I servizi ecosistemici sono le condizioni e i processi attraverso i quali gli ecosistemi naturali e le specie che li compongono, sostengono e soddisfano la vita umana, in particolare, per i benefici che apportano alle popolazioni umane in via diretta o indiretta.
In questo ambito, la tutela e la valorizzazione della biodiversità ha effetti positivi sulla maggior parte dei servizi ecosistemici ed è di fondamentale importanza per una corretta gestione del territorio. In questo senso, l’agricoltura svolge un ruolo strategico grazie all’attuazione delle misure agro-ambientali e al ruolo multifunzionale oggi attribuito dalla Politica Agricola Comune all’imprenditore agricolo, che non è più solo produttore di alimenti, ma anche soggetto erogatore di servizi ambientali a favore della collettività tanto che può essere a ragione definito come un “manager del territorio”.
E’ quanto emerso nel seminario “Servizi ecosistemici: sfide ed opportunità”, con la partecipazione della Coldiretti, realizzato dal Dipartimento di Biologia ambientale dell’Università La Sapienza, nell’ambito delle Settimane Culturali promosse dalla Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma.
Il seminario ha voluto avviare un dibattito scientifico tra ricercatori e gestori del territorio, al fine di poter affrontare tale problematica in un contesto di cambiamento globale che necessità sempre più di una crescita improntata ad uno sviluppo sostenibile
Beni ecosistemici sono, ad esempio, il cibo o le materie prime, mentre i servizi ecosistemici sono ad esempio i processi di decomposizione e di riciclo della sostanza organica.
Sono quindi servizi ecosistemici tutti i benefici che l’umanità trae dal mondo naturale. Il Millennium Ecosystem Assessment ("Valutazione degli Ecosistemi del Millennio“), progetto voluto dal segretario generale dell’Onu Kofi Annan nel 2000, ha valutato le conseguenze sul benessere umano dei cambiamenti degli ecosistemi e la base scientifica per le azioni necessarie a migliorare la conservazione e l’uso sostenibile di tali sistemi, e il loro contributo al benessere umano.
Tuttavia, i servizi ecosistemici non vengono quasi mai quantificati in termini comparabili con i servizi economici ed i prodotti industriali, per cui molto spesso questi servizi non vengono presi in considerazione nelle decisioni politiche e negli strumenti di pianificazione territoriale (ad es. nei piani regolatori).
Un’eccezione in tal senso è costituita dalla Politica Agricola Comunitaria che ormai da alcuni anni riconoscendo e valorizzando il lavoro importante che svolge l’impresa agricola nel tutelare e migliorare gli habitat, ha vincolato la funzione primaria della produzione di alimenti da parte dell’impresa agricola, all’osservanza di norme specifiche per la tutela e la valorizzazione dell’ambiente.
L’impresa agricola, quindi, per beneficiare degli aiuti previsti dalla Pac attraverso il regime di condizionalità è vincolata a rispettare numerosi obblighi in materia ambientale ed ha la possibilità di aderire volontariamente alle misure agro-ambientali che in questi anni hanno consentito di disegnare un paesaggio rurale non solo bello esteticamente, ma importante sul piano naturalistico attraverso la realizzazione di siepi, boschetti, zone umide, filari di alberi, muretti a secco. Tutti elementi di importanza strategica per garantire la sopravvivenza di numerose specie vegetali ed animali e che ha consentito di porre le basi per realizzare le reti ecologiche.
L’agricoltura rafforzerà il suo impegno nell’ambito dei servizi eco sistemici con la riforma della Pac post 2013 che introduce il greening, un “pacchetto” di misure a tutela dell’ambiente che l’agricoltore sarà obbligato a porre in essere quali avere almeno tre colture diverse sulle superfici a seminativo – il che impedirà di fatto la monocoltura -, mantenere il prato permanente esistente nell’azienda, avere un’area di interesse ecologico almeno sul 7% della superficie agricola aziendale ammessa d aiuti.
Per aree di interesse ecologico si intendono i terreni lasciati a riposo, i terrazzamenti, gli elementi caratteristici del paesaggio, le fasce tampone che da impegno facoltativo è destinato a diventare obbligatorio, le superfici oggetto di imboschimento.
Gli imprenditori agricoli, quindi, se sussistono le condizioni nella propria azienda, saranno tenuti a rispettare contemporaneamente tutti e tre gli adempimenti sopra indicati. All’agricoltura si richiede, quindi, un impegno notevole rispetto alla tutela dell’ambiente, a differenza di altri settori produttivi che, invece, non sono attualmente soggetti a vincoli ambientali così stringenti.
Nell’ambito del seminario è emerso in proposito, come a livello territoriale, la pianificazione urbanistica non attribuisca alcuna importanza ai servizi eco-sistemici né in termini economici né in termini di benefici per la collettività, ad es., sul piano della salute, così che quando si progettano interventi di espansione edilizia o industriale questi non sono mai compensati dalla previsione di interventi ambientali che esercitino un ruolo di compensazione dell’impatto che tali investimenti hanno in termini di riduzione della biodiversità, di sottrazione del suolo all’esercizio dell’agricoltura e della forestazione.
Sarebbe, invece, importante che ogni intervento in materia edilizia od industriale fosse autorizzato a condizione che il soggetto promotore ponga in essere interventi di rimboschimento del territorio o ad es. di espansione e cura del verde urbano.
In genere, non esiste una sufficiente consapevolezza da parte degli amministratori delle aree urbane dell’importanza che il verde riveste proprio in termini di tutela della salute pubblica, perché tanto più sono estese le aree verdi nelle aree metropolitane, tanto maggiore è l’assorbimento di gas serra con effetti positivi sul microclima e sulla qualità dell’aria.
All’obiettivo di migliorare l’ambiente nelle aree urbane può contribuire anche in questo caso l’agricoltura tramite la realizzazione di orti nelle città che possono svolgere non solo un ruolo di aggregazione sociale ma un elemento di promozione e di educazione alimentare tramite il recupero ed il consumo di varietà ortofrutticole tipiche del territorio.
Infine, il processo di accresciuta importanza che grazie alla Pac rivestono i servizi eco- sistemici realizzati dalle imprese agricole, predispone anche alla formazione di nuove professionalità in quanto, il legame sempre più stringente tra agronomia e tutela ambientale, può richiedere una presenza di biologi che sappiano seguire le imprese agricole nel complesso lavoro di tutela, promozione e valorizzazione della biodiversità nei diversi habitat presenti nelle aree rurali.