Primo piano
PUGLIA
XYLELLA: PROTESTA A OLTRANZA CONTRO REGIONE IRRESPONSABILE
Continua ad oltranza la protesta di agricoltori, frantoiani e vivaisti di Coldiretti del Salento che stanno presidiando i punti nevralgici delle città di Lecce, Brindisi e Taranto, le Prefetture, la Provincia di Lecce e gli uffici provinciali dell’Assessorato regionale all’agricoltura contro i rimpalli quotidiani di responsabilità e contro chi ha avuto quasi 4 anni per intervenire e aiutare il popolo agricolo salentino a salvarsi dagli effetti nefasti della Xylella fastidiosa e non l’ha fatto.
Lo stato di tensione esploderà sabato 9 marzo a Lecce, quando un corteo, guidato da Coldiretti e Unaprol, di agricoltori, vivaisti, frantoiani, commercianti, artigiani, cittadini, a cui si potranno aggregare tutti coloro i quali non accettano che il Salento venga ritenuto definitivo morto per colpa della Xylella e della burocrazia, partirà alle ore 9,00 dal Foro Boario di Lecce e si snoderà lungo Via Adriatica, Viale Porta d’Europa, passando per Piazza dei Bastioni, proseguendo lungo Viale De Pietro e Via XXV Luglio, fino ad arrivare alle 10,00 in Piazza Sant’Oronzo, dove si incontreranno migliaia di agricoltori, frantoiani, vivaisti e rappresentanti della società civile guidati dal presidente di Unaprol David Granieri, dai presidenti della Coldiretti del Salento, dai rappresentanti di frantoiani e vivaisti e con l’incontro di esponenti Istituzionali.
“Sono stati scaricati in strada a Lecce davanti all’Ufficio Provinciale dell’Agricoltura 8 quintali di legna di ulivi infetti – ha denunciato Gianni Cantele, presidente di Coldiretti Lecce – gesto estremo per dare uno schiaffo morale a chi non vuole dare risposte concrete alle imprese olivicole, ai frantoiani e ai vivaisti. Le realtà economiche dell’area infetta hanno bisogno di semplificazione, di velocità, di capire cosa fare per poter espiantare e reimpiantare, perché le pratiche di espianto non possono essere equiparate ad una domanda edilizia e devono per di più pagarsi le analisi per poter estirpare gli scheletri degli alberi morti.
Qui non dobbiamo costruire nulla. Qui i nostri agricoltori vogliono piantare ulivi per poter garantirsi un reddito, dare lavoro agli operai e dare olive ai frantoi che non hanno più prodotto da molire”. Ancora problemi per il comparto dei vivaisti con “i vitivivaisti dell’area Otrantina – ha continuato Cantele – che prima sono stati bloccati erroneamente nella loro movimentazione, in seguito hanno dovuto sottostare alla pratica di termoterapia con aggravio di costi senza alcun aiuto regionale, poi hanno dovuto registrare la chiusura di alcuni mercati esteri (segnatamente del Magreb) e in tutto questo l’Assessorato regionale ha solo ritardato il rilascio delle annuali autorizzazioni alla commercializzazione della barbatelle”.
“L’Assessore regionale non ha ancora chiesto – ha incalzato il presidente di Coldiretti Brindisi, Filippo De Miccolis – la deroga alle norme nazionali per consentire la movimentazione nella sola area infetta delle piante specificate prodotte dai vivai in assenza di passaporto delle piante e di conseguenza, come evidenziato dall’Avvocatura Regionale, modificare l’art. 99 della L.R. n. 67/2018”. E come se non bastasse in area infetta c’è anche il paradosso delle cartelle dei consorzi di bonifica, denuncia Coldiretti Puglia.
“Le aziende delle aree infette, nonostante l’assenza di reddito per la mancata produzione sono state assoggettate per gli anni 2014, 2015 al pagamento delle cartelle dei consorzi di bonifica, e ad oggi non è stato deliberato, come più volte promesso dall’Assessore regionale – ha gridato il presidente di Coldiretti Taranto, Alfonso Cavallo – il blocco dei contributi consortili per gli anni 2016, 2017 e 2018. Non risulta, ad oggi, predisposto alcun programma di investimenti in infrastrutture irrigue per accompagnare il reimpianto con nuove varietà di olivo, quindi di che parliamo? Di una sordità e una irresponsabilità totali”.
Dal territorio
PIEMONTE, SICCITÀ: NEL LAGO MAGGIORE MANCANO ALMENO 100 MLN DI MC D’ACQUA
Temperatura anomala per febbraio che si è concluso con 1,38 gradi sopra la media storica e, al nord, addirittura 2 gradi in più. Caldo e “falsa primavera” che classificano il febbraio 2019 tra i quindici più bollenti dal 1800 nella Penisola, secondo l’analisi di Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr. Sul Po sembra piena estate, ma anomalie si vedono anche nei grandi laghi che hanno percentuali di riempimento che vanno dal 33% del Maggiore al 15% dell’Iseo fino al 9% del lago di Como. A risentirne, infatti, in Piemonte è il lago Maggiore che, di solito, in questo periodo ha almeno 100 milioni di metri cubi d’acqua in più. Gli effetti della siccità sono evidenti: a 16 centimetri sopra lo zero idrometrico mancano all’appello 270 milioni di metri cubi rispetto alla capacità massima d’invaso.
“La mancanza di acqua preoccupa sicuramente poiché le riserve idriche – precisano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – sono necessarie per i prossimi mesi quando le colture ne avranno bisogno per crescere. Il timore è che, dopo queste temperature elevate, possa tornare il freddo e a risentirne potrebbero essere, in particolare nella nostra regione, la vite, le pesche e le albicocche. L’andamento anomalo di quest’anno conferma, purtroppo, i cambiamenti climatici in atto – concludono Moncalvo e Rivarossa – che si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal maltempo alla siccità. Per questo, come abbiamo già fatto presente, l’agricoltura piemontese non può fare a meno di assicurare le proprie produzioni agricole, adottando un’adeguata azione di gestione del rischio”.
VICENZA, GIORNATA DELLE DONNA: IMMANCABILE LA MIMOSA PER SETTE DONNE SU DIECI
“Si spenderanno mediamente dai 4 ai 15 euro per celebrare le donne, fulcro della famiglia, della società civile e delle imprese. Nonostante la produzione sia aumentata mediamente del 20%, complici le miti temperature, il prezzo all’ingrosso è calato del 10%, ma al dettaglio si osserva una sostanziale stabilità”. Con queste parole il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola ed il direttore Roberto Palù intervengono proprio alla vigilia della Giornata internazionale della Donna.
Un appuntamento che neppure i giovani accennano a dimenticare, tanto che l’8 marzo l’atteso fiore giallo sarà donato a sette donne su dieci (68%) secondo un sondaggio online recentemente condotto da Coldiretti.
“Alla produzione il prezzo delle mimose è calato del 10% rispetto al 2016 – sottolineano Cerantola e Palù – ma al consumo si prevede che i ramoscelli manterranno lo stesso livello di prezzi, che variano dai 4 ai 15 euro a seconda della qualità, della dimensione del mazzo e della confezione”.
Un business che ha attirato anche l’attenzione della criminalità con quintali di rami di mimose rubati in Liguria per alimentare il mercato nero. Un fenomeno che ha costretto le forze dell’ordine ad organizzare anche pattuglie speciali nelle ore notturne per proteggere il prezioso raccolto. I ramoscelli offerti sono praticamente tutti di produzione nazionale e soprattutto della provincia di Imperia in Liguria, dove operano circa 1500 produttori e si realizza oltre il 90% della produzione nazionale.
La mimosa assume il significato di autonomia e libertà, ma è anche un fiore che dietro una fragilità apparente mostra una grande forza, con la capacità di crescere anche in terreni difficili. L’omaggio della mimosa assume, quindi, anche un importante valore ambientale, perché è realizzata in Italia con tecniche eco-compatibili, specie nei tipici terrazzamenti che si affacciano sul mare, altrimenti destinati al degrado ed all’abbandono. Per conservare il delicato fiore giallo è bene tagliare quanto prima gli steli che devono rimanere per due ore in acqua pulita ed inacidita con due gocce di limone. Vanno quindi collocati in penombra e mantenuti in ambiente fresco ed umido, perché la mimosa rilascia molta acqua attraverso la traspirazione e bisogna evitare che la grande perdita di liquidi faccia seccare rapidamente il fiore.
“Occhi puntati agli abusivi – raccomandano Cerantola e Palù – che oltre a danneggiare il mercato e procurare un danno fiscale, quindi all’intera collettività, offrono spesso un prodotto di scarsa qualità e confezionato in modo meno curato”.
SARDEGNA, NIENTE SOLDI ALLE INDUSTRIE SENZA UN PREZZO EQUO AI PASTORI
“Niente soldi pubblici alle realtà di trasformazione e commercializzazione senza la garanzia di un giusto prezzo per il latte consegnato dai pastori sardi, come abbiamo sempre sostenuto a tutti gli incontri”. E’ quanto riafferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini in riferimento ai contenuti del provvedimento sulle emergenze agricole all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri su richiesta del Ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio.
“Come chiesto dai pastori con l’impegno formale del Governo è dunque necessario – sottolinea la Coldiretti – che gli stanziamenti previsti nel provvedimento siano vincolati al raggiungimento di un accordo che assicuri un anticipo sul prezzo superiore ai costi di produzione determinati dall’Istituto pubblico Ismea con una griglia di indicizzazione ed una clausola di salvaguardia che garantiscano nel tempo il raggiungimento del valore di un euro richiesto dagli allevatori”.
“I trasformatori – denuncia la Coldiretti – non possono essere beneficiari delle consistenti misure di sostegno pubblico messe in campo da Governo, con l’acquisto di pecorino romano invenduto giacente presso i loro magazzini, senza che sia stato contestualmente concluso un accordo equo con i pastori, ai quali continuano ad essere invece corrisposti compensi insostenibili. E questo nonostante il fatto che – aggiunge la Coldiretti – le vendite di pecorino romano siano aumentate di oltre il 30% nei primi dieci giorni dall’avvio della campagna di valorizzazione realizzata dalle aziende della Grande Distribuzione e da Campagna Amica”.
“Senza dimenticare – aggiunge Coldiretti – la necessità di una profonda ristrutturazione della filiera e il commissariamento del Consorzio del Pecorino Romano sul quale gravano pesanti responsabilità della crisi. In gioco – conclude la Coldiretti – ci sono 12mila allevamenti della Sardegna dove pascolano 2,6 milioni di pecore, il 40% di quelle allevate in Italia, che producono quasi 3 milioni di quintali di latte destinato per il 60% alla produzione di pecorino romano (Dop)”.
“Come abbiamo detto in tutti i tavoli – commenta il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu – qualsiasi intervento pubblico deve essere legato a un accordo di filiera con una equa ridistribuzione per i pastori e dunque qualsiasi atto formale deve essere conseguenze all’accordo che verrà sottoscritto nel tavolo, al contrario si indebolisce ulteriormente la parte produttiva”.
TOSCANA, AGRICOLTURA SEMPRE PIÙ MULTIFUNZIONALE. 1 AZIENDA SU 3 AL FEMMINILE
Donne alla guida di più di 1 impresa agricola su 4 (28,6%) per un totale di quasi 215mila aziende a livello nazionale. E’ quanto emerge da un’elaborazione di Coldiretti su dati Unioncamere relativi al settembre 2018 in occasione della Festa delle donne l’8 marzo. Ma in Toscana l’agricoltura si tinge ancor più di “rosa”. Secondo dati forniti di recente da Inps su 28.600 imprenditori agricoli professionali e coltivatori diretti toscani ben 11.300 sono donne, quindi il 39.45%. Quindi più di una azienda agricola su tre è al femminile.
“Il protagonismo femminile – sottolinea Fabrizio Filippi, presidente Coldiretti Toscana – ha rivoluzionato l’attività agricola come dimostra l’impulso dato dalla loro presenza nelle attività di educazione alimentare ed ambientale con le scuole, le agritate, gli agriasili, le fattorie didattiche, i percorsi rurali di pet-therapy, gli orti didattici, ma anche nell’agricoltura a basso impatto ambientale, nel recupero delle piante e degli animali in estinzione fino nella presenza nei mercati di vendita diretta di Campagna Amica oltre che nell’agriturismo che pone la nostra regione ai vertici nazionali”.
“Lo spazio femminile – sottolinea Elena Bertini leader della Donne imprenditrici di Coldiretti Toscana – è un laboratorio di idee e un’opportunità di impegno verso la collettività, con una presenza costante alla quale si stanno aggiungendo anche innesti da altri settori professionali per una scelta di vita di ritorno alla terra. Infatti – rileva – uno degli elementi di novità è proprio l’arrivo sui campi di imprenditrici che hanno seguito percorsi formativi diversi dall’agricoltura: da scienze politiche a sociologia, da giurisprudenza a economia, da scienze della comunicazione a ragioneria, dal marketing alla consulenza aziendale, dal mondo dello sport, come la campionissima Regina Schleicher che nel 2005 vinse i mondiali di ciclismo a Madrid e che adesso produce miele in Versilia, solo per fare un esempio”.
