Il 2023 si classifica come l’anno più caldo mai registrato nel Pianeta con la temperatura sulla superficie della terra e degli oceani che è risultata addirittura superiore di 1,18 gradi rispetto alla media del ventesimo secolo e superiore di 0,15 gradi il precedente record del 2016. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base della banca dati Noaa, il National Climatic Data Centre che registra le temperature mondiali dal 1850 dalla quale si evidenzia peraltro che i 10 anni più caldi di sempre sono stati registrati proprio nella decade 2014–2023.
Una tendenza al surriscaldamento confermata anche in Europa dove però – sottolinea la Coldiretti – il 2023 si colloca al secondo posto nella classifica degli anni più caldi con una temperatura di 2,15 gradi superiore alla media storica (1910-2000) ma inferiore a quella registrata nel 2020 (+2,16 gradi) secondo il Noaa.
In Italia il 2023 si classifica invece come l’anno più bollente mai registrato prima in Italia con una temperatura media superiore di 1,14 gradi rispetto alla media storica del periodo 1991-2020, secondo l’analisi della Coldiretti sulla banca dati aggiornata Isac Cnr che rileva le temperature dal 1800. L’anomalia climatica – sottolinea la Coldiretti – è stata più evidente nel nord Italia dove la temperatura è stata superiore addirittura di 1,21 gradi la media mentre al centro di +1,2 gradi e al sud di +1,09 gradi. Cambia dunque la classifica degli anni più roventi negli ultimi due secoli che si concentra nell’ultimo decennio e comprende nell’ordine dopo il 2023, il 2022 il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020, secondo le elaborazioni Coldiretti.
L’anno più caldo di sempre è stata accompagnato in Italia da una media di oltre 9 eventi estremi al giorno lungo la Penisola, tra grandinate, trombe d’aria, bombe d’acqua, ondate di calore, freddo con gelate improvvise e tempeste di vento con pesanti effetti anche sull’attività economiche a partire dall’agricoltura che in Italia ha fatto registrare nel 2023 una annata nera con danni che, tra coltivazioni e infrastrutture, superano i 6 miliardi a causa dei cambiamenti climatici con un taglio del 20% della produzione di vino mentre il calo per la frutta arriva al 30% per le pesche e al 63% per le pere ma ad essere praticamente dimezzato è anche il raccolto di miele con le api che sono vere e proprie sentinelle dello stato di salute dell’ambiente.
Siamo di fronte– sottolinea la Coldiretti – ad una evidente tendenza alla tropicalizzazione con l’aumento delle temperature che è accompagnato in Italia da una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal caldo al maltempo.
L’agricoltura italiana è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “i cambiamenti climatici impongono una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio”. Un obiettivo che richiede un impegno delle Istituzioni per accompagnare innovazione dall’agricoltura 4.0 con droni, robot e satelliti fino alla nuova genetica green no ogm ma servono anche – conclude Prandini – investimenti per la manutenzione, risparmio, recupero e regimazione delle acque con un sistema diffuso di piccoli invasi che possano raccogliere l’acqua in eccesso per poi distribuirla nel momento del bisogno.
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