attivazione dei quali è possibile rivolgersi alla Rete Agricorporatefinance (www.agricorporatefinance.it), promossa da Coldiretti che aiuta ad evitare pericolose file alle filiali delle banche e a ridurre la burocrazia.

L’impatto della pandemia Covid-19 per l’agricoltura varia da comparto a comparto con picchi anche del 100% per l’agriturismo dove sono chiuse per le misure anti contagio tutte le 23mila strutture italiane mentre tra le aziende agricole che esportano il 70% sta subendo cancellazioni di commesse anche per le difficoltà alle frontiere e si registra anche il crollo dei servizi forniti a bar e ristoranti chiusi per l’emergenza. In molti casi i compensi riconosciuti agli agricoltori sono scesi sono i costi di produzione secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’ dalla quale emerge che a pagare il conto più pesante all’estero sono stati il settore del vino e del florovivaismo, ma difficoltà sono segnalate sui mercati anche per ortofrutta, formaggi, salumi, pesca e conserve.

“Servono misure urgenti perché in gioco c’è l’intera filiera agricola Made in Piemonte che da un lato sta subendo gli effetti del Coronavirus e dall’altro ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza – spiegano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. E’ necessario, quindi, intervenire con il piano Marshall proposto dalla Coldiretti per l’agroalimentare che ha bisogno di una robusta iniezione di liquidità. Occorre invertire la tendenza del passato a sottovalutare il nostro patrimonio agroalimentare, sostenendo invece le nostre produzioni di eccellenza e ricordandoci il #MangiaItaliano non solo in questa situazione di crisi”.

 

LAZIO, CORONAVIRUS, PLAUDE CITTAREALE PER PROROGA CERTIFICATI FIDA PASCOLO

Coldiretti Lazio lancia un appello ai comuni del Lazio, invitandoli a prorogare per l’anno 2020 i certificati di Fida Pascolo rilasciati nel 2019.

E’ quanto ha stabilito l’amministrazione comunale di Cittareale al fine di limitare gli spostamenti dei cittadini nel rispetto delle norme restrittive per fronteggiare il diffondersi dell’epidemia.

L’iniziativa ha raccolto il plauso di Coldiretti Lazio, che inviata gli altri enti a seguire l’esempio di Cittareale, confermando quindi ai beneficiari del diritto di uso civico per l’anno 2020, le stesse aree assegnate nell’anno precedente, evitando ai cittadini, inutili spostamenti al fine di presentare le domande. Coldiretti auspica, inoltre, che la quota da pagare per la loro concessione sia gratuita. 

Al vaglio del Comune di Cittareale, infatti, la sospensione per l’anno 2020 della tassa sul pascolo, prevista dal Regolamento comunale di Polizia Rurale, che ogni beneficiario del diritto di uso civico corrisponde all’ente all’assegnazione dell’area da adibire a pascolo montano, per garantire un sostegno agli stessi in un momento difficile per l’economia. Una successiva delibera stabilirà se le quote da pagare per la concessione dei certificati di Fida Pascolo sarà interamente a carico del Comune di Cittareale.

 

COMO-LECCO, PIOGGIA DOPO SICCITÀ CHE NON “DISSETA” LE CAMPAGNE DELLA PIANURA

La pioggia di inizio settimana giunge a lenire un allarme siccità che coinvolge l’Italia e ha visto il livello del Po scendere come a Ferragosto, per effetto delle precipitazioni praticamente dimezzate in un 2020 che si classifica fino ad ora come il più caldo dal 1800 con temperature superiori di 1,52 gradi rispetto alla media. E’ quanto emerge da una monitoraggio della Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr relativi al primo trimestre dell’anno con fiumi in magra al nord ed invasi svuotati nel mezzogiorno che mettono a rischio i raccolti e la stabilità dei prezzi in un mercato alimentare segnato dall’emergenza coronavirus.

Con il fermo delle attività industriali per evitare i contagi da Covid-19, il Po non è mai stato così limpido con un livello idrometrico sceso a -2,7 metri al Ponte della Becca basso come a metà agosto secondo il monitoraggio della Coldiretti dal quale si evidenziano anomalie anche nei grandi laghi del nord che hanno percentuali di riempimento, registrate nei giorni scorsi, dal 24% di quello di Como al 27% dell’Iseo fino al 54% del Maggiore.

La situazione è grave anche nel mezzogiorno e negli invasi di Puglia e Basilicata ci sono rispettivamente circa 122 e 102 milioni di metri cubo in meno rispetto allo scorso anno e analoga e la situazione della Sicilia, dove mancano all’appello circa 62 milioni di metri cubi d’acqua ma rilevante è il deficit idrico anche in Calabria secondo l’Anbi.

Per cercare di salvare le coltivazioni gli agricoltori – precisa la Coldiretti – in diverse aree del Paese sono stati addirittura costretti ad intervenire in molti casi con le irrigazioni di soccorso per i campi di mais e barbabietola affinché riescano a germogliare, mentre frumento, pomodoro da industria, ortaggi ed erba medica sono già in stress idrico. Ma se non ci sarà un profondo cambiamento a breve, con adeguate precipitazioni, mancherà in molte aziende l’acqua necessaria per la crescita delle colture con un rischio per le forniture alimentare del Paese in un momento di riduzione degli scambi commerciali per effetto dell’emergenza coronavirus. 

“L’andamento anomalo delle precipitazioni – commenta il presidente di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi – conferma i cambiamenti climatici in atto che si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi e sfasamenti stagionali che sconvolgono i normali cicli colturali ed impattano sul calendario di raccolta e sulle disponibilità dei prodotti che i consumatori mettono nel carrello della spesa. L’anno scorso, nelle province di Como e Lecco è stato un disastro, con i ripetuti fenomeni alluvionali in Valsassina e, ancor prima, le piogge che hanno messo in ginocchio l’apicoltura. Nel comprensorio lariano abbiamo avuto continue inversioni termiche e grandinate fino a settembre inoltrato, con ripercussioni pesanti per diverse colture”. La siccità è diventata l’evento avverso più rilevante per l’agricoltura con i fenomeni estremi che hanno provocato in Italia danni alla produzione agricola nazionale, alle strutture e alle infrastrutture per un totale pari a più di 14 miliardi di euro nel corso di un decennio. “In un Paese comunque piovoso come l’Italia che per carenze infrastrutturali trattiene solo l’11% dell’acqua, occorre un cambio di passo nell’attività di prevenzione”, dichiara il presidente nazionale della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “bisogna evitare di dover costantemente rincorrere l’emergenza con interventi strutturali”. Il primo passo è “la realizzazione di piccole opere di contrasto al rischio idrogeologico, dalla sistemazione e pulizia straordinaria degli argini dei fiumi ai progetti di ingegneria naturalistica”, ma allo stesso tempo – continua Prandini – “serve un piano infrastrutturale per la creazione di piccoli invasi che raccolgano tutta l’acqua piovana che va perduta e la distribuiscano quando ce n’è poca ai fini di regimazione della acque, irrigui, ambientali e dell’accumulo/produzione di energia idroelettrica. Servono interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque, campagne di informazione ed educazione sull’uso corretto dell’acqua, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni a basso fabbisogno idrico”.

 

TOSCANA, NECESSARIA MANODOPERA NEI CAMPI; 7MLN GIORNATE LAVORATIVE

Necessaria una stretta degli assessori regionali all’Agricoltura Remaschi e al Lavoro Grieco affinché attivino ogni strumento utile a risolvere la situazione di difficoltà nelle campagne dove alla mancanza di lavoratori per i raccolti si aggiungono le difficoltà per le forniture di macchine, attrezzature e ricambi agricoli necessari per la lavorazione dei terreni.

“Abbiamo chiesto all’Assessore Remaschi e all’Assessore Grieco, quest’ultima in qualità di coordinatore in Conferenza Stato – Regioni degli assessori al Lavoro, un impegno concreto per semplificare il mercato del lavoro in agricoltura – dichiara il presidente di Coldiretti Toscana Fabrizio Filippi – a partire dai voucher semplificati in agricoltura limitatamente a determinate categorie e al periodo dell’emergenza”. Di fronte alle incertezze e ai pesanti ritardi che rischiano di compromettere le campagne di raccolta e le forniture alimentari della popolazione, Coldiretti ha assunto direttamente l’iniziativa di attivare la piattaforma Job in Country perché anche in Toscana si contano 7 milioni di giornate lavorative annue in condizioni di normalità, ma in questo momento straordinario causato dall’emergenza Coronavirus abbiamo bisogno di strumenti snelli e facilmente fruibili per far fronte alla carenza di manodopera che si sta cronicizzando, che potranno essere affiancati dalle attività che saranno organizzate presso i centri per l’impiego. Per combattere le difficoltà occupazionali, garantire le forniture alimentari e stabilizzare i prezzi e l’inflazione con lo svolgimento regolare delle campagne di raccolta in agricoltura la Coldiretti ha varato la banca dati “Jobincountry” autorizzata dal Ministero del Lavoro con le aziende agricole che assumono lavoratori con le più diverse esperienze – spiega la Coldiretti – dagli studenti universitari ai pensionati fino ai cassaintegrati, ma non mancano neppure operai, blogger, responsabili marketing, laureati in storia dell’arte e tanti addetti del settore turistico in crisi secondo Istat, desiderosi di dare una mano agli agricoltori in difficoltà e salvare i raccolti. Il 60% ha fra i 20 e i 30 anni di età, il 30% ha fra i 40 e i 60 anni e infine 1 su 10 (10%) – sottolinea la Coldiretti – ha più di 60 anni.

Il progetto è stato avviato in autonomia – sottolinea la Coldiretti – in attesa che dal Governo e dal Parlamento arrivi una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa consentire da parte di studenti, cassaintegrati e pensionati lo svolgimento dei lavori nelle campagne dove mancano i braccianti stranieri anche per effetto delle misure cautelative adottate a seguito dell’emergenza coronavirus da alcuni Paesi europei, dalla Polonia alla Bulgaria fino alla Romania, con i quali occorre peraltro  trovare accordi per realizzare dei corridoi verdi privilegiati per i lavoratori agricoli. Con il blocco delle frontiere – precisa la Coldiretti – è a rischio più di ¼ del Made in Italy a tavola che viene raccolto nelle campagne da mani straniere con 370mila lavoratori regolari che arrivano ogni anno dall’estero.

Job in Country è la piattaforma di intermediazione della manodopera autorizzata dal Ministero del Lavoro della Coldiretti che offre a imprese e lavoratori un luogo di incontro, prima virtuale on line e poi sul campo. Si pone infatti l’obiettivo di mettere in contatto nei singoli territori i bisogni delle aziende agricole in cerca di manodopera con quelli dei cittadini che aspirino a nuove opportunità di inserimento lavorativo, in un quadro di assoluta trasparenza e legalità. Vanno infatti specificate – precisa la Coldiretti – mansioni, luogo e periodo di lavoro ma anche disponibilità e competenze specifiche in un settore dove è sempre più rilevante la richiesta di specifiche professionalità. L’attività è svolta direttamente nelle singole provincie attraverso le Società di servizi delle Federazioni provinciali ed interprovinciali della Coldiretti, secondo un modello di capillare distribuzione sul territorio.

Sul portale JobinCountry raggiungibile dal sito www.coldiretti.it è possibile: 

  • per le aziende, inserire offerte di lavoro, indicando le caratteristiche professionali richieste e le condizioni relative alle offerte (come mansioni e retribuzione);
  • per chi è in cerca di occupazione, è possibile inserire il proprio curriculum e la propria disponibilità alla nuova occupazione, e mantenere sempre aggiornati i propri dati professionali.

Sul piano nazionale è necessario, però, subito una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa consentire da parte di cassaintegrati, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università attività economiche ed aziende sono chiuse e molti lavoratori in cassa integrazione potrebbero trovare una occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività di raccolta nelle campagne afferma il presidente della Coldiretti nel precisare che l’Italia non ha bisogno di posizioni ideologiche o di scorciatoie, ma di scelte pragmatiche per il bene del Paese, come quelle che riguardano l’agricoltura e la produzione alimentare.

 

PUGLIA, DL IMPRESE: CRISI LIQUIDITA’ PER 6 AZIENDE AGRICOLE SU 10

Serve subito liquidità al 57% delle imprese agricole che in Puglia hanno avuto una diminuzione o il blocco totale delle attività a causa della pandemia Coronavirus che ha sconvolto i mercati con difficoltà per le esportazioni, lo stop forzato al canale ristorazione e la chiusura di alcune attività. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti/Ixe’ in riferimento all’erogazione di finanziamenti da parte delle banche alle aziende in difficoltà a causa dell’emergenza Coronavirus, con le opportunità previste dal cosiddetto Dl Liquidità (decreto legge 8 aprile 2020), attraverso cui lo Stato si fa garante.

Il provvedimento che interessa sia le aziende agricole che presentano il bilancio sia quelle che presentano la semplice dichiarazione Iva prevede diversi canali per l’attivazione dei quali è possibile rivolgersi alla Rete Agricorporatefinance (www.agricorporatefinance.it) promossa da Coldiretti che aiuta ad evitare pericolose file alle filiali delle banche e a ridurre la burocrazia.

L’impatto della pandemia Covid-19 per l’agricoltura varia da comparto a comparto con picchi anche del 100% per l’agriturismo dove sono chiuse per le misure anti contagio tutte le 876 strutture pugliesi, mentre tra le aziende agricole che esportano il 70% sta subendo cancellazioni di commesse anche per le difficoltà alle frontiere e si registra anche il crollo delle vendite di prodotti agroalimentari a bar e ristoranti chiusi per l’emergenza. In molti casi i compensi riconosciuti agli agricoltori sono scesi sono i costi di produzione secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’ dalla quale emerge che a pagare il conto più pesante all’estero sono stati il settore del vino e del florovivaismo, ma difficoltà sono segnalate sui mercati anche per ortofrutta, formaggi, salumi, pesca e conserve. “Se è vero che agricoltura, industria di trasformazione e distribuzione stanno tenendo duro, non si può negare che molte filiere siano in profonda crisi. Come Coldiretti abbiamo lanciato l’allarme sui rischi che si corrono dal settore vitivinicolo al florovivaismo, dal lattiero – caseario all’olivicoltura fino alla pesca. Sono migliaia le attività e quei servizi forniti al settore dell’Horeca che oggi con la chiusura in tutto il mondo di bar e ristoranti rischiano la debacle. Ma è Sos anche per molte attività che rientrano tra quelle che integrano la produzione, meglio note come “attività connesse”. L’agriturismo in primis, ma non solo. Le nostre imprese non possono essere lasciate sole, devono essere sostenute. Sono fondamentali sul piano economico e sociale”, denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

In gioco c’è una filiera allargata che garantisce l’approvvigionamento alimentare in Puglia grazie al lavoro di oltre 100mila aziende agricole e stalle, più di 5mila imprese di lavorazione alimentare e una capillare rete di distribuzione tra negozi, supermercati, discount e mercati contadini di Campagna Amica, nonostante le preoccupazioni per la sicurezza, i vincoli, le difficoltà economiche e gli ostacoli oggettivi all’operatività, dalla ridotta disponibilità di manodopera ai blocchi alle frontiere per i trasporti con l’88% delle merci che in Italia viaggia su gomma.

Occorre invertire la tendenza del passato a sottovalutare il patrimonio agroalimentare – conclude Coldiretti – in una situazione in cui l’ultima generazione è stata responsabile della perdita di ¼ delle terre fertile nella Penisola per colpa dell’urbanizzazione e dell’abbandono forzato.

 

SARDEGNA, ALLA REGIONE: 120MILA FORME DI PECORINO ALLE FAMIGLIE MENO ABBIENTI

Dalla grave crisi sanitaria ed economica del Covid 19 arriva una notizia positiva dal Pecorino Romano Dop, il formaggio più importante per il comparto lattiero caseario sardo, prodotto con oltre il 60% del latte ovino e che condiziona la remunerazione del latte ai pastori. Crescono le sue vendite nel mercato interno e in export e contemporaneamente cresce anche il prezzo.

Le esportazioni negli Usa, di gran lunga il suo principale sbocco commerciale, continuano a confermare anche nei primi 3 mesi del nuovo anno un trend positivo, registrando, secondo i dati del Dipartimento del commercio USA diffusi dal Consorzio di Tutela, nei primi due mesi del 2020 una crescita del + 27,5% in volumi e +24,7 in prezzo. Tendenza positiva confermata e rafforzata anche dal sito web Clal.it che registra per gennaio un + 76,8% in volume e + 137,1% in valore rispetto allo stesso mese dell’anno prima. Non solo, quello del mese di gennaio di quest’anno è il dato più positivo, rispetto sempre allo stesso mese, degli ultimi 5 anni. Le vendite vanno bene anche nei discount: secondo i dati di Nielsen RMS (Retail Measurement System) elaborati da Ismea sulla Grande Distribuzione Organizzata in Italia riportati dal Consorzio di tutela, il Pecorino romano ha venduto + 45,9% in volume e + 41,7% come valore complessivo  (in calo invece nei super ed iper mercati: nei primi tre mesi del 2020 segna un -9,8% in volume e  -3% in valore totale). In crescita invece del + 6,5% il prezzo medio sia nei supermercati e che nei discount.

Chi invece è fortemente penalizzato dalla crisi del Covid 19 sono i pecorini (ma anche i vaccini) freschi e molli che hanno come canale principale di vendita l’Ho.re.ca. La chiusura in seguito alle restrizioni del Corona virus ha conseguentemente contratto le vendite. Anche se in piccole percentuali influisce anche la scelta dei consumatori di acquistare, in questo momento di crisi, formaggi di più facile e lunga conservazione. 

La drastica riduzione delle vendite di questi formaggi sta da una parte penalizzando fortemente tutti i piccoli produttori e quelle cooperative e industrie di trasformazione del latte che li producono. Chi invece produce anche Pecorino romano ha riconvertito la produzione in questo formaggio in quanto a lunga stagionatura. Questo spiega anche la crescita delle produzioni proprio del Romano a marzo (+22% rispetto allo stesso mese del 2019). La crescita clamorosa di febbraio (+80,9%) è dovuta invece al fatto che lo scorso anno in quello stesso mese i caseifici erano quasi tutti chiusi in seguito alla protesta dei pastori.

Tendenza che potrebbe essere confermata per i restanti mesi dell’annata visto il perdurare dell’emergenza Covid 19, anche se in minori quantità visto che la curva della lattazione delle pecore ha già imboccato il lato discendente vista la grave siccità che ha lasciato i pascoli senza erba.

Secondo Coldiretti Sardegna questo è il momento in cui tutta la filiera, responsabilmente, con il coinvolgimento della Regione, deve saper programmare i prossimi mesi di produzione dei pecorini.