“Nell’attività imprenditoriale agricola le donne – dice Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana – hanno dimostrato capacità di coniugare la sfida con il mercato e il rispetto dell’ambiente, la tutela della qualità della vita, l’attenzione al sociale, a contatto con la natura assieme alla valorizzazione dei prodotti tipici locali e della biodiversità non a coso molte di loro saranno le protagoniste della kermesse bio in programma a Firenze alla Fortezza da Basso dal 15 al 17 marzo prossimo”.
“Importante anche la “quota giovane” – sottolinea Francesca Lombardi leader degli under 35 di Coldiretti Toscana– con il 25% delle aziende femminili guidate da ragazze under 35 che hanno puntato sull’uso quotidiano della tecnologia per gestire sia il lavoro che lo studio, magari usando lo smartphone per controllare gli animali in stalla nelle pause di studio all’università oppure per gestire on line acquisti e prenotazioni in agriturismo, per fare ricerche per recuperare varietà perdute di frutti locali o ancora per portare il vino Made in Italy in tutto il mondo”.
Molte le iniziative in programma in tutta la Toscana di Coldiretti Donne Impresa tra le quali assicurare ancor maggior impulso alla proposta di l’iniziativa Europea EatORIGINal – Unmask your food promossa da Coldiretti insieme ad altre nove organizzazioni per estendere l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti. Le occasioni di sottoscrizione la petizione popolare non mancano da tutti i mercati di Campagna Amica, alle sedi Coldiretti su tutto il territorio e in alternativa anche online sul sito: http://sceglilorigine.coldiretti.it”.
LIGURIA, 8 MARZO: LA RIVOLUZIONE ROSA FIORISCE NELLE AZIENDE AGRICOLE LIGURI
Che siano “donne col trattore” o “donne del latte”, in Liguria la presenza di titolari femminili sta crescendo e portando ottimi risultati nelle imprese agricole locali. A livello nazionale, ad oggi, una su quattro porta il fiocco rosa, mentre nella nostra regione l’incidenza sale fino al 10% di imprese agricole a conduzione femminile attive nel 2018.
Lo rende noto Coldiretti Liguria, su dati Unioncamere, in occasione della Festa delle donne, per sottolineare un panorama che mostra un numero sempre crescente di donne che decidono di aprire una propria attività. Come criterio di scelta il settore primario locale, entra tra i primi posti della classifica, un dato che mostra la dinamicità e possibilità di sviluppo del settore, dove il protagonismo femminile ha rivoluzionato l’attività, come dimostra l’impulso dato dalla loro presenza nelle attività di educazione alimentare ed ambientale con le scuole, le agritate, gli agriasili, le fattorie didattiche, i percorsi rurali di pet-therapy, gli orti didattici, ma anche nell’agricoltura a basso impatto ambientale, nel recupero delle piante e degli animali in estinzione fino nella presenza nei mercati di vendita diretta di Campagna Amica oltre che nell’agriturismo.
“Nell’attività imprenditoriale agricola– afferma la Responsabile Donne Impresa Regionale Cristina Adelmi – le donne hanno dimostrato capacità di coniugare la sfida con il mercato e il rispetto dell’ambiente, la tutela della qualità della vita, l’attenzione al sociale, assieme alla valorizzazione dei prodotti tipici locali e della biodiversità. Uno degli elementi di novità dell’ultimo periodo è che le nostre imprenditrici arrivano sempre più spesso da percorsi formativi diversi dall’agricoltura: da scienze politiche a sociologia, da giurisprudenza a economia, da scienze della comunicazione a ragioneria, dal marketing alla consulenza aziendale. Questo dimostra la grande adattabilità e voglia di sperimentare di queste donne che non temono di mettersi in gioco per portare avanti un lavoro in cui credono”.
“Le imprenditrici agricole Liguri, grazie al loro lavoro e al loro impegno – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – rappresentano un tassello importante della nostra Organizzazione. Negli ultimi anni si sono rese protagoniste con entusiasmo in una serie di attività, fra le quali la raccolta fondi a favore dell’Ospedale Gaslini di Genova, che continuano con dedizione a portare avanti e le campagne di sensibilizzazione tra le quali al momento è attiva #EATORIGINAL, raccolta firme di Coldiretti per rendere obbligatoria l’etichettatura di tutti i prodotti acquistati. A livello locale, e non solo, sono donne determinanti per lo sviluppo dell’imprenditoria femminile e sono, e saranno, sempre fondamentali per la crescita dell’economia ligure”.
FOGGIA, FAUNA SELVATICA: CHIESTO INCONTRO URGENTE IN PREFETTURA
Emergenza fauna selvatica in provincia di Foggia, per cui la Coldiretti di Capitanata, a seguito di un incontro con il Prefetto Mariani, ha richiesto un incontro urgente in Prefettura con i Sindaci dei Comuni ricadenti nel Parco Nazionale del Gargano, dei rappresentanti dell’Ente Parco Nazionale del Gargano e delle altre Aree protette della Provincia, dei Servizi Veterinari delle AASSLL e dell’ISPRA per chiedere alla Regione Puglia di accelerare l’approvazione della legge regionale sul risarcimento dei danni da fauna selvatica, proposta da Coldiretti Puglia e osservata dal Governo esclusivamente su due punti, già modificati e aggiornati nelle Commissioni regionali congiunte II e IV, ma non è ancora tornata in Consiglio regionale.
“E’ necessario, inoltre, snellire e semplificare le procedure amministrative per ottenere il risarcimento dei danni causati dalla fauna selvatica alle aziende ricadenti nel Parco Nazionale del Gargano – ha chiesto il presidente di Coldiretti Foggia, Giuseppe De Filippo – utilizzando parametri più aggiornati e abbattendo i tempi di attesa per il risarcimento, migliorare i controlli statistici sul numero degli esemplari di cinghiale e di lupo, al fine, per quest’ultimo, di stabilire con ottima approssimazione, quanti siano i lupi “in purezza” e quanto gli “ibridi” e i cani inselvatichiti che attaccano gli allevamenti e, in alcuni casi, l’uomo; per quanto riguarda i cinghiali, prevedere il prelievo venatorio “controllato” o il “selecontrollo” anche nelle aree protette e oltre il periodo di caccia”.
I danni provocati dalla fauna selvatica alle aziende agricole, agli allevamenti zootecnici e alle imprese che praticano l’acquacoltura rappresentano spesso la voce negativa più importante nei bilanci aziendali – ha denunciato Coldiretti Foggia – e rischiano di compromettere la presenza e la sussistenza delle imprese agricole sia nelle aree più interne, dove le alternative occupazionali sono praticamente inesistenti e le aziende agricole svolgono un ruolo di presidio territoriale, sia nelle aree di pianura, dove l’attività agro-pastorale e l’acquacoltura sono una voce rilevante del PIL provinciale.
“I lupi, che negli ultimi anni sono cresciuti a dismisura, impattando negativamente sugli allevamenti ovini, bovini soprattutto nel periodo dell’alpeggio e le tradizionali misure di protezione – ha aggiunto il presidente De Filippo – si rivelano spesso inefficaci anche in considerazione delle vaste aree destinate al pascolo brado estivo. I cinghiali, ormai numerosissimi in tutte le aree, presenti persino a ridosso dei centri abitati, portano distruzione in tutte le colture agrarie, soprattutto legumi e ortaggi, ma anche nei campi seminati. Si tratta di esemplari particolarmente resistenti e di grossa taglia che praticamente non registrano un antagonista naturale, in quanto anche il lupo preferisce attaccare vitelli o agnelli. Gli storni, nella regione Puglia, non sono più una specie migratoria, sono diventati stanziali e trovano ricovero in capannoni abbandonati, nei lidi durante la stagione invernale e negli uliveti, – dice ancora De Filippo – soprattutto durante e dopo la nidificazione, arrecando danni ingentissimi agli uliveti e ai seminativi, perché si cibano di olive e di semi, e agli ortaggi perché sporcano di guano le produzioni, abbattendone il valore commerciale. I cormorani, infine, sono i “nemici” indiscussi degli impianti di acquacoltura che devono, tra l’altro, difendersi dai predatori acquatici come i tonni che penetrano nelle recinzioni”.
La presenza sempre più rilevante della fauna selvatica, in provincia di Foggia, non solo nelle aree ricadenti nel Parco Nazionale del Gargano, rischia, immancabilmente, di determinare forme di malcontento tra gli allevatori e gli agricoltori che potrebbero sfociare in incontrollate manifestazioni per chiedere maggiore tutela del diritto di proprietà e congrui risarcimenti dei danni. Non sono, altresì, da trascurare i pericoli per la viabilità stradale – conclude Coldiretti Foggia – anche in considerazione dell’approssimarsi della stagione estiva, e per l’igiene e la sicurezza pubblica che potrebbero risultare compromesse dalla trasmissione di malattie e di zoonosi da parte della fauna selvatica.
CALABRIA, CADE SEGRETO DI STATO SUI CIBI STRANIERI. ORA TOCCA ANCHE AGLI AGRUMI
on la caduta del segreto di Stato sui cibi stranieri che arrivano in Italia è ora possibile conoscere il nome delle aziende che importano gli alimenti dall’estero. Lo riferisce la Coldiretti comunicando il pronunciamento del Consiglio di Stato del 6 marzo 2019 sull’accesso ai dati dei flussi commerciali che per adesso riguardano il latte e dei prodotti lattiero caseari oggetto di scambio intracomunitario e provenienti dall’estero detenuti dal ministero della Salute e fino ad ora preclusi, affermano, per “ragioni pretestuose ora smascherate dall’Autorità giudiziaria”
“Per Coldiretti è un risultato storico, la trasparenza è un valore importante, ottenuto grazie alle tenaci e continue battaglie condotte su vari fronti e tra queste la mobilitazione al Brennero e ai ricorsi in sede amministrativa. “Si è aperto uno spiraglio e l’inganno adesso deve finire anche per gli agrumi, le clementine, il succo di agrumi e l’olio d’oliva le nostre produzioni simbolo- afferma Franco Aceto Presidente di Coldiretti Calabria – in modo che i prodotti stranieri non possono essere spacciati per italiani ma anche per consentire interventi più tempestivi in caso di allarmi alimentari che provocano gravi turbative sul mercato ed ansia e preoccupazione nei consumatori, a fronte all’impossibilità di conoscere la provenienza degli alimenti coinvolti.
Questo provoca il taglio generalizzato dei consumi e che spesso ha messo in difficoltà ingiustamente interi comparti economici, con la perdita di posti di lavoro”. Finora – chiarisce Coldiretti – una complessa normativa doganale ha impedito l’accessibilità dei dati sulle importazioni, senza significative ragioni legate alla tutela della riservatezza, in una situazione in cui, secondo la Coldiretti, contiene materie prime straniere circa un terzo (33 per cento) della produzione totale dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con il marchio Made in Italy, all’insaputa dei consumatori ed a danno delle aziende agricole. Una mancanza di trasparenza che ha favorito anche il verificarsi di inganni a danno di prodotti simbolo del Made in Italy ma anche aumentato i rischi di frodi con le notizie di reato nel settore agroalimentare. Adesso il Ministero della Salute deve consentire l’accesso ai dati richiesti dalla Coldiretti”.
PIEMONTE, STOP SEGRETO DI STATO SU CIBO STRANIERO: RISULTATO STORICO
Cade il segreto di Stato sui cibi stranieri che arrivano in Italia e sarà finalmente possibile conoscere il nome delle aziende che importano gli alimenti dall’estero. Lo annuncia Coldiretti nel riferire dello storico pronunciamento del Consiglio di Stato del 6 marzo 2019 sull’accesso ai dati dei flussi commerciali del latte e dei prodotti lattiero caseari oggetto di scambio intracomunitario e provenienti dall’estero detenuti dal Ministero della Salute e fino ad ora preclusi per ragioni pretestuose ora smascherate dall’Autorità giudiziaria. Nel 2018 in Italia è infatti scoppiato più di un allarme alimentare al giorno per un totale di ben 398 notifiche inviate all’Unione Europea tra le quali solo 70 (17%) hanno riguardato prodotti con origine nazionale, mentre 194 provenivano da altri Paesi dell’Unione Europea (49%) e 134 da Paesi extracomunitari (34%).
“Un risultato storico, fortemente sollecitato dalla nostra Organizzazione, per mettere fine all’inganno dei prodotti stranieri spacciati per italiani, ma anche per consentire interventi più tempestivi in caso di allarmi alimentari che provocano preoccupazione nei consumatori – precisano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Finalmente l’eliminazione del segreto di Stato sulle informazioni che attengono alla salute ed alla sicurezza di tutti i cittadini realizza una condizione di piena legalità a sostegno del vero Made in Piemonte.
