Click day in overbooking con le domande di ingresso per lavoratori extracomunitari che hanno di gran lunga superato le disponibilità a conferma della mancanza di manodopera che interessa diversi settori dell’economia. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento alle domande presentate a partire dalle ore 9,00 di martedì 12 dicembre 2023 per l’arrivo in Italia di 82550 lavoratori stagionali extracomunitari previsti dal nuovo Dpcm triennale del 27 settembre 2023 di programmazione transitoria dei flussi 2023-2025.
Il click-day – sottolinea la Coldiretti – che fa seguito a quello per colf e badanti del 4 dicembre scorso riguarda esclusivamente i lavori stagionali nei settori agricolo e turistico-alberghiero con la riserva di 40000 unità per i nulla osta presentati dalle associazioni datoriali firmatarie del protocollo del 3 agosto 2022.
Anche se ancora non esiste una suddivisione a livello territoriale, le regioni dove si concentrano le richieste di ingresso- secondo la Coldiretti sono quelle che richiedono un grande impegno di manodopera come il Trentino soprattutto per la raccolta delle mele o il Veneto per la raccolta degli ortaggi e delle fragole che è ormai alle porte anche per effetto del caldo inverno ma anche il Friuli Venezia Giulia per la preparazione delle piantine di vite per i nuovi impianti, le cosiddette barbatelle, il Lazio per gli ortaggi e la Campania per la coltivazione del tabacco ed il settore della pomodoro destinato alla trasformazione industriale.
La comunità di lavoratori agricoli extracomunitari più presenti in Italia – spiega Coldiretti –sono quella degli indiani, seguita dai marocchini che precedono albanesi, senegalesi, pakistani, tunisini, nigeriani e macedoni. Si tratta soprattutto di lavoro stagionale con picchi di domanda nei periodi estivi della raccolta che – continua la Coldiretti – sono garantiti grazie a lavoratori regolari provenienti da altri paesi, perfettamente integrati, che si fermano in Italia per qualche mese, tornando anno dopo anno spesso nella stessa azienda con reciproca soddisfazione.
Il contributo dei flussi migratori al Made in Italy sostiene molti “distretti agricoli” dove i lavoratori stranieri sono una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale e trovano impiego – sottolinea la Coldiretti – come raccoglitori per le verdure, la frutta e la vendemmia ma anche come trattoristi, serricoltori, potatori Non vanno dimenticati poi – continua Coldiretti – i nuovi sbocchi occupazionali offerti dalla multifunzionalità che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, ma anche alle attività ricreative, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade o la produzione di energie rinnovabili.
Quasi 1/3 del Made in Italy a tavola a livello nazionale viene prodotto nei campi e nelle stalle da migranti che hanno trovato regolarmente occupazione in agricoltura fornendo ben il 32% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore nel 2022, secondo l’analisi della Coldiretti che ha collaborato al Dossier statistico immigrazione a cura del Centro studi e ricerche Idos
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