“Riteniamo importante la convocazione a stretto giro da parte del presidente Solinas di un tavolo tematico – dice il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu -. E’ necessario, in questo momento anomalo ma decisivo per l’annata, fermarsi e fare il punto. Dobbiamo innanzitutto tutelare e salvaguardare i formaggi a bassa stagionatura, che si stano ritagliando uno spazio nel mercato e adesso rischiano di uscirne indeboliti danneggiando soprattutto quei caseifici che più di tutti hanno investito nella diversificazione delle produzioni. Dall’altra abbiamo anche il dovere di contenere le produzioni e di conseguenza governare il mercato del Pecorino romano che da un anno a questa parte conferma prestazioni positive”. 

Al momento la crescita delle produzioni di Pecorino romano sono ancora contenute, anche se l’aumento di marzo potrebbe essere confermato anche ad aprile, visto che le condizioni sono le stesse. L’unica variabile è rappresentata dalla minore produzione di latte dovuta alla siccità. Ma con i dovuti interventi potrebbero essere stabilizzate (le produzioni).

La crescita della produzione di Romano rispetto allo stesso periodo della scorsa annata (quando se ne produsse in totale a fine annata circa 270mila quintali) è di circa il 30%. Ed è di poco superiore (+5,7%) a quella dello stesso periodo (ottobre – marzo) del 2016/2017, quando a fine annata se ne produssero circa 280mila quintali, in pareggio con quello richiesto in media dal mercato.

La proposta. “In questo momento epocale di grave crisi (ma di serenità per il mercato del Pecorino romano) ci sono tutte le condizioni per azioni straordinarie e responsabili consentendo di continuare a dare stabilità al comparto – sostiene il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba -. Il Governo nazionale ha già messo in campo delle azioni importanti in questo senso per prevenire alcune storture dovute alla crisi Covid 19, stanziando circa 13milioni di euro per il cosiddetto bando degli indigenti per il Pecorino romano. Come filiera sarda, insieme alla Regione, siamo invece chiamati ad una azione di maturità intervenendo a monte sulle produzioni, riequilibrandole e tutelando quelle dei formaggi a bassa stagionatura, ma avendo anche la capacità e la forza di guardare alle fasce più deboli della nostra società ed in particolare alle 120mila famiglie sarde stimate come senza reddito”.

“Proponiamo  – spiega Battista Cualbu – lo stanziamento di 5 milioni di euro da parte della Regione a favore in questo caso dei formaggi a breve stagionatura e delle famiglie meno abbienti.  Si tratterebbe di acquistare questi formaggi dai caseifici per donarli alle 120mila famiglie senza reddito”.

Questa misura riguarderebbe oltre 4milioni di litri di latte e di circa 7mila quintali di formaggio sardo, più o meno 6 kg (due forme) per le 120mila famiglie senza reddito. Formaggio sardo consumato in Sardegna. Un intervento che da solo non risolve nessuno dei problemi in campo, ne quello del comparto lattiero caseario e neppure quello delle famiglie indigenti, ma che avrebbe un valore ed un significato simbolico molto importante per la società e per l’economia. “Un vero esempio di economia circolare  – sottolinea Luca Saba – in cui la Regione non fa un intervento di mero assistenzialismo ma sostenendo contemporaneamente due settori, la filiera lattiero casearia e le famiglie indigenti, promuove ed educa al consumo del cibo locale a km0, sicuro e garantito”.

Coldiretti Sardegna, per questi motivi, ribadisce l’urgenza e chiede “al Presidente Solinas la convocazione di un tavolo virtuale con le Organizzazioni agricole e i rappresentanti della cooperative e dell’industria casearia per programmare e valutare la possibilità di attuare questa misura che consentirebbe di programmare gli ultimi tre mesi dell’annata lattiero casearia”. 

 

VENETO, CORONAVIRUS: ASSALTO DEGLI ANIMALI SELVATICI IN CAMPAGNA E IN CITTA’

Incontri ravvicinati con l’orso, incursioni di lupi affamati negli allevamenti, scorribande di cinghiali nei campi e cervi in passeggiata nei centri urbani. E’ questa la fotografia scattata da Coldiretti Veneto in piena emergenza sanitaria: gli animali selvatici prendono possesso del territorio spingendosi  fino alle case abitate mettendo in pericolo non solo la campagna ma pure la cittadinanza.

“Solo sui Colli Euganei un’intera comunità di oltre 10mila esemplari di cinghiali danneggia vigneti e coltivazioni – commenta Coldiretti Veneto che ne conta circa 50mila in tutto il territorio regionale. Oltre ai danni alle colture e al sistema idrogeologico, vanno considerati i rischi per la salute provocati dalla diffusione di malattie come la peste suina. Un pericolo denunciato recentemente dalla stessa virologa Ilaria Capua che ha parlato dell’effetto domino se oltre al coronavirus la peste suina passasse in Italia dagli animali selvatici a quelli allevati. La proliferazione senza freni dei cinghiali – aggiunge la Coldiretti – sta mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale anche in aree di elevato pregio naturalistico.

La ricomparsa dell’orso segnalata nel veronese e del lupo sulla pedemontana, inoltre,  non lascia dubbi in merito alla difficoltà degli agricoltori che registrano più bestie selvatiche che manodopera stagionale impegnata nella raccolta di frutta e verdura”. A fronte di migliaia di incidenti denunciati i rimborsi ai cittadini coinvolti nei sinistri non coprono neppure le spese delle pratiche presentate. Ma ciò che preoccupa la Coldiretti regionale – afferma il Presidente Daniele Salvagno – è che il numero delle bestie in giro per i campi è superiore ai lavoratori stagionali che in questo periodo dovrebbero garantire le forniture alimentari raccogliendo frutta e verdura nelle serre e nelle aziende agricole del territorio. E mentre le iscrizioni sul portale di Coldiretti “JobInCoutry” aumentano ogni giorno, sulla mancanza di stagionali in agricoltura, continua il pressing diplomatico di Coldiretti per sbloccare la manodopera straniera ferma nei Paesi d’origine a causa dell’emergenza sanitaria. In particolare per la disponibilità di personale rumeno che in Veneto è la comunità più numerosa delle circa 70mila unità presenti stagionalmente sul territorio.  “Dopo aver registrato la collaborazione con l’Ambasciata della Romania– spiega Daniele Salvagno presidente di Coldiretti Veneto – sottolineiamo, per il tramite del Presidente Luca Zaia,  la disponibilità del Consolato Generale della Repubblica di Moldova a Milano per l’impiego nei campi della comunità moldava costretta a rimanere in Italia. Si tratta di gesti importanti che mettono in luce una certa attenzione alle problematiche delle imprese agricole venete”.“Daremo avvio immediato ai colloqui per trovare una soluzione visto che solo nelle province di Verona e Rovigo servirebbero 5mila unità stagionali – commenta Salvagno che ricorda inoltre quanto sia determinante stabilire la forma dei voucher semplificati per poter mettere gli imprenditori agricoli nella condizione di assumere con sicurezza come collaboratori aziendali cassaintegrati, studenti e pensionati.

 

CUNEO, SOLIDARIETÀ CONTADINA: MAXI CONSEGNE E “SPESA SOSPESA” PER INDIGENTI

Non si ferma la solidarietà targata Coldiretti in Provincia di Cuneo. Per la terza settimana consecutiva viene distribuita una maxi spesa di prodotti agricoli di prima necessità alle famiglie che ne hanno più bisogno in questo periodo di emergenza.

Più di 600 Kg di ortofrutta tra carote, cipolle, insalate, patate, mele e nashi e oltre 1.000 uova compongono il paniere che Coldiretti Cuneo ha consegnato poco fa alle Associazioni locali di volontariato per la distribuzione ai nuclei familiari indigenti.

Una spesa di materie prime genuine, controllate e di qualità, con cui Coldiretti prosegue il suo impegno a beneficio della collettività in settimane di particolare difficoltà. In più, oggi ha contribuito all’iniziativa con generosità l’azienda agricola Trybeca di Centallo, che ha donato oltre 300 Kg di frutta da aggiungere al paniere Coldiretti, in parte consegnata oggi e in parte destinata alla fornitura della prossima settimana.

“In quanto forza sociale radicata sul territorio – commenta Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo – proseguiamo il nostro sforzo per dare un aiuto concreto a coloro che non possono nemmeno permettersi di fare la spesa, per consentire loro di mangiare prodotti della nostra agricoltura d’eccellenza, nel pieno spirito #MangiaItaliano”.

“In più – spiega Moncalvo – i cittadini che lo desiderano possono contribuire a moltiplicare il valore della nostra azione solidale e raggiungere un numero ancor più ampio di famiglie in difficoltà, grazie all’iniziativa della Spesa sospesa”.

La “Spesa sospesa” promossa da Coldiretti e Campagna Amica si ispira all’usanza campana del caffè sospeso, quando al bar si lascia pagato un caffè per il cliente che verrà dopo e che non ha i mezzi per saldare il conto.

Analogamente, tutti i cittadini possono devolvere un’offerta libera sull’IBAN della Fondazione Campagna Amica (IT43V0200805364000030087695) indicando come causale “Spesa sospesa – Nome, cognome e indirizzo completo del donatore”. Settimanalmente Campagna Amica provvede a tramutare gli importi donati in spesa per gli indigenti, ossia in pacchi di prodotti agricoli da distribuire sul territorio.

Per maggiori informazioni visitare il sito web https://cuneo.coldiretti.it

 

UMBRIA, CONFRONTO FRA GIOVANI IMPRENDITORI TRA PROBLEMI E INIZIATIVE CONCRETE

In questo momento di difficoltà e incertezza per il Paese, continuiamo a occuparci della terra, dei nostri allevamenti, a coltivare per assicurare cibo sano e garantito per tutti i cittadini, con ancor più determinazione ed anche con una giusta dose di ottimismo per il futuro. È quanto sottolineato tra l’altro dalla delegata nazionale Coldiretti Giovani Impresa Veronica Barbati, nel corso del comitato dei giovani imprenditori umbri, riunitosi in videoconferenza.

Un appuntamento che ha visto protagonista la squadra umbra di Giovani Impresa capitanata dal delegato regionale Francesco Panella e al quale hanno partecipato, oltre a Barbati, anche la segretaria nazionale Maddalena Guerriero insieme a Daniela Dionesalvi, il presidente e il direttore Coldiretti Umbria Albano Agabiti e Mario Rossi, i presidenti provinciali Giampaolo Farchioni e Paolo Lanzi.

Un’occasione importante – spiega Francesco Panella delegato Coldiretti Giovani Impresa Umbria – per confrontarci ai tempi del coronavirus su tanti singoli aspetti delle nostre attività, che chiaramente a seconda del settore stanno cercando di resistere con tenacia ma anche scontando gravi problemi. L’emergenza Covid-19 sta confermando il valore strategico dell’agroalimentare, ma pure generando grandi problematiche al comparto scoprendone le fragilità. L’obiettivo che ci siamo posti – continua Panella – è quello di “utilizzare” questo periodo complesso e di cambiamento, anche come momento di protagonismo e crescita dell’agricoltura, puntando sulla capacità di adattamento e sulla flessibilità che ci contraddistingue come giovane generazione. Molte imprese stanno risentendo profondamento della crisi – hanno ricordato il presidente e il direttore Coldiretti Umbria Albano Agabiti e Mario Rossi – per questo abbiamo lanciato più di un allarme sulle difficoltà di tutta l’agricoltura umbra, a cominciare dal settore vitivinicolo e del florovivaismo, l’agriturismo, il comparto della produzione di latte e carne ovicaprina e dell’olivicoltura. Le nostre imprese, fondamentali sia sul piano economico che sociale – hanno aggiunto – non possono essere lasciate sole, devono essere sostenute con interventi specifici, come abbiamo chiesto per i settori più in difficoltà, anche attraverso strumenti straordinari e immediati di sostegno alla liquidità e di forte snellimento della burocrazia. Occorre pure “governare” infatti, le scadenze del Programma di Sviluppo Rurale e tante altre situazioni che oggi si trovano condizionate dall’emergenza, spingendo, proprio in un’ottica di maggiore liquidità per le imprese, sullo sblocco dei pagamenti comunitari. Focus, nel corso del comitato, sulle altre iniziative di Coldiretti anche sulla scia delle attività multifunzionali consentite alle aziende, che vedono sempre più protagoniste quelle condotte da giovani. Dal sostegno della vendita diretta, con le fattorie e mercati di Campagna Amica che si sono attrezzati anche con le consegne a domicilio con apposita APP, favorendo pure la solidarietà con la spesa sospesa, alla collaborazione e sollecitazione con Comuni e verso la GDO, per promuovere il made in Umbria agroalimentare per buoni spesa e sugli scaffali della grande distribuzione, per collocare i prodotti locali in un momento dove mercato interno ed estero rimangono sostanzialmente bloccati.

 

FERRARA, BENE RICHIESTA DEROGA PER CALAMITA’, ORA FONDI PER PERDITE

“La richiesta di applicazione della deroga al decreto legislativo 102/2004 sulle calamità naturali, che prevede indennizzi e sostegni economici alle imprese agricole che hanno subito danni da avversità atmosferiche è un passo importante verso le aziende colpite dalle gelate che il mese scorso hanno messo a rischio la produzione di ortofrutta dell’Emilia-Romagna”. Commenta così il Presidente di Coldiretti regionale, Nicola Bertinelli, la lettera sottoscritta dall’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi e inviata oggi alla ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, con la richiesta di applicazione della deroga al decreto legislativo 102/2004 sulle calamità naturali. 

Le gelate, accompagnate in alcuni casi anche dalla neve, hanno colpito a più riprese il territorio regionale, causando danni per oltre 400 milioni di euro a oltre 9000 aziende, molte delle quali già messe a dura prova dagli attacchi della cimice asiatica degli scorsi anni e dall’emergenza sanitaria causata dal Coronavirus.

“L’assicurabilità delle aziende contro il gelo” ha detto il Presidente Bertinelli “risultava in parte vanificata dalle limitazioni progressive e sempre più restrittive agli spostamenti da parte degli agricoltori a seguito dell’epidemia di covid-19”.

“Adesso – ha concluso il Presidente di Coldiretti Emilia Romagna – auspichiamo dal Ministro un pronto accoglimento e lo stanziamento delle risorse necessarie sul Fondo di Solidarietà per procedere alla ristoro delle perdite subite delle aziende”.

 

AREZZO, BONUS 600 EURO: OLTRE 1 MILIONE RAGGIUNTO CON IL PATRONATO EPACA

“Nel primo mese in cui è stato possibile effettuare le domande come da decreto “Cura Italia” che ha istituito le misure di sostegno, abbiamo raggiunto oltre 1 milione nelle richieste per i 600 euro – spiega Daniele Vigni, Responsabile del Patronato Epaca di Coldiretti Arezzo –  per questo abbiamo deciso di mantenere operativi fin da subito tutti i nostri uffici sul territorio, che hanno lavorato attraverso i canali telematici e  con il telefono, mettendo in piedi una filiera di facilitazione e supporto per i tantissimi che ci hanno contatto totalmente gratuita”.

Bilancio delle prime quattro settimane quindi  a cura del Patronato Epaca rispetto al bonus legato all’emergenza da Coronavirus che ha supportato e facilitato 1800 lavoratori nella provincia di Arezzo tra agricoltori, professionisti, commercianti, dipendenti agricoli, stagionali del turismo e dello spettacolo che hanno potuto richiedere gli indennizzi perché lavoratori autonomi, coltivatori diretti, imprenditori agricoli professionali, artigiani e commercianti iscritti alla gestione separata.

“Da Arezzo città a tutte le vallate, i nostri uffici sono continuamente al lavoro per fornire risposte immediate e assistere in maniera gratuita come servizio alla persona, i cittadini che hanno necessità di essere supportati, anche perché il sito dell’INPS in questo momento è aperto dalle 9 alle 16 esclusivamente ai patronati – spiega Vigni – ricordiamo inoltre che è ancora possibile presentare la domanda e che l’accredito arriverà direttamente sul conto corrente senza bisogno di fare altro. L’indennità – prosegue Vigni – non contribuisce alla formazione del reddito e quindi non può essere tassata. Non da luogo a contribuzione figurativa come la cassa integrazione anche in deroga.  Molti quesiti riguardano i coadiuvanti familiari, per cui è possibile ottenere il bonus purché iscritti all’INPS, tramite una specifica domanda. Rispondiamo a centinaia di centinaia di domande al giorno, ci tengo a riportarne alcune che possono essere di aiuto per i lettori – illustra Vigni ad esempio mia mamma è coadiuvante nella mia azienda artigiana, non è pensionata ha diritto all’Indennizzo? Si ne ha diritto e deve presentare una propria domanda; ho una partita iva, ma non sono iscritto a nessuna gestione previdenziale, posso ottenere i 600 €? No solo gli iscritti alle gestioni previdenziali possono richiederlo; sono un operaio agricolo attualmente lavoro, troverò l’indennizzo di 600 € in busta paga? No l’indennizzo è pagato direttamente dall’INPS e per ottenerlo serve una specifica domanda.

Come Patronato per i lavoratori dipendenti, stiamo fornendo assistenza gratuita anche nella presentazione del bonus baby sitting ed il congedo straordinario per assistere i figli sotto i 12 anni”.

L’agricoltura nonostante le difficoltà ha continuato a lavorare ogni giorno per produrre e garantire le forniture alimentari a tutta la popolazione aretina e non solo.

Coldiretti Arezzo è impegnata sul territorio con le campagne di consegna a domicilio a cura delle aziende di Campagna Amica e delle aziende vitivinicole oltre che con il progetto “Spesa Sospesa” che vede la donazione al termine di ogni mercato degli agricoltori, delle derrate alimentari raccolte in beneficenza alla Caritas Diocesana.

 

FROSINONE, PAGAMENTI PAC: ANTICIPI SALGONO AL 70% , DIMINUISCONO I CONTROLLI

Anticipi dei pagamenti dei contributi Pac aumentati e riduzione dei controlli.  Sono le due misure adottate dalla Commissione Ue per l’agricoltura con un regolamento varato il 16 aprile.

‘’L’obiettivo è quello di dare più liquidità all’imprese’’ –ha detto Alessandro Trasolini , responsabile provinciale  CAA di Coldiretti Frosinone ,aggiungendo che ‘’ gli anticipi dei pagamenti diretti saliranno dal 50 al 70%, mentre quelli dello sviluppo rurale passeranno dal 75 all’85% . Già da metà ottobre gli agricoltori inizieranno a ricevere gli anticipi ‘’.

E’ stato inoltre ridotto il numero dei controlli che scende dal 5 al 3% sia per i pagamenti diretti che per lo sviluppo rurale. Proprio in considerazione dell’emergenza Covid 19 e della necessità di  evitare il più possibile  i contatti , anche tra agricoltori e ispettori , le tradizionali visite di controllo in azienda saranno sostituite dalle nuove tecnologie . Droni , immagini satellitari controlleranno le attività agricole sui campi.