Sarà ora possibile per motivate ragioni chiedere al Ministero della Salute da dove viene il latte impiegato in yogurt, latticini o formaggi di una determinata marca. Chiediamo adesso che questo valga anche per la provenienza della frutta in succhi e marmellate o della carne, quella impiegata per la produzione di salumi e di altri trasformati Made in Piemonte e al Ministro della Salute di definire, in tempi brevi, le modalità attraverso cui saranno rese disponibili le informazioni relative alla provenienza dei prodotti agro-alimentari a soggetti che dimostrino un legittimo interesse all’utilizzo di tali dati”.
VENETO, BONIFICA: COLDIRETTI E ANBI CONVOCANO 200 AMMINISTRATORI DEI CONSORZI
Duecento amministratori tra agricoltori, rappresentanti dei cittadini e sindaci hanno oggi affollato la sala dell’hotel Laguna Palace di Mestre al convegno organizzato da Anbi e Coldiretti sul sistema della bonifica veneta quale eccellenza del Paese. “I numeri parlano chiaro – ha detto in apertura dei lavori il direttore dell’Anbi regionale Andrea Crestani – 12mila kmq di territorio servito (il 60% della Regione), quasi 5milioni di assistiti (l’89% della popolazione), 26mila km di canali irrigui e di scolo, circa 400 idrovore (delle 700 totali in Italia). Un esempio nazionale per professionalità, capacità d’intervento, progettualità e innovazione, il tutto sostanziato ulteriormente da conti in ordine, sprechi azzerati e senza oneri sul bilancio regionale”. Un biglietto da visita che non lascia dubbi sul modello virtuoso di controllo e manutenzione del territorio basato sull’ autogoverno, la sussidiarietà, l’autonomia finanziaria.
“Giusto fare un po’ di storia – ha spiegato Massimo Gargano direttore dell’Anbi nazionale – l’intuizione a cui si devono i moderni consorzi sta in un Regio Decreto n.12 del 1933 “Nuove norme per la bonifica integrale”, se non fu visionaria, per certo fu innovativa affidando agli abitanti di una certo comprensorio il compito di programmare le attività irrigue e idrogeologiche, segnalare le straordinarietà ma soprattutto prevenirle con la cura e la manutenzione del paesaggio nel rispetto dell’equilibrio naturale”.
“Una legge regionale del 2009 mise i puntini sulle “i” disciplinando le funzioni, semplificando l’organigramma, aggregando ulteriormente, applicando il principio comunitario di precauzione e prevenzione del danno ambientale – ha sottolineato Giuseppe Romano di Anbi Veneto – anticipando con saggezza e preparando le strutture normativamente, dotandole di strumenti adeguati per quanto sarebbe accaduto negli anni successivi, eventi alluvionali e fenomeni atmosferici fuori dall’ordinario che hanno visto il pronto intervento di Sindaci schierati con la Protezione Civile, i tecnici consortili nonché i funzionari della Regione insieme ovviamente agli imprenditori agricoli. L’azione nel momento dell’urgenza ha scardinato gerarchie e favorito la consapevolezza che difronte ai cambiamenti climatici non si è mai sufficientemente pronti nonostante i guanti e i caschetti in dotazione”.
Il presidio dei primi cittadini e la loro responsabilità rispetto al dissesto idrogeologico del 91% dei comuni è stato testimoniato da Maria Rosa Pavanello dell’Anci Veneto. Secondo i dati Ispraa oltre un milione di persone vive in aree a pericolosità da frana elevata e più di 6 milioni in zone a pericolosità idraulica. La popolazione più a rischio si trova in Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Lombardia, Veneto e Liguria.
Sul patrimonio di storia, abilità e competenza da difendere e valorizzare è intervenuto Daniele Salvagno presidente di Coldiretti Veneto, che alla luce quanto accaduto anche recentemente, dalle alluvioni ai tornado fino alla siccità, ha invocato soluzioni e politiche adatte. “Un ragionamento sul risparmio della risorsa idrica e la sua conservazione va avviato e ovviamente condiviso dai consumatori, dagli ambientalisti oltre che dagli attori principali della campagna”.
Di capitale umano ha parlato Onofrio Rota, Segretario Generale Fai Cisl: “Metteremo in campo un’agenda agroalimentare, industriale e ambientale riformatrice, che leghi le istanze della produttività con quelle della giustizia sociale. Il binario da seguire è composto dal lavoro, che deve essere sostenuto e ben contrattualizzato. La nostra strategia è la negoziazione con le istituzioni locali e non”.
In chiusura il direttore Pietro Piccioni, non ha perso l’occasione di evidenziare la disponibilità di Coldiretti al dialogo per procedere, con la forma della concertazione, lungo un percorso di studio e ricerca per esaltare il ruolo degli enti consortili in una prospettiva di sviluppo ecosostenibile.
COMO-LECCO, QUOTE ROSA: 1 IMPRESA AGRICOLA LARIANA SU 4 GUIDATA DA DONNE
Nel Nord Lombardia l’agricoltura è sempre più rosa. E le province lariane sono seconde solo a quella Sondrio quanto a “peso specifico” delle imprese agricole condotte da donne rispetto al totale: rispettivamente si tratta del 24,5% nel Comasco e del 25,6% nel Lecchese. Alla vigilia dell’8 marzo, la Coldiretti interprovinciale evidenzia come “sia un risultato molto importante che evidenzia un importante valore aggiunto: le donne in agricoltura, infatti, sono autentiche capitane d’impresa che proiettano le loro realtà verso un futuro dinamico e multifunzionale”.
Gli ambiti sono davvero molteplici, non ultimi quelli delle fattorie didattiche, delle imprese che effettuano vendita diretta negli AgriMercati, degli agriturismi e delle agrichef: ma anche nell’impresa tradizionale, il ruolo delle “quote rosa” è determinante: “Nella loro attività, infatti, le imprenditrici agricole stanno dimostrando capacità nel coniugare la sfida con il mercato ed il rispetto dell’ambiente, la tutela della qualità della vita con l’attenzione al sociale, il contatto con la natura e la valorizzazione dei prodotti tipici locali e della biodiversità” evidenzia la responsabile di Coldiretti Donne Imprese Como Lecco Francesca Biffi.
Nelle province lariane, le “quote rosa agricole” salgono anche e soprattutto tra i giovani: le ragazze nelle nostre campagne hanno puntato sull’uso quotidiano della tecnologia per gestire sia il lavoro che lo studio, magari usando lo smartphone per controllare gli animali in stalla nelle pause di studio all’università oppure per gestire on line acquisti e prenotazioni in agriturismo, oppure per fare ricerche per recuperare varietà perdute di frutti locali o ancora per portare le eccellenze dell’agroalimentare “made in Lario” in tutto il mondo.
“Grazie alla legge di orientamento, fortemente voluta da Coldiretti – evidenzia Fortunato Trezzi, presidente della Coldiretti interprovinciale – le donne sono infati interpreti del cambiamento nelle campagne, con le aziende che guardano sempre più alla multifunzionalità. Nel corso degli anni il ruolo delle donne nelle imprese agricole è andato via via arricchendosi: oggi non solo ci occupiamo della casa e della famiglia, ma teniamo sotto controllo i conti e siamo protagoniste nell’attività quotidiana di gestione e pianificazione”.
E sono anche attente alle tematiche sociali. Proprio in occasione della Festa della donna quest’anno, ad esempio, una delegazione lariana di Coldiretti Donne Impresa, insieme alle colleghe lombarde, si è recata in visita in Sardegna per portare solidarietà in un momento difficile per la vicenda legata al prezzo del latte di pecora.
TOSCANA, STORICO PRONUNCIAMENTO: CIBI STRANIERI NON PIU’ TOP SECRET
Cade il segreto di Stato sui cibi stranieri che arrivano in Italia e sarà finalmente possibile conoscere il nome delle aziende che importano gli alimenti dall’estero. Lo annuncia la Coldiretti nel riferire dello storico pronunciamento del Consiglio di Stato del 6 marzo 2019 sull’accesso ai dati dei flussi commerciali del latte e dei prodotti lattiero caseari oggetto di scambio intracomunitario e provenienti dall’estero detenuti dal Ministero della Salute e fino ad ora preclusi per ragioni pretestuose ora smascherate dall’Autorità giudiziaria.
Un risultato storico per la Coldiretti che ha sollecitato il pronunciamento, dopo la richiesta al Ministero della Salute, per mettere fine all’inganno dei prodotti stranieri spacciati per italiani ma anche per consentire interventi più tempestivi in caso di allarmi alimentari che provocano gravi turbative sul mercato ed ansia e preoccupazione nei consumatori, a fronte all’impossibilità di conoscere la provenienza degli alimenti coinvolti.
Finora una complessa normativa doganale ha impedito l’accessibilità dei dati sulle importazioni, senza significative ragioni legate alla tutela della riservatezza, in una situazione in cui, secondo la Coldiretti, contiene materie prime straniere circa un terzo (33 per cento) della produzione totale dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con il marchio Made in Italy, all’insaputa dei consumatori ed a danno delle aziende agricole. Una mancanza di trasparenza che ha favorito anche il verificarsi di inganni a danno di prodotti simbolo del Made in Italy ma anche aumentato i rischi di frodi con le notizie di reato nel settore agroalimentare che hanno fatto registrare un balzo del 59% sulla base di una analisi Coldiretti dei risultati operativi degli oltre 54mila controlli effettuati dal Ispettorato Centrale Repressione Frodi (ICQRF) nel 2018.
“Sarà finalmente possibile per motivate ragioni chiedere al Ministero della Salute da dove viene il latte impiegato in yogurt, latticini o formaggi di una determinata marca – sottolinea il presidente di Coldiretti Toscana Fabrizio Filippi – Una questione che avevamo sollevato anche per la crisi del latte ovino”.
“Il pronunciamento della magistratura – precisa Antonio De Concilio direttore di Coldiretti Toscana – arriva dopo che il Tar del Lazio aveva respinto il ricorso presentato da Coldiretti contro l’opposizione del Ministero della Salute alla richiesta di accesso civico dei dati riguardanti l’importazione di latte prodotti lattiero-caseari tra paesi Ue ed extra Ue – continua – il Consiglio di Stato ha reso giustizia chiarendo che la Coldiretti è legittimata a proporre la domanda di accesso e di acquisire i dati per promuovere un controllo diffuso sull’operato degli enti pubblici, per assicurare ai cittadini una partecipazione consapevole alle decisioni pubbliche e, infine, per garantire una completa trasparenza”.
Un altro tassello nella battaglia per la trasparenza come l’iniziativa Europea EatORIGINal – Unmask your food promossa da Coldiretti insieme ad altre nove organizzazioni per estendere l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti. Le occasioni di sottoscrizione la petizione popolare non mancano da tutti i mercati di Campagna Amica, alle sedi Coldiretti su tutto il territorio e in alternativa anche online sul sito: http://sceglilorigine.coldiretti.it”.
CUNEO, CADE IL SEGRETO DI STATO SULL’ORIGINE DEL CIBO STRANIERO
Cade il segreto di Stato sui cibi stranieri che arrivano in Italia: sarà finalmente possibile conoscere il nome delle aziende che importano alimenti dall’estero. Ieri, in uno storico pronunciamento, il Consiglio di Stato si è espresso sull’accesso ai dati dei flussi commerciali del latte e dei prodotti lattiero-caseari oggetto di scambio intracomunitario e provenienti dall’estero, detenuti dal Ministero della Salute e fino ad ora preclusi per ragioni pretestuose, ora smascherate dall’Autorità giudiziaria.
“Un risultato storico, fortemente sollecitato dalla nostra Organizzazione, per mettere fine all’inganno dei prodotti stranieri spacciati per italiani, ma anche per consentire interventi più tempestivi in caso di allarmi alimentari che provocano preoccupazione tra i consumatori, a fronte dell’impossibilità di conoscere la provenienza degli alimenti coinvolti” commenta Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo.
Nel 2018, infatti, in Italia è scoppiato più di un allarme alimentare al giorno per un totale di ben 398 notifiche inviate all’Unione europea, tra le quali solo 70 (17%) hanno riguardato prodotti di origine nazionale, mentre 194 provenivano da altri Paesi UE (49%) e 134 da Paesi extracomunitari (34%).
“Finalmente l’eliminazione del segreto di Stato sulle informazioni che attengono alla salute e alla sicurezza dei cittadini realizza una condizione di piena legalità a sostegno delle produzioni agroalimentari cuneesi – spiega Moncalvo -. Sarà ora possibile, per motivate ragioni, chiedere al Ministero della Salute la provenienza del latte impiegato in yogurt, latticini o formaggi di una determinata marca. Chiediamo adesso che ciò valga anche per la provenienza della frutta utilizzata in succhi e marmellate o per l’origine della carne impiegata nei salumi e in altri trasformati della nostra tradizione. Chiediamo poi al Ministro della Salute di definire in tempi brevi le modalità attraverso cui saranno rese disponibili le informazioni relative alla provenienza dei prodotti agroalimentari a soggetti che dimostrino un legittimo interesse all’utilizzo di tali dati”.
