L’introduzione della dealcolazione parziale e totale come nuove pratiche enologiche rappresenta un grosso rischio ed un precedente pericolosissimo permettendo di chiamare ancora vino un prodotto in cui sono state del tutto compromesse le caratteristiche di naturalità per effetto di trattamento invasivo che interviene nel secolare processo di trasformazione dell’uva in mosto e quindi in vino.
E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare le dichiarazioni del commissario europeo per l’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, nella risposta all’interrogazione presentata dal vice presidente del Ppe e coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani. Particolarmente grave – sottolinea la Coldiretti – è la decisione di considerare i vini de-alcolati e parzialmente de-alcolati come prodotti vitivinicoli e di consentire tale pratica anche per i vini a denominazione di origine protetta o indicazione geografica protetta.
L’ unica nota positiva – precisa la Coldiretti – chiarito non sarà permessa l’aggiunta di acqua durante il processo di de-alcolizzazione”. Resta il fatto che rischia di essere omologata al ribasso una produzione di eccellenza come il vino di cui l’Italia e il principale produttore ed esportatore mondiale di vino la cui produzione di eccellenza.
L’Italia è – rileva la Coldiretti – leader mondiale nella produzione con 49,1 milioni di ettolitri ed anche primo esportatore sia nei vini fermi che spumanti con un totale di 20,8 milioni di ettolitri davanti alla Spagna con 20,2 e alla Francia con 13,8. Un primato consolidato grazie a 602 varietà iscritte al registro viti contro circa la metà dei cugini francesi – sottolinea la Coldiretti – con le bottiglie Made in Italy destinate per circa il 70% a Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 76 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% per i vini da tavola.
“Con la vendemmia in arrivo ad agosto Italia si attiva un motore economico che genera oltre 11 miliardi di fatturato solo dalla vendita del vino e che da opportunità di lavoro nella filiera a 1,3 milioni di persone impegnate direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, sia per quelle impiegate in attività connesse e di servizio” conclude il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare “l’importanza di sostenere un settore che svolge un ruolo da traino del Made in Italy in Italia e all’estero”.
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