‘’ Obiettivo ultimo –spiega  il direttore provinciale di Coldiretti Frosinone Carlo Picchi – è quello ridurre gli oneri amministrativi ed evitare ritardi nella gestione delle domande di aiuto ,  al fine di  garantire sostegno agli agricoltori nel più breve tempo possibile . In un momento di crisi come quello che stiamo vivendo , questi sono i segnali di vicinanza concreta di cui le imprese hanno bisogno ’’  –ha concluso .

 

ABRUZZO, AAA LAVORO CAMPI CERCASI, IN CAMPAGNA PIU’ CINGHIALI CHE LAVORATORI

Cercasi urgentemente lavoratori per i campi. E’ corsa contro il tempo per salvare la produzione agricola abruzzese: in campagna c’è bisogno di manodopera per provvedere alle lavorazioni del periodo e, tra qualche settimana, ce ne sarà ancora di più perché inizieranno le operazioni di raccolta che continueranno fino all’autunno. C’è urgenza nel Fucino, considerato l’orto di Italia, ma anche in tutte le altre province in cui, oltre alla raccolta di frutta e ortaggi, si inizia a programmare già da ora la vendemmia che inizierà tra fine agosto. E i problemi non riguardano solo la manodopera: il Covid non ferma i cinghiali che, più indisturbati che mai, continuano a scorrazzare nei campi creando non poche difficoltà.

In tale scenario, che accomuna in questo periodo quasi tutte le regioni italiane, per combattere le difficoltà occupazionali, garantire le forniture alimentari e stabilizzare i prezzi e l’inflazione con lo svolgimento regolare delle campagne di raccolta in agricoltura la Coldiretti ha varato la banca dati “Jobincountry” autorizzata dal Ministero del Lavoro con le aziende agricole che assumono. L’iniziativa è estesa a tutta la Penisola e, attiva da alcuni giorni, è rivolta a persone con le più diverse esperienze: dagli studenti universitari ai disoccupati, ma tra i primi ad aver fatto richiesta di informazioni ci sono anche operai, blogger, responsabili marketing, laureati e addetti del settore turistico. Coldiretti Abruzzo lancia così l’invito: aiutate l’agricoltura che non può fermarsi per assicurare un bene necessario, il cibo. 

Il progetto è stato avviato in autonomia – sottolinea la Coldiretti – in attesa che dal Governo e dal Parlamento arrivi una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa consentire da parte di studenti, cassaintegrati e pensionati lo svolgimento dei lavori nelle campagne dove mancano i braccianti stranieri anche per effetto delle misure cautelative adottate a seguito dell’emergenza coronavirus da alcuni Paesi europei, dalla Polonia alla Bulgaria fino alla Romania, con i quali occorre peraltro  trovare accordi per realizzare dei corridoi verdi privilegiati per i lavoratori agricoli.

“Con il blocco delle frontiere – precisa la Coldiretti Abruzzo – è a rischio più di ¼ del Made in Italy a tavola e a risentirne in questo momento sono maggiormente le zone di produzione orticola, tra cui sicuramente il Fucino per la grande concentrazione di aziende e di manodopera specializzata nella produzione di carote, patate, finocchi, radicchio e altri ortaggi da cui dipende la sopravvivenza di questa parte della Penisola. Ma ci sono anche altre zone in difficoltà, dal pescarese al chietino fino alla provincia teramana. E ad aggravare la situazione in questo momento c’è anche il proliferare dei cinghiali che, con pochi lavoratori a presidio dei campi e le forze dell’ordine impegnati nei controlli stradali, scorrazzano indisturbati anche di giorno con gravi danni  a semine, foraggi, frutta, ortaggi e vigneti minacciando anche gli animali della fattoria e la sicurezza delle persone. In Abruzzo si stima una presenza di circa 100mila cinghiali con conseguenze ben immaginabili”.

“La mancanza di lavoratori in campagna ha mille risvolti e conseguenze – aggiunge Coldiretti Abruzzo – la situazione è preoccupante e tra qualche settimana lo sarà ancora di più. E’ necessario fronteggiare l’emergenza lavoro e trovare soluzioni per salvare il raccolto. Ci sono aziende dove mancano all’appello anche trenta operai e sarà difficile assicurare la produzione senza conseguenze. Lanciamo un appello a tutti coloro che in questo momento sono in difficoltà economica e, nello stesso tempo, vogliono aiutare l’agricoltura che non si è fermata e non può fermarsi”.

Coldiretti ricorda che Job in Country è la piattaforma di intermediazione della manodopera autorizzata dal Ministero del Lavoro della Coldiretti che offre a imprese e lavoratori un luogo di incontro, prima virtuale on line e poi sul campo. Si pone infatti l’obiettivo di mettere in contatto nei singoli territori i bisogni delle aziende agricole in cerca di manodopera con quelli dei cittadini che aspirino a nuove opportunità di inserimento lavorativo, in un quadro di assoluta trasparenza e legalità. Vanno infatti specificate – precisa la Coldiretti – mansioni, luogo e periodo di lavoro ma anche disponibilità e competenze specifiche in un settore dove è sempre più rilevante la richiesta di specifiche professionalità. L’attività è svolta direttamente nelle singole provincie attraverso le Società di servizi delle Federazioni provinciali ed interprovinciali della Coldiretti, secondo un modello di capillare distribuzione sul territorio.

Sul portale JobinCountry raggiungibile dal sito www.coldiretti.it è possibile: 

  • per le aziende, inserire offerte di lavoro, indicando le caratteristiche professionali richieste e le condizioni relative alle offerte (come mansioni e retribuzione);
  • per chi è in cerca di occupazione, è possibile inserire il proprio curriculum e la propria disponibilità alla nuova occupazione, e mantenere sempre aggiornati i propri dati professionali.

“Di fronte alle incertezze e ai pesanti ritardi che rischiano di compromettere le campagne di raccolta e le forniture alimentari della popolazione siamo stati costretti ad assumere direttamente l’iniziativa” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare “la necessità di introdurre al più presto i voucher semplificati in agricoltura limitatamente a determinate categorie e al periodo dell’emergenza, senza dimenticare la ricerca di accordi con le Ambasciate per favorire l’arrivo di lavoratori stranieri che nel tempo hanno acquisito spesso esperienze e professionalità alle quali ora è molto difficile rinunciare”.

 

PARMA, MALTEMPO: BENE RICHIESTA DEROGA PER CALAMITÀ. ORA FONDI

“La richiesta di applicazione della deroga al decreto legislativo 102/2004 sulle calamità naturali, che prevede indennizzi e sostegni economici alle imprese agricole che hanno subito danni da avversità atmosferiche è un passo importante verso le aziende colpite dalle gelate che il mese scorso hanno messo a rischio la produzione di ortofrutta dell’Emilia-Romagna”. Commenta così il Presidente di Coldiretti regionale, Nicola Bertinelli, la lettera sottoscritta dall’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi e inviata oggi alla ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, con la richiesta di applicazione della deroga al decreto legislativo 102/2004 sulle calamità naturali. 

Le gelate, accompagnate in alcuni casi anche dalla neve, hanno colpito a più riprese il territorio regionale, causando danni per oltre 400 milioni di euro a oltre 9000 aziende, molte delle quali già messe a dura prova dagli attacchi della cimice asiatica degli scorsi anni e dall’emergenza sanitaria causata dal Coronavirus.“L’assicurabilità delle aziende contro il gelo” ha detto il Presidente Bertinelli “risultava in parte vanificata dalle limitazioni progressive e sempre più restrittive agli spostamenti da parte degli agricoltori a seguito dell’epidemia di covid-19”.

“Adesso – ha concluso il Presidente di Coldiretti Emilia Romagna – auspichiamo dal Ministro un pronto accoglimento e lo stanziamento delle risorse necessarie sul Fondo di Solidarietà per procedere alla ristoro delle perdite subite delle aziende”.

 

PUGLIA, XYLELLA: MINACCIA DA 20MLD EURO IN EUROPA; DANNI DA 1,6MLD EURO IN 6 ANNI

La diffusione della Xylella Fastidiosa potrebbe costare miliardi di euro nei prossimi 50 anni in Europa e in Italia, se l’espansione della zona infetta non venisse arrestata, l’impatto economico potrà crescere fino a 5,2 miliardi di euro, considerato che in Puglia in 6 anni il danno stimato ha già superato 1,6 miliardi in euro. E’ quanto denuncia Coldiretti Puglia sulla base dello studio della prestigiosa rivista americana PNAS (Atti della Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti d’America) sulla valutazione dell’impatto di Xylella fastidiosa pauca sull’olivicoltura in Italia, Grecia e Spagna, studio realizzato nell’ambito del Progetto H2020 POnTE da un team multinazionale di ricercatori guidato da economisti dell’Università di Wageningen (Olanda).

La diffusione della Xylella Fastidiosa – ceppo pauca, quello pugliese – causare un impatto economico negativo fino a 20 miliardi, secondo lo studio, mentre il modello bioeconomico, che non ha considerato neppure il valore del patrimonio culturale degli ulivi plurisecolari, ha stimato che Il reimpianto di oliveti con varietà resistenti – aggiunge Coldiretti Puglia – potrebbe però contenere l’impatto in 1,6 miliardi, mentre la riduzione del tasso di diffusione del batterio e della malattia potrebbe evitare danni fino a 1,3 miliardi di euro.

“Dare immediata e piena attuazione al piano con decreti attuativi e bandi ad hoc si tradurrebbe in una boccata d’ossigeno essenziale per le aziende agricole e gli agriturismi che stanno affrontando l’ennesima crisi economica a causa del coronavirus. Il Piano di rigenerazione per l’area infetta del Salento assegna maggiori risorse agli agricoltori con gli interventi compensativi sulle calamità naturali e sulla sottomisura 5.2 del PSR per i reimpianti con varietà resistenti e raddoppia i fondi a disposizione dei frantoi per consentire una adeguata ripartenza e non è ipotizzabile alcun ritardo o rinvio, perché il Salento ha già pagato a caro prezzo gli anni di errori, incertezze e scaricabarile nella gestione della malattia”, afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

Nel Salento gli agricoltori sono senza reddito da 6 anni, si contano milioni di ulivi secchi, i frantoi sono stati svenduti a pezzi in Grecia, Marocco e Tunisia, sono andati persi 5mila posti di lavoro nella filiera dell’olio extravergine di oliva, con un trend che rischia di diventare irreversibile – ricorda Coldiretti Puglia – se non si interviene con strumenti adeguati per affrontare dopo anni di tempo perduto inutilmente il ‘disastro colposo’ nel Salento.

“Abbiamo bisogno di un impegno risoluto per salvare la filiera dell’olio extravergine di oliva, consentendo agli agricoltori di espiantare e reimpiantare sbrurocratizzando le procedure così come previsto dal Decreto Emergenze, sostenendo gli agricoltori, i florovivaisti e i frantoiani salentini, tutti in grave crisi di liquidità. Gli agricoltori hanno bisogno di ricostruire il proprio futuro imprenditoriale, anche attraverso la diversificazione colturale, con la immediata spesa delle risorse”, aggiunge il presidente di Coldiretti Lecce, Gianni Cantele.

Gli autori dello studio concludono che, in considerazione dell’attuale indisponibilità di una cura e di incoraggianti ricerche sul controllo dei vettori, la riconversione con varietà resistenti – segnala Coldiretti Puglia – appare al momento la strategia più promettente a lungo termine. I risultati sottolineano la necessità di rafforzare la ricerca in corso sui tratti di resistenza delle cultivar e l’applicazione delle attuali misure fitosanitarie tra cui il controllo dei vettori e la soppressione dell’inoculo con la rimozione delle piante infette.

L’attenzione allo studio da parte di autorevoli testate mondiali, ad esempio la BBC, il Financial Times, The Indipendent, The Guardian, The Times, testimonia un allarme internazionale per l’enorme portata dei possibili impatti futuri dell’epidemia Xf-pauca attualmente in corso in Puglia.

 

SALERNO, BONUS AGRICOLTURA: 2500 DOMANDE PER 1 MILIONE E MEZZO DI EURO

2500 domande per un totale di un milione e mezzo di euro di bonus. Gli uffici Epaca Coldiretti Salerno hanno supportato e facilitato (in maniera del tutto gratuita) i lavoratori nella richiesta dei 600 euro previsti con il decreto Cura Italia. Tra braccianti e autonomi sono state inviate 2500 domande. “Nel primo mese in cui è stato possibile effettuare le domande come da decreto “Cura Italia” che ha istituito le misure di sostegno, abbiamo raggiunto oltre 1 milione e mezzo nelle richieste per i 600 euro – spiega  il direttore di Coldiretti Enzo Tropiano – i nostri uffici sul territorio hanno garantito una rete di facilitazione ai tantissimi che ci hanno contattato attraverso i canali telematici  fornendo un servizio di consulenza e sostegno”. “Si tratta di agricoltori, professionisti, commercianti, dipendenti agricoli, stagionali che hanno potuto richiedere gli indennizzi perché lavoratori autonomi, coltivatori diretti, imprenditori agricoli professionali, artigiani e commercianti iscritti alla gestione separata – spiega Antonino Vescio, Responsabile del Patronato Epaca di Coldiretti Salerno – ricordiamo che è ancora possibile presentare la domanda e che l’indennità non contribuisce alla formazione del reddito e quindi non può essere tassata”.

 

VARESE, PREZZI: ORTOFRUTTA 40 VOLTE INFLAZIONE MA NEI CAMPI COMPENSI AL RIBASSO

Dalle mele alle patate, l’aumento dei prezzi per i consumatori ad un tasso superiore di 40 volte quello dell’inflazione è un pericoloso segnale di allarme sullo sconvolgimento in atto sul mercato di frutta e verdura. Lo rileva Coldiretti nel sottolineare che le difficoltà nelle esportazioni e la chiusura delle mense e dei ristoranti alimentano speculazioni con compensi che in molti casi non coprono neppure i costi di produzione degli agricoltori.

“E’ un fenomeno preoccupante, perché a guadagnarci non è certo l’agricoltura che, anzi, già nelle prime settimane dell’emergenza ha dovuto fare i conti con ripetuti tentativi di speculazione, come nel caso del latte, coi tentativi di rimodulare il prezzo al ribasso mentre, in realtà, i consumi aumentavano” osserva Fernando Fiori, presidente di Coldiretti Varese. “Sulla base dei dati Istat relativi all’inflazione a marzo, si evidenziano al dettaglio nel carrello della spesa aumenti sulla frutta del 3,7%, con punte del 4% per le mele e del 4,1% per le patate, a fronte del dato medio sull’inflazione in discesa allo 0,1%”.

Secondo un’analisi Coldiretti/Ixè, quasi 4 aziende ortofrutticole su 10 sono in difficoltà anche per il cambiamento delle modalità di acquisto, con aumenti mensili di spesa variabili dal +14% per la frutta al +24% per gli ortaggi nei supermercati, che non hanno compensato le perdite per l’export e nella ristorazione. “Per aiutare il tessuto produttivo locale e sostenere il Made in Italy – dichiara Fiori – il nostro consiglio è di acquistare direttamente dagli agricoltori. In provincia di Varese sono oltre 40 le aziende della rete Campagna Amica, fra produttori e cuochi contadini, che hanno attivato il servizio di consegna a domicilio della spesa e dei pasti per garantire a tutte le famiglie il consumo di cibo genuino, gustoso e a Km zero. Ma anche nei negozi di alimentari e nei centri della grande distribuzione occorre privilegiare l’acquisto di prodotti nazionali, facendo attenzione all’origine in etichetta”.

La situazione è difficile per molte aziende agricole, alle prese anche con la carenza di manodopera stagionale. Per garantire la disponibilità di forza lavoro che si preannuncia quanto mai incerta nella campagna 2020, Coldiretti ha varato la piattaforma web “Job in Country” autorizzata dal Ministero del Lavoro e raggiungibile dal sito www.coldiretti.it, che offre ad imprese agricole e lavoratori un luogo di incontro prima virtuale e poi sul campo.

“Ma per consentire lo svolgimento dei lavori agricoli ai tanti cassaintegrati, studenti e pensionati italiani che si sono già fatti avanti, è necessaria al più presto una radicale semplificazione dei voucher in agricoltura, finalizzata non certo a destrutturare il mercato del lavoro agricolo ma a combattere le difficoltà occupazionali e continuare a garantire le forniture alimentari in un tempo in cui le restrizioni alla mobilità e le chiusure delle frontiere mettono a rischio l’arrivo di migliaia di braccianti stranieri e le raccolte dei prossimi mesi” conclude Fiori.

 

MACERATA, LA CAMPAGNA NON SI FERMA: IMPRENDITRICI APRONO UNA NUOVA ATTIVITÀ

La campagna non si ferma e dalla provincia maceratese, già provata dal terremoto, rilancia con l’ennesima storia imprenditoriale di tenacia agricola. Siamo a Sant’Angelo in Pontano dove, in località Passo Sant’Angelo, da oggi è operativo un punto vendita di salumi e carni. Si tratta di Filieragricola, realtà aziendale che nasce dalle esperienze pluridecennali di due famiglie. Ci sono i Pacioni, Walter e Maurizio, che da una cinquantina d’anni allevano maiali. Tanti quanti ne conta Fabrizio Monterotti, storico artigiano produttore di insaccati, in quel di Sarnano. Poi c’è la seconda generazione: le figlie di Walter, Valentina e Arianna, quelle di Maurizio, Ramona e Gloria, e quelle di Fabrizio, Genny e Katia. Pacioni e Monterotti hanno unito le forze (l’allevamento a Sant’Angelo in Pontano, lo stabilimento di produzione e due punti vendita, di cui uno mobile, a Sarnano), l’amore per il territorio e hanno deciso di puntare tutto sul chilometro zero. La filiera è interamente aziendale: i prosciutti, i salami e tutti gli altri insaccati sono prodotti con maiali propri, nutriti con i cereali coltivati su terreni di proprietà. Le altre carni arrivano tutte da aziende della zona. La festa di inaugurazione nel nuovo negozio, realizzato sulle ceneri di una vecchia macelleria di paese, doveva tenersi il mese scorso ma il calendario non aveva previsto l’emergenza sanitaria e le restrizioni agli spostamenti e alle attività economiche. Qualche ritardo dovuto a problemi di logistica per l’allestimento degli interni non ha fatto venire meno la capacità di rimboccarsi le maniche e la volontà di andare avanti. Ci sarà tempo per i brindisi. Intanto Filieragricola è già operativa. Questa mattina, ad augurare buon lavoro alle ragazze è andato Giordano Nasini, direttore di Coldiretti Macerata. Filieragricola ha subito aderito alla rete di Campagna Amica e oltre a servire i residenti del territorio comunale, ovviamente nel rispetto di tutte le misure di sicurezza per evitare il contagio da Covid-19, ha avviato anche il servizio di consegne a domicilio per quanti non possono o preferiscono non spostarsi da casa. “Una bella iniziativa che in tempi di crisi su più versanti ci restituisce un segnale di speranza – commenta Francesco Fucili, presidente di Coldiretti Macerata – Queste giovani, sul solco della tradizione delle loro famiglie, hanno deciso di fare investimenti importanti puntando sul territorio e sulla filiera agricola. La loro intenzione è quella di valorizzare i prodotti locali, proprio come insegna Coldiretti. Non possiamo che congratularci con loro e invitare tutti i consumatori a premiare queste realtà continuando a scegliere prodotti locali per la loro spesa alimentare”. Insieme a Filieragricola ci sono una ventina di aziende agricole della provincia di Macerata che effettuano il servizio di consegna a domicilio. L’elenco, sempre aggiornato, è sul sito di Coldiretti Macerata (url https://macerata.coldiretti.it/news/coldiretti-macerata-gli-agricoltori-di-campagna-amica-consegnano-la-spesa-a-domicilio/) o sulla pagina Facebook di Coldiretti Marche.