VERONA, OLIO, IL GIUSTO PREZZO LO STABILISCONO LE IMPRENDITRICI AGRICOLE
Dare il giusto prezzo all’olio extra vergine di oliva 100% veronese è una garanzia per produttori e consumatori. Partendo da questa esigenza, le imprenditrici agricole di Coldiretti Verona, che coltivano olivi in media in 1,5 ettari come coltura principale o secondarie in imprese di piccole dimensioni, si sono interrogate su qualità e prezzo delle loro produzioni di olio extra vergine di oliva.
In un incontro organizzato a ridosso della Festa della donna, Enzo Gambin, direttore di Aipo Verona, Associazione interregionale produttori olivicoli, ha valutato i costi dell’olio partendo dal lavoro di campagna fino a quelli di produzione finale per un ettaro di terreno coltivato che comprende dalle 180 alle 220 piante. “Indubbiamente – precisa Enzo Gambin – i costi maggiori per produrre l’olio riguardano i lavori nell’uliveto, in particolare la potatura, i trattamenti alle piante e la raccolta. Ci sono poi un’altra serie di costi relativi a alla gestione dell’impresa agricola oltre alla che molitura del frantoio, l’imbottigliamento e l’etichettatura. La qualità del nostro olio non nasce per caso ma è frutto di un attento e sapiente lavoro agricolo”.
L’oliveto impegna gran parte del lavoro ed è quello più soggetto ai cambiamenti climatici. Ogni anno è a sé: la produzione del 2018, secondo i dati di Aipo, nel veronese è stata abbondante. I 3500 ettari coltivati (con una crescita del 2% all’anno) hanno prodotto 150mila tonnellate di olive, il 50% in più del 2017 annata difficile per alcune zone del territorio scaligero.
Dall’incontro è emerso che l’olio extra vergine di oliva 100% veronese ha un costo minimo tra 8,5 e 9,5 euro per 0,75 ml di olio d’oliva, che rappresenta la dimensione di una bottiglia standard. Pertanto, è fondamentale che i consumatori pongano attenzione quando acquistano l’olio per non cadere nelle trappole del mercato. Il consiglio di Coldiretti per scegliere Made in Italy o prodotti veronesi è quello di diffidare dei prezzi troppo bassi, leggere con più attenzione le etichette, acquistare extra vergini a denominazione di origine Dop oppure direttamente dai produttori olivicoli, nei punti vendita di aziende locali, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica dove è possibile chiedere direttamente al produttore le caratteristiche dell’olio EVO prima di comprarlo
“L’olio degustato proposto dalle imprenditrici agricole presenti all’incontro formativo – sottolinea Chiara Recchia, responsabile di Donne Impresa Coldiretti Verona – è un prodotto di elevata qualità proveniente da piccole produzioni. L’olio ci racconta un territorio e l’attenzione alla produzione che danno un valore aggiunto al prodotto anche in termini economici. Le imprenditrici agricole dimostrano di essere bravissime nelle potatura e nella cura degli oliveti ma attente anche all’economia aziendale, conoscendo la normativa prevista: dall’etichettatura alla tenuta dei registri telematici”.
Le donne alla guida di imprese agricole sono ormai il 30% della base sociale della Coldiretti di Verona. “Il protagonismo femminile – aggiunge Chiara Recchia – ha rivoluzionato l’attività agricola con nuove attività di educazione alimentare ed ambientale con le scuole, agriasili, fattorie didattiche, agricoltura a basso impatto ambientale fino alla presenza nei mercati di vendita diretta di Campagna Amica oltre che nell’agriturismo. Nell’attività imprenditoriale agricola le donne hanno dimostrato capacità di coniugare la sfida con il mercato e il rispetto dell’ambiente, la tutela della qualità della vita, l’attenzione al sociale, a contatto con la natura assieme alla valorizzazione dei prodotti tipici locali e della biodiversità tenendo sempre presente il bilancio aziendale”.
LAZIO, ADDIO SEGRETO DI STATO: SU CIBI STRANIERI E’ SUCCESSO STORICO
Dopo il no del Tar del Lazio che aveva respinto il ricorso della Coldiretti contro l’opposizione del Ministero della Salute alla richiesta di accesso civico dei dati riguardanti l’importazione di prodotti lattiero-caseari tra paesi Ue ed extra Ue, il Consiglio di Stato ieri ha chiarito che Coldiretti è legittimata a proporre la domanda di accesso e ad acquisire i dati per promuovere un controllo diffuso sull’operato degli enti pubblici e per assicurare ai cittadini la partecipazione consapevole alle decisioni pubbliche.
“L’eliminazione del “segreto di Stato” sui cibi stranieri che arrivano in Italia è un successo storico per la Coldiretti, dopo un pressing durato anni – spiega David Granieri, presidente Coldiretti Lazio – Si tratta di una tappa fondamentale nel lungo percorso che abbiamo intrapreso per tutelare la salute dei cittadini, garantire la competitività delle aziende danneggiate dalla concorrenza sleale ed incentivare sicurezza, legalità e trasparenza, da sempre pilastri della nostra azione. Al primo punto della piattaforma che abbiamo presentato a febbraio alla Regione Lazio per il rilancio del settore ovino e la valorizzazione del vero made in Italy, c’era proprio la desecretazione dei dati di importazione dei prodotti agricoli”.
BERGAMO, 8 MARZO: LE “AGRI MANAGER” TRAINANO LO SVILUPPO DELL’AGRICOLTURA
L’agricoltura bergamasca si declina sempre più al femminile. Circa il 25% delle imprese del settore infatti è guidato da una “agri manager”. Lo rileva Donne Impresa, l’organismo della Coldiretti che promuove lo sviluppo dell’imprenditoria femminile agricola, in occasione della Festa della Donna, una giornata non solo per celebrare “l’altra metà del cielo” ma anche per riconoscerne il ruolo determinante nello sviluppo del tessuto economico e produttivo. Fino a pochi anni fa le imprenditrici si occupavano soprattutto della contabilità e tenevano in ordine i conti e le fatture, ora invece sono sempre più operative dal punto di vista imprenditoriale vero e proprio.
Roberta è laureata in farmacia e produce vini di eccellenza con una precisone certosina, Elena è agronomo e gestisce la sua stalla con lo smartphone, Manuela è molto attenta alla qualità e ha da poco aperto un piccolo spaccio aziendale perché ama presentare i suoi prodotti, Federica alleva capre e trasforma direttamente il loro latte, Chiara punta sull’innovazione e produce formaggio fresco senza lattosio, Graziana guida una cooperativa di sole donne che con l’apertura di un albergo diffuso sta salvando dallo spopolamento un borgo di montagna, Aurelia ha un allevamento di bovine da latte, produce formaggi e spiega l’agricoltura nella sua fattoria didattica mentre Monica con le figlie gestisce un agriturismo che è anche fattoria sociale. Sono alcune delle esperienze da prima pagina che raccontano una realtà dinamica e in continua crescita.
“Le donne impegnate in agricoltura – spiega Elena Lazzarini, responsabile di Donne Impresa Coldiretti Bergamo – sono sempre più spesso il fulcro dell’azienda, delle vere e proprie campionesse nel far coincidere i tempi della famiglia e della vita privata con gli impegni imprenditoriali. Il loro contributo è determinante per l’innovazione del settore e passa attraverso la creatività, l’attenzione all’ambiente e alla qualità dei prodotti.
Su un totale di 5 mila aziende agricole a livello provinciale, 1.200 sono condotte da donne quindi la “quota rosa” è di 1 azienda su 4. Analizzando la realtà che fa riferimento a Coldiretti Bergamo la componente femminile ha una marcia in più: le titolari di azienda sono pari al 26% del totale e sono aumentate del 3% rispetto al triennio precedente mentre la componente femminile tra i collaboratori è pari al 39% ed è aumentata dell’8% nell’ultimo triennio.
“Le “agri manager” – sottolinea Lazzarini – dimostrano anche di essere in grado di fare bilancio attraverso le loro scelte e la loro presenza è particolarmente rilevante nei settori della vendita diretta, dell’agriturismo, dell’attività didattica e della produzione vitivinicola. La presenza femminile però non è importante solo per i numeri ma anche per la capacità imprenditoriale che le donne hanno saputo mettere in campo, sperimentando e sviluppando un nuovo modo di fare agricoltura e cogliendo le opportunità offerte dalla multifunzionalità, non solo in campo economico ma anche ambientale e sociale”.
PISTOIA, FESTA DELLE DONNE: I NUMERI DELLE AZIENDE AGRICOLE IN ROSA A PISTOIA
Multifunzionali per vocazione, le donne imprenditrici agricole sono uno dei perni attorno al quale si stanno costruendo ‘percorsi di economia circolare’, che coniuga produttività e sostenibilità, rispetto per l’ambiente e attenzione al sociale. Coldiretti Pistoia fotografa la realtà dell’agricoltura al femminile in occasione della Festa della Donna. In provincia le imprese agricole al femminile sono oltre il 23% del totale, 764 quelle iscritte nel registro della Camera di Commercio di Pistoia. I soli comuni di Pistoia e Pescia ospitano il 40% delle aziende.
“Ma è interessante notare – evidenzia Coldiretti Pistoia – come in alcuni comuni della provincia le imprese in rosa siano oltre un terzo del totale agricole, comuni prevalentemente collinari e montani: Sambuca Pistoiese, Uzzano, Larciano, Montecatini Terme e Buggiano. In quest’ultimo il 44% delle imprese agricole sono condotte da donne imprenditrici. Sono elaborazioni Coldiretti su dati Infocamere-Ufficio statistica Camera di Commercio di Pistoia. “Anche nella nostra provincia il protagonismo femminile –sottolinea la Coldiretti– ha dato impulso a percorsi di economia circolare, che coniuga produttività e sostenibilità, rispetto per l’ambiente e attenzione al sociale”.
La festa dell’8 marzo, il cui simbolo è la mimosa, è occasione per evidenziare come il protagonismo femminile ha rivoluzionato l’attività agricola, “lo dimostra l’impulso dato dalla loro presenza nelle attività di educazione alimentare ed ambientale con le scuole, le fattorie didattiche, i percorsi rurali di pet-therapy, gli orti didattici –spiega Coldiretti-, ma anche nell’agricoltura a basso impatto ambientale, nel recupero delle piante e degli animali in estinzione fino nella presenza nei mercati di vendita diretta di Campagna Amica, oltre che nell’agriturismo”.
CALABRIA, REPORT DEL CONVEGNO COLDIRETTI SULL’AGRUMICOLTURA A ROSARNO
Nella stessa giornata, non è un caso, vissuta a ritmo intenso nella piana di Rosarno-Gioia Tauro che ha visto lo smantellamento della baraccopoli di San Ferdinando nefasto simbolo di quella catena di sfruttamento, continuamente denunciata dalla coldiretti, che vede sottopagate le arance e clementine, la Coldiretti ha messo in campo una mobilitazione sull’agrumicoltura con un convegno in un gremitissimo auditorium comunale di Rosarno. Insomma, l’altra faccia della medaglia per coniugare sempre di più giustizia economica e sociale.
Intervenendo il sindaco di Rosarno Giuseppe Idà ha reso nota una lettera scritta al ministro delle Politiche Agricole Centinaio, con la quale chiede un intervento per venire incontro al disagio degli agrumicoltori della piana di Rosarno – Gioia Tauro. Ha altresì proposto l’istituzione di un tavolo di confronto con le istituzioni e agli attori del comparto agrumicolo. “Vogliamo che questo distretto agricolo – ha detto – diventi un modello di integrazione dove i lavoratori immigrati siano una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale”. Il presidente della sezione Coldiretti di Rosarno Mimmo Cannata ha invitato i colleghi produttori ad affinare sempre di più la qualità delle produzioni agrumicole con miglioramento varietale per soddisfare le esigenze del mercato.
Il direttore della Coldiretti di Reggio Calabria Pietro Sirianni, ha fatto il punto sulle problematiche del comparto ad iniziare della concorrenza sleale da parte della Gdo e dei prodotti stranieri che arrivano sui nostri mercati ribadendo l’impegno a denunciare le filiere deviate e speculative e tutelare il Made in Italy nel comparto agrumicolo nel rispetto delle norme ottenute da Coldiretti con l’innalzamento della percentuale di succo delle aranciate dal 12 al 20% che ha contribuito ad aumentare un richiesta di mercato del 60%, modificando sensibilmente il gusto del consumatore.
