Con una radicale semplificazione del voucher “agricolo” è possibile garantire opportunità di lavoro ad almeno 50mila giovani studenti, pensionati, cassintegrati e percettori di reddito di cittadinanza nelle attività stagionali in campagna. E’ quanto stima la Coldiretti in riferimento al record fatto registrare dalla cassa integrazione in Italia con 835 milioni di ore autorizzate ad aprile con prospettive di licenziamenti e chiusure.
“L’Italia in questo momento non ha bisogno di posizioni ideologiche ma di scelte pragmatiche e i voucher in agricoltura servono subito per continuare a garantire le forniture alimentari di cui il Paese ha bisogno e non far marcire i raccolti nei campi ma anche a consentire a percettori di ammortizzatori sociali di trovare una occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività di raccolta” afferma il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel chiedere che vengano assunti provvedimenti straordinari da attuare limitatamente alla durata dell’emergenza e a determinate categorie.
I voucher in Italia sono stati introdotti nel 2008 per la vendemmia per le peculiarità del tipo di lavoro che segue i cicli stagionali della natura e del clima. Nel corso degli anni successivi l’agricoltura – sottolinea la Coldiretti – è stata l’unico settore che è rimasto praticamente “incatenato” all’originaria disciplina “sperimentale” con tutte le iniziali limitazioni (solo lavoro stagionale e solo pensionati, studenti e percettori di integrazioni al reddito) che gli altri settori non hanno mai più conosciuto fino all’abrogazione. Non è un caso – precisa la Coldiretti – che il numero di voucher impiegati in agricoltura sia praticamente rimasto stabile con circa 2 milioni di tagliandi venduti nell’anno prima dell’abrogazione del 2017. Più o meno gli stessi dei 5 anni precedenti, per un totale di 350mila giornate di lavoro che – conclude la Coldiretti – potrebbero aiutare molti italiani in difficoltà per la mancanza di lavoro.
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