 

COMO-LECCO, SPESA ALIMENTARE A +19%: VOLANO I CONSUMI DI LATTE, FARINA E UOVA

In controtendenza con il crollo generale dei consumi aumento record ella spesa alimentare che fa registrare un balzo del 19% a marzo con una punta del 23% per i supermercati dove è avvenuta quasi la metà degli acquisti: nel Lario volano farina, latte e uova, oltre ai prodotti a più lunga conservazione come scatolame, pasta o riso.

“Uova, latte e farina sono tra i prodotti più richiesti anche alle imprese che effettuano vendita diretta – conferma Francesca Biffi, presidente dell’Associazione AgriMercato di Campagna Amica Como Lecco – mentre la scorsa settimana si è avuto un vero e proprio boom di carne e formaggi, in corrispondenza con l’avvicendarsi delle festività pasquali”.

L’aumento delle vendite – sottolinea la Coldiretti sulla base dei dati Ismea – fa segnare incrementi mensili di vendita al dettaglio che vanno del +29% per la carne al +26% per le uova, dal +24% per gli ortaggi al +21% per i salumi, dal +20% per latte e derivati al +14% per la frutta ma crescono del 6% anche gli acquisti di vino e spumanti. Sugli acquisti al dettaglio – continua la Coldiretti – si fa sentire l’effetto accaparramento con quasi 4 italiani su 10 (38%) che hanno accumulato scorte in dispensa per paura della quarantena ma anche di trovare gli scaffali vuoti secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’.

A spostare i consumi alimentari verso la grande distribuzione è stata anche la chiusura forzata di bar, trattorie e ristoranti con la ristorazione nel suo complesso che – precisa la Coldiretti – acquista ogni anno prodotti alimentari per un valore intorno ai 20 miliardi di euro.

Una situazione che riguarda anche altri Paesi che ha avuto un impatto negativo rilevante sulle esportazioni agroalimentari Made in Italy che avevano raggiunto il record di 44,6 miliardi di euro nel 2019.

Sotto pressione – continua la Coldiretti – è il lavoro di oltre tre milioni di italiani ai quali è stato richiesto di continuare ad operare nella filiera alimentare, dalle campagne all’industrie fino ai trasporti, ai negozi e ai supermercati, per garantire continuità alle forniture di cibo e bevande alla popolazione. Una realtà che allargata dai campi agli scaffali vale 538 miliardi di euro pari al 25% del Pil grazie al lavoro tra gli altri di 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari e 230mila punti vendita in Italia, tra ipermercati (911) supermercato (21101), discount alimentari (1716), minimercati (70081 e altri negozi (138000). Una situazione che ha portato la Coldiretti ad elaborare un piano Marshall per l’agroalimentare Made in Italy che ha bisogno di una robusta iniezione di liquidità.

 

VENETO, 62 MILA AZIENDE RESILIENTI: UE DIFENDA L’AUTOSUFFICIENZA ALIMENTARE

Con oltre 62mila aziende agricole che lavorano una superficie totale di 800mila ettari, il Veneto è una delle regioni ai vertici nazionali per produzione lorda vendibile che supera i 5,8 miliardi di euro e un valore dell’export agroalimentare superiore ai 7 miliardi. Numeri importantissimi – commenta Coldiretti – frutto di una agricoltura variegata, dall’ortofrutta alla carne, dal latte al vino con prodotti blasonati da denominazioni Con l’emergenza sanitaria il sistema è in sofferenza, fino alla pesca: le perdite riguardano tutti i settori e in molti casi le imprese florovivaistiche e agrituristiche registrano l’azzeramento dei bilanci.

La reazione degli imprenditori agricoli è stata comunque incoraggiante: l’avvio delle consegne a domicilio di spesa a kmzero e pasti, la ripresa dei mercati nelle piazze, sono alcune delle soluzioni messe in campo per continuare a guardare con fiducia al futuro. Una boccata di ossigeno è arrivata anche per i titolari di serre e garden che hanno potuto riaprire al pubblico rispettando misure di sicurezza ancora più restrittive, nonostante la perdita pressoché totale della produzione primaverile.

La situazione è molto difficile: a livello nazionale delle 30mila imprese italiane perse nei primi tre mesi del 2020 quasi 1 su 4 (24%) è in agricoltura con il saldo negativo per il settore di 7259 che risente degli effetti sull’economia, sul lavoro e sui commerci del coronavirus. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento alla dichiarazione dei Ministri dell’Agricoltura Ue dei 27 Stati membri che hanno sottoscritto una dichiarazione per chiedere alla Commissione di agire urgentemente per contrastare la crisi Covid-19, sulla base dei dati Unioncamere relativi alla mortalità delle imprese fra gennaio e marzo 2020.

L’Unione Europea – sottolinea la Coldiretti – rischia di perdere quest’anno l’autosufficienza alimentare e il suo ruolo di principale esportatore mondiale di alimenti per un valore si 151,2 miliardi di euro con un surplus commerciale nell’agroalimentare di 31,9 miliardi. Un sistema che – continua la Coldiretti – poggia anche sui primati dell’agricoltura Made in Italy che si classifica al primo posto a livello comunitario per numero di imprese e valore aggiunto grazie ai primati produttivi, dal grano duro per la pasta al riso, dal vino alla gran parte dei prodotti ortofrutticoli ma anche per la leadership nei prodotti di qualità come salumi e formaggi. E’ necessaria una risposta adeguata dalla Commissione UE e dei Capi di Stato e di Governo con il riconoscimento del ruolo centrale e strategico dell’agricoltura nella proposta relativa al Quadro Finanziario Pluriennale UE 2021 – 2027 dove i tagli di risorse paventati sono inaccettabili e devono invece essere previsti – precisa la Coldiretti – opportuni strumenti e finanziamenti, anche fuori dal bilancio della PAC, per gestire l’attuale crisi.

Da quando è cominciata la pandemia in Italia il 57% delle aziende agricole ha registrato una diminuzione dell’attività – secondo l’indagine Coldiretti/Ixè – con un impatto che varia da settore a settore con picchi anche del 100% come per l’agriturismo dove sono chiuse per le misure anti contagio tutte le 23mila strutture italiane, di cui ben 1200 in Veneto. Il 70% delle aziende agricole sta subendo cancellazioni di prenotazioni e commesse all’estero – spiega Coldiretti – anche per le difficoltà alle frontiere e il crollo dei servizi forniti a bar e ristoranti chiusi per l’emergenza, con una pioggia di disdette provenienti dai clienti di tutto il mondo. Secondo l’indagine Coldiretti/Ixè a pagare il conto più pesante all’estero sono stati il settore del vino e del florovivaismo, ma difficoltà sono segnalate anche per ortofrutta, formaggi, salumi e conserve. L’aumento delle vendite al dettaglio in negozi e supermercati in molti settori non hanno compensato le perdite subite nelle esportazioni e nel canale della ristorazione che da solo assorbe circa 20 miliardi di cibi e bevande

In gioco – sottolinea la Coldiretti – c’è una filiera allargata che in Italia dai campi agli scaffali vale oltre 538 miliardi con l’allarme globale provocato dal Coronavirus che ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza. Ma l’emergenza Covid 19, ne sta però mettendo a nudo tutte le fragilità sulle quali è necessario intervenire con il piano Marshall proposto dalla Coldiretti per l’agroalimentare che ha bisogno di una robusta iniezione di liquidità.  Ci sono le condizioni – continua la Coldiretti – per rispondere alle domande dei consumatori ed investire sull’agricoltura nazionale che è in grado di offrire produzione di qualità realizzando rapporti di filiera virtuosi con accordi che valorizzino i primati del Made in Italy e garantiscano la sostenibilità della produzione in Italia con impegni pluriennali e il riconoscimento di un prezzo di acquisto “equo”, basato sugli effettivi costi sostenuti. Investire è dunque un imperativo categorico in un’ottica di sviluppo sostenibile che spinga l’innovazione e valorizzi le potenzialità del settore e garantisca al Paese le scorte alimentari strategiche di cui ha bisogno.

L’’Italia in futuro – conclude la Coldiretti – potrà trarre beneficio dalla sua tradizione rurale ma occorre invertire la tendenza del passato a sottovalutare il patrimonio agroalimentare nazionale in una situazione in cui l’ultima generazione è stata responsabile della perdita di ¼ delle terre fertile nella Penisola per colpa dell’urbanizzazione e dell’abbandono forzato.

 

RIMINI, COVID-19 E ‘FASE 2’: STRATEGIA PER LA RIPARTENZA

“Dopo la ‘fuga’ dai campi negli anni del boom economico, cui fece seguito l’ultra decennale oblio da cronache e riflettori, l’agricoltura è stata riscoperta dai giovani che sono tornati alla terra, ma forse solo ora, nella difficoltà, ci si rende conto di che cosa il settore primario rappresenti anche in termini occupazionali”. Così il Presidente di Coldiretti Rimini, Guido Cardelli Masini Palazzi interviene nell’ambito del dibattito su presente e futuro nell’epoca del ‘Covid-19’. “Occorre approfittare di questi giorni per riflettere e scoprire il giusto modo di vivere – afferma – ci stiamo accorgendo che alcuni lavori si possono fare meglio a distanza, ma anche e soprattutto che il corretto modello economico non deve perseguire profitto e globalizzazione a tutti i costi”. È un elogio della lentezza, del tempo agricolo scandito dalla natura, quello che Cardelli Masini Palazzi fa invitando tutti quanti, giovani e meno giovani, rappresentanti istituzionali e politici, consumatori e imprenditori, a pensare ad un sistema  che distribuisca la ricchezza in modo equo lungo la filiera evitando quell’emarginazione economica che si concretizza purtroppo nel riconoscimento di una parte reddituale residuale all’imprenditore agricolo, talvolta inferiore al costo di produzione”.

A tale riguardo, sottolinea il Direttore di Coldiretti Rimini, Anacleto Malara – è tempo di condannare chi specula sull’emergenza mettendo in atto, come avvenuto in questi giorni lungo la filiera del latte, comportamenti pregiudizievoli nei confronti degli allevatori che si sono visti tagliare i compensi con la scusa di sovrapproduzione mentre milioni di litri di latte straniero arrivavano e arrivano in Italia e allo stesso tempo – prosegue il Direttore – è ora di porre fine alle aste al ribasso, strumento che strozza letteralmente l’agricoltore e che una grande catena alimentare non ha avuto remore ad utilizzare anche in piena crisi. Riconoscendo finalmente la giusta remunerazione agli agricoltori, che in queste settimane hanno lavorato per sostenere il Paese, come peraltro sempre fanno senza avere i riflettori puntati addosso – è l’appello di Malara – si potrebbe raggiungere un maggior benessere personale e collettivo senza la necessità di fare sempre di più, ma puntando sulla qualità e sulla sua valorizzazione”.

Il Vice Direttore di Coldiretti Rimini Giorgio Ricci porta il dibattito più ad un livello locale: “Il settore agricolo, in piena emergenza e con le dovute precauzioni del caso non si è mai fermato – afferma – ma per l’area riminese, fondata sulle relazioni sociali e sulla interconnessione settoriale, il blocco delle attività turistiche rischia di innescare una recessione economica  che andrà sicuramente a coinvolgere l’intero sistema territoriale locale. La ripresa economica, la ripartenza che noi tutti desideriamo – aggiunge Ricci – deve avere nel motore il carburante nobile dell’agricoltura, di un settore che difende il lavoro dei giovani, che è imperniato sulla legalità e che crede nella valorizzazione del Made in Italy. Ne usciremo solo privilegiando l’acquisto di prodotti e servizi italiani, riconoscendo il valore del nostro patrimonio culturale, creando un’economia circolare e virtuosa. Questo terribile momento finirà – prosegue il Vice Direttore – e di certo insegnerà a tutti quanto l’Italia può essere forte se punta sull’agire solidale e sul bene comune, in una parola sulla forza della collettività. Non ci dimenticheremo di tutto questo e di tutti gli sforzi fatti – conclude Ricci – ricorderemo tutto e lo faremo festeggiando a Rimini al Bagno 26 insieme a Gabriele o a bere un buon bicchiere di vino in una delle tante aziende agricole al di là della via Emilia”.

 

MARCHE, PIANGE LA SCOMPARSA DI DON PEPPE, STORICO CONSIGLIERE ECCLESIASTICO

Coldiretti Marche piange per la scomparsa di don Giuseppe Branchesi, storico Consigliere Ecclesiastico regionale dell’associazione agricola. Don Peppe, trovato positivo al Covid-19, era stato ricoverato a metà marzo a Civitanova. Nelle ultime ore il quadro clinico è peggiorato fino al decesso del sacerdote. Don Peppe, come tutti lo chiamavano, aveva iniziato come Consigliere Eccelsiastico di Macerata negli anni ’70. Nei primi anni ’90 era passato all’incarico regionale, condotto per oltre 20 anni prima di passare il testimone a don Amedeo Matalucci. Una guida guida spirituale per tutti, come li chiamava lui, i Fratelli Coltivatori Diretti maceratesi, ora addolorati per la sua dipartita.

 

VARESE, PIOGGIA DOPO SICCITÀ CHE NON DISSETA LE CAMPAGNE: LAGO MAGGIORE -54%  

La pioggia di inizio settimana giunge a lenire un allarme siccità che coinvolge l’Italia e ha visto il livello del Po scendere come a Ferragosto, per effetto delle precipitazioni praticamente dimezzate in un 2020 che si classifica fino ad ora come il più caldo dal 1800 con temperature superiori di 1,52 gradi rispetto alla media. E’ quanto emerge da una monitoraggio della Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr relativi al primo trimestre dell’anno con fiumi in magra al nord ed invasi svuotati nel mezzogiorno che mettono a rischio i raccolti e la stabilità dei prezzi in un mercato alimentare segnato dall’emergenza coronavirus.

Con il fermo delle attività industriali per evitare i contagi da Covid-19, il Po non è mai stato così limpido con un livello idrometrico sceso a -2,7 metri al Ponte della Becca basso come a metà agosto secondo il monitoraggio della Coldiretti dal quale si evidenziano anomalie anche nei grandi laghi del nord che hanno percentuali di riempimento, registrate nei giorni scorsi, dal 24% di quello di Como al 27% dell’Iseo fino al 54% del nostro Lago Maggiore.

La situazione è grave anche nel mezzogiorno e negli invasi di Puglia e Basilicata ci sono rispettivamente circa 122 e 102 milioni di metri cubo in meno rispetto allo scorso anno e analoga e la situazione della Sicilia, dove mancano all’appello circa 62 milioni di metri cubi d’acqua ma rilevante è il deficit idrico anche in Calabria secondo l’Anbi.

Per cercare di salvare le coltivazioni gli agricoltori – precisa la Coldiretti – in diverse aree del Paese sono stati addirittura costretti ad intervenire in molti casi con le irrigazioni di soccorso per i campi di mais e barbabietola affinché riescano a germogliare, mentre frumento, pomodoro da industria, ortaggi ed erba medica sono già in stress idrico. Ma se non ci sarà un profondo cambiamento a breve, con adeguate precipitazioni, mancherà in molte aziende l’acqua necessaria per la crescita delle colture con un rischio per le forniture alimentare del Paese in un momento di riduzione degli scambi commerciali per effetto dell’emergenza coronavirus.  

“L’andamento anomalo delle precipitazioni – commenta il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori – conferma i cambiamenti climatici in atto che si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi e sfasamenti stagionali che sconvolgono i normali cicli colturali ed impattano sul calendario di raccolta e sulle disponibilità dei prodotti che i consumatori mettono nel carrello della spesa. L’anno scorso, nel Varesotto è stato un disastro, con le piogge che hanno messo in ginocchio l’apicoltura e azzerato il raccolto dell’acacia. Nel comprensorio della provincia prealpina abbiamo avuto continue inversioni termiche e grandinate fino a settembre inoltrato, con ripercussioni pesanti per diverse colture”.

La siccità è diventata l’evento avverso più rilevante per l’agricoltura con i fenomeni estremi che hanno provocato in Italia danni alla produzione agricola nazionale, alle strutture e alle infrastrutture per un totale pari a più di 14 miliardi di euro nel corso di un decennio.

“In un Paese comunque piovoso come l’Italia che per carenze infrastrutturali trattiene solo l’11% dell’acqua, occorre un cambio di passo nell’attività di prevenzione”, dichiara il presidente nazionale della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “bisogna evitare di dover costantemente rincorrere l’emergenza con interventi strutturali”. Il primo passo è “la realizzazione di piccole opere di contrasto al rischio idrogeologico, dalla sistemazione e pulizia straordinaria degli argini dei fiumi ai progetti di ingegneria naturalistica”, ma allo stesso tempo – continua Prandini – “serve un piano infrastrutturale per la creazione di piccoli invasi che raccolgano tutta l’acqua piovana che va perduta e la distribuiscano quando ce n’è poca ai fini di regimazione della acque, irrigui, ambientali e dell’accumulo/produzione di energia idroelettrica. Servono interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque, campagne di informazione ed educazione sull’uso corretto dell’acqua, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni a basso fabbisogno idrico”.

 

COMO-LECCO, ORTOFRUTTA 40 VOLTE INFLAZIONE MA NEI CAMPI COMPENSI AL RIBASSO

Dalle mele alle patate, l’aumento dei prezzi per i consumatori ad un tasso superiore di 40 volte quello dell’inflazione è un pericoloso segnale di allarme sullo sconvolgimento in atto sul mercato di frutta e verdura. Lo rileva Coldiretti nel sottolineare che le difficoltà nelle esportazioni e la chiusura delle mense e dei ristoranti alimentano speculazioni con compensi che in molti casi non coprono neppure i costi di produzione degli agricoltori.