Sulla determinante attenzione alla riconversione varietale e all’innovazione di prodotto è stato centrato l’intervento del direttore regionale Francesco Cosentini, che ha chiesto una più equa distribuzione del valore all’interno della filiera, tutelando le categorie più deboli: produttori, lavoratori e cittadini-consumatori. Stimolanti sono state le esperienze positive raccontate da imprese virtuose che operano nella filiera che hanno orientato le loro scelte imprenditoriali producendo succhi e aranciate con più del 20% di succo di arancia mettendo sul mercato prodotti innovativi che utilizzano esclusivamente arance calabresi.
Il direttore Generale del Dipartimento Agricoltura Giacomo Giovinazzo ha svolto una puntuale analisi della crisi in particolare delle clementine, della ristrutturazione della filiera e di un adeguamento nel medio e breve periodo del piano agrumicolo. “La genesi della crisi, ha detto, in parte è derivata dall’eccesso produttivo, dovuto anche all’embargo russo, ed in generale, sulla piana di Rosarno la presenza di varietà poco richieste dal mercato. La questione – ha affermato – deve essere principalmente affrontata dal governo poiché gli agrumi sono un interesse nazionale e nell’ambito regionale le future azioni strutturali per affrontare la riconversione colturale.
Nell’intervento conclusivo il presidente della Coldiretti Calabria Franco Aceto, ha ricordato che Coldiretti fedele ad uno slogans non ha mai lasciato sola Rosarno. “Siamo stati i primi a denunciare che lo sfruttamento dei braccianti è figlio di un prezzo che non copre neanche i costi per la raccolta, e ad accendere i riflettori sulla catena di sfruttamento che ha colpito e continua a colpire lavoratori, agricoltori e trasformatori, che quotidianamente si sforzano ad operare nel rispetto delle regole. Per questo ha ringraziato l’ex presidente di Coldiretti Calabria Molinaro che era presente in sala. Negli ultimi anni – ha detto -abbiamo avuto una concentrazione di effetti collaterali alla produzione agrumicola che hanno determinato una “tempesta perfetta”: calamità naturali, incoerenza commerciale, concorrenza sleale con produzioni di altri paesi a cui viene data la cittadinanza calabrese.
Noi siamo pronti e insieme alla Regione vogliamo mettere in campo un piano di ristrutturazione del comparto agrumicolo, per fare in modo che le produzioni che oggi sono maggiormente concentrate in poche settimane siano distribuite in un periodo più lungo, e poi promuovere l’aggregazione tra aziende e addirittura tra Cooperative ed OP, un unico soggetto – ha proseguito – che concentri l’offerta del prodotto sul mercato, con un’unica strategia commerciale. Ma subito, ha chiesto con decisione Aceto, dobbiamo creare le premesse strutturali di sopravvivenza delle aziende, insieme ad Ismea la Regione deve attuare una legge sulla “Ristrutturazione finanziaria delle esposizioni debitorie” con un preammortamento non inferiore a 3 anni e un ammortamento non inferiore a 15 anni.
Ciò – ha concluso – consentirà a tutte le aziende agricole, compreso quelle agrumicole, di mettere in sicurezza l’azienda rispetto alle esposizioni accumulate, anche per far fronte alle continue e ripetute calamità e creare un volano di auto finanziamento in tutto il periodo di preammortamento per poter pianificare un piano infrastrutturale d’investimenti, quale quello della conversione varietale”.
CREMONA, IL DRAMMA DEI PASTORI SARDI E’ FIGLIO DEL MALGOVERNO DI UNA DOP
“In queste ultime settimane abbiamo assistito con sgomento alla drammatica evoluzione della crisi del Pecorino Romano. Il crollo del prezzo del latte di pecora ha esasperato i produttori sardi al punto da renderli protagonisti di gesti clamorosi, come quelli dello sversamento del latte in strada o dell’assalto alle autocisterne dei trasportatori diretti ai caseifici dell’isola. La protesta dei pastori ha ottenuto una forte visibilità mediatica ma anche una generale solidarietà da parte dell’opinione pubblica, di vari testimonial (come il Cagliari calcio), della politica e delle Istituzioni.
La solidarietà deriva soprattutto dalla consapevolezza che la vita del pastore è molto dura e che il prezzo pagato per un litro di latte (60 centesimi iva compresa) rappresenta una sorta di umiliante “strozzinaggio” nei confronti degli allevatori” a sottolinearlo è Paolo Voltini, Presidente di Coldiretti Cremona, intervenendo nella vicenda della crisi del pecorino. “Non mi voglio soffermare su ciò che è stato fatto da Coldiretti sia prima che durante la crisi, mettendoci come sempre la faccia, a differenza di altre sigle – prosegue Voltini – ma voglio fare qualche riflessione sul caso del Pecorino Romano per evidenziare come la malagestione di una DOP possa portare allo sfascio di un’intera filiera produttiva. Voglio prendere ad esempio questa vicenda perché è emblematica dei rischi che corre l’agroalimentare italiano laddove mancano trasparenza e rispetto delle regole; quando ciascun soggetto della filiera (produttore, trasformatore, grossista, grande distribuzione, esportatore) si comporta da speculatore pensando solo al proprio esclusivo tornaconto, senza quella visione più lungimirante che dovrebbe caratterizzare il vero imprenditore”.
Per descrivere la gestione di questi anni del Pecorino Romano DOP bastano pochi dati. Il valore medio del formaggio è passato dai 9,14 €/kg del 2015 ai 7,04 euro del 2016, per scendere ulteriormente ai 5,58 euro nel 2017 e risalire a 6,84 €/kg nel 2018. Oggi le quotazioni sono pari a 5,50 €/kg. Si tratta di variazioni di prezzo del 20-25% tra un anno e l’altro e che viaggiano di pari passo con i volumi di latte prodotto che nel 2017 sono scesi del 22% rispetto al 2016, mentre nel 2018 sono aumentate del 23% sull’anno precedente. Un’altalena di volumi e di valori che si riflette anche nell’export che nell’ultimo anno ha segnato un -38,4% rispetto al +26% dell’anno precedente.
“Una volatilità pazzesca, la cui responsabilità primaria non deriva dalla meteorologia, dalla blue tongue o dalle politiche di settore. Il primo problema è l’assenza totale di programmazione, la totale anarchia nella gestione di una filiera dalla quale il Consorzio di Tutela non può chiamarsi fuori – sottolinea il Presidente di Coldiretti Cremona –. Ci sono poi altre responsabilità “diffuse” che passano dal ruolo delle singole industrie, ma anche delle cooperative di raccolta e di trasformazione, e riguardano anche la categoria degli allevatori che – fintanto che non sono rimasti strozzati da prezzi insostenibili – non hanno saputo “tenere saldo il fronte” durante le varie trattative”.
“Cosa c’entra tutto questo con l’agricoltura cremonese? Be’, forse la vicenda del Pecorino Romano non è così lontana da noi, se pensiamo al Consorzio del Prosciutto di Parma che esclude gli allevatori dal proprio consiglio e consente di stagionare nei medesimi stabilimenti cosce DOP e non-DOP, deprimendo mercati e qualità – rimarca Voltini –. E nemmeno alcuni fatti recenti della DOP Grana Padano sono poi così dissimili dalla storia dei pastori sardi. Il tentativo operato qualche mese fa da alcuni industriali e da alcune (pseudo)cooperative di far saltare il piano produttivo, altro non è che una manovra per eliminare qualunque programmazione e rendere pressoché inutile il Consorzio di Tutela. ’altra parte, la debolezza che lo stesso Consorzio sta dimostrando nei confronti dei similari (che il presidente Baldrighi riesce addirittura a giustificare!), non fa altro che rendere evidenti le contraddizioni ed il conflitto di interessi presenti all’interno dello stesso consiglio di amministrazione del Consorzio del Grana Padano. Potremmo anche in questo caso parlare delle ambiguità nei comportamenti di alcune cooperative dentro i Consorzi, così come nel mancato “sostegno” al mercato del latte. E in fatto di ambiguità, alcune OP non sono da meno. Basti pensare ai giochi al ribasso perpetrati durante le trattative sul prezzo del latte, così come – per cambiare comparto – negli accordi con l’industria per il prezzo del pomodoro”.
Per il Presidente di Coldiretti Cremona “il dramma dei pastori sardi dovrebbe spingerci a riflettere con maggior consapevolezza su ciò che ognuno di noi può e deve fare – da agricoltore, dirigente sindacale, amministratore di cooperativa, ecc… – per evitare di danneggiare irrimediabilmente l’agricoltura e l’agroalimentare italiano”.
MARCHE, SPESO SOLO IL 17% DEI FONDI EUROPEI, URGENTE UN CAMBIO DI PASSO
Nonostante una dotazione di quasi 700 milioni di euro per l’agricoltura appena il 17,57% è stato erogato alle aziende. La nostra è la regione italiana con la più bassa percentuale di fondi europei erogati nell’ambito del Psr. Il dato è relativo allo scorso 31 dicembre. Dal 2015 è stata sostenuta una spesa pubblica di circa 122 milioni di euro. Tra le voci più utilizzate ci sono quella a sostegno delle aziende che ricadono in aree soggette a vincolo paesaggistico o montane e quella dedicata all’agricoltura biologica: parliamo tuttavia, rispettivamente, del 45% e del 37% della spesa prevista. Percentuali che potrebbero essere migliori visto che si registrano situazioni con i pagamenti ancora fermi al 2016 che poi, di conseguenza, bloccano anche quelli degli anni successivi.
Anche Coldiretti Marche ha partecipato ieri mattina al tavolo di lavoro promosso dalla Regione per fare il punto sullo stato di attuazione del Psr. C’è ancora molto da lavorare, soprattutto per snellire le pratiche burocratiche. Basti pensare che per misure che rivestono particolari importanza come quelle a sostegno dei giovani e degli investimenti in azienda, è stato erogato appena il 14% e il 12% dei fondi disponibili. “I fondi comunitari – spiega Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche – rappresentano un riconoscimento e un diritto per gli agricoltori di cui devono poter giovare per fare investimenti e migliorare l’economia del nostro territorio.
Il pessimo avanzamento dello speso da parte della Regione rappresenta una negazione di questa facoltà ed è per questo che chiediamo con urgenza un cambio di passo nella modalità con cui si stanno gestendo i pagamenti e le aperture dei bandi”. Al tavolo sono state accolte alcune proposte di Coldiretti. Anzitutto c’è la volontà di convocare al più presto un tavolo di concertazione con Agea per sbloccare le somme di tutte le misure a superficie come benessere animale, biologico, eccetera. Per le domande di primo insediamento dei giovani la Regione, in risposta alle richieste di Coldiretti Marche, farà scorrere le graduatorie esistenti, prevedendo altri bandi.
LOMBARDIA, IN ROSA 2 AGRITURISMI SU 5, NEI CAMPI 10MILA IMPRESE FEMMINILI
In Lombardia l’agriturismo si tinge di rosa con circa il 40% delle strutture guidate da donne, in pratica 2 su 5. È quanto emerge da un’elaborazione della Coldiretti regionale sugli ultimi dati Istat in occasione della ricorrenza dell’8 marzo. Complessivamente – precisa la Coldiretti – sono più di 600 gli agriturismi a conduzione femminile su un totale di oltre 1600 attivi in Lombardia.
“Grazie alla legge di orientamento, fortemente voluta da Coldiretti – spiega Wilma Pirola, responsabile Donne Impresa Coldiretti Lombardia – le donne sono interpreti del cambiamento nelle campagne, con le aziende che guardano sempre più alla multifunzionalità. Nel corso degli anni il ruolo delle donne nelle imprese agricole è andato via via arricchendosi: oggi non solo ci occupiamo della casa e della famiglia, ma teniamo sotto controllo i conti e siamo protagoniste nell’attività quotidiana di gestione e pianificazione”. “Siamo anche attente alle tematiche sociali – continua Wilma Pirola – Proprio in occasione della Festa della donna quest’anno, ad esempio, con una delegazione lombarda abbiamo fatto visita alle colleghe della Sardegna per portare la nostra solidarietà in un momento difficile per la vicenda legata al prezzo del latte di pecora”.
“Quando mia mamma ha avviato l’attività, nel 1991, la parola agriturismo era quasi sconosciuta – ricorda Tiziana Porteri, imprenditrice agricola di Bedizzole, in provincia di Brescia -. Io l’ho affiancata nel 2013. E’ un lavoro che mi appassiona e che amo. Abbiamo anche un allevamento di cavalli con maneggio e coltiviamo ortaggi e frutta”. “Io e mia sorella avevamo appena finito la scuola, trent’anni fa, quando abbiamo cominciato a lavorare insieme in agriturismo – racconta Marcella Canegallo, che con la sorella Simona gestisce l’azienda a Montalto Pavese (PV) – Arrivavamo da percorsi formativi diversi e che non c’entravano nulla con i campi: lei aveva studiato lingue, ma la passione per la cucina l’ha portata a diventare agrichef; io mi sono diplomata al liceo artistico e porto questa mia esperienza nei laboratori didattici che facciamo con i bambini”.
