Coldiretti e Filiera Italia si oppongono duramente all’accordo tecnico Ue-Mercosur firmato oggi a Montevideo nella sua forma attuale, considerandolo inaccettabile per il comparto agricolo europeo e italiano. “La von der Leyen – sottolineano Coldiretti e Filiera Italia – ha detto che nell’accordo ci sono adeguate tutele per la produzione agricola europea. Vedremo se sono state inserite nell’ultima versione del testo che sarà reso noto da metà della settimana prossima, quelle già note al momento sono del tutto insufficienti. Non svenderemo mai il futuro degli agricoltori e la salute dei consumatori europei per un accordo che è lontanissimo dalle reali esigenze di tutela per il comparto agroalimentare. Non accetteremo forme di compensazione di chi vorrebbe usare fondi per ‘prepensionare’ gli agricoltori europei che vogliono essere protagonisti del proprio futuro”.
Le proposte di modifica che erano state avanzate da Coldiretti e Filiera Italia, andavano nella direzione di salvaguardare, dopo venti anni di negoziati, la competitività e la sostenibilità del nostro sistema agroalimentare. Si è scelto invece di penalizzare gravemente il settore agricolo con regole disomogenee e concorrenza sleale, alimentando una corsa al ribasso nei costi di produzione, con regole non reciproche che penalizzano le imprese agricole italiane ed europee. Il posizionamento dell’Italia ora diventerà determinante una volta che l’accordo tecnico firmato oggi andrà in approvazione del consiglio dei ministri.
Un accordo sbilanciato e pericoloso per l’agricoltura europea. L’accordo prevede l’eliminazione dei dazi sul 91% delle esportazioni e sul 92% delle importazioni, ma le relazioni commerciali tra Ue e Mercosur risultano fortemente asimmetriche. Mentre l’export europeo si concentra sui beni industriali, i Paesi del Mercosur esportano principalmente materie prime agricole, spesso prodotte con standard di sicurezza alimentare e ambientale lontani dalle rigide normative europee.
Tra i pericoli c’è quello della sicurezza alimentare, spiegano Coldiretti e Filiera Italia, visto che nei Paesi del Mercosur è consentito l’uso di pesticidi e fitosanitari vietati in Europa, con limiti massimi residui nei prodotti agricoli molto più alti rispetto a quelli consentiti dall’Ue. Alcuni antibiotici promotori della crescita, vietati in Europa, continuano ad essere usati negli allevamenti di suini e pollame in diversi Paesi del Mercosur.
Inoltre, l’accordo incentiverebbe una maggiore deforestazione dell’Amazzonia, con un incremento delle importazioni di carne bovina che potrebbe comportare la distruzione di oltre 1 milione di ettari di foresta tropicale entro il 2030.
A rischio c’è anche gestione della tracciabilità del bestiame in Brasile che è ancora su base volontaria, mettendo in dubbio la trasparenza e la sicurezza della filiera e restano irrisolti gli ostacoli veterinari che impediscono l’export di prodotti italiani come i salumi verso i Paesi del Mercosur.
Impatto diretto sui settori produttivi. L’accordo prevede abbattimenti daziari e contingenti tariffari (TRQ) che aggraverebbero la concorrenza sleale per i produttori europei come ad esempio:
carni bovine con importazione di 99.000 tonnellate (55% fresche e 45% congelate) in 6 anni con un dazio del 7,5%, oltre alle 45.000 tonnellate già esenti da dazi attraverso l’OMC; pollame con importazione di 180.000 tonnellate a dazio zero, equamente suddivise tra carne con l’osso e disossata, in sei fasi annuali; riso con importazione di 60.000 tonnellate esenti da dazio, che si aggiungono alle attuali 80.000 tonnellate a dazio pieno; etanolo con importazione di 450.000 tonnellate di etanolo per usi chimici esenti da dazi e 200.000 tonnellate per usi generici con un dazio contingentale di 1/3 del dazio NPF, introdotte in sei fasi annuali.
Grandi criticità per alcuni settori. Per quanto riguarda le carni bovine, spiegano Coldiretti e Filiera Italia, ci sono persistenti lacune nei controlli del Brasile sull’uso di ormoni vietati in Ue. Pericoli anche per la colture seminative, con il l 52% delle sostanze attive usate sul mais in Brasile e Argentina che sono vietate in Europa, come l’atrazina, vietata da oltre 15 anni.
Rischi anche per le barbabietola da zucchero con circa 30 sostanze attive usate sulla canna da zucchero in Brasile non sono più autorizzate in Europa.