“E’ un fenomeno preoccupante per il territorio, perché a guadagnarci non è certo l’agricoltura che, anzi, già nelle prime settimane dell’emergenza ha dovuto fare i conti con ripetuti tentativi di speculazione, come nel caso del latte, coi tentativi di rimodulare il prezzo al ribasso mentre, in realtà, i consumi aumentavano” osserva Fortunato Trezzi, presidente della Coldiretti lariana. “Sulla base dei dati Istat relativi all’inflazione a marzo, si evidenziano al dettaglio nel carrello della spesa aumenti sulla frutta del 3,7%, con punte del 4% per le mele e del 4,1% per le patate, a fronte del dato medio sull’inflazione in discesa allo 0,1%”.

Secondo un’analisi Coldiretti/Ixè, quasi 4 aziende ortofrutticole su 10 sono in difficoltà anche per il cambiamento delle modalità di acquisto, con aumenti mensili di spesa variabili dal +14% per la frutta al +24% per gli ortaggi nei supermercati, che non hanno compensato le perdite per l’export e nella ristorazione.

 “Per aiutare il tessuto produttivo locale e sostenere il Made in Italy – dichiara Trezzi – il nostro consiglio è di acquistare direttamente dagli agricoltori. Nelle due province di Como e Lecco sono oltre 50 le aziende della rete Campagna Amica, fra produttori e cuochi contadini, che hanno attivato il servizio di consegna a domicilio della spesa e dei pasti per garantire a tutte le famiglie il consumo di cibo genuino, gustoso e a Km zero. Ma anche nei negozi di alimentari e nei centri della grande distribuzione occorre privilegiare l’acquisto di prodotti nazionali, facendo attenzione all’origine in etichetta”.

La situazione è difficile per molte aziende agricole, alle prese anche con la carenza di manodopera stagionale. Per garantire la disponibilità di forza lavoro che si preannuncia quanto mai incerta nella campagna 2020, Coldiretti ha varato la piattaforma web “Job in Country” autorizzata dal Ministero del Lavoro e raggiungibile dal sito www.coldiretti.it, che offre ad imprese agricole e lavoratori un luogo di incontro prima virtuale e poi sul campo. “Ma per consentire lo svolgimento dei lavori agricoli ai tanti cassaintegrati, studenti e pensionati italiani che si sono già fatti avanti, è necessaria al più presto una radicale semplificazione dei voucher in agricoltura, finalizzata non certo a destrutturare il mercato del lavoro agricolo ma a combattere le difficoltà occupazionali e continuare a garantire le forniture alimentari in un tempo in cui le restrizioni alla mobilità e le chiusure delle frontiere mettono a rischio l’arrivo di migliaia di braccianti stranieri e le raccolte dei prossimi mesi” conclude Trezzi.

 

VENETO, TAVOLO VERDE: INCONTROLAVORO, OK DI COLDIRETTI AL PROGETTO REGIONALE

Coldiretti Veneto esprime condivisione per l’iniziativa “IncontroLavoro” promosso da Regione Veneto con la collaborazione di Veneto Lavoro e presentato oggi al Tavolo Verde che costituisce un ulteriore strumento facilitatore dell’incrocio tra domanda e offerta in agricoltura. “Nei giorni scorsi Coldiretti Veneto ha lanciato la piattaforma “Job in country” decollata a livello nazionale grazie al contributo sperimentale degli sportelli provinciali dell’associazione – spiega Daniele Salvagno presidente regionale –. Le prime candidature raccolte sul territorio, circa 1500 rappresentano una prima base di partenza per le offerte di occupazione in campagna dove la fase di raccolta di frutta e verdura è in piena attività”.

Parallelamente non si sono mai fermati i contatti con le autorità diplomatiche per sbloccare la manodopera straniera ferma nei Paesi d’origine a causa dell’emergenza sanitaria. “Dopo aver registrato la collaborazione con l’Ambasciata della Romania– dice Salvagno – registriamo, per il tramite del Presidente Luca Zaia,  la disponibilità del Consolato Generale della Repubblica di Moldova a Milano per l’impiego nei campi della comunità moldava costretta a rimanere in Italia. Si tratta di gesti importanti che mettono in luce una chiara attenzione alle problematiche delle imprese agricole venete”.

“Solo nelle province di Verona e Rovigo si stima un fabbisogno di  5mila unità stagionali – commenta Salvagno – che durante la seduta istituzionale  ha ricordato per l’ennesima volta come sia determinante stabilire modalità semplificate e di facile attuazione per poter mettere gli imprenditori agricoli nella condizione di assumere con sicurezza come collaboratori aziendali cassaintegrati, studenti e pensionati”

 

ALESSANDRIA, “JOB IN COUNTRY” PER CHI CERCA LAVORO IN CAMPAGNA

Dagli studenti universitari ai pensionati fino ai cassaintegrati, ma non mancano neppure operai, blogger, responsabili marketing, laureati in storia dell’arte e tanti addetti del settore turistico.

Il 60% ha fra i 20 e i 30 anni, il 30% ha fra i 40 e i 60 anni e infine 1 su 10 (10%) ha più di 60 anni di età.

Cosa li accomuna? Offrire un aiuto concreto agli agricoltori in difficoltà e portare a casa un piccolo reddito in un momento economico decisamente complicato.

E’ questo l’identikit di chi si collega alla piattaforma varata da Coldiretti “Job in Country” e autorizzata dal Ministero del Lavoro: uno strumento on line di intermediazione della manodopera autorizzata che offre a imprese e lavoratori un luogo di incontro, prima virtuale on line e poi sul campo.

Il progetto è stato avviato in autonomia in attesa che dal Governo e dal Parlamento arrivi una radicale semplificazione del voucher “agricolo” con l’obiettivo è mettere in contatto i bisogni delle aziende agricole in cerca di manodopera con quelli dei cittadini che aspirino a nuove opportunità di inserimento lavorativo, in un quadro di assoluta trasparenza e legalità.

“Un filo diretto con la campagna che in provincia ha già avuto moltissimi click, sia da parte di chi cerca, sia di chi offre. Il numero è in continua crescita, chi vuole può lasciare il proprio curriculum per essere poi ricontattato direttamente dalle aziende. Insomma, uno strumento di straordinaria importanza in un momento complesso come quello attuale – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Migliaia le richieste a livello nazionale giunte da cittadini in difficoltà. Un grido d’allarme per sottolineare come al nostro territorio servano scelte pragmatiche, soprattutto quando si parla di agricoltura e produzione alimentare”.

Sul portale Job in Country raggiungibile anche dal sito www.coldiretti.it è possibile:

  • per le aziende, inserire offerte di lavoro, indicando le caratteristiche professionali richieste e le condizioni relative alle offerte (come mansioni e retribuzione);
  • per chi è in cerca di occupazione, è possibile inserire il proprio curriculum e la propria disponibilità alla nuova occupazione, e mantenere sempre aggiornati i propri dati professionali.

“Gli imprenditori agricoli non possono farcela da soli e la mancanza di personale manda in tilt le attività aziendali. La filiera agroalimentare non può fermarsi proprio in questo momento in cui i consumatori cercano il Made in Italy e sono in fila per acquistare gli alimenti base della dieta quotidiana – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo –. Lo scorso anno sono stati circa 1.800 i lavoratori assunti con contratto stagionale sul territorio provinciale soprattutto nelle aziende vitivinicole, per i lavori in vigneto anche se non dobbiamo dimenticare l’importanza dei lavoratori stagionali per l’ortofrutta, specialmente in alcune zone, come ad esempio Castelnuovo Scrivia. Serve intervenire urgentemente con la raccolta in corso per ortaggi in serra e in pieno campo”.

Sul portale “Job in Country” vanno specificate mansioni, luogo e periodo di lavoro ma anche disponibilità e competenze in un settore dove è sempre più rilevante la richiesta di specifiche professionalità.

 

TORINO, IN AIUTO AL COMUNE DI NICHELINO E ALL’ASL TO 5 PER ESEGUIRE I TAMPONI

La pioggia di questi giorni è stata salutata con grande favore anche dalle imprese agricole della provincia di Torino, ma sta creando alcuni disagi per le attività di esecuzione dei tamponi di controllo che si stanno realizzando in molte zone della provincia e di tutto il Paese.

Per questo nella tarda mattinata di oggi la Coldiretti di Torino ha messo a disposizione, dell’Asl Torino 5 e del Comune di Nichelino, i gazebo gialli, normalmente utilizzati per la realizzazione dei mercati di Campagna Amica e per altre iniziative, al fine di dare riparo agli operatori sanitari che, a partire dalle ore 13, hanno eseguito più di 100 tamponi ai cittadini del Comune di Nichelino.

«E’ un piacere per noi poter dare una mano per queste fondamentali attività sanitarie – commentano Fabrizio Galliati e Michele Mellano, presidente e direttore di Coldiretti Torino -. Ne approfittiamo per ringraziare tutte le amministrazioni, le forze dell’ordine e tutti gli operatori sanitari che con grande spirito di sacrificio stanno continuando ad affrontare questa situazione di emergenza».

Le precipitazioni di questi giorni sono importanti per ripristinare le scorte in fiumi, laghi, invasi e nel terreno per i campi di mais affinché riescano a germogliare ma anche per far crescere frumento, ortaggi ed erba medica che sono in stress idrico. In molte aziende – precisa la Coldiretti – rischia di mancare l’acqua necessaria per la crescita delle colture con un rischio per le forniture alimentari del Paese in un momento di riduzione degli scambi commerciali per effetto dell’emergenza Coronavirus. 

 

FROSINONE, CORONAVIRUS : COLDIRETTI LANCIA IL PORTALE  ‘’JOB IN COUNTRY ‘’

‘’Job in Country ‘’ è la piattaforma di intermediazione della manodopera autorizzata dal Ministero del Lavoro della Coldiretti che offre a imprese e lavoratori un luogo di incontro, prima virtuale, on line e poi off line , sul campo.

Dopo il successo della fase sperimentale in Veneto , l’iniziativa è stata estesa a tutta la penisola  per combattere le difficoltà occupazionali, garantire le forniture alimentari , stabilizzare i prezzi e l’inflazione con lo svolgimento regolare delle campagne di raccolta in agricoltura .

‘’L’ obiettivo – ha detto Vinicio Savone  , presidente provinciale di Coldiretti Frosinone – è mettere in contatto nei singoli territori le aziende agricole in cerca di manodopera con i cittadini che aspirino a nuove opportunità di inserimento lavorativo, in un quadro di assoluta trasparenza e legalità. ‘’ Ha continuato ‘’L’attività è svolta direttamente nelle singole province attraverso le Società di servizi delle Federazioni provinciali ed interprovinciali della Coldiretti, secondo un modello di capillare distribuzione sul territorio. ‘’A detta del direttore provinciale di Coldiretti Frosinone Carlo Picchi i numeri del Veneto sono di buon auspicio .  ‘’Solo nella prima settimana sono state 1500 le offerte di lavoro di italiani con le più diverse esperienze : dagli studenti universitari ai pensionati,  dagli operai ai responsabili marketing, dai cassaintegrati ai laureati in storia dell’arte , fino agli addetti del settore turistico ,in crisi secondo Istat’’ ha dichiarato Picchi , aggiungendo che ‘’ Il 60% ha fra i 20 e i 30 anni di età, il 30% ha fra i 40 e i 60 anni e infine 1 su 10 (10%) ha più di 60 anni. ‘’Il progetto è stato avviato in autonomia in attesa che dal Governo e dal Parlamento arrivi una radicale semplificazione del voucher “agricolo”. ‘’Siamo stati costretti ad assumere direttamente l’iniziativa di fronte alle incertezze e ai pesanti ritardi che rischiano di compromettere le campagne di raccolta e le forniture alimentari della popolazione ‘’ – ha affermato infatti  il presidente di Coldiretti Ettore Prandini –  sottolinenado ‘’ la necessità di introdurre al più presto i voucher semplificati in agricoltura, limitatamente a determinate categorie e al periodo dell’emergenza, senza dimenticare laricerca di accordi con le Ambasciate per favorire l’arrivo di lavoratori stranieri che nel tempo hanno acquisito spesso esperienze e professionalità alle quali ora è molto difficile rinunciare”.

Sul  portale ‘’Job in Country ‘’raggiungibile anche dal sito www.coldiretti.it

è possibile:

-per le aziende :  inserire offerte di lavoro, indicando le caratteristiche professionali richieste e  le condizioni relative alle offerte, come mansioni e retribuzione ;

-per chi è in cerca di occupazione : inserire il proprio curriculum e la propria disponibilità alla nuova occupazione, e mantenere sempre aggiornati i propri dati professionali.

 

VENEZIA, RADICCHIO ROSSO DI CHIOGGIA A 15 CENTESIMI AL KG, A RISCHIO COMPARTO

“La situazione è ormai insostenibile per gli ortolani chioggiotti- denuncia Giuseppe Boscolo Palo, presidente del Consorzio del Radicchio Rosso Igp e del Mercato Ortofrutticolo di Chioggia – come da previsione più nera, il radicchio tondo di Chioggia negli ultimi giorni, è andato invenduto.” Qualche commerciante ne ha comprati pochi quintali ad un prezzo caritatevole che è oscillato tra sabato e stamane dai 12 ai 15 centesimi al chilo. “L’emergenza sanitaria non ha fatto che amplificare una stortura di mercato che esiste da molti anni” spiega Giuseppe Palo – “I commercianti a gennaio e febbraio stoccano il prodotto invernale per soddisfare la richiesta di marzo in attesa della nuova produzione che arriva ad aprile, ora i loro frighi sono ancora pieni”. Il coronavirus non fa che peggiorare il fenomeno speculativo, con i canali Horeca chiusi, le esportazioni di gran lunga ridotte e di conseguenza i consumi dimezzati. E pensare che il 25 aprile per i produttori sarebbe una data importante che segna la chiusura di una prima fase di raccolta, quella sui tunnel alti che rappresenta solitamente il momento di maggiore soddisfazione. “Siamo molto preoccupati” afferma il presidente di Coldiretti Venezia Andrea Colla “arrivati a questo punto è a rischio la sostenibilità del comparto: il prezzo di produzione del radicchio tondo si aggira almeno intorno ai 70 centesimi al kg, il fatto che agli agricoltori in questi giorni ne vengano riconosciuti soli 15 centesimi, la dice lunga.”

“Preferiamo regalarlo” – aggiunge Giuseppe Palo- raccontando di aver chiamato la Croce Rossa di Chioggia che domani 21 Aprile si recherà al mercato ortofrutticolo di Chioggia a ritirarne alcune pedane che andranno poi devolute alle persone indigenti e bisognose. “Dopo questo periodo di emergenza è necessario pensare ad un cambio culturale e operativo per aspirare ad un giusto riconoscimento del valore sul mercato del radicchio di Chioggia,  in cui dovrebbero essere considerati fondamentali due aspetti: il primo è l’aggregazione che nella nostra provincia è ferma al 30%”- sottolinea Giuseppe Boscolo Palo,- “e secondo aspetto, è la produzione a marchio. Questo ci aiuterebbe a  differenziare il prodotto e ad aumentare la trasparenza in merito alla provenienza garantendo al consumatore di mangiare il vero radicchio di Chioggia, prodotto da seme autoctono.  Sono infatti il prodotto, la promozione, il prezzo e la distribuzione le quattro leve che aiutano un prodotto ad affermarsi nel mercato: è evidente che possono avere successo soltanto se vengono gestite in modo coordinato e sinergico tra loro, e questo vale anche per il nostro radicchio di Chioggia” Conclude Giuseppe Boscolo Palo.

 

MODENA, MALTEMPO: BENE RICHIESTA DEROGA PER CALAMITÀ. ORA FONDI

“La richiesta di applicazione della deroga alla norma che prevede indennizzi e sostegni economici alle imprese agricole che hanno subito danni da avversità atmosferiche, è un passo importante verso le numerose aziende colpite dalle gelate che tra marzo e aprile hanno messo a rischio la produzione di ortofrutta modenese”. E’ il commento del Presidente di Coldiretti Modena, Luca Borsari, alla lettera sottoscritta dall’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi e inviata oggi alla ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, con la richiesta di applicazione della deroga al decreto legislativo 102/2004 sulle calamità naturali. 

Le ripetute gelate che si sono manifestate in modo improvviso nelle settimane tra la fine di marzo e aprile sul territorio provinciale, dalla collina alla bassa pianura, con temperature decisamente fuori dalla media stagionale, hanno colpito quasi 1300 aziende frutticole – sottolinea Coldiretti Modena – causando danni a pere, ciliegie, albicocche, susine e perdite che arrivano anche al 90%. Senza contare che ad essere colpire sono le stesse aziende messe a dura prova dagli attacchi della cimice asiatica degli scorsi anni e dall’emergenza sanitaria causata dal Coronavirus. A questo va aggiunto – continua Coldiretti – che le limitazioni progressive e sempre più restrittive agli spostamenti hanno limitato le sottoscrizioni della copertura assicurativa contro il gelo che avrebbe tutelato, almeno in parte, gli agricoltori.

“Adesso – ha concluso il Presidente di Coldiretti Modena – auspichiamo dal Ministro un pronto accoglimento e lo stanziamento delle risorse necessarie sul Fondo di Solidarietà per procedere alla ristoro delle perdite subite delle aziende”.

 

VERONA, FORMAZIONE: AL VIA LE LEZIONI PER AGRICOLTORI IN AULE VIRTUALI

Al via le video lezioni per i corsi di formazione online di Coldiretti Verona per i corsi in programma, dal conseguimento del patentino per i prodotti fitosanitari alla qualifica di imprenditore agricolo.  E’ la risposta concreta delle S.r.l. Impresa Verde accreditate di Padova, Rovigo, Treviso-Belluno, Venezia, Vicenza e Verona e agli obblighi imposti dall’emergenza sanitaria. Le sedi provinciali deputate al servizio stanno organizzando ed erogando videolezioni, consentendo agli allievi dei corsi di fruire delle proposte formative da pc e smartphone.

Coldiretti Veneto è in grado di gestire gruppi di utenti con forme innovative d’aula virtuale. Un’opportunità che interessa 62 mila imprese agricole venete in termini di aggiornamento e istruzione. “La contingenza, specie con la possibilità data la scorsa settimana dalla Regione del Veneto per il riavvio della misura di formazione del Programma di Sviluppo Rurale, ha imposto un’accelerazione della proposta, che sta trovando consenso presso gli operatori a cui è rivolta” – precisa Daniele Salvagno, presidente di Coldiretti Verona e Veneto che aggiunge:  “Le nuove modalità condurranno certamente a nuove soluzioni per i soggetti interessati alla costruzione della conoscenza, sia sul fronte di chi la propone, sia da parte di coloro che la richiedono e ciò gioverà a tutti anche quando si arriverà all’auspicata normalizzazione delle condizioni operative”.