Anche Maria Antonia Ceriani di Truccazzano (MI) è partita da lontano per poi tornare ad assecondare le tradizioni di famiglia: “Ho insegnato nelle scuole materne e poi ho lavorato nel marketing – precisa – ma 4 anni fa ho deciso di riaprire l’azienda cerealicola di mio padre, con annesso alloggio. In cascina ospito giornate ricreativo-culturali, mentre per quanto riguarda l’attività nei campi ho l’orgoglio di aver riscoperto dei grani antichi che coltivava già il mio bisnonno”. “Il nostro è un agriturismo tutto al femminile – dichiara Elisa Turconi, agrichef Terranostra Campagna Amica di Origgio in provincia di Varese – Lo gestiamo io e le mie tre sorelle: Francesca, Silvia e Laura. Oltre all’attività ricettiva, abbiamo coltivazioni in campo e stalle con asini, mucche, capre e bovini”.
Nelle campagne lombarde – conclude la Coldiretti regionale su dati della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi – in tutto sono circa 10mila le imprese a conduzione femminile, oltre una su cinque delle aziende agricole totali. La provincia che ha la maggior incidenza delle quote rosa in agricoltura è Sondrio (quasi 4 su 10), seguita da Lecco, Como, Bergamo, Pavia, Varese e Brescia tutte sopra il 20%.
COMO-LECCO, LARIO: ALLEANZA AGRICOLTURA-CUCINA È CHIAVE DI VOLTA
Costruire una “nuova cucina” made in Lario, che parta dalla terra con un forte carattere di identità e gusto. E’ la scommessa che Coldiretti Como Lecco raccoglie all’indomani degli “Stati Generali della Gastronomia Lariana” tenutisi ieri a Lariofiere, nell’ambito della giornata conclusiva di RistorExpo. Un impegno, quello di SlowFood e del suo fiduciario Antonio Moglia, concretizzatosi nella capacità di riunire tutti i principali attori dell’agroalimentare comasco e non solo e dar vita ad un interessante e corposo dibattito, con oltre 20 interventi in scaletta.
Ne è emersa, soprattutto, la volontà di parlare alle nuove generazioni e costruire un saldo percorso che parta dal ruolo dell’agricoltura nella “filiera del cibo” per concretizzare il valore etico, reale e culturale del cibo: “Ciò che portiamo a tavola è, prima di tutto, un sistema di relazioni, socialità e identità territoriali” hanno sottolineato gli esperti dell’organizzazione agricola in uno dei propri interventi in scaletta. “E’ vero, siamo in una terra che ha fame di identità di cibo, di ricette tipiche. Ma siamo anche nella terra che, mezzo secolo fa, nel 1430, ha dato i natali al Maestro Martino, il più grande gastronomo di tutti i tempi, artefice del passaggio tra la cucina medievale e quella rinascimentale, il primo che introdusse il concetto di “valorizzazione di prodotto territoriale”.
Ripartiamo da qui, con la consapevolezza che la cucina è una fantastica evoluzione e che, per essere identitaria, non deve limitarsi a recuperare e cristallizzare il passato, ma da esso deve attingere la linfa vitale, la creatività e l’ambizione di creare un’evoluzione sempre crescente. Il cibo può e deve essere il motore culturale ed economico di un territorio come quello lariano, direttamente proiettato su uno scenario internazionale in grado di attrarre milioni di turisti da ogni angolo del pianeta: l’agricoltura è pronta e vuole “mettere benzina” in questo motore che non si fermerà mai”.
Francesca Biffi, responsabile di Coldiretti Donne Impresa Como Lecco e presidente dell’Associazione AgriMercato di Campagna Amica, ha ripercorso le tappe di crescita della vendita diretta di Campagna Amica, “che oggi ha una distribuzione capillare e porta la campagna direttamente a dialogare con il consumator, abbattendo ogni barriera di intermediazione: questo è un passo rivoluzionario, perché dalla conoscenza e dai contatti che si creano nei Mercati di Campagna Amica cresce una presa di coscienza diversa di quella che è la filiera del cibo, con tutto ciò che ne deriva: stagionalità, tecnica colturale, territorialità, ricette tipiche che ancor oggi si tramandano nella famiglia rurale. In più, le donne di Coldiretti sono impegnate in un’intensa azione di confronto didattico con le scuole del territorio: in questi mesi, ad esempio, incontreremo oltre 900 allievi del lecchese, con tre laboratori sul latte, la frutta e l’orto che terremo nelle varie classi. Ci rivolgiamo ai consumatori di domani. E a loro diciamo: osate, siate curiosi, pretendete di conoscere ciò che mangiate, siate liberi di scegliere, siate critici. E cercate, nel cibo, il divertimento di un’emozione”.
Coldiretti Como-Lecco ha espresso l’auspicio che “il convegno di oggi possa portare alla creazione di un tavolo di confronto perpetuo, che possa individuare un percorso e creare nuove occasioni di crescita: per parte nostra, non faremo mancare un impegno costante e costruttivo, consapevoli che tutto parte dalla terra, e che è dai suoi prodotti che gli chef di oggi – come il Maestro Martino un tempo – possono costruire, passo dopo passo, la cucina del futuro”.
MASSA C., FESTA DELLA DONNA: LA MACELLERIA DI ILENIA DEBUTTA NEI MERCATI DI C.A.
Donna e giovane. Anzi giovanissima. La storia di Ilenia Travaglini, 23 anni da Licciana Nardi è un chiaro esempio dello spirito di adattamento della nuova generazione di imprenditori agricoli al mercato e alle esigenze dei consumatori. Nel suo particolare caso ha unito l’esperienza del padre, macellaio che per tanti anni ha gestito una macelleria nella frazione di Tavernelle, a Licciana Nardi, a quella dell’ambulantato creando una macelleria su ruote che offre gli stessi tagli e la stessa offerta di una macelleria tradizionale. Detto così sempre facile ma facile non è stato.
Una intuizione che ha trovato con il premio insediamento giovani del Piano di Sviluppo Rurale una importantissima spinta: nei prossimi mesi Ilenia sarà in grado anche di inaugurare la sua stalla dove potrà continuare a sviluppare il suo allevamento di bovini e suini. E’ una delle tante belle storie che la provincia di Massa Carrara sa offrire e dove una impresa agricola su due è amministrata da donne. L’agricoltura è il settore con la più alta incidenza femminile. “Ilenia – spiega Marina Fruzzetti, Responsabile Donne Impresa Coldiretti Massa Carrara – è una delle magnifiche esperienze imprenditoriali che la nostra provincia può esprimersi e vantarsi di esprimere. Ilenia, e così le tante altre donne, hanno investito non solo nell’agricoltura ma in uno stile di vita che gli consente di conciliare ambizione e famiglia. L’ingresso progressivo di imprenditori donna, e molto giovani, nell’agricoltura ha certamente dato un forte impulso all’innovazione che ha caratterizzato il settore con l’ampliamento delle attività ad esso connesse come la trasformazione dei prodotti, la nascita del settore dell’agribenessere, il recupero di antiche varietà, le fattorie didattiche, gli agriasilo, l’adozione di piante e animali on line e tante altre innovazioni. Il futuro dell’agricoltura è sempre più rosa”.
Ilenia lavora fianco a fianco al padre Marco che la sta istruendo sulla parte più difficile: “allevo e vendo la carne direttamente al cliente come si faceva una volta. Le nostre sono carni nostrali, tagli semplici: dalla bistecca alle salsicce senza conservanti, dal brodo alla pancetta. – racconta – I mercati di Campagna Amica, da questo punto di vista, facilitano l’incontro con una clientela attenta che ricerca prodotti di qualità, a filiera corta e locali. Il nostro metodo di allevamento è naturale: alimentiamo i capi con farina, i bovini sono allo stato semi-brado.
Quando sarà pronta la nuova stalla potremo crescere ancora. Tante stalle hanno chiuso in questi anni – ricorda – noi vogliamo provare a dare anche un segnale alla comunità. Io lo voglio dare anche ai miei coetanei. Se hai un sogno è giusto provare a realizzarlo. Io ci sto riuscendo: non è tutto oro quel che luccica, è una vita faticosa ed impegnativa, ma quando i clienti ti fanno i complimenti tutto torna in equilibrio”. Ilenia ha frequentato l’alberghiero: “la passione per il bestiame e per la vita all’aria aperta è stata troppo forte. – racconta ancora – Ho detto: papà io voglio aprire un’azienda agricola. Apriamo una macelleria moderna: che va dai clienti e non viceversa. “Oggi sono una ragazza che lavora con il sorriso – conclude – e vive serena lavorando molto”.
LIGURIA, IMPRENDITORIA: BUON ANDAMENTO IMPRESE CONDOTTE DA GIOVANI E DONNE
Saldo positivo tra iscrizioni e cessazioni per l’imprenditoria ligure, che ha chiuso il 2018 con +1500 imprese giovani e +9 femminili: nel settore agricolo ed ittico locale si conferma l’incidenza dell’8% di giovani imprenditori e di quasi il 10% di imprenditrici su un totale di circa 10mila imprese attive.
È quanto afferma Coldiretti Liguria, su rielaborazione dati Unioncamere, dove il trend positivo registrato nel 2018 mostra la lenta, ma continua ripresa, del sistema produttivo locale, dopo la grave crisi economica che aveva messo in ginocchio l’intero Paese. Su circa 163mila imprese attive in Liguria, emerge che l’8% sono condotte da giovani imprenditori, dato leggermente inferiore alla media nazionale, mentre il 22% è rosa. In questo panorama il settore primario locale si stabilisce tra i primi posti della classifica per quanto riguarda la scelta l’imprenditoria giovanile e femminile, dato che mostra la dinamicità e possibilità di sviluppo del settore, dove si va dal recupero di biodiversità e tradizione antiche fino alla sperimentazione di nuove filiere produttive.
“Il settore primario in Liguria – affermano il Presidente di Coldiretti Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – è un comparto economico sempre vivo e dinamico che, nonostante le difficoltà morfologiche del territorio e la presenza di grandi aree boschive, produce grandi eccellenze e permette di sperimentare diverse colture e nuove formule economiche vincenti. Non è, quindi, soltanto una regione a vocazione turistica come molti credono, ma ha una tradizione contadina millenaria, e prodotti che sono bandiere importanti del Made in Italy. Proprio per questo è incoraggiante il fatto che il numero di imprese, condotte da giovani e donne, stia registrando un buon andamento, dato che mostra un rinnovato interesse da parte dei liguri nei confronti del proprio territorio, della sua valorizzazione e salvaguardia e che, allo stesso tempo, mette in evidenza un aumento della domanda del consumatore, che ricerca sempre più spesso prodotti locali interamente a chilometro e miglio zero”.
ASTI, LA MAGISTRATURA FA CADERE IL SEGRETO DI STATO SUL CIBO STRANIERO
Cade il segreto di Stato sui cibi stranieri che arrivano in Italia e sarà finalmente possibile conoscere il nome delle aziende che importano gli alimenti dall’estero. Lo annuncia Coldiretti nel riferire dello storico pronunciamento del Consiglio di Stato, di ieri, mercoledì 6 marzo, sull’accesso ai dati dei flussi commerciali.
Finora una complessa normativa doganale ha impedito l’accessibilità dei dati sulle importazioni, senza significative ragioni legate alla tutela della riservatezza, in una situazione in cui, secondo Coldiretti, contiene materie prime straniere circa un terzo (33 per cento) della produzione totale dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con il marchio Made in Italy, all’insaputa dei consumatori ed a danno delle aziende agricole.
Il Consiglio di Stato si è espresso dopo che il Tar del Lazio aveva respinto il ricorso presentato da Coldiretti contro l’opposizione del Ministero della Salute alla richiesta di accesso civico dei dati riguardanti l’importazione di latte prodotti lattiero-caseari tra paesi Ue ed extra Ue. Coldiretti è ora legittimata a proporre la domanda di accesso e di acquisire i dati per promuovere un controllo diffuso sull’operato degli enti pubblici, per assicurare ai cittadini una partecipazione consapevole alle decisioni pubbliche e, infine, per garantire una completa trasparenza.
Nel 2018 in Italia è scoppiato più di un allarme alimentare al giorno per un totale di ben 398 notifiche inviate all’Unione Europea tra le quali solo 70 (17%) hanno riguardato prodotti con origine nazionale, mentre 194 provenivano da altri Paesi dell’Unione Europea (49%) e 134 da Paesi extracomunitari (34%).
“Un provvedimento atteso e sollecitato da tempo da Coldiretti – rivela Antonio Ciotta, direttore di Coldiretti Asti -, un risultato storico per mettere fine all’inganno dei prodotti stranieri spacciati per italiani”.
Cadendo il segreto di stato, sarà ora possibile essere tempestivi in caso di allarmi alimentari che provocano preoccupazione nei consumatori.
