Per la prima volta nel 2018 si registra una inversione di tendenza con il calo del 7% nelle bottiglie esportate delle prestigiose bollicine italiane in Gran Bretagna, dopo oltre un decennio di interrotta crescita del Prosecco. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti, relativa al primo semestre dell’anno sugli effetti della Brexit sul vino italiano più esportato al mondo in occasione dell’annuncio del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk di un vertice straordinario per evitare il fallimento del negoziato. Piu’ di una bottiglia di Prosecco consumata all’estero su quattro – sottolinea la Coldiretti – viene stappata in Gran Bretagna che è il maggior consumatore davanti agli Stati Uniti. Le tensioni determinate dai negoziati sulla Brexit, l’andamento dei tassi di cambio ma anche alcune fake news nazionalistiche destinate a screditare le bollicine italiane (fanno male allo smalto dei denti) sembrano – continua la Coldiretti – aver avuto effetto sugli scambi commerciali.
La situazione sul mercato inglese – precisa la Coldiretti – non scalfisce l’ottimismo dei produttori di Prosecco la cui vendemmia è appena iniziata in anticipo di una decina di giorni con una previsione di rese per ettaro di qualche punto percentuale superiore al 2017. Le stesse vendite dello spumante italiano all’estero complessivamente – sottolinea la Coldiretti – fanno segnare un record storico nel 2018, con un aumento del 5% rispetto all’anno precedente, grazie soprattutto agli andamenti positivi di Stati Uniti ed in Germania. La domanda estera è una ottima premessa per la vendemmia che – secondo la Coldiretti – si prospetta di buona qualità con un raccolto in aumento dal 10% al 20% rispetto allo scorso anno che pone l’Italia al primo posto nel mondo come paese produttore di bollicine con un quantitativo che sfiora 700 milioni di bottiglie, di cui circa due su tre di Prosecco.
A preoccupare – continua la Coldiretti – è anche il rischio che con l’uscita dall’Unione Europea si affermi in Gran Bretagna una legislazione sfavorevole all’esportazioni agroalimentari italiane come l’etichetta nutrizionale a semaforo sugli alimenti che si sta diffondendo in gran parte dei supermercati inglesi e che boccia ingiustamente quasi l’85% del Made in Italy a denominazione di origine (Dop). L’etichetta semaforo indica – spiega la Coldiretti – con i bollini rosso, giallo o verde il contenuto di nutrienti critici per la salute come grassi, sali e zuccheri, ma non basandosi sulle quantità effettivamente consumate, bensì solo sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze, porta a conclusioni fuorvianti arrivando a promuovere cibi spazzatura come le bevande gassate dalla ricetta ignota e a bocciare elisir di lunga vita come l’olio extravergine di oliva ma anche il Parmigiano Reggiano o il Prosciutto di Parma. A meno di un anno dall’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, peraltro – conclude la Coldiretti – non è stato ancora raggiunto un accordo sul riconoscimento e la tutela dei prodotti agroalimentari a denominazioni d’origine sul mercato britannico dopo la Brexit con il rischio di un via libera a imitazioni e tarocchi, dal Parmesan al falso Prosecco fino al Chianti, Barolo e al Valpolicella in polvere.
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