 

PUGLIA, CORONAVIRUS: BOOM ORTI IN BALCONE; VIA LIBERA A SPOSTAMENTI HOBBISTI

Via libera anche in Puglia agli spostamenti degli hobbisti per la cura di oliveti, vigneti, campi pubblici e privati e orti, forme preziose di integrazione del reddito familiare, grazie all’Ordinanza del Presidente della Regione Puglia che consente la cura degli animali e le lavorazioni in campagna, anche in area infetta da Xylella, a patto che gli spostamenti avvengano solo 1 volta al giorno. Plauso di Coldiretti Puglia alla decisione della Regione Puglia, quando è in corso una impennata degli acquisti di semi, piantine e strumenti domestici.

Non solo piante e fiori sui balconi per respirare l’aria della primavera, ma tra limoni e bouganville, ibiscus e gerani, è boom anche per la coltivazione dell’orto in terrazzo per trascorrere giornate all’aperto nel rispetto delle regole e garantirsi una produzione casalinga di pomodori, zucchine e lattughe da utilizzare nelle lunghe giornate in cucina, insieme basilico, rosmarino, salvia, timo e mentuccia fai da te, con le dirette Facebook #balconifioriti organizzate da Coldiretti Puglia a partire dalla prossima settimana con il tutor delle piante e dell’orto.

“E’ stato dato il via libera alla vendita di semi, piante e fiori dopo la lettera del presidente di Coldiretti Prandini al Premier Conte. E’ una occasione per i nostri floricoltori e per tutti gli amanti della natura, di orti e campagne. Un fiore vince la paura e porta felicità nelle case e nelle nostre vite. Adorniamo i nostri balconi, le nostre finestre e diamo un segnale positivo al mondo. Il fiore è il simbolo della resilienza e della nostra voglia di non farci sopraffare dalla paura, quando la cura di piante e fiori risulta un potente antistress”, dice Savino Muraglia presidente di Coldiretti Puglia.

Dopo un mese di chiusura forzata tra le mura di casa si tratta infatti di una grande opportunità – sottolinea la Coldiretti – per quanti hanno la fortuna di disporre di uno spazio sufficiente in balconi, terrazzi, giardini o orti privati adiacenti alla propria abitazione che possono soddisfare il sogno di 6 italiani su 10 (62%) che in Italia secondo Coldiretti/Ixe’ hanno l’hobby dell’agricoltura e del giardinaggio in terreni privati e pubblici messi a disposizione dai comuni.

Ma non bisogna avere per forza un terreno, infatti ai più appassionati può bastare anche un semplice davanzale per togliersi la soddisfazione di un pesto casalingo o di patate arrosto con il proprio rosmarino. Le novità offerte sul mercato per preparare l’orto in terrazzo – continua la Coldiretti – sono molte e non c’è che da scegliere tra peperoni, cetrioli, melanzane, peperoncini piccanti dalle mille forme, rotondi, a cono, a campana, pomodori con i frutti piccoli e dolci, fagiolini e ogni tipo di ortaggio capace di crescere in vaso. Si tratta – precisa la Coldiretti – in alcuni casi di varietà nane ottenute naturalmente attraverso incroci, mentre altre volte si tratta di normali prodotti dell’orto che si adattano a crescere anche in spazi ridotti come i vasi, oppure in appositi supporti che si sviluppano in verticale, sfruttando al meglio lo spazio limitato, per ottenere dolcissime fragole o saporiti pomodorini a ciliegia.

Le piantine più richieste – sottolinea la Coldiretti – sono quelle di insalata perché sono semplici da coltivare e garantiscono il raccolto dopo appena 40 giorni con un costo di soli pochi centesimi di euro. Ma molto gettonate sono anche le piantine mignon di pomodoro. Per questa varietà i prezzi, al vivaio, sono leggermente più alti e dipendono dal tipo di confezionamento. Se vengono vendute in contenitore il prezzo varia dai 18 ai 25 centesimi di euro, in vaso, invece, considerando la maggiore quantità di terra da impiegare, il tutore per sostenere la pianta e la giacenza in vivaio, sicuramente più lunga, il costo va da uno a 2,50 euro al cliente finale.

La scelta delle piantine da travasare rispetto ai semi – suggerisce la Coldiretti – è da preferire soprattutto per coloro che sono alle prime esperienze e, comunque, vogliono risparmiare tempo ansiosi di vedere i frutti del proprio lavoro. Per realizzare il mini orto da terrazzo – sottolinea la Coldiretti – non basta scegliere il tipo di prodotto, ma occorre tener presente l’esposizione del balcone, perché le piantine necessitano di una buona dose di luce e calore per crescere bene, ma anche il tipo di terriccio che per una scelta ideale deve essere sufficientemente ricco in nutrienti, trattenere l’acqua senza che si crei ristagno idrico. Per ottenere sani e gustosi ortaggi dal proprio balcone si raccomanda di non utilizzare prodotti antiparassitari, ma di difendere le proprie coltivazioni con reti anti-insetto o tessuto non tessuto, anche asportando manualmente gli insetti.

 

LOMBARDIA, CALDO, ALLERTA SICCITÀ: NEI CAMPI VIA ALLE IRRIGAZIONI DI SOCCORSO

E’ allerta siccità nelle campagne lombarde dove in diverse zone sono già partite le irrigazioni di soccorso per alcune coltivazioni, messe a rischio dalla scarsità di precipitazioni degli ultimi mesi. È quanto afferma la Coldiretti Lombardia in base a un monitoraggio sul territorio, nel sottolineare che il livello idrometrico del fiume Po al Ponte della Becca a Pavia è sceso a -2,7 metri , basso come a metà agosto, mentre nei grandi laghi si registrano percentuali di riempimento che vanno dal 24% di quello di Como al 27% dell’Iseo fino al 54% del Maggiore.

Nel Mantovano l’assenza di precipitazioni sta costringendo gli agricoltori a ricorrere alle irrigazioni per meloni, angurie, ma anche per i pomodori già durante la fase di trapianto. In alcune zone il mais sta già richiedendo un apporto d’acqua straordinario, così come i prati stabili, l’orzo e il frumento tenero e duro. Nella Bergamasca, a causa delle elevate temperature e della mancanza di pioggia, il Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca ha fatto partire la stagione irrigua il 15 aprile, con tre settimane di anticipo rispetto al consueto avvio di metà maggio. Nella zona della pianura gli agricoltori stanno irrigando i cereali autunno vernini, mentre in alcune zone della Valle Brembana i pascoli sono completamente secchi.

Nel Bresciano le irrigazioni di soccorso sono scattate su frumento, orzo, foraggio ma anche sul mais appena seminato. I consorzi di bonifica si stanno attivando per garantire l’acqua alle aziende agricole e consentire così il corretto svolgimento di tutte le operazioni. Situazione analoga anche in provincia di Cremona dove, a causa dell’assenza di piogge, orzo, frumento e loietto sono in stress idrico: la crescita si è bloccata, mentre in alcuni casi le piantine iniziano a seccare. In sofferenza anche il mais: la semina è avvenuta tra fine marzo e i primi giorni d’aprile, ma la mancanza di precipitazioni sta compromettendo la crescita e in alcuni casi la stessa nascita delle pianticelle. In alcuni casi, gli agricoltori hanno preferito posticipare le semine. Dove possibile si interviene con irrigazioni di soccorso, necessarie anche sui terreni dove è stato trapiantato il pomodoro.

“E’ necessario agire in un’ottica di prevenzione e non più solo di gestione dell’emergenza – commenta Paolo Voltini, Presidente di Coldiretti Lombardia – Occorre accumulare l’acqua nei periodi più piovosi e renderla disponibile nei momenti di difficoltà. Per questo servono interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali, potenziando la rete di invasi sui territori e creando bacini per raccogliere l’acqua piovana. Inoltre sono necessari ingenti investimenti nelle bonifiche irrigue e sulla sicurezza idraulica del territorio lombardo”.

L’andamento anomalo delle precipitazioni – continua la Coldiretti – conferma i cambiamenti climatici in atto che si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi e sfasamenti stagionali che sconvolgono i normali cicli colturali ed impattano sul calendario di raccolta e sulle disponibilità dei prodotti che i consumatori mettono nel carrello della spesa. La siccità – conclude la Coldiretti – è diventata l’evento avverso più rilevante per l’agricoltura con i fenomeni estremi che hanno provocato in Italia danni alla produzione agricola nazionale, alle strutture e alle infrastrutture per un totale pari a più di 14 miliardi di euro nel corso di un decennio.

 

PIEMONTE, SICCITA’: ATTIVARE AZIONI DI PREVENZIONE

E’ allarme siccità in Italia con il livello del Po come a Ferragosto per effetto delle precipitazioni praticamente dimezzate in un 2020 che si classifica fino ad ora come il più caldo dal 1800 con temperature superiori di 1,52 gradi rispetto alla media. E’ quanto emerge da una monitoraggio della Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr relativi al primo trimestre dell’anno. ll Po, che nasce proprio in Piemonte a 2.020 metri di quota in località Pian del Re, alla base del Monviso, con 652 chilometri di lunghezza e 141 affluenti, non è mai stato limpido come in questo periodo in cui si è avuto il fermo delle attività industriali per evitare i contagi da Covid-19.

“A partire, soprattutto, sono i terreni secchi seminati a cereali che rischiano di non far germogliare ed irrobustire a dovere le piantine – evidenziano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Sicuramente il bel tempo di queste settimane ha permesso agli agricoltori di procedere con le lavorazioni in modo ottimale, ma dall’altro sta rallentando la germinazione dei semi, che può avvenire solo se in presenza di buona umidità. In un Paese comunque piovoso come l’Italia che per carenze infrastrutturali trattiene solo l’11% dell’acqua, occorre un cambio di passo nell’attività di prevenzione: vanno realizzate piccole opere di contrasto al rischio idrogeologico, dalla sistemazione e pulizia straordinaria degli argini dei fiumi ai progetti di ingegneria naturalistica, ma allo stesso tempo serve un piano infrastrutturale per la creazione di piccoli invasi che raccolgano tutta l’acqua piovana che va perduta e la distribuiscano. Sono urgenti, quindi, interventi – concludono Moncalvo e Rivarossa – di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque, campagne di informazione ed educazione sull’uso corretto dell’acqua, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni a basso fabbisogno idrico. Tutto questo sempre nell’ottica del «prevenire è meglio che curare», come si suol dire”.

 

TOSCANA, CORONAVIRUS: E’ CALAMITA’ PER TUTTO IL SETTORE AGRICOLO

“Bene gli interventi previsti dalla Regione Toscana per il settore floricolo, strategico per la nostra economia e il nostro territorio, ma è stato di calamità per tutta l’agricoltura a cui vanno date risposte e garantita liquidità”. Perentorio il presidente di Coldiretti Toscana, Fabrizio Filippi, che torna a chiedere all’Assessore all’Agricoltura regionale Remaschi “una ricognizione delle risorse disponibili per valutare le possibilità di intervento diretto e semplificato a favore delle imprese”.

“L’agricoltura toscana ha bisogno di una robusta iniezione di liquidità perché l’emergenza Covid-19, che pure sta confermando il valore strategico del settore agroalimentare, ne sta però mettendo a nudo tutte le fragilità.  Nei mesi scorsi come Coldiretti abbiamo denunciato i ritardi che rischiavano di rispedire a Bruxelles fondi preziosi per sostenere gli investimenti e il ricambio generazionale. Ora quelle risorse potrebbero essere impegnate nell’annualità 2020. Rastrellare risorse è possibile. Ci sono, per esempio, in Toscana quasi 120 milioni di euro di risorse dello Sviluppo Rurale, il secondo pilastro della Politica agricola comune che si affianca agli aiuti diretti.  Si tratta di fondi ancora non spesi per una quota dei quali si rischia addirittura il disimpegno”, insiste il presidente Filippi.

“Se è vero che agricoltura, industria di trasformazione e distribuzione stanno tenendo duro, non si può negare che molte filiere siano in profonda crisi. Come Coldiretti abbiamo lanciato l’allarme sui rischi che si corrono dal settore vitivinicolo al florovivaismo, dal lattiero – caseario all’olivicoltura fino alla pesca e all’agriturismo. Sono migliaia le attività e quei servizi forniti al settore dell’Horeca che oggi con la chiusura in tutto il mondo di bar e ristoranti rischiano la debacle. Ma è Sos anche per molte attività che rientrano tra quelle che integrano la produzione, meglio note come “attività connesse”. L’agriturismo in primis, ma non solo. Le nostre imprese non possono essere lasciate sole, devono essere sostenute. Sono fondamentali sul piano economico e sociale”, aggiunge il direttore di Coldiretti Toscana, Angelo Corsetti.

L’eccesso di burocrazia è tra l’altro una delle cause della difficoltà di utilizzare i contributi europei, per questo Coldiretti chiede di andare oltre le regole, superare i mille vincoli burocratici e spendere subito. “Auspichiamo che la complessità delle scenario agricolo toscano venga affrontato al tavolo regionale per dare risposte a tutti i segmenti produttivi dell’agricoltura e dell’agroalimentare della nostra regione che necessita di una visione strategica per gestire la fase della ripartenza con interventi finanziari idonei”, conclude il direttore Corsetti.

 

VARESE, CORONAVIRUS: “ORTO IN CASA” PER 6 VARESOTTI SU 10  

l’orto “fai da te”, e per chi è in condominio anche il balcone di casa è riconvertito, per quanto possibile, in modo da integrare le risorse della dispensa domestica, con erba aromatiche e piccoli ortaggi che trovano spazio tra piante fiori: una tendenza che coinvolge già 6 cittadini del comprensorio prealpino su 10 e che è destinata ad aumentare, grazie alla riapertura di garden e vivai gestiti dai floricoltori dove, peraltro, è possibile per i cittadini acquistare sementi e piantine.

Sono migliaia, i “contadini amatoriali” della provincia di Varese che si sono reinventati un’attività che diventa anche passatempo nelle settimane dell’emergenza. A patto, ovviamente, di non oltrepassare il “confine di casa” e di applicare l’assoluto rispetto delle norme di sicurezza.

Giardini riconvertiti, dunque, alla “cultura dell’orto domestico” con buona memoria, da parte dei più anziani, di quanto si poteva fare per integrare l’alimentazione in tempo di guerra: queste, peraltro, sono le settimane decisive per preparare il terreno, seminare e programmare il raccolto che andrà ad arricchire la dispensa di casa. Ma sono sempre di più coloro che coltivano verdura ed erbe aromatiche su terrazze e davanzali, senza contare i veri e propri “campioni di innovazione” che applicano soluzioni ancor più avanguardiste: dall’orto portatile da tenere con sé anche in ufficio a quello verticale per risparmiare spazio nelle case, dall’orto “ecologico” per riciclare materiali e non inquinare a quello rialzato per chi ha maggiori difficoltà a piegarsi. E sono solo alcune delle opportunità offerte anche a quanti non hanno spazi disponibili per piantare ortaggi e frutta.

Se in passato erano soprattutto i più anziani a dedicarsi alla coltivazione dell’orto, memori spesso di un tempo vissuto in campagna, adesso – sottolinea Coldiretti Varese – la passione si sta diffondendo anche tra i più giovani e tra persone completamente a digiuno delle tecniche di coltivazione. Un bisogno di conoscenza che è stato colmato con il passaparola e con le pubblicazioni specializzate, che Coldiretti e Campagna Amica hanno favorito con la nascita della nuova figura del tutor dell’orto, in grado di fornire consigli utili ai neofiti. L’investimento per realizzare un orto tradizionale in giardino si può stimare intorno ai 250 euro per 20 metri quadrati “chiavi in mano” per acquistare terriccio, vasi, concime, attrezzi, reti per delimitare le coltivazioni, sostegni vari, sementi e piantine. Individuare lo spazio giusto e, la stagionalità, conoscere la terra di cui si dispone, scegliere attentamente semi e piantine a seconda del ciclo e garantire la disponibilità di acqua sono alcune delle regole da seguire per ottenere buoni risultati.

“Investire sulla cultura dell’orto significa – commenta il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori – impegnarsi in una capillare azione di educazione alimentare per sensibilizzare i cittadini nei confronti della stagionalità delle produzioni, del rispetto ambientale e delle reali caratteristiche del cibo che si porta in tavola”.

 

TORINO, JOB IN COUNTRY: IL PORTALE PER IL LAVORO IN CAMPAGNA 

Job in country è la struttura di intermediazione tra domanda e offerta di lavoro della Confederazione nazionale Coldiretti che offre a imprese e lavoratori uno strumento e un luogo di incontro.

Job in country, autorizzata al servizio di intermediazione della manodopera dal ministero del Lavoro, si pone l’obiettivo di far incontrare nei singoli territori i bisogni delle aziende in cerca di manodopera con quelli dei cittadini che aspirino a nuove opportunità di inserimento lavorativo, in un quadro di assoluta trasparenza e legalità. E’ un servizio che accorpa, a un efficiente sistema informatizzato, un accompagnamento e assistenza personalizzata all’utenza.

L’attività è svolta direttamente nelle singole provincie attraverso le società di servizi delle Federazioni provinciali e interprovinciali della Coldiretti, secondo un modello di capillare distribuzione sul territorio.

Link al portale:https://lavoro.coldiretti.it/Pagine/default.aspx

 

MODENA, COVID19 FASE2: VENDITA DIRETTA, AGRITURISMI E FLOROVIVAISMO LE PRIORITA’

Vendita diretta, mercati contadini, agriturismi, fattorie didattiche, florovivaismo e manutenzione del verde. Sono le priorità che il Presidente di Coldiretti Modena, Luca Borsari, ha posto al Tavolo del lavoro provinciale convocato questa mattina dal presidente della Provincia, Tomei in vista dell’avvio di una eventuale “Fase 2” dell’emergenza Covid-19. “Se da una parte è vero che l’agricoltura non si è mai fermata e di conseguenza neanche le aziende agricole – ha detto Borsari – dall’altra esistono settori, quelli che più vivono del contatto diretto con il pubblico, che oltre ai problemi generalizzati del settore (l’approvvigionamento della manodopera, la speculazione dei mercati o la gestione degli animali selvatici) sono in grande sofferenza. Mi riferisco – ha continuato il Presidente di Coldiretti Modena – a chi fa vendita diretta nel punto vendita o nei mercati, agli agriturismi che hanno chiuso l’attività, le fattori didattiche che non hanno potuto ospitare le scuole proprio nel periodo di maggiore afflusso; ai vivaisti che hanno dovuto letteralmente buttare il lavoro di un anno o, infine, a chi fa la manutenzione del verde pubblico cui è stato concesso di lavorare solo negli ultimi giorni e solo per taluni tipi di interventi.”