“Finalmente – rileva Marco Reggio, presidente di Coldiretti Asti – le informazioni che attengono alla salute ed alla sicurezza di tutti i cittadini saranno trasparenti e si ripristinano le pari condizioni fra le produzioni straniere e quelle nostrane”.
Sarà ora possibile, per motivate ragioni, chiedere al Ministero della Salute da dove viene il latte impiegato in yogurt, latticini o formaggi di una determinata marca.
“Chiediamo adesso – sottolinea Reggio – che questo valga anche per la provenienza dei mosti che finiscono nei vini, soprattutto quelli che dopo una lavorazione in loco, da mosti stranieri diventano vini dell’Astigiano. E’ un ragionamento che vale anche per la frutta trasformata in succhi e marmellate e per la carne impiegata per la produzione di salumi, così come per molte altre produzioni primarie trasformate”. “Ora al Ministero della Salute – conclude Ciotta – non resta che dare corso alla domanda di accesso civico che non potrà essere più negato per ragioni di riservatezza dei contro interessati”.
Qualora dovessero persistere resistenze la Coldiretti dichiara che chiederà l’esecuzione della sentenza anche mediante un giudizio di ottemperanza.
VARESE, BENE LE “QUOTE ROSA” IN AGRICOLTURA: DONNE GUIDANO 22,9% IMPRESE
Anche a Varese, una delle province più urbanizzate d’Italia, l’agricoltura ha un futuro ed è sempre più rosa. Alla vigilia dell’8 marzo, la Coldiretti provinciale evidenzia come “ben il 22,9% delle imprese agricole del nostro territorio prealpino sia oggi condotta dalle donne, autentiche capitane d’impresa che proiettano le loro realtà verso un futuro dinamico e multifunzionale”.
I campi sono molteplici, non ultimi quelli delle fattorie didattiche, delle imprese che effettuano vendita diretta negli AgriMercati, degli agriturismi e delle agrichef: ma anche nell’impresa tradizionale, il ruolo delle “quote rosa” è determinante: “Nella loro attività, infatti, le imprenditrici agricole stanno dimostrando capacità nel coniugare la sfida con il mercato ed il rispetto dell’ambiente, la tutela della qualità della vita con l’attenzione al sociale, il contatto con la natura e la valorizzazione dei prodotti tipici locali e della biodiversità” evidenzia la responsabile di Coldiretti Donne Imprese Varese Luana Tosarello.
“Grazie alla legge di orientamento, fortemente voluta da Coldiretti – prosegue Tosarello – le donne sono infati interpreti del cambiamento nelle campagne, con le aziende che guardano sempre più alla multifunzionalità. Nel corso degli anni il ruolo delle donne nelle imprese agricole è andato via via arricchendosi: oggi non solo ci occupiamo della casa e della famiglia, ma teniamo sotto controllo i conti e siamo protagoniste nell’attività quotidiana di gestione e pianificazione”.
E sono anche attente alle tematiche sociali. Proprio in occasione della Festa della donna quest’anno, ad esempio, una delegazione varesina di Coldiretti Donne Impresa, insieme alle colleghe lombarde, si è recata in visita in Sardegna per portare solidarietà in un momento difficile per la vicenda legata al prezzo del latte di pecora.
MOLISE, COLDIRETTI PLAUDE A CADUTA ‘SEGRETO DI STATO’ SU CIBI STRANIERI
La Coldiretti Molise plaude allo storico pronunciamento del Consiglio di Stato del 6 marzo 2019 sull’accesso ai dati dei flussi commerciali del latte e dei prodotti lattiero caseari oggetto di scambio intracomunitario e provenienti dall’estero detenuti dal Ministero della Salute e fino ad ora preclusi per ragioni pretestuose ora smascherate dall’Autorità giudiziaria. Cade così il “segreto di Stato” sui cibi stranieri che arrivano in Italia e sarà finalmente possibile conoscere il nome delle aziende che importano gli alimenti dall’estero.
Si tratta di un risultato storico per la Coldiretti che ha sollecitato il pronunciamento, dopo la richiesta al Ministero della Salute, per mettere fine all’inganno dei prodotti stranieri spacciati per italiani ma anche per consentire interventi più tempestivi in caso di allarmi alimentari che provocano gravi turbative sul mercato ed ansia e preoccupazione nei consumatori, a fronte all’impossibilità di conoscere la provenienza degli alimenti coinvolti.
“Nel 2018 in Italia è infatti scoppiato più di un allarme alimentare al giorno per un totale di ben 398 notifiche inviate all’Unione Europea tra le quali – continua la Coldiretti – solo 70 (17%) hanno riguardato prodotti con origine nazionale, mentre 194 provenivano da altri Paesi dell’Unione Europea (49%) e 134 da Paesi extracomunitari (34%). In altre parole – precisa la Coldiretti – oltre quattro prodotti su cinque pericolosi per la sicurezza alimentare arrivano dall’estero (83%). In questi casi – precisa la Coldiretti – le maggiori preoccupazioni sono proprio determinate dalla difficoltà di individuare e rintracciare rapidamente i prodotti a rischio per toglierli dal commercio generando un calo di fiducia che provoca il taglio generalizzato dei consumi e che spesso ha messo in difficoltà ingiustamente interi comparti economici, con la perdita di posti di lavoro.
Finora una complessa normativa doganale ha impedito l’accessibilità dei dati sulle importazioni, senza significative ragioni legate alla tutela della riservatezza, in una situazione in cui, secondo la Coldiretti, contiene materie prime straniere circa un terzo (33 per cento) della produzione totale dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con il marchio Made in Italy, all’insaputa dei consumatori ed a danno delle aziende agricole. Una mancanza di trasparenza che ha favorito anche il verificarsi di inganni a danno di prodotti simbolo del Made in Italy ma anche aumentato i rischi di frodi con le notizie di reato nel settore agroalimentare che hanno fatto registrare un balzo del 59% sulla base di una analisi Coldiretti dei risultati operativi degli oltre 54mila controlli effettuati dal Ispettorato Centrale Repressione Frodi (ICQRF) nel 2018.
Sarà finalmente possibile, per motivate ragioni, chiedere al Ministero della Salute da dove viene il latte impiegato in yogurt, latticini o formaggi di una determinata marca ma l’affermazione del principio secondo la Coldiretti deve valere anche per la provenienza della frutta in succhi e marmellate o della carne impiegata nei salumi.
L’eliminazione del “segreto di Stato” sulle informazioni che attengono alla salute ed alla sicurezza di tutti i cittadini, secondo la Coldiretti, realizza una condizione di piena legalità diretta a consentire lo sviluppo di filiere agricole tutte italiane che sono ostacolate dalla concorrenza sleale di imprese straniere e nazionali, che, attraverso marchi, segni distintivi e pubblicità, si appropriano illegittimamente dell’identità italiana dei prodotti agroalimentari.
“Un obiettivo storico che siamo stati costretti a raggiungere con l’intervento della Magistratura a causa dell’assenza colpevole per molti anni della Politica che reagisce solo di fronte agli attacchi”, ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, nel chiedere ora al Ministro della Salute, Giulia Grillo, “di definire, in tempi brevi, le modalità attraverso cui saranno rese disponibili le informazioni relative alla provenienza dei prodotti agro-alimentari a soggetti che dimostrino un legittimo interesse all’utilizzo di tali dati”.
Infatti, dopo che il Tar del Lazio aveva respinto il ricorso presentato da Coldiretti contro l’opposizione del Ministero della Salute alla richiesta di accesso civico dei dati riguardanti l’importazione di latte prodotti lattiero-caseari tra paesi Ue ed extra Ue, il Consiglio di Stato ha reso giustizia chiarendo che la Coldiretti è legittimata a proporre la domanda di accesso e di acquisire i dati per promuovere un controllo diffuso sull’operato degli enti pubblici, per assicurare ai cittadini una partecipazione consapevole alle decisioni pubbliche e, infine, per garantire una completa trasparenza. Al Ministero della Salute – conclude la Coldiretti – non resta dunque che dare corso alla domanda di accesso civico che non potrà essere più negato per ragioni di riservatezza dei contro interessati. Qualora dovessero persistere resistenze la Coldiretti dichiara che chiederà l’esecuzione della sentenza anche mediante un giudizio di ottemperanza.
Appuntamenti
LOMBARDIA: BUROCRAZIA IN AGRICOLTURA, COME GESTIRLA? INCONTRO PER UNDER 35
Lunedì 11 marzo
La burocrazia ruba fino a 100 giorni all’anno al lavoro nelle aziende agricole e frena l’avvio di nuove attività specie tra i giovani, secondo un’analisi di Coldiretti. Per ottimizzare i tempi dedicati agli adempimenti delle imprese, Giovani Impresa di Coldiretti Verona organizza un incontro lunedì 11 marzo rivolto agli imprenditori agricoli under 35 che si terrà alle 20.30 nella sede della Federazione provinciale in Viale del lavoro, 52. Il quaderno di campagna e la sua utilità, le normative che lo rendono obbligatorio con accenni su controlli e sanzioni saranno i temi trattati da Luca Antonini, responsabile settore tecnico di Coldiretti e da Davide Marchi dello stesso settore. A seguire ci sarà una presentazione del Portale del socio, nuovo servizio di Coldiretti per facilitare il lavoro in impresa.
“La gestione dell’impresa agricola è legata a tutta una serie di adempimenti che l’imprenditore agricolo deve conoscere – precisa Alex Vantini, Delegato provinciale Giovani Impresa – per questo motivo abbiamo inserito questa tematica nel nuovo ciclo “I lunedì del vivaio” che prevedono approfondimenti e formazione specifica per i giovani agricoltori. Gli appuntamenti successivi, previsti sempre il secondo lunedì mese, tratteranno argomenti per la crescita e la competitività dell’impresa come le reti d’impresa e cooperazione, export e registrazione dei marchi, passaggio generazionale, sicurezza e le opportunità dei bandi”.
Per conoscere il calendario completo de «I lunedì del vivaio» aperti a tutti gli impreditori agricoli under 35 è possibile consultare il sito coldirettiverona.it, la pagina Facebook Giovani Impresa Verona o scrivere a: giovaniimpresa@coldiretti.it.
VALLE D’AOSTA: 8 MARZO, IN PIAZZA CHANOUX COLDIRETTI FESTEGGIA LE DONNE
Domenica 10 marzo
Domenica 10 marzo, in occasione del tradizionale mercato agroalimentare sotto i portici di Piazza Chanoux, Lo Tsaven – Campagna Amica festeggia le donne: ogni acquirente riceverà una tessera di raccolta punti e, per ogni 5 euro di spesa, otterrà dalle aziende un bollino. Al raggiungimento di sei bollini verrà data in omaggio una violetta gialla – fino ad esaurimento scorte – proveniente dal vivaio dell’azienda agricola Jean Courtil di Saint-Christophe.
L’iniziativa è stata fortemente voluta da Donne Impresa Coldiretti Valle d’Aosta: “Il ruolo e la presenza delle donne in agricoltura è sempre più rilevante – spiega Elisa Urbano, rappresentante di Donne Impresa –. Con questa iniziativa vogliamo riconoscere e sottolineare questo ruolo, oltre ad offrire un pensiero-regalo bello e colorato”.
L’appuntamento rappresenterà inoltre un’ulteriore occasione per firmare la petizione “Eat Original – Scegli L’origine”, una “Iniziativa dei Cittadini Europei” coordinata da Coldiretti e Campagna Amica e sostenuta da varie organizzazioni in tutta Europa.
“Chiediamo alla Commissione europea di imporre una dichiarazione obbligatoria di origine per tutti i prodotti alimentari – spiegano il Presidente e il Direttore di Coldiretti Valle d’Aosta, Alessio Nicoletta e Richard Lanièce – al fine di prevenire le frodi, proteggere la salute pubblica e garantire il diritto dei consumatori all’informazione”.
La contraffazione e l’adulterazione di prodotti alimentari rappresentano un grave rischio per la salute, soprattutto quando vengono utilizzati ingredienti di bassa qualità o addirittura tossici provenienti da altri Paesi. “Un’etichetta chiara che indichi l’origine degli ingredienti – concludono Nicoletta e Lanièce – aiuta a prevenire e combattere gli scandali alimentari che mettono in pericolo la salute. I cittadini italiani ed europei hanno il diritto di essere protetti e di ricevere informazioni accurate sul cibo che scelgono di acquistare. Per fare scelte consapevoli, i consumatori devono conoscere il luogo di raccolta e trasformazione degli alimenti, l’origine degli ingredienti e maggiori informazioni sui metodi di produzione e di lavorazione”.
FRIULI V.GIULIA: COLDIRETTI E TERRANOSTRA LANCIANO IL 2° CORSO AGRICHEF DI C.A.