“Queste attività che hanno subito un fermo totale o parziale – ha detto Borsari – sono le prime che, con la dovuta attenzione alle norme di contenimento del contagio, devono essere riprese alla riapertura della cosiddetta “Fase 2”. Borsari infine, dopo aver ringraziato chi opera nella sanità pubblica e tutti gli amministratori per quanto stanno facendo in questa situazione straordinaria, ha lanciato un appello invitando a consumare 100% italiano non solo per la genuinità e la qualità delle produzioni ma anche per sostenere le imprese agricole e contribuire così alla tenuta dell’intero Paese.

 

VENEZIA, CORONAVIRUS: NEL VENEZIANO 8 MILA AZIENDE RESILIENTI

La campagna veneziana con oltre 8mila aziende agricole contribuisce con le sue risorse a rendere il Veneto una regione ai vertici nazionali con una produzione lorda vendibile che supera i 5,8 miliardi di euro e un valore dell’export agroalimentare superiore ai 7 miliardi. Numeri importantissimi – commenta Coldiretti – frutto di una agricoltura variegata, dall’ortofrutta alla carne, dal latte al vino con prodotti blasonati da denominazioni Con l’emergenza sanitaria il sistema è in sofferenza, fino alla pesca: le perdite riguardano tutti i settori e in molti casi le imprese florovivaistiche e agrituristiche registrano l’azzeramento dei bilanci.

La reazione degli imprenditori agricoli è stata comunque incoraggiante: l’avvio delle consegne a domicilio di spesa a kmzero e pasti, la ripresa dei mercati nelle piazze, sono alcune delle soluzioni messe in campo per continuare a guardare con fiducia al futuro. Una boccata di ossigeno è arrivata anche per i titolari di serre e garden che hanno potuto riaprire al pubblico rispettando misure di sicurezza ancora più restrittive, nonostante la perdita pressoché totale della produzione primaverile. 

La situazione è molto difficile: a livello nazionale delle 30mila imprese italiane perse nei primi tre mesi del 2020 quasi 1 su 4 (24%) è in agricoltura con il saldo negativo per il settore di 7259 che risente degli effetti sull’economia, sul lavoro e sui commerci del coronavirus. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento alla dichiarazione dei Ministri dell’Agricoltura Ue dei 27 Stati membri che hanno sottoscritto una dichiarazione per chiedere alla Commissione di agire urgentemente per contrastare la crisi Covid-19, sulla base dei dati Unioncamere relativi alla mortalità delle imprese fra gennaio e marzo 2020.

L’Unione Europea – sottolinea la Coldiretti – rischia di perdere quest’anno l’autosufficienza alimentare e il suo ruolo di principale esportatore mondiale di alimenti per un valore si 151,2 miliardi di euro con un surplus commerciale nell’agroalimentare di 31,9 miliardi. Un sistema che – continua la Coldiretti – poggia anche sui primati dell’agricoltura Made in Italy che si classifica al primo posto a livello comunitario per numero di imprese e valore aggiunto grazie ai primati produttivi, dal grano duro per la pasta al riso, dal vino alla gran parte dei prodotti ortofrutticoli ma anche per la leadership nei prodotti di qualità come salumi e formaggi.

E’ necessaria una risposta adeguata dalla Commissione UE e dei Capi di Stato e di Governo con il riconoscimento del ruolo centrale e strategico dell’agricoltura nella proposta relativa al Quadro Finanziario Pluriennale UE 2021 – 2027 dove i tagli di risorse paventati sono inaccettabili e devono invece essere previsti – precisa la Coldiretti – opportuni strumenti e finanziamenti, anche fuori dal bilancio della PAC, per gestire l’attuale crisi.

Da quando è cominciata la pandemia in Italia il 57% delle aziende agricole ha registrato una diminuzione dell’attività – secondo l’indagine Coldiretti/Ixè – con un impatto che varia da settore a settore con picchi anche del 100% come per l’agriturismo dove sono chiuse per le misure anti contagio tutte le 23mila strutture italiane, di cui un centinaio veneziane. Il 70% delle aziende agricole sta subendo cancellazioni di prenotazioni e commesse all’estero – spiega Coldiretti – anche per le difficoltà alle frontiere e il crollo dei servizi forniti a bar e ristoranti chiusi per l’emergenza, con una pioggia di disdette provenienti dai clienti di tutto il mondo. Secondo l’indagine Coldiretti/Ixè a pagare il conto più pesante all’estero sono stati il settore del vino e del florovivaismo, ma difficoltà sono segnalate anche per ortofrutta, formaggi, salumi e conserve. L’aumento delle vendite al dettaglio in negozi e supermercati in molti settori non hanno compensato le perdite subite nelle esportazioni e nel canale della ristorazione che da solo assorbe circa 20 miliardi di cibi e bevande

In gioco – sottolinea la Coldiretti – c’è una filiera allargata che in Italia dai campi agli scaffali vale oltre 538 miliardi con l’allarme globale provocato dal Coronavirus che ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza. Ma l’emergenza Covid 19, ne sta però mettendo a nudo tutte le fragilità sulle quali è necessario intervenire con il piano Marshall proposto dalla Coldiretti per l’agroalimentare che ha bisogno di una robusta iniezione di liquidità.  Ci sono le condizioni – continua la Coldiretti – per rispondere alle domande dei consumatori ed investire sull’agricoltura nazionale che è in grado di offrire produzione di qualità realizzando rapporti di filiera virtuosi con accordi che valorizzino i primati del Made in Italy e garantiscano la sostenibilità della produzione in Italia con impegni pluriennali e il riconoscimento di un prezzo di acquisto “equo”, basato sugli effettivi costi sostenuti. Investire è dunque un imperativo categorico in un’ottica di sviluppo sostenibile che spinga l’innovazione e valorizzi le potenzialità del settore e garantisca al Paese le scorte alimentari strategiche di cui ha bisogno.

L’’Italia in futuro – conclude la Coldiretti – potrà trarre beneficio dalla sua tradizione rurale ma occorre invertire la tendenza del passato a sottovalutare il patrimonio agroalimentare nazionale in una situazione in cui l’ultima generazione è stata responsabile della perdita di ¼ delle terre fertile nella Penisola per colpa dell’urbanizzazione e dell’abbandono forzato.

#coldirettivenezia

 

MASSA CARRARA, CORONAVIRUS: POSTI DI LAVORO NEI CAMPI,  ON LINE “JOBINCOUNTRY”

AAA cercasi lavoratori nelle aziende agricole della provincia di Massa Carrara. Per combattere le difficoltà occupazionali, garantire le forniture alimentari e stabilizzare i prezzi e l’inflazione con lo svolgimento regolare delle campagne di raccolta in agricoltura la Coldiretti ha varato la banca dati “Jobincountry” autorizzata dal Ministero del Lavoro con le aziende agricole che assumono lavoratori con le più diverse esperienze: dagli studenti universitari ai pensionati fino ai cassaintegrati, ma non mancano neppure operai, blogger, responsabili marketing, laureati in storia dell’arte e tanti addetti del settore turistico in crisi secondo Istat, desiderosi di dare una mano agli agricoltori in difficoltà e salvare i raccolti. Il 60% ha fra i 20 e i 30 anni di età, il 30% ha fra i 40 e i 60 anni e infine 1 su 10 (10%) – sottolinea la Coldiretti – ha più di 60 anni. L’iniziativa coinvolge anche la Provincia di Massa Carrara. “Di fronte alle incertezze e ai pesanti ritardi che rischiano di compromettere le campagne di raccolta e le forniture alimentari della popolazione, Coldiretti – spiega Francesca Ferrari, Presidente Coldiretti Massa Carrara – ha assunto direttamente l’iniziativa perché anche in Toscana si contano 7 milioni di giornate lavorative annue in condizioni di normalità, ma in questo momento straordinario causato dall’emergenza Coronavirus abbiamo bisogno di strumenti snelli e facilmente fruibili per far fronte alla carenza di manodopera che si sta cronicizzando, che vanno affiancati dall’introduzione al più presto dei voucher semplificati in agricoltura limitatamente a determinate categorie e al periodo dell’emergenza”.

Il progetto è stato avviato in autonomia – sottolinea la Coldiretti – in attesa che dal Governo e dal Parlamento arrivi una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa consentire da parte di studenti, cassaintegrati e pensionati lo svolgimento dei lavori nelle campagne dove mancano i braccianti stranieri anche per effetto delle misure cautelative adottate a seguito dell’emergenza coronavirus da alcuni Paesi europei, dalla Polonia alla Bulgaria fino alla Romania, con i quali occorre peraltro  trovare accordi per realizzare dei corridoi verdi privilegiati per i lavoratori agricoli. Con il blocco delle frontiere – precisa la Coldiretti – è a rischio più di ¼ del Made in Italy a tavola che viene raccolto nelle campagne da mani straniere con 370mila lavoratori regolari che arrivano ogni anno dall’estero.

Job in Country è la piattaforma di intermediazione della manodopera autorizzata dal Ministero del Lavoro della Coldiretti che offre a imprese e lavoratori un luogo di incontro, prima virtuale on line e poi sul campo. Si pone infatti l’obiettivo di mettere in contatto nei singoli territori i bisogni delle aziende agricole in cerca di manodopera con quelli dei cittadini che aspirino a nuove opportunità di inserimento lavorativo, in un quadro di assoluta trasparenza e legalità. Vanno infatti specificate – precisa la Coldiretti – mansioni, luogo e periodo di lavoro ma anche disponibilità e competenze specifiche in un settore dove è sempre più rilevante la richiesta di specifiche professionalità. L’attività è svolta direttamente nelle singole provincie attraverso le Società di servizi delle Federazioni provinciali ed interprovinciali della Coldiretti, secondo un modello di capillare distribuzione sul territorio.

Sul portale JobinCountry raggiungibile dal sito www.coldiretti.it è possibile: per le aziende, inserire offerte di lavoro, indicando le caratteristiche professionali richieste e le condizioni relative alle offerte (come mansioni e retribuzione); per chi è in cerca di occupazione, è possibile inserire il proprio curriculum e la propria disponibilità alla nuova occupazione, e mantenere sempre aggiornati i propri dati professionali.

L’esperienza della Coldiretti è già stata sperimentata in Francia con la a campagna “Braccia per riempire il tuo piatto” alla quale hanno risposto 207.000 candidati su sollecitazione del ministro dell’Agricoltura francese, Didier Guillaume che aveva lanciato un appello a chi era licenziato o in cassa integrazione ad unirsi “al grande esercito dell’agricoltura francese”. Se da un lato si è registrato una grande voglia di collaborazione dei cittadini nei confronti dell’agricoltura meno incoraggianti purtroppo sono stati i risultati dal punto di vista della professionalità e capacità di personale proveniente da esperienze completamente diverse secondo gli agricoltori francesi.

Per informazioni www.toscana.coldiretti.it oppure pagina ufficiale Facebook

 

CALABRIA, AAA LAVORO NEI CAMPI CERCASI: BANCA DATI PER IMPRESE E LAVORATORI

Per combattere le difficoltà occupazionali, garantire le forniture alimentari e stabilizzare i prezzi e l’inflazione, con lo svolgimento regolare delle mansioni in campagna, la Coldiretti ha varato la banca dati “Job in Country”, autorizzata dal Ministero del Lavoro, per permettere l’incontro tra domanda/offerta nei campi, dando, allo stesso tempo, una risposta agli imprenditori dei territori e ai cittadini in cerca di un’occupazione in questa fase emergenziale, dove la maggior parte delle attività rimangono chiuse. Job in Country è la piattaforma di intermediazione della manodopera che offre a imprese e lavoratori un luogo di incontro, prima virtuale on line e poi sul campo. Si pone l’obiettivo di mettere in contatto nei singoli territori i bisogni delle aziende agricole in cerca di manodopera, con quelli dei cittadini che vogliono avere nuove opportunità di inserimento lavorativo, in un quadro di assoluta trasparenza e legalità. Vanno infatti specificate mansioni, luogo e periodo di lavoro, ma anche disponibilità e competenze specifiche in un settore dove è sempre più rilevante la richiesta di specifiche professionalità. Come fare per iscriversi lo spiega Francesco Cosentini Direttore di Coldiretti Calabria.  “L’attività  -dichiara  – la svolgiamo  direttamente nelle nostre sedi provinciali e zonali con una  capillare distribuzione sul territorio. Le aziende possono inserire offerte di lavoro, indicando le caratteristiche professionali richieste e le condizioni relative alle offerte (come mansioni e retribuzione); per chi è in cerca di occupazione, è possibile inserire il proprio curriculum e la propria disponibilità alla nuova occupazione, e mantenere sempre aggiornati i propri dati professionali. L’iniziativa è estesa a tutta Italia dopo il successo della fase sperimentale con l’arrivo di offerte di lavoro con le più diverse esperienze. Abbiamo bisogno di strumenti snelli e facilmente fruibili per far fronte alla carenza di manodopera che si sta cronicizzando e il progetto – continua Cosentini – è stato avviato in attesa che arrivi anche  una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa rispondere alle esigenze, emerse anche nella nostra regione, per dare continuità al lavoro nei campi e consentire, allo stesso tempo, di dare un’occupazione a  studenti, cassaintegrati e pensionati in un momento in cui scuole, università attività economiche ed aziende sono chiuse. Molti lavoratori  – in cassa integrazione – aggiunge – inoltre, potrebbero in questo modo trovare un’occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività legate alla terra. Di fronte alle incertezze e ai pesanti ritardi che rischiano di rallentare le nostre imprese, come Coldiretti  abbiamo trovato questa via alternativa in attesa che vengano introdotti al più presto i voucher semplificati in agricoltura limitatamente a determinate categorie e al periodo dell’emergenza. È necessario   – commenta – che l’intera filiera alimentare, alla base della quale ci sono le imprese agricole produttrici di grandi eccellenze, abbia la possibilità di continuare a garantire l’approvvigionamento alimentare delle famiglie: proprio per questo in campagna non può mancare la presenza di manodopera”. La Coldiretti, spinge anche sulla  ricerca di accordi con le Ambasciate per favorire l’arrivo di lavoratori stranieri che nel tempo hanno acquisito spesso esperienze e professionalità alle quali ora è molto difficile rinunciare. Il portale JobinCountry è raggiungibile dal sito www.coldiretti.it, dove è possibile avere uno scambio continuo tra chi offre e chi cerca lavoro.

 

ANCONA, SPESA SOSPESA E SOLIDARIETÀ PER CARITAS DI JESI E COMUNE SAN MARCELLO

La solidarietà bussa a Jesi e a San Marcello con circa 7 quintali di ceci in dono, più una 60 di bottiglie di olio da offrire alle famiglie meno abbienti e più in difficoltà in questo periodo. La donazione è arrivata dall’Oleificio Mosci di San Marcello nell’ambito della Spesa sospesa, l’iniziativa di Coldiretti Ancona, Campagna Amica e Terranostra per donare cibo attraverso enti e associazioni benefiche del territorio. Questa mattina Lorenzo Mosci, il titolare dell’azienda agricola, si è presentato alla Caritas di Jesi con un carico da 4 quintali di ceci, già imbustati in confezioni da mezzo chilo. L’altra parte del carico era già stata consegnata nei giorni scorsi al Comune di San Marcello. La Spesa sospesa va avanti. Per i consumatori che si rivolgono alle 21 aziende della rete di Campagna Amica della provincia di Ancona che fanno le consegne a domicilio (tutti i contatti su https://ancona.coldiretti.it/news/coronavirus-consegne-domicilio/) c’è la possibilità di lasciare qualche euro in più. Il ricavato si trasforma poi in spesa alimentare per chi ne ha bisogno. A livello nazionale è stato messo in campo anche il conto corrente della Fondazione Campagna Amica: iban IT43V0200805364000030087695. Nella causale dovrà essere scritto: “Spesa Sospesa”, nome, cognome e indirizzo completo con il comune di residenza del donatore.

 

AREZZO, NEI CAMPI PIU’ CINGHIALI CHE LAVORATORI, SOS RACCOLTI

“Nelle campagne mancano lavoratori stagionali per i raccolti che sono facile preda di migliaia di cinghiali oltre agli altri selvatici che si moltiplicano senza freni scorrazzando liberamente nei terreni coltivati con gravi danni a semine, foraggi, frutta, ortaggi, vigneti e minacciando gli animali della fattoria – commenta il Presidente di Coldiretti Arezzo Lidia Castellucci rispetto alla necessità di difendere le forniture alimentari della provincia diventate più  preziose in questo delicato momento ma anche la sicurezza e la salute dei cittadini. Nelle campagne – prosegue Castellucci – ci sono più animali selvatici che lavoratori agricoli con lo stop alle misure di contenimento, gli aretini costretti nelle case e le forze dell’ordine impegnate nei controlli stradali per la quarantena”.

I selvatici hanno preso possesso del territorio in molte zone della provincia dove oltre a tutelare le produzioni agricole necessarie per soddisfare la domanda alimentare dei cittadini occorre pensare anche alla sicurezza delle persone.

Oltre ai danni ingenti sui raccolti con effetti anche sulla stabilità dei prezzi, a preoccupare sono anche i rischi per la salute provocati dalla diffusione di malattie come la peste suina. La proliferazione senza freni dei cinghiali sta mettendo a rischio anche l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali anche in aree di elevato pregio naturalistico.

L’assalto degli animali selvatici – continua il Presidente Castellucci – aggrava la situazione di difficoltà nelle nostre campagne dove mancano almeno  23mila stagionali. Di questi il 60% sono non-italiani, quindi almeno 13mila unità. La carenza di manodopera si farà sentire se non verrà ripristinata in tempi rapidi la mobilità alle frontiere per questo sul piano nazionale è necessaria subito una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa consentire da parte di cassaintegrati, studenti e pensionati, lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università, attività economiche ed aziende sono chiuse e molti lavoratori in cassa integrazione potrebbero trovare una occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività di raccolta nelle campagne”.

Per combattere le difficoltà occupazionali, garantire le forniture alimentari e stabilizzare i prezzi con lo svolgimento regolare delle campagne di raccolta in agricoltura la Coldiretti ha varato la banca dati “Jobincountry” autorizzata dal Ministero del Lavoro. Sono giunte in pochi giorni migliaia di richieste di cittadini italiani in difficoltà e tra questi per le difficoltà dell’industria, del turismo e di ampi settori del commercio e tra questi molti beneficiano di un ammortizzatore sociale che perderebbero se fossero assunti nei campi. “E’ per questo che – conclude la Coldiretti – servono voucher limitatamente a certe categorie e solo strettamente per il periodo di emergenza del coronavirus al termine del quale è auspicabile la ripresa del mercato del lavoro”.

 

VERCELLI – BIELLA, IL RISO PIACE PIÙ DELLA PASTA

Sulle tavole degli italiani in questo periodo il riso piace di più. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Iri dai quali addirittura si evidenzia che l’aumento della domanda del riso ha superato quello della pasta.

I consumi delle famiglie, infatti, fanno registrare un balzo record del 47% nelle sei settimane segnate dall’emergenza Coronavirus che ha anche frenato bruscamente il commercio mondiale del cereale più consumato nel pianeta.

“I grandi produttori del mondo stanno accumulando scorte strategiche con il Vietnam che ha contingentato le esportazioni che sono state, invece, bloccate dal Bangladesh per il riso locale mentre in India le consegne per l’estero si sono fermate a seguito delle pesanti conseguenze del lockdown ed in Thailandia i prezzi del riso sono saliti al valore massimo dal 2013 – spiega Paolo Dellarole presidente di Coldiretti Vercelli e Biella con delega al settore risicolo -. Con l’emergenza sanitaria in atto effettivamente abbiamo visto soprattutto un aumento dei consumi: questo valorizza sicuramente il riso Made in Italy e quello prodotto nelle nostre province, garantito anche grazie alla proroga dell’etichettatura d’origine che auspichiamo venga, poi, confermata anche a livello europeo e che, ancor più in questo momento, deve essere sostenuta da tutta la filiera.

Ora con l’avvio delle procedure per attivare l’export di riso in Cina si possono aprire nuove opportunità di mercato per la nostra regione che è la prima in Europa per produzione con 8 milioni di quintali, circa 1900 aziende per un totale di 117 mila ettari. In questa fase più che mai, bisogna superare gli ostacoli tecnici alle esportazioni agroalimentari Made in Italy per riequilibrare i rapporti commerciali”, ricorda Dellarole: “Gli effetti della pandemia hanno fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dalla produzione agricola per l’alimentazione, l’ambiente e la salute dei cittadini”.

 

CUNEO, SICCITÀ: CON -35% DI PIOGGIA A MARZO OCCORRONO AZIONI DI PREVENZIONE

È allarme siccità nella Granda, dove a marzo si è registrato il 35% in meno delle precipitazioni rispetto alla media storica. Ad evidenziarlo è Coldiretti Cuneo che sottolinea come il trend del primo trimestre del 2020 sia poco promettente per le riserve idriche necessarie all’annata agricola.

Dopo un gennaio secco e più che tiepido, la Granda ha conosciuto un febbraio eccezionale dal punto di vista climatico: caldo, arido e ventoso; soltanto a marzo è tornata la pioggia, ma in misura comunque ridotta rispetto ai valori storici e con temperature che si sono tenute mediamente al di sopra dei valori consueti per il periodo.

La criticità maggiore – rileva Coldiretti Cuneo sulla base dei dati di ARPA Piemonte – riguarda il bacino del Tanaro, dove nel mese di marzo, alla sezione di Farigliano, si è registrata una portata media con valori pari al -49% rispetto a quelli storici. Situazione difficile anche per il Maira (-37,7%), per il Varaita (-35,1%) e la Stura di Demonte (-22,2%), senza dimenticare il Po, la cui portata ridotta ha generato un abbassamento del livello idrometrico di -2,7 metri al Ponte della Becca a Pavia, come a Ferragosto.

A patire – spiega Coldiretti Cuneo – sono soprattutto i terreni secchi seminati a cereali che rischiano di non far germogliare ed irrobustire a dovere le piantine. Il bel tempo di queste settimane, se da un lato ha permesso agli agricoltori di procedere con le lavorazioni in modo ottimale, dall’altro sta rallentando la germinazione dei semi, che può avvenire solo in presenza di buona umidità.

“In un Paese come l’Italia che, per carenze infrastrutturali, trattiene solo l’11% dell’acqua piovana – evidenzia Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo – occorre un cambio di passo nell’attività di prevenzione: vanno realizzate piccole opere di contrasto al rischio idrogeologico, dalla sistemazione e pulizia straordinaria degli argini dei fiumi ai progetti di ingegneria naturalistica, ma allo stesso tempo serve un piano infrastrutturale per la creazione di piccoli invasi che raccolgano tutta l’acqua piovana che va perduta e la distribuiscano”.

“Sono urgenti – conclude Moncalvo – interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque, campagne di informazione ed educazione sull’uso corretto dell’acqua, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni a basso fabbisogno idrico. Perché, come si suol dire, prevenire è meglio che curare”.

Per maggiori informazioni visitare il sito web https://cuneo.coldiretti.it

 

VARESE SPESA ALIMENTARE A +19%: VOLANO I CONSUMI DI LATTE, FARINA E UOVA

In controtendenza con il crollo generale dei consumi aumento record ella spesa alimentare che fa registrare un balzo del 19% a marzo con una punta del 23% per i supermercati dove è avvenuta quasi la metà degli acquisti: nel Varesotto volano farina, latte e uova, oltre ai prodotti a più lunga conservazione come scatolame, pasta o riso.

Uova, latte e farina sono molto richiesti anche alle imprese che effettuano vendita diretta – conferma il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori – mentre la scorsa settimana si è avuto un notevole incremento nelle richieste di carne e formaggi, in corrispondenza con l’avvicendarsi delle festività pasquali”.

L’aumento delle vendite – sottolinea la Coldiretti sulla base dei dati Ismea – fa segnare incrementi mensili di vendita al dettaglio che vanno del +29% per la carne al +26% per le uova, dal +24% per gli ortaggi al +21% per i salumi, dal +20% per latte e derivati al +14% per la frutta ma crescono del 6% anche gli acquisti di vino e spumanti. Sugli acquisti al dettaglio si fa sentire l’effetto accaparramento con quasi 4 italiani su 10 (38%) che hanno accumulato scorte in dispensa per paura della quarantena ma anche di trovare gli scaffali vuoti secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’.

A spostare i consumi alimentari verso la grande distribuzione è stata anche la chiusura forzata di bar, trattorie e ristoranti con la ristorazione italiana che, nel suo complesso, acquista ogni anno prodotti alimentari per un valore intorno ai 20 miliardi di euro. Una situazione che riguarda anche altri Paesi che ha avuto un impatto negativo rilevante sulle esportazioni agroalimentari Made in Italy che avevano raggiunto il record di 44,6 miliardi di euro nel 2019. Sotto pressione – continua la Coldiretti – è il lavoro di oltre tre milioni di italiani ai quali è stato richiesto di continuare ad operare nella filiera alimentare, dalle campagne all’industrie fino ai trasporti, ai negozi e ai supermercati, per garantire continuità alle forniture di cibo e bevande alla popolazione. Una realtà che allargata dai campi agli scaffali vale 538 miliardi di euro pari al 25% del Pil grazie al lavoro tra gli altri di 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari e 230mila punti vendita in Italia, tra ipermercati (911) supermercato (21101), discount alimentari (1716), minimercati (70081 e altri negozi (138000). Una situazione che ha portato la Coldiretti ad elaborare un piano Marshall per l’agroalimentare Made in Italy che ha bisogno di una robusta iniezione di liquidità.

 

VERONA, TAVOLO VERDE. INCONTROLAVORO, OK DI COLDIRETTI AL PROGETTO REGIONALE

Coldiretti Veneto esprime condivisione per l’iniziativa “IncontroLavoro” promosso da Regione Veneto con la collaborazione di Veneto Lavoro e presentato oggi al Tavolo Verde che costituisce un ulteriore strumento facilitatore dell’incrocio tra domanda e offerta in agricoltura. “Nei giorni scorsi Coldiretti Veneto ha lanciato la piattaforma “Job in country” decollata a livello nazionale grazie al contributo sperimentale degli sportelli provinciali dell’associazione – spiega Daniele Salvagno presidente regionale –. Le prime candidature raccolte sul territorio, circa 1500 rappresentano una prima base di partenza per le offerte di occupazione in campagna dove la fase di raccolta di frutta e verdura è in piena attività”.

Parallelamente non si sono mai fermati i contatti con le autorità diplomatiche per sbloccare la manodopera straniera ferma nei Paesi d’origine a causa dell’emergenza sanitaria. “Dopo aver registrato la collaborazione con l’Ambasciata della Romania– dice Salvagno – registriamo, per il tramite del Presidente Luca Zaia,  la disponibilità del Consolato Generale della Repubblica di Moldova a Milano per l’impiego nei campi della comunità moldava costretta a rimanere in Italia. Si tratta di gesti importanti che mettono in luce una chiara attenzione alle problematiche delle imprese agricole venete”.

“Solo nelle province di Verona e Rovigo si stima un fabbisogno di  5mila unità stagionali – commenta Salvagno – che durante la seduta istituzionale  ha ricordato per l’ennesima volta come sia determinante stabilire modalità semplificate e di facile attuazione per poter mettere gli imprenditori agricoli nella condizione di assumere con sicurezza come collaboratori aziendali cassaintegrati, studenti e pensionati”.

 

COMO-LECCO, CORONAVIRUS, “ORTO IN CASA” PER 6 LARIANI SU 10   

Torna l’orto “fai da te”, e per chi è in condominio anche il balcone di casa è riconvertito, per quanto possibile, in modo da integrare le risorse della dispensa domestica, con erba aromatiche e piccoli ortaggi che trovano spazio tra piante fiori: una tendenza che coinvolge già 6 cittadini lariani su 10 e che è destinata ad aumentare, grazie alla riapertura di garden e vivai gestiti dai floricoltori dove, peraltro, è possibile per i cittadini acquistare sementi e piantine.

Sono migliaia, i “contadini amatoriali” che si sono reinventati un’attività che diventa anche passatempo nelle settimane dell’emergenza. A patto, ovviamente, di non oltrepassare il “confine di casa” e di applicare l’assoluto rispetto delle norme di sicurezza.

Giardini riconvertiti, dunque, alla “cultura dell’orto domestico”, con buona memoria, da parte dei più anziani, di quanto avveniva in guerra: queste, peraltro, sono le settimane decisive per preparare il terreno, seminare e programmare il raccolto che andrà ad arricchire la dispensa di casa. Ma sono sempre di più coloro che coltivano verdura ed erbe aromatiche su terrazze e davanzali, senza contare i veri e propri “campioni di innovazione” che applicano soluzioni ancor più avanguardiste: dall’orto portatile da tenere con sé anche in ufficio a quello verticale per risparmiare spazio nelle case, dall’orto “ecologico” per riciclare materiali e non inquinare a quello rialzato per chi ha maggiori difficoltà a piegarsi. E sono solo alcune delle opportunità offerte anche a quanti non hanno spazi disponibili per piantare ortaggi e frutta.

Se in passato erano soprattutto i più anziani a dedicarsi alla coltivazione dell’orto, memori spesso di un tempo vissuto in campagna, adesso – sottolinea Coldiretti – la passione si sta diffondendo anche tra i più giovani e tra persone completamente a digiuno delle tecniche di coltivazione. Un bisogno di conoscenza che è stato colmato con il passaparola e con le pubblicazioni specializzate, che Coldiretti e Campagna Amica hanno favorito con la nascita della nuova figura del tutor dell’orto, in grado di fornire consigli utili ai neofiti.

L’investimento per realizzare un orto tradizionale in giardino si può stimare intorno ai 250 euro per 20 metri quadrati “chiavi in mano” per acquistare terriccio, vasi, concime, attrezzi, reti per delimitare le coltivazioni, sostegni vari, sementi e piantine. Individuare lo spazio giusto e, la stagionalità, conoscere la terra di cui si dispone, scegliere attentamente semi e piantine a seconda del ciclo e garantire la disponibilità di acqua sono alcune delle regole da seguire per ottenere buoni risultati.

“Investire sulla cultura dell’orto significa – commenta il presidente di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi – impegnarsi in una capillare azione di educazione alimentare per sensibilizzare i cittadini nei confronti della stagionalità delle produzioni, del rispetto ambientale e delle reali caratteristiche del cibo che si porta in tavola”.

 

MODENA, CORONAVIRUS: CRESCE LA RETE DELLA SPESA A DOMICILIO

Si allunga la lista degli agricoltori di Campagna Amica che consegnano la spesa e i pasti a domicilio. A darne notizia è Coldiretti Modena nel sottolineare come, con il perdurare dell’emergenza sanitaria e delle restrizioni agli spostamenti dei cittadini, sono ormai una quarantina le aziende agricole che in tutta la provincia si sono organizzate per rispondere ai bisogni primari della popolazione portando direttamente nelle case frutta e verdura fresca, formaggi, vino, aceto balsamico, conserve e confetture, prodotti da forno ma anche pasti completi preparati dai cuochi contadini.

Insieme alla consegne a domicilio, gli agricoltori di Campagna Amica stanno promuovendo la “Spesa Sospesa”, l’iniziativa che Coldiretti, Campagna Amica e Terranostra stanno portando avanti da alcuni anni, attraverso la quale i cittadini, al ricevimento della spesa al proprio domicilio, possono contribuire con un’offerta libera all’acquisto di prodotti che saranno consegnati alla famiglie bisognose che in questo periodo non possono permettersi di fare la spesa.

In alternativa è possibile fare una donazione tramite bonifico e Campagna Amica provvederà con quei soldi ad acquistare presso i suoi agricoltori dei prodotti di qualità che saranno consegnati gratuitamente alle famiglie più bisognose. Al momento della donazione al conto IBAN IT43V0200805364000030087695 sarà fondamentale indicare nella causale, oltre a “Spesa Sospesa Campagna Amica”, anche il nome, cognome e indirizzo comprensivo del comune di residenza e della provincia dove far arrivare la spesa.

L’elenco delle aziende che effettuano consegna a domicilio della spesa e dei pasti è disponibile sul sito www.modena.coldiretti.it

 

Appuntamenti

 

PUGLIA: CORONAVIRUS, UN FIORE PER OGNI DEFUNTO AL CIMITERO

Martedì 21 aprile

Un fiore per ogni defunto domani 21 aprile, a partire dalle ore 10,30, al cimitero di Bari che aprirà i battenti apposta per consentire agli agricoltori di adornare urne e tombe con rose, garofani, statice, tulipani e gerbere. L’iniziativa è di Coldiretti Puglia per tenere alta l’attenzione delle istituzioni regionali e nazionali sulla forte crisi che ha colpito il settore florovivaistico in Puglia dove si stima un danno di 200 milioni di euro di fiori e piante fiorite in vaso appassiti e distrutti nei vivai.

“Piuttosto che buttarli abbiamo pensato di rendere un servizio alle famiglie che non possono andare a far visita ai defunti per la chiusura dei cimiteri e il blocco dei funerali. Domani a Terlizzi andranno al macero altri 10mila metri quadri di fiori, una situazione esplosiva in mancanza di interventi diretti delle istituzioni, con i mercati di Terlizzi, Taviano e Leverano ancora chiusi, nonostante il Governo abbia chiarito che è consentita la vendita di semi, piante fiorite, fiori e piante ornamentali. Si tratta di prodotti molto deperibili che se rimangono invenduti sono destinati alla distruzione”, denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

Il settore florovivaistico in Puglia con il distretto in provincia di Lecce di Taviano e Leverano che si estende anche ai comuni limitrofi di Alliste, Maglie, Melissano, Nardò, Porto Cesareo, Racale e Ugento e quello della provincia di Bari – aggiunge Coldiretti Puglia – con al centro della produzione e degli scambi Terlizzi, Canosa, Bisceglie, Molfetta, Ruvo di Puglia e Giovinazzo, e altre realtà aziendali sparse nel resto della regione, registra il crollo degli ordini e il blocco totale dei mercati esteri ed internazionali con punte fino al 100%, con milioni di fiori e piante rimasti invenduti.

“Servono interventi urgenti per indennizzare le imprese florovivaistico per l’ingente danno diretto e ridare liquidità alle aziende – insiste il presidente Muraglia – attraverso la dichiarazione di stato di calamità, con una declaratoria specifica per il comparto florovivaistico, l’aumento del fondo rotativo che dispone al momento di una dotazione di 10 milioni di euro, del tutto insufficiente a dare sostegno alle imprese florovivaistiche, il sostegno in de minimis alle imprese e lo snellimento delle procedure per lo smaltimento del prodotto invenduto”.

Il settore sviluppa in Puglia una Produzione Lorda Vedibile di oltre 300 milioni di euro – riferisce Coldiretti Puglia – con un risvolto occupazione di oltre 2 milioni di giornate di lavoro. Il risultato dell’emergenza con il blocco delle vendite è stato di quasi un miliardo di fiori e piante appassiti e distrutti nei vivai in Italia dove  – conclude la Coldiretti – sono crollati gli acquisti di fiori recisi, di fronde e fiori in vaso, le produzioni tipiche della primavera e si sono fermate anche le vendite e l’export di alberature e cespugli, in un periodo in cui per molte aziende si realizza oltre il 75% del fatturato annuale, grazie ai tanti appassionati dal pollice verde che con l’aprirsi della stagione riempiono di piante e fiori case, balconi e giardini.

 

FORLI’: MERCATO CAMPAGNA AMICA: APERTURA PRE-FESTIVA STRAORDINARIA

Venerdì 24 aprile

Questa settimana il Mercato di Campagna Amica di viale Bologna 75, a Forlì, sarà aperto martedì 21 aprile, giovedì 23 e straordinariamente venerdì 24 aprile (in sostituzione della chiusura festiva di sabato 25 aprile).

Il mercato, con tutte le primizie di primavera, sarà aperto dalle 8 alle 13, mentre il Punto Campagna Amica-Macelleria dal lunedì al venerdì dalle 7 alle 13.

In alternativa è sempre possibile usufruire dei servizi per fare la spesa da casa tramite le opzioni

“Prenota e ritira” che consente di ordinare comodamente la spesa per poi ritirarla senza attesa presso il Punto Campagna Amica del Mercato

“Ordina e te la portiamo noi!” che permette di ricevere la spesa direttamente al proprio domicilio.

Per informazioni relative a prodotti, prezzi, tempi di consegna e costi, telefonare allo 0543 493327 oppure via email biologicavalbidente@gmail.com

Si ricorda, inoltre, che gli agricoltori locali aderenti alla rete Campagna Amica hanno promosso insieme a Coldiretti Forlì-Cesena e Terranostra l’iniziativa solidale “Spesa sospesa del contadino” attraverso la quale ogni cittadino-consumatore può contribuire direttamente all’acquisto di prodotti (ortaggi, frutta, carne, pasta, pane e biscotti) che saranno poi distribuiti alle famiglie in difficoltà economica a causa dell’emergenza sanitaria e sociale innescata dall’epidemia Covid-19.

Le modalità per effettuare le donazioni sono due: con una libera donazione al “PUNTO OFFERTA SPESA SOSPESA” presso il MERCATO di Viale Bologna 75 oppure effettuando un versamento sul conto corrente attivato da Fondazione Campagna Amica: IT43V0200805364000030087695 (indicando come causale: ‘Spesa Sospesa, nome cognome e indirizzo completo di Residenza).

Ulteriori informazioni sul mercato e sulle iniziative di Campagna Amica Forlì-Cesena sono sempre reperibili sulla pagina facebook @campagnamicaFC