Da lunedì 11 a mercoledì 13 e da lunedì 18 a mercoledì 20 marzo
Campagna Amica, il progetto Coldiretti per un rapporto diretto agricoltore-consumatore, e l’associazione agrituristica Terranostra, con la collaborazione da quest’anno dell’Unione Cuochi Fvg, con la presidente Marinella Ferigo in campo per le lezioni di cucina, promuovono il secondo corso Agrichef del Friuli Venezia Giulia. “Obiettivo – spiega il presidente regionale di Coldiretti Michele Pavan – è di contribuire a formare nuovi professionisti nel mondo della cucina del territorio. Il corso valorizzerà naturalmente prodotti e ricette tradizionali, innovate sul piano tecnico e della realizzazione”.
Il programma per i 15 partecipanti della regione, tutti di imprese agrituristiche aderenti a Campagna Amica e destinati a costituire il secondo gruppo di Agrichef Fvg, con tanto di albo, prevede il primo appuntamento lunedì 11 marzo all’agriturismo Pituello di Talmassons, con lezioni anche 12 e il 13. Secondo appuntamento lunedì 18, e poi il 19 e il 20 marzo, al Mulino delle Tolle di Bagnaria Arsa. In agenda degustazioni guidate e lezioni su vino, olio Evo, formaggi, sicurezza alimentare, marketing e social media.
TREVISO: SOSTENIBILITA’, COLDIRETTI DA CONEGLIANO A VALDOBBIADENE
Mercoledì 13 marzo
“E’ un percorso virtuoso che Coldiretti Treviso ha iniziato a vantaggio delle proprie imprese agricole e del territorio in cui le parole d’ordine sono sostenibilità, salubrità e salvaguardia ambientale senza dimenticare che la viticoltura da anni sta facendo passi in questa direzione”. Giorgio Polegato, presidente di Coldiretti Treviso, esce soddisfatto dall’incontro tecnico svoltosi presso l’Aula Magna del Campus Viticolo ed Enologico di Conegliano con presenti 300 imprenditori vitivinicoli, sul tema della sostenibilità. Ecco i temi discussi: Situazione mercato del vino (Giorgio Polegato – Presidente Coldiretti Treviso), Cariche gemmarie e controllo della produzione ( Giovanni Pascarella – Extenda vitis), Il sistema di qualità SQNPI Aspetti agronomici: Guido Teot- Progettonatura studio associato e Aspetti di sistema (Gianni Moretti C.S.Q.A. Thiene), Strumenti innovativi per la gestione del rischio in viticoltura (Filippo Codato – Condifesa Treviso), Regolamenti di Polizia Rurale (Stefano Bincoletto- Coldiretti Treviso).
Si replica (vedi in allegato) il prossimo 13 marzo, ore 20,00, a Villa dei Cedri a Valdobbiadene con l’appuntamento “L’agricoltura per la sostenibilità a Valdobbiadene”. “Personalmente ho certificato l’azienda con SPQNI ed è uno dei percorsi utili e virtuosi per tutti significando meno chimica, meno utilizzo idrico e meno costi per l’ambiente e per le stesse aziende agricole” conclude Polegato “Dall’altra parte procede il lavoro del nuovo Comitato Scientifico che sul tema coinvolge, garantendo i consumatori, dall’Ulss all’Università. Ciò per monitorare un territorio che secondo i dati ufficiali ha una qualità della vita più alte a livello nazionale”.
REGGIO EMILIA: MAESTRI DELLA TRADIZIONE, 3a TAPPA DEDICATA A SABA E SUGHI D’UVA
Mercoledì 13 marzo
Con quasi 400 prodotti agroalimentari tradizionali l’Emilia Romagna è una delle regioni italiane con una tradizione alimentare diversificata e ricca. Reggio Emilia rappresenta il 25% di questo patrimonio. Sono infatti 96 i prodotti agroalimentari tradizionali inseriti per Reggio Emilia nell’elenco regionale e suddivisi in categorie specifiche. Con Anna Brevini dell’Agriturismo Bosco del Fracasso oggi sono stati messi a custodia la Saba e i Sughi d’uva reggiani.
“La presentazione di oggi – commenta il direttore di Coldiretti Reggio Emilia Assuero Zampini – rappresenta la terza tappa del progetto di attestazione dei prodotti agroalimentari tradizionali reggiani. Infatti il nuovo Maestro della tradizione, Anna Brevini, Agrichef di Terranostra, diventa custode della Saba e dei sughi d’uva reggiani, tipici del periodo della vendemmia nella tradizione contadina”.
La Saba è uno sciroppo ottenuto dalla cottura del mosto d’uva bianca, meglio se Spergola, che assume, dopo una lunga bollitura, un aspetto scuro, denso e dolce. È un concentrato delle benefiche proprietà dell’uva, usato come ingrediente dei tortellini delle feste e per condire polenta o ricotta. I Sughi d’Uva reggiani, preparazione povera e semplice, oggi sono consumati come dessert ma un tempo costituivano un vero e proprio pasto magari accompagnati da un pezzo di pane. Sono queste tradizioni e questi sapori – è convinta Coldiretti Reggio Emilia – che richiamano turisti, blogger e gastronauti dall’Italia e dall’estero, rischia di sparire con la scomparsa della generazione custode della ‘tavola contadina’.
Per questo motivo Terranostra e gli agriturismo di Campagna Amica, unitamente a Coldiretti Reggio Emilia, hanno organizzato un convegno Mercoledì 13 Marzo alle ore 9.30 presso la Cantina Albinea Canali per parlare di opportunità e di aggiornamenti normativi del settore agrituristico.
CAMPANIA: STOP CIBO FALSO, A NAPOLI AGRICOLTORI DONANO KIWI DI SCAMPIA
Domenica 10 marzo
Un chilo di kiwi di Scampia in omaggio per sostenere la petizione Stop Cibo Falso #EatOriginal ed estendere all’Unione Europea l’obbligo di origine in etichetta. È l’iniziativa lanciata da Coldiretti Campania che vedrà impegnati i giovani agricoltori domenica 10 marzo in piazza Dante a Napoli, in occasione dell’inaugurazione del nuovo mercato bisettimanale di Campagna Amica nel cuore del centro storico della città. All’ombra del padre della lingua italiana saranno allestiti i gazebo gialli con i prodotti a km zero di tutta la regione, tra cui i “Sigilli di Campagna Amica”, simbolo della biodiversità contadina. Ai cittadini e ai turisti i giovani agricoltori doneranno un frutto di stagione che nel territorio napoletano raggiunge un altissimo livello di qualità. I kiwi napoletani hanno straordinarie qualità zuccherine, che li rendono molto ricercati in tutta Italia, in particolare al Nord.
Tra le migliori aree per la coltivazione del kiwi c’è proprio l’areale vesuviano e flegreo. I frutti verdi di Scampia ne sono un esempio e un’eccellenza in terreni dove l’agricoltura è stata costretta ad arretrare dall’invasione del cemento, ma non è scomparsa. A pochi metri dalle famigerate “Vele” gli agricoltori di Campagna Amica coltivano kiwi con certificazione biologica. In Campania negli ultimi cinque anni si registra un incremento costante delle superfici coltivate con il “Kiwi Actinidia”, per cui sicuramente la scelta migliore è quella di comprare kiwi a km zero dagli agricoltori. Oltre all’omaggio del kiwi ci sarà uno spazio dedicato ai bambini, che potranno apprendere i segreti della stagionalità e assistere allo spettacolo “Pulcinella custode dei sapori”, a cura del maestro burattinaio Giò Ferraiolo.
“I giovani agricoltori – spiega Veronica Barbati, delegata nazionale e regionale di Coldiretti Giovani Impresa – guardano al presente e al futuro, perché attraverso la raccolta firme a favore di questa petizione oltre ad arginare la diffusione sulle nostre tavole di alimenti di bassa qualità e origine incerta che mettono a rischio la salute, come hanno dimostrato gli scandali alimentari globali dell’ultimo decennio, possiamo garantire lavoro ai giovani e un’agricoltura sostenibile che ha nella biodiversità il suo punto di forza.
L’etichetta di origine obbligatoria permette di contrastare le agromafie e le grandi multinazionali del cibo che hanno interesse a occultare l’origine delle materie prime. Il nostro Paese ha fatto dell’eccellenza del proprio patrimonio agroalimentare un punto di forza in Europa e nel mondo. L’indicazione obbligatoria di origine permette di riconoscere il vero made in Italy e tutelare il lavoro e i prodotti di qualità dei nostri agricoltori”.
CUNEO: SVOLTA BIO IN VIGNA, TRA LANGHE E ROERO CRESCE LA VITICOLTURA “GREEN”
Lunedì 11 marzo
L’agroalimentare biologico incontra crescenti consensi tra i consumatori e il vino si conferma uno dei principali settori di interesse a livello mondiale. In Italia le superfici vitate biologiche sono triplicate in 10 anni oltrepassando la soglia dei 100.000 ettari, vale a dire oltre il 15% dell’intera vigna tricolore. Il nostro territorio è particolarmente sensibile alla svolta “green”, come dimostra il fatto che in Piemonte dal 2016 al 2017 le superfici vitate bio siano lievitate del 17%.
Il metodo di produzione biologico è assoggettato ad un rigido sistema di regole e controlli, dettato a livello comunitario e reso applicativo con normative nazionali, recentemente rivedute e modificate.
È, perciò, essenziale, per i vitivinicoltori, essere costantemente aggiornati sui nuovi parametri imposti dalla norma, sulle tecniche di conduzione del vigneto e sulle pratiche colturali utili al controllo degli attacchi parassitari, per produrre vino nel rispetto di quei parametri, assicurando la massima qualità.
“Coldiretti Cuneo crede nella conduzione sostenibile e biologica dei vigneti, come elemento di competitività sempre più rilevante – dichiara Franco Ramello, Responsabile economico di Coldiretti Cuneo – e si impegna ad assicurare ai nostri produttori l’aggiornamento necessario a districarsi nella corposa e complessa normativa bio”.
La prossima opportunità formativa è in programma lunedì 11 marzo. Alle ore 14, presso il Salone dell’Ufficio Coldiretti di Alba, si terrà la sessione Uva e vino biologici, le nuove norme e le tecniche da conoscere per operare con efficacia.
Un appuntamento aperto a tutti i produttori vitivinicoli interessati a conoscere la normativa europea e nazionale per la produzione delle uve e del vino biologici e ad approfondire la conduzione del vigneto secondo il protocollo bio. La partecipazione all’incontro è libera, previa conferma all’indirizzo email vitivinicolo.cn@coldiretti.it.
TREVISO: INAUGURAZIONE, BASSETTO SHOW AL MERCATO COPERTO DI COLDIRETTI
Sabato 9 marzo
Grande evento a Treviso, sabato 9 marzo, in Riviera Santa Margherita – Piazza Giustinian Recanati, con la partecipazione del Maestro Macellaio Bruno Bassetto, chiamato a testimoniare l’apertura di una nuova macelleria all’interno del Mercato Coperto di Campagna Amica/Coldiretti Treviso e l’organizzazione di produttori Unicarve. “Bruno Bassetto sicuramente ci contagerà con la sua passione e il suo entusiasmo di vero maestro della carne veneta – sottolinea Giorgio Polegato, presidente di Coldiretti Treviso – Il nostro benvenuto all’azienda agricola Bernardi che porterà altrettanta conoscenza e soprattutto la qualità delle sue carni”.
Dalle ore 10.00, Bassetto presenterà il suo repertorio descrivendo la sua filosofia a misura di consumatore “Si può mangiare meglio spendendo meno perché i cosiddetti tagli minori sono richi di sapore”. Sarà quindi possibile assaggiare la famosa battuta al coltello di fesone di spalla, condita con sale marino, un filo d’olio extravergine di oliva Dop del Garda dell’Azienda Redoro, servita su crostini artigianali Figulì, prodotti a Villorba (TV).
La carne è di “Scottona ai cereali” dell’Azienda Agricola Bernardi di Istrana (TV), che gestirà il nuovo punto vendita all’interno del fornitissimo Farmers Market di Coldiretti, nei giorni di apertura del Mercato Campagna Amica, al martedì, giovedì e sabato, dalle ore 8.00 alle ore 13.30.
L’Azienda Bernardi aderisce tramite l’Organizzazione Produttori Unicarve al Consorzio Sigillo Italiano, marchio collettivo, che identifica le produzioni certificate dal Sistema di Qualità Nazionale Zootecnia, del Vitellone e/o Scottona ai cereali, approvato dal Ministero delle politiche agricole e dalla Commissione europea.
Il marchio Consorzio Sigillo Italiano e Campagna Amica sono la migliore garanzia per assicurare la qualità della carne prodotta dagli allevatori italiani. E di questi tempi conoscere l’origine del prodotto, ossia, chi ha allevato il bovino, come, con quali alimenti ed il livello di benessere animale certificato, sono informazioni indispensabili poiché “noi siamo ciò che mangiamo” e lo stesso vale anche